da Ales5 » 05/04/2021, 22:01
Parere mio, ma assolutamente sì alla domanda. MI trovo anche sostanzialmente d'accordo con quanto scritto da chi mi ha preceduto.
MI sento però di esprimere qualche concetto aggiuntivo su questo tema certamente molto importante (al solito, sono mie opinioni, purtroppo qualcuno non sarà d'accordo e potrei anche perdere ogni residua speranza di ottenere simpatia dall'universo femminile sul forum).
In natura diverse specie sono portate a convivere in coppia stabile (penso in particolare ai passeracei, ma anche alcuni primati) e questo porta certamente vantaggi per la crescita della prole. Per altre specie la convivenza è limitata solo all'effettivo periodo perché i piccoli divengano indipendenti, per altre si limita praticamente al solo corteggiamento.
Nella nostra società, il matrimonio forza alla convivenza stabile, ovviamente con finalità primaria di favorire la prole. E' mio parere che una famiglia stabile, con due genitori affettuosi, sia la migliore situazione per i bambini. Ma la convivenza stabile non è il nostro comportamento istintivo, o quantomeno non lo è da parte dei maschi. Le diverse opportunità di riproduzione portano infatti i maschi istintivamente a favorire rapporti aperti e multipli; per le femmine invece a favorire un singolo legame stabile (salvo abbandonarlo traumaticamente in certe situazioni).
Quindi, all'inizio dei tempi quando la società era ancora inesistente, uomini e donne dell'età della pietra si comportavano secondo istinto. Ovviamente i ruoli nella tribù erano specializzati con tutte le cure parentali affidate alle madri, mentre i compagni (non precisamente legati ad una donna ma alla propria prole) se ne andavano a caccia.
Qualche tempo dopo, sicuramente con il passaggio all'agricoltura e quindi alle prime forme di proprietà individuale e capitalismo (e certamente testimoniato nell'antico testamento ma anche da innumerevoli reperti) si è passati alla pratica del matrimonio. Che non ha nulla a che vedere con l'amore, come si evince molto bene in alcune culture musulmane e indiane, dove la figlie vengono obbligate a sposarsi senza nemmeno aver conosciuto il futuro marito. Con una notevole precisazione, proprio a rimarcare quanto la prassi sia legata al capitalismo: le figlie recavano la dote che sarebbe quindi stata a disposizione del marito per il benessere della famiglia. A mio parere, la prassi della dote rappresentava allora anche una compensazione per il marito che cedeva la propria libertà nel "contratto" e si sobbarcava il mantenimento della sposa (sebbene avere una sposa in casa fosse un vantaggio, ma tant'é, erano famiglie patriarcali allora).
Ora, io sono in dubbio se le maggiori conquiste del femminismo siano state l'instaurarsi del matrimonio come obbligo sociale o la scomparsa della dote. Tutte le conquiste recenti del femminismo appaiono bazzecole al confronto se ci si pensa bene (ma non dico che siano inutili, tutt'altro): prima del matrimonio le donne erano trattate un po' come animali da compagnia, con la dote praticamente vendute come se fossero una merce.
Ho volutamente parlato solo di matrimonio finora. Come si comprende, l'amore non è un ingrediente necessario.
Ovviamente tutti abbiamo il desiderio di convivere con la persona amata/e, e siamo maggiormente disponibili anche a fare sacrifici per rendere la convivenza possibile, addirittura sognando che il rapporto possa essere eterno. Meno male che in Italia almeno il matrimonio non è più eterno (non è un caso che tutte le cose eterne siano eternamente negative), perché purtroppo l'amore tra esseri umani lo è solo raramente.
Ma proprio perché il matrimonio rimane un contratto tra coniugi, devono entrambi essere disposti a sottoscriverlo sapendo vantaggi e svantaggi che ne derivano. L'ideale che entrambi si amino permanentemente porterebbe all'inutilità del matrimonio (se non per questioni legali) perché entrambi rimarrebbero conviventi anche senza un legame imposto; comunque entrambi accetterebbero senza problemi anche il matrimonio. Se uno solo nella coppia vuole sposarsi, o è per convenzione e propria "cultura", o perché teme che altrimenti il partner lo/la abbandonerebbe in seguito; ed in questo caso l'amore può benissimo essere solo di facciata sia dall'una che dall'altra parte. Se poi non c'é proprio amore, il matrimonio è solo un paravento, un falso per darsi uno stato sociale (pratica purtroppo oggigiorno diffusissima).
Conclusione: matrimonio ed amore sono totalmente distinti, può esserci solo l'uno, solo l'altro, entrambi o nessuno. E' la società a obbligarci (in particolare certi ambienti) a contrarre matrimonio, ma dell'amore alla società non importa nulla, importa solo ai diretti interessati e loro intimi.
P.S.: io sono un inguaribile romantico, mi piacciono le favole a lieto fine e quindi anche i matrimoni d'amore. So che non sembrerebbe da quanto ho scritto: ma in proposito debbo essere realista... le favole non sono la normalità, tanto meno in questa epoca.