Enomis ha scritto: Questo fatto è per noi che lo subiamo un forte trauma, perchè noi tendiamo ad avere un forte attaccamento e delle enormi aspettative nei loro confronti, oltre ad attribuirgli un'importanza notevole, riteniamo infatti che siano unici e insostituibili, e quel vuoto che ci sentiamo dentro è davvero logorante, solo chi ci è passato capisce di cosa parlo.
Ma la verità è ben diversa da quello che pensiamo; per prima cosa bisogna diventare più distaccati da fatti cose persone e situazioni, perchè ciò ci permette di acquisire una visione oggettiva dell'insieme, anzichè la prospettiva del io bambino esistente in tutti noi, fatto questo bisogna rivalutare l'importanza attribuita a terzi, nessuno è così importante da poter avere un peso enorme sulla nostra emotività, se non noi stessi e nel caso qualche famigliare stretto, infine non dobbiamo aspettarci mai nulla da nessuno, perchè l'uomo è una creatura egoista per natura, cioè pensa al proprio benessere a volte anche a discapito degli altri, quindi per quanto uno possa esserci amico, se dovrà scegliere tra la tua felicità e la sua, sceglierà sempre la seconda!
Questa premessa l'ho fatta non per gettare pessimismo, ma per cercare di portare una nuova prospettiva ai "sognatori" che come me vivono nella stretta emotiva senza averne controllo
Blue Hour 94 ha scritto:Enomis ha scritto: Questo fatto è per noi che lo subiamo un forte trauma, perchè noi tendiamo ad avere un forte attaccamento e delle enormi aspettative nei loro confronti, oltre ad attribuirgli un'importanza notevole, riteniamo infatti che siano unici e insostituibili, e quel vuoto che ci sentiamo dentro è davvero logorante, solo chi ci è passato capisce di cosa parlo.
Ma la verità è ben diversa da quello che pensiamo; per prima cosa bisogna diventare più distaccati da fatti cose persone e situazioni, perchè ciò ci permette di acquisire una visione oggettiva dell'insieme, anzichè la prospettiva del io bambino esistente in tutti noi, fatto questo bisogna rivalutare l'importanza attribuita a terzi, nessuno è così importante da poter avere un peso enorme sulla nostra emotività, se non noi stessi e nel caso qualche famigliare stretto, infine non dobbiamo aspettarci mai nulla da nessuno, perchè l'uomo è una creatura egoista per natura, cioè pensa al proprio benessere a volte anche a discapito degli altri, quindi per quanto uno possa esserci amico, se dovrà scegliere tra la tua felicità e la sua, sceglierà sempre la seconda!
Questa premessa l'ho fatta non per gettare pessimismo, ma per cercare di portare una nuova prospettiva ai "sognatori" che come me vivono nella stretta emotiva senza averne controllo
Penso che sarebbe bene adottare una via di mezzo. L'attaccamento eccessivo porta sicuramente a creare delle aspettative irrealizzabili e a far dipendere troppo la propria felicità ed emotività da un'altra persona, causando quindi una perenne delusione o insoddisfazione. Allo stesso tempo però trovo giusto ricercare una reciprocità nei rapporti di amicizia, aspettarsi che dopo una prima fase di conoscenza ci sia un'evoluzione che porti a sapere di poter contare l'uno sull'altro. Il mantenere un rapporto distaccato dove ci si contatta solo per uscire o colmare un momento di solitudine lo considero una semplice conoscenza.
Poi i cambiamenti nella propria vita non giustificano l'abbandono. Ci sono molte persone che riescono comunque a ritagliarsi del tempo da trascorrere con le proprie amicizie.
Effe ha scritto:Sono totalmente d'accordo. La capisco bene questa visione e non penso sia pessimista, ma realista. Un prendere atto che le persone prima di tutto pensano a loro stesse. Nelle amicizie poi c'è sempre qualcuno che mette in gioco di più rispetto all'altro, è inevitabile, anche se si tratta di un'amicizia che dura da vent'anni, a volte diamo di più noi, a volte di più gli altri, a fasi alterne.
Il problema è che rimaniamo delusi quando ci troviamo in una fase in cui avremmo bisogno di ricevere e trovi il vuoto cosmico perchè ognuno pensa ai cazzi propri. Ti senti una cogliona quando capisci che tu hai rinunciato a qualcosa per prenderti cura delle persone a cui tieni (in modo naturale e istintivo, perchè eri preoccupata e ti faceva piacere farlo), e poi scopri che gli altri non hanno fatto e non farebbero lo stesso per te, non rinuncerebbero nemmeno ad un caffè con una persona che non gli sta troppo simpatica. E' come sentirsi traditi e abbandonati, a maggior ragione se in particolari momenti della loro vita queste stesse persone hanno ricevuto un supporto colossale h24. Poi le cose cambiano e ci si perde, perchè trovano di meglio e si liberano delle zavorre. Ho un sacco di rancore per questa cosa, perchè - potrò sembrare narcisista - ma avrei desiderato un'amica come me. Ho sempre dato fino a quando non ho finito le scorte, e in quel momento invece di ricevere e ricaricarmi tutti hanno pensato a loro stessi (come è normale che sia): e sono spariti quando non hanno più trovato in me la persona che dava, sono spariti quando non potevano prendere più niente; non è tanto il non ricevere che mi pesa, ma il dileguarsi nel momento in cui gli altri non potevano più ricevere da me, come se il rapporto si basasse solo su quello. Vaff.***
Non che mi aspettassi qualcosa, sono sempre stata abituata al concetto del cavarmela da sola, ma è inevitabile che scaturiscano questi pensieri quando si riflette un po' su quello che succede per cercare di capire dove si è sbagliato.
Mi ero circondata di gente con manie di protagonismo, che vuole stare sempre al centro dell'attenzione.
Secondo me non tutte le conoscenze devono per forza evolvere in amicizie, ho considerato amiche poche persone, il resto è conoscenza. Forse sarà sbagliato perchè certe conoscenze mi hanno considerato amica, anzi a posteriori so di aver rappresentato a mia volta una delusione per qualcuno, ma da ragazzina ho avuto esperienze che mi hanno segnata e mi hanno portata a non fidarmi.
Non darò più le perle ai porci.
Tante conoscenze e pochi amici, sarebbe l'ideale, ne basta anche uno, purchè sia vero.
Boh mi volevo sfogare
Blue Hour 94 ha scritto:Quelle che hai descritto mi sembrano tutte situazioni che si verificano in un rapporto di conoscenza superficiale e dove le persone coinvolte partono con una visione completamente all'opposto ; uno dei due cerca un'amicizia profonda mentre l'altro fin dall'inizio lo vede come un riempitivo per un momento di solitudine o noia. E questo porta a sviluppare rancore perché si capisce che si viene semplicemente usati. Ma non tutte le persone sono solo pronte a sfruttare gli altri.
Penso che le amicizie vere siano molto difficili da trovare e non saranno mai completamente bilanciate, come qualunque rapporto umano, però esistono e non sono fatte solo di divertimenti e momenti spensierati ma anche di sostegno nei momenti difficili. Se si tratta invece di farsi compagnia soltanto quando non ci sono problemi e poi tutto finisce quando l'altro ha bisogno di aiuto o non è più divertente e simpatico, quella per me non è amicizia.
Un conto è pensare anche a se stessi , una cosa assolutamente normale, un'altro è pensare solo a se stessi e disinteressarsi completamente dell'altro.
Non ho scritto che devono esistere esclusivamente rapporti di amicizia, possono esserci anche conoscenze piacevoli e saltuarie. Ma il post trattava di crearsi nuovi amici.
germano ha scritto:_Sehnsucht_ ha scritto:Germano
francamente questo pessimismo cosmico che mostri ha senso solo se a te basta stare davanti a uno schermo e dire due parole, questa non è amicizia, questo è ingannare il tempo.
Se io cerco amicizia con la A maiuscola che sia dal vivo o online non mi accontento di due parole davanti a un freddo schermo,
Non capisco con chi stai parlando. Forse hai quotato me per sbaglio?
Io non ho affatto parlato di amicizie attraverso lo schermo. Anzi, detesto profondamente l'idea che un'amicizia possa restare solo tramite internet: per me internet è solo uno strumento, un mezzo, come una volta lo era l'andare al bar o in chiesa.
I giovani vanno a scuola, oppure si vedono coi cugini (prima che ognuno prenda la propria strada), mentre da adulti molti si iscrivono in palestra o a yoga o a un corso di ballo. Ma a me non piacciono quelle cose e quindi ho trovato TRAMITE internet della gente che fa delle escursioni.
Avrei potuto iscrivermi al cai, ma mi sembrano "troppo convinti", fanno troppo sul serio per i miei gusti. E poi c'è troppa formalità, con tessere, ecc.
Insomma, con questo gruppo ormai ci sto uscendo abbastanza regolarmente, sia di domenica che anche qualche sera in settimana.
Resta il fatto che ,dopo la fase dell'adolescenza, l'amicizia "fraterna" te la puoi scordare. Internet o non internet.
Germano
uno dei due cerca un'amicizia profonda mentre l'altro fin dall'inizio lo vede come un riempitivo per un momento di solitudine o noia. E questo porta a sviluppare rancore perché si capisce che si viene semplicemente usati.
germano ha scritto:Non riesco a capire perchè considerare "alto tradimento" il fatto che tizio ,questa domenica, abbia altro da fare.
Ma soprattutto COSA decide quale sia l'impegno "lecito" e quale sia l'impegno che dovrebbe essere messo in secondo piano in nome dell'amicizia?
Se uno non esce con noi perché lavora, è accettato.
Se uno non esce con noi perché deve portare il figlio alla recita scolastica, è accettato.
Se uno non esce con noi perché deve andare dalla zia, o al compleanno del cugino, è accettato (spero... che dite?).
Se uno non esce con noi perché deve/vuole andare a fare una giornata di birdwatching... è accettato? Se vuole stare da solo a casa a guardare la tv e masturb@rsi, è accettato? Oppure è obbligato a uscire per bere una birra con noi, pena l'accusa di essere uno sfruttatore?
Effe ha scritto:Germano, mi sento di risponderti.
una persona che non sta bene percepisce il rifiuto a uscire con lei come un rifiuto della propria persona --> di conseguenza si sente fallita, non accettata, abbandonata, e via dicendo, sviluppando pensieri catastrofici su se stessa e risentimento verso chi la rifiuta.
parlo di persone rilevanti, con cui ho condiviso tutto per tanti, troppi anni. La delusione è proporzionale al tipo di rapporto, all'importanza che ha, alla quantità di cose passate.
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