Oggi è il 2 febbraio. Quattro anni fa, per intervento divino o chissà perché, mi è stata concessa una seconda occasione. Tralasciando tutta la serie di eventi che si sono scatenati dopo aver varcato la soglia di quella classe, devo dire che mi ha davvero salvato la vita. Non voglio soffermarmi su tutto ciò che ho passato durante questi quattro anni, ci impiegherei troppo tempo e, sinceramente, questi ricordi mi tormentano già da soli, ogni singolo giorno. Ciò che è più utile adesso è invece cercare di fare un resoconto di come stanno andando le cose adesso, in modo che, in un futuro prossimo e rileggendo queste parole, possa essere in grado di valutare meglio il percorso che ho fatto. Chissà, casomai penserò ‘madonna come ero depressa a quei tempi’, oppure ‘mah alla fine non è cambiato proprio nulla.
Chiunque leggerà questa ‘cosa’, che sia tra venti anni oppure tra venti giorni, potrà pensare che si tratti di uno sfogo alle due di notte di una ragazzina con problemi di identità, ma posso assicurarvi che a ciò che descriverò in seguito penso praticamente ogni giorno, ad ogni ora. Non è un semplice sfogo, è una richiesta di aiuto. Forse ne ho davvero bisogno.
Confidarmi con un computer devo dire che fa abbastanza schifo.
La domanda lecita a questo punto è ‘allora perché non dici tutto ciò ad un amico e basta? Non mi sembra una cosa così difficile’.
Beh, l’avessi un amico.
Penso questo sia uno dei miei più grandi problemi. Ho tanti amici di conoscenza, persone con le quali parlo tutti i giorni a scuola, amici di infanzia, diciamo amici in generale. Ma nessuno di questi è riuscito a sorpassare la barriera che pongo tra me e chiunque. Le uniche persone che ci sono riuscite poi se ne sono andate, rimpiazzandomi con una versione migliore di me. È normale per una ragazza di 18 anni passare intere giornate a parlare solo e solamente con se stessa? È normale che faccia costantemente finta di mandare audio a persone inesistenti raccontando la propria giornata? È normale che mi immagini scenari di pomeriggi passati con amici immaginari? Vorrei solo che qualcuno me lo dicesse. Ma fare certe domande richiederebbero un interlocutore al quale si ripone tutta la propria fiducia, e per questo siamo di nuovo al punto di partenza.
‘Parla con uno psicologo no?’. Se dovessi parlare con uno psicologo, penso avrebbero la priorità gli attacchi di panico che ho sin da bambina, il senso di derealizzazione che provo coì spesso ,i miei problemi con il cibo, i traumi che mi hanno lasciato i miei genitori, il fatto che in passato abbia seriamente considerato il suicidio.
Ma tutti questi problemi li ho già affrontati, anche se i ricordi tornano in ogni momento, sono cose di cui so già le conseguenze e so quindi come agire.
Ciò che davvero non riesco ad accettare e che mi sta logorando giorno dopo giorno, a tal punto di scrivere di getto tutti i miei pensieri alle due di notte, è questo profondo senso di solitudine che provo costantemente.
Tutti hanno qualcuno di cui si fidano, qualcuno a cui raccontano tutto, qualcuno che li consola mentre piangono, qualcuno con cui fare progetti bizzarri, con cui uscire tutti i giorni, che possono chiamare a qualsiasi ora del giorno.
Non ho letteralmente nessuno. E il problema è che non riesco a capirne il perché.
Tutti i problemi che ho avuto nella vita, li ho sempre analizzati fino in fondo, riuscendo a capire le cause e le conseguenze di certi eventi, e questo mi ha sempre aiutato a non implodere, a non impazzire del tutto. Ma in questo caso, per questa pressante solitudine che trascina verso una depressione irreparabile, non so davvero cosa pensare o come risolvere questo disagio. Probabilmente è un insieme di vari fattori, tra i quali si distingue il fatto di essere sempre stata rimpiazzata da parte di persone delle quali mi fidavo. Però di sicuro il problema sono anche io stessa, ho una forte tendenza ad allontanare chiunque provi ad avvicinarsi, finendo per sparire o per non farmi più sentire. Se devo essere sincera, e lo sarò, mi da troppa noia il fatto che il livello e l’intensità di bene e affetto che provo verso una persona non sia reciproco. In parole povere, non mi va giù il fatto di non essere la migliore amica, l’amica per eccellenza, di una determinata persona, nonostante per me lo sia. Lo so che è un ragionamento molto da egoista, e che non ha senso, ma non riesco ad accettare che in caso di emergenza, per esempio, non sarei di certo la prima scelta. Ho bisogno anche io di qualcuno che mi consideri la propria migliore amica, e per questo, per il fatto che ovviamente non posso impormi nel cuore degli altri, allontano chiunque, negando anche la possibilità di diventarlo. Basterebbe solo provare a fidarmi, ad aprirmi e a non sparire al minimo segnale di affezionamento, ma non ci riesco. Non ci riesco proprio.
Vedo gli altri che escono sempre con i propri amici, che si divertono tutti in compagnia. Invece io passo le mie giornate chiusa in casa, a fare di tutto per far passare il tempo e a parlare da sola come una cretina. Non ho qualcuno da chiamare e a cui chiedere ‘ehi usciamo?’. Non ho qualcuno a cui chiedere ‘ehi passiamo del tempo insieme?’. E mi nascondo dietro la maschera di quella asociale, di quella pigra che non ha voglia di uscire, di quella a cui non frega niente di avere amici o no. Quante volte avrò ripetuto a chiunque, cercando anche di convincere me stessa, ‘quanto vorrei vivere in cima ad una montagna lontano da tutti...’. Invece non è vero, non voglio più essere sola. Ho bisogno di qualcuno. Non riesco ad ammetterlo nemmeno a me stessa, ma non sono asociale, non sono un tipo solitario, non sto bene da sola, non sto bene per niente. E cosa faccio per risolvere tutto? Scrivo tutto ciò su uno stupido foglio Word, sperando che la situazione magicamente riesca a cambiare.
La verità? Aspetto un miracolo divino. Aspetto e prego ogni notte che il destino, Dio, il fato, in qualunque modo lo vogliate chiamare, mi mandi una persona con la quale poter instaurare un rapporto speciale. Mi riprometto che questa volta sarà quella giusta, che non sparirò come sempre, che mi impegnerò davvero per mantenere questa amicizia mandata dal cielo. Quanto posso essere stupida... Se aspetto l’intervento divino, penso che finirò per morire da sola.
Il bello è che non posso incolpare nessuno, solo me stessa. Per colpa delle mie insicurezze, della mia sfiducia, della mia paura di deludere gli altri, della mio bisogno di costante approvazione, della mia arroganza. Per la prima volta mi trovo ad un vicolo cieco. Non so davvero cosa fare, non so come comportarmi.
Ho bisogno di aiuto, ma non so a chi chiederlo. Non so come affrontare altri giorni, mesi, anni in completa solitudine. È la cosa che più mi spaventa del futuro, ho questa angoscia del dover passare il resto della vita da sola.
E non lo voglio.