Una vita insulsa

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Una vita insulsa

Messaggioda Daxxxrrr » 11/08/2021, 14:44



Buongiorno, pubblico questo consulto che pubblicai già tempo fa, nel 2015, sul sito Medicitalia. Lo ripubblico oggi, a distanza di anni, poiché nonostante mio padre sia morto (sarà brutto da dire ma, aggiungo, FINALMENTE) e nonostante io abbia trovato diversi lavori attraverso i quali ho cercato di tirarmi fuori da solo dai miei problemi depressivi, senza quindi nessun tipo di supporto psicologico (ed in buona parte ci ero anche riuscito a risolverli), mi ritrovo a star cadendo nuovamente in depressione, poiché a tutt’oggi mia madre continua a minimizzare il mio problema, non volendo dargli il giusto peso. E difatti, sempre a tutt’oggi, non si è mai interessata seriamente nel farmi affrontare in maniera concreta un percorso di psicoterapia, nonostante le disponibilità economiche ci siano (guadagna 1100 € al mese fra la reversibilità di mio padre e l’affitto di una seconda casa). Ciò mi sta portando a non rendere più sul lavoro, faccio il commerciale e quindi ho bisogno di vendere per guadagnare, ed è ormai da un anno che non riesco più ad acquisire nuovi clienti, proprio perché il mio stato depressivo attuale mi frena.

Quello che quindi chiedo è quanto segue: mia madre continua appunto a minimizzare il mio problema, e quando subentrano queste discussioni sul passato, ha anche la faccia tosta di offendersi e di ritenersi una buona madre. Io vorrei solo avere il parere di qualsiasi persona esterna per capire se sono anormale io, o se effettivamente tanto buona come madre non lo è, e non lo è mai stata.

Qua sotto trovate il consulto, e vi lascio anche il link originale su Medicitalia: https://www.medicitalia.it/consulti/psi ... sulsa.html

<< Mi sento come se mi avessero risucchiato l'anima, mi sento senza alcuna gioia e voglia di vivere, e quando mi viene un minimo di spirito subito se ne va a causa di tutte le situazioni che vivo, e cado in depressione, ormai ne soffro da anni. Ho quasi 22 anni e sia fisicamente che mentalmente mi sento come se ne avessi 90, se sono così ora mi chiedo come sarò una volta raggiunta per davvero quell'età, anche se probabilmente non ci arriverò nemmeno, me ne andrò molto prima se questa mia situazione di vita non cambia. O mi verrà un colpo a causa dello stress, o la farò finita io, sono tante le volte che ho difatti preso in considerazione l'ipotesi del suicidio come soluzione, stanotte stavo infatti pensando di impiccarmi, fortunatamente non sono mai arrivato nemmeno vicino a mettere davvero in atto questi pensieri, forse perché spero (anche se allo stato attuale mi viene da pensare "Mi illudo") sempre che la mia vita possa migliorare. Il mio problema più grande è che mio padre non mi apprezza, non lo ha mai fatto. Io gli dico sempre "non capisci" e lui di tutta risposta si arrabbia, anziché effettivamente cercare di capirmi. Non capisce che tutto ciò che vorrei è essere un minimo apprezzato, di ricevere un po' di calore familiare, di non essere sempre umiliato, insultato e sminuito. Sì, perché io dentro di me ho sempre dei pensieri di affetto verso di lui e la mia famiglia, nonostante ciò che mi ha fatto e che mi continua a fare. Ha sempre dei comportamenti assurdi con me, per ogni minima cosa si altera, mentre vedo che con gli altri è un'altra persona... a volte penso di essere un errore, un preservativo bucato, visto che mi dice sempre che causo problemi fin da piccolo, che sono la rovina della famiglia, che vuole la prova del DNA... quando io da piccolo sono sempre stato un bambino dolce e sensibile, e dentro di me lo sono ancora adesso, anche se la mia parte sensibile sta affondando sempre di più, trasformandosi in un senso di confusione, sensazione di vuoto, di debolezza e depressione. Ormai sono arrivato a non sentirmi più nemmeno una persona, mi sembra di essere una specie di entità fluttuante nell'universo senza né anima né corpo.

Cercherò di spiegare i miei problemi, anche se non in maniera ordinata, perché sto buttando i pensieri che mi vengono in testa in paragrafi qui e là.

Fin da piccolo ho sempre ricevuto insulti gravi e pesanti ad esempio "Sei un co*****e", "Non vali nulla", "str***o", "Bastardo", "Figlio di p*****a", "Testa di c***o", "Non sei mio figlio, voglio la prova del DNA", "Ma ti vuoi mettere con me, te che sei una mezza sega, un coglioncello messo in piedi, quando io mantengo una famiglia", "Sei una nullità", "Non sei un uomo", "Non vali l'unghia del mio piede", "Nella vita non combinerai neanche la metà di quello che ho fatto io, probabilmente finirai a fare il barbone sotto i ponti", "Sei malato" e così via... questi sono solo l'1% di quelli che potrei riportare. Ma oltre agli insulti è sempre stato una persona con le mani lunghe, anche per discussioni stupide si è messo ad alzare le mani. Infatti a causa di questo ha già 2 denunce alle spalle. Sono talmente tante le situazioni che se volessi descriverle a fondo e in dettaglio ci metterei una vita. Inoltre non riesco neanche a ricordarle tutte, a causa della rimozione. Cito le prime che mi passano per la testa:

- Una volta mia sorella era tranquilla ai fornelli che cucinava delle zucchine, lui (non mi ricordo nemmeno per quale motivo) si è messo come al solito ad insultare un mio amico, e lei in maniera tranquilla e pacata senza usare nemmeno un tono aggressivo gli ha semplicemente detto "Ma perché devi insultare sempre gli amici di Daniele?" e lui senza pensarci su due volte le ha mollato un ceffone, facendole quasi volare la padella dai fornelli.

- Una volta, questo quando ero piccolo (avrò avuto si e no 8 anni), era uscito con mia mamma lasciando me e mia sorella a casa. Pochi minuti dopo che se ne era andato, mentre io e mia sorella guardavamo tranquilli la TV, sento suonare alla porta. Vado ad aprire chiedendo chi era e mi risponde lui in maniera tranquilla dicendo "Sono io." Appena apro mi si avventa addosso urlando "Cosa le hai fattooo?" (probabilmente aveva sentito una bambina gridare fuori e pensava si trattasse di mia sorella), riempiendomi di ceffoni e facendomi cadere a terra. Una volta finito con i ceffoni va in cucina a bersi il caffè ed io, in lacrime (a quei tempi ancora riuscivo a piangere), gli dico "Ma cosa ho fatto che stavamo guardando la TV, siete tutti pazzi in questa casa!", e lui di tutta risposta parte con un'altra scarica di ceffoni.

- Una volta (avrò avuto 13 anni) perché avevo fatto una telefonata di 1 ora con un mio amico (cosa che ha fatto più volte anche lui quando si mette a chiacchierare al telefono con qualcuno), quando lo scopre inizia a dare di matto e, oltre a (ovviamente) prendermi a botte, prese il cordless facendolo letteralmente a pezzi sbattendolo più volte contro il lavandino.

- Giusto qualche giorno fa, in montagna, senza nemmeno litigare avevo dato della scema a mia mamma, ma in un modo tranquillo, normale che può scappare tra un genitore e un figlio. Lui per quella parola si è incazzato tutto come se avessi fatto chissà quale sacrilegio, ed ha iniziato ad insultarmi per poi tenere il muso. Il giorno dopo mi sono scusato con lui e con mia mamma e sembrava avessimo fatto "pace", peccato che il giorno dopo ancora litiga per fatti suoi con mia mamma e inizia ad offenderla con frasi tipo "str***a", "Quella tr*** di tua sorella", "Sei una cogliona" (insomma non c'è bisogno dell'elenco completo perché sono gli stessi insulti che rivolge a me) prendendola anche a calci sul sedere. Cioè 2 giorni prima si era scandalizzato per uno "Scema" detto con leggerezza e poi la tratta così? Sarò pazzo io come mi definisce lui, ma non mi sembra normale un comportamento del genere.

- Sia io, che mia madre, che mia sorella, siamo stati cacciati più volte di casa durante delle discussioni e mentre lui se ne stava bello tranquillo sul divano siamo stati costretti a dormire nei posti più scomodi e assurdi. Più volte in macchina, al freddo. Una volta ci siamo trovati a dormire nella taverna della casa di mia nonna materna (disabitata ormai perché lei è defunta, quindi non c'era il riscaldamento), anche lì al freddo invernale costretti a riscaldarci col camino a legna. Mentre un'altra volta siamo stati costretti ad andare io in una casa di accoglienza per senzatetto, a dormire in un letto sporco e malconcio (ho pure visto uno scarafaggio camminare sul pavimento al mio risveglio) e mia madre e mia sorella dalle suore.

- Una volta (avrò avuto 14-15 anni) mi fece una sorpresa facendomi trovare sul tavolo una fotocamera per la PSP (la Playstation portatile). Io ero felicissimo, ovviamente, e lo ringraziai. Qualche giorno dopo ero li tranquillo sul divano che pulivo la lente della fotocamera e ad un certo punto lui dice: "Ma sei malato con quella c***o di fotocamera, sei sempre a pulirla, quando mai te l'ho regalata!", per poi strapparmela di mano e scaraventarla a terra. Cioè sarebbe dovuto essere contento che ci tenevo ad un regalo che mi aveva fatto e che lo curavo, e invece...

- Una delle ultime cose che ha fatto, che è tra quelle che mi ha fatto soffrire di più, è stata che una volta ero in piena crisi depressiva: cerco allora su internet degli articoli che descrivono cosa si prova ad essere in depressione e derealizzazione e quando glieli mostro, anziché interessarsi e leggere, chiude direttamente lo schermo del PC. Li allora aumenta in maniera vertiginosa il mio senso di crisi e mi innervosisco, al ché lui mi mette le mani addosso facendomi andare proprio in una crisi di panico. Durante quel momento gli dico "Ma perché non vuoi capire come mi sento, sei mio padre, aiutami!" e lì lui rimane con un'espressione di assoluto menefreghismo, facendo degenerare ancora di più la discussione col risultato di ritrovarmi nuovamente con le mani addosso.

- Non mi vengono in mente altri fatti specifici (anche se ce ne sarebbero a centinaia) ma riporto alcuni dei danni fisici avvenuti durante dei litigi: una volta ha piegato la mano di mia madre arrivando a romperle un dito, una volta ha preso la testa di mia madre sbattendogliela contro il frigorifero, una volta si è avventato su mia madre mentre lei guidava il camper facendo rischiare un incidente a tutti, una volta mentre lavorava in giardino ha lanciato una spatola di metallo contro la gamba di mia sorella, ferendola, una volta ha scaraventato mia sorella a terra facendole arrivare la testa a pochi centimetri da un tavolino di vetro, una volta mi ha preso la testa sbattendola più volte contro il vetro della finestra finché non si è rotto, più volte ha il vizio di buttare a terra le persone per poi mettergli i piedi addosso, eccetera...

Si lamenta con me perché sono restio ad invitare degli amici in casa, ma come faccio ad invitarli se non ha sempre fatto altro che insultarli? Tutte le volte che esco lui tira fuori frasi del tipo "Chissà chi c***o frequenti, secondo me frequenti dei co*****i, dei drogati.", "Ci credo che sei un co*****e se frequenti certa gente." "Vattene con quei tossicodipendenti dei tuoi amici." "Per me frequenti dei ricchioni e ci scopi insieme." ecc...

Mi sento totalmente spiazzato, con la paura di non avere un futuro, lui non fa altro che dirmi che gli altri ragazzi hanno un pensiero per il loro futuro, mentre se io lo ho lui non lo nota. Per esempio ho dato l'esame di inglese del First per ottenere la certificazione B2, e lui di tutto questo anziché esserne contento sa solo lamentarsi del costo sostenuto e a ritenere quel corso una cosa inutile. Anzi, addirittura lo definisce una truffa, solo perché l'ente che lo organizza ci sta mettendo più del solito a rilasciare i risultati.

Si lamenta del fatto che io abbia perso 4 anni di scuola, non capisce che questo è dovuto al mio stato di depressione e a tutto lo stress che vivo. Oltre alle situazioni familiari, in passato, alle medie, ho avuto problemi di bullismo che mi hanno portato a non riuscire a concentrarmi sullo studio arrivando così ad avere delle gravi lacune in matematica. Alle superiori così sono stato bocciato in seconda e in terza, quando poi ho provato a spiegare questo mio problema chiedendogli di fare ripetizioni in matematica, anziché venirmi incontro e dirmi (come immagino farebbe ogni padre normale che tiene al proprio figlio) "Ok, capisco il problema, ti faccio fare ripetizioni" si è arrabbiato dicendomi che gli costo solo soldi e che sono un ignorante che non vale nulla, senza né arte né parte. Quando poi, grazie alle ripetizioni, ho dimostrato di aver colmato le lacune in matematica (infatti sono passato dal prendere dei 3 e 4 al prendere dei 7 e degli 8) per lui non contava nulla lo stesso. Così ho perso altri due anni, anche perché oltre a matematica ho dei problemi anche con economia aziendale, ma non ho più avuto il coraggio di chiedere di fare ripetizioni. Infatti quest'anno mi sarei dovuto diplomare, ma proprio a causa di economia non mi hanno ammesso agli esami. Inoltre durante tutti i miei anni scolastici mi ha sempre tenuto sotto pressione, mettendomi sempre ansia addosso fin dall'inizio dell'anno nell'eventualità di una bocciatura, senza mai darmi la possibilità di affrontare la scuola serenamente. Oltre a quello non fa altro che dire che non faccio un c***o e che non lavoro, ma come faccio a lavorare se vado a scuola diurna? Inoltre quest'ultima cosa avrebbe senso se avesse iniziato a dirmela negli ultimi anni, peccato che me lo dice da quando ero in 2a superiore! Io non ho mai capito che cosa vuole, perché se gli dico che vado a scuola, mi dice "Ma che c***o vai a scuola, vai a lavorare, sono stufo di mantenere i porci alla stalla." poi altre volte se ne spunta dicendo che vuole che io mi diplomi.

Nonostante le situazioni di cui ho scritto sopra, cerco sempre di perdonare, dimenticare, ed andare avanti. Infatti questa estate (e anche prima dell'estate, compresi gli anni scorsi) sono andato ad aiutarlo al lavoro. E nonostante abbia collaborato con lui a lavori come stare su un ponteggio al 4° piano a montar vetri, sollevare vetri vari e lastre di vetro, alcune anche molto pesanti, aiutarlo a montare banconi e scaffali di vetro per i negozi, aiutarlo a montare vetrine, aiutarlo a smontare il cassone del motocarro per poterlo portare dal meccanico, portargli sempre lo zaino e seguirlo con gli attrezzi durante i lavori, pulire sempre i vetri per terra o dai clienti o in vetreria, seguirlo con i problemi al computer o col telefono, insomma essere disponibile in generale per qualunque richiesta mi facesse relativa al lavoro, quando cerco di fargli notare queste cose che ho fatto la sua risposta è sempre: "Ma che c***o hai fatto se sei venuto si e no 2 giorni!". Anche in casa quando mi chiedono una mano per qualcosa cerco sempre di darla, ma anche lì non ricevo mai un minimo di riconoscenza. Per esempio qualche giorno fa sono andato in taverna per aiutarlo a spostare dei mobili, quando avevamo quasi finito sono andato a bermi un bicchiere d'acqua ed ha iniziato a criticarmi solo per questo. Mia madre poi ha preso le sue difese dicendo: "Tuo padre si arrabbia perché vorrebbe che partono da te le cose!", cioè secondo loro devo essere un'ombra che li segue e sa sempre quello che hanno da fare, per loro è sbagliato se sono loro a chiedere "Daniele, vieni a dare una mano."... Proprio non riescono a notare le cose che faccio, e soprattutto che le faccio nonostante come mi sento dentro dopo tutto lo stress che ho vissuto/vivo. Non capiscono che farei anche molto di più e molto più volentieri in un clima familiare diverso, più sereno ed amorevole.

Sono anni oramai che non riesco a dormire una notte come si deve, in maniera serena e felice. Ormai soffro di insonnia a causa del fatto che prima di addormentarmi (le volte che ci riesco) mi prendono sempre attacchi d'ansia con il cuore che batte a mille. Io cerco di ignorarlo e di scacciare via i brutti pensieri, ma lo sento che batte talmente forte nelle orecchie da impedirmi appunto di dormire. Infatti a causa di questo la mattina mi sveglio sempre senza energia, più stanco di prima.

Mia zia (sua sorella) ha problemi mentali, soffre di schizofrenia paranoide, e lui non fa altro che paragonarmi a lei, dicendo che ho gli stessi problemi. Oppure mi paragona ai parenti di mia madre, dicendo che sono un fallito come loro (quando poi neanche sono dei falliti, si vivono la loro vita in pace, sono sempre le solite cattiverie che dice lui per ferire la gente). Tutto questo mi ha portato ad avere delle crisi d'identità e a soffrire di depersonalizzazione, sono arrivato a chiedermi "Chi sono?" a causa del vuoto che mi sento dentro.

Soffro anche di derealizzazione, ormai il mondo mi sembra piatto, spento e non riesco più a provare sentimenti né di felicità intensa né di tristezza. Solo questo senso di vuoto, inutilità e depressione. Ci sono dei momenti in cui mi sento meglio, ma vengono sempre stroncati dalle situazioni. Per esempio l'altra volta, in montagna, mi stavo sentendo leggermente meglio, tanto che nel letto mentre tutti dormivano beati mi sono messo a piangere perché pensavo di essere uscito finalmente da questo vortice e di riuscire a provare di nuovo dei sentimenti genuini, ma mi sbagliavo.

Non fa altro che dire a mia madre "Tu l'hai rovinato, l'hai reso un co*****e." ma non capisce, o si rifiuta di capire, che chi mi ha reso come sono, con tutti questi problemi, queste ansie, queste paure è stato proprio lui ed i suoi atteggiamenti nei miei confronti.

La cosa che più mi manda in confusione è che nei pochi momenti di calma, lui si mette a dire "Ti voglio bene, non pensare che non ci tenga a te, anche io sto male quando litighiamo ecc, ecc..." Ma io mi chiedo, se questi sono i suoi pensieri, perché allora scatena queste situazioni? Perché un giorno sembra una persona normale e tranquilla, e il giorno dopo ha quei sentimenti di odio così profondo verso di me?

Giusto adesso, mentre sto scrivendo questo testo è arrivata mia madre dicendo "Idiota, quando fai così sei proprio un cretino!" perché stava spostando il frigorifero con mio padre e non li ho aiutati (P.S.: E' da stamattina alle 8 che sento mio padre insultarmi dandomi del fallito, ed ora sono le 13 meno 10), al ché le ho detto "Vieni a vedere quello che sto scrivendo allora!" e lei "E cosa stai scrivendo? Le tue memorie? Non me ne frega un c***o di quello che stai scrivendo in questo momento!"... io avrei voluto semplicemente invece che si fosse fermata un attimo a leggere, e invece vengo sempre trattato come se i miei sentimenti non contassero nulla, e vengo lasciato a morire dentro. Non riesco neanche a descrivere la sensazione che mi ha fatto provare... come posso andare avanti nella vita se ho una famiglia del genere alle spalle?

Tutto ciò mi ha portato ad avere problemi anche nella vita sociale. Anche se generalmente con gli altri sono più sereno, sono sempre stato fin da piccolo una persona timida, e questa timidezza a causa di queste situazioni si è trasformata in una profonda insicurezza. Quando sto con i miei amici infatti se sono in un momento di calma riesco a gestire i rapporti in maniera normale, seria quando si è seri, scherzosa quando si è scherzosi ecc..., ma quasi mai in maniera spontanea. Quasi sempre mi trovo a dover pensare ad una risposta "adeguata" da dare, e non riesco mai a far uscire il mio vero io. Ma a volte mi prendono degli stati di depressione, oppure vado in ansia e quindi mi sento male anche solo per una battuta scherzosa detta da un mio amico. Quando sto così inoltre non riesco neanche a rispondere a tono a chi esagera, o ad esprimere una mia opinione, perché tante volte mi sento inferiore agli altri, come se fossi sempre un gradino al di sotto di loro. Un'altra cosa che mi dà fastidio è vedere gli altri sereni e felici, che ridono e scherzano di gusto, quando io tante volte sono costretto a fingere di ridere a qualche battuta, per non fare la figura dell'asociale. Inoltre tante volte quando sono in mezzo ai miei amici, se uno fa un qualche movimento di scatto verso di me mi viene sempre l'istinto di ripararmi la faccia dalle botte, anche se questa cosa con gli anni è migliorata: prima difatti facevo proprio il gesto di ripararmi, mi ricordo infatti che alle elementari una maestra mi aveva preso per il braccio leggermente innervosita e io mi ero accartocciato su me stesso per paura che mi picchiasse, al ché lei fa "Ma cosa fai, mica ti picchio!" e un'altra maestra le rispose "Si vede che a casa sarà abituato così.", ora invece se ho la sensazione che mi arrivi un colpo avverto solo un senso di tensione ma riesco a controllarmi e non fare gesti. Un altro problema che ho è di fare fatica a mantenere il contatto visivo con le persone, a volte se guardo una persona dritta negli occhi ho paura che riesca ad insidiarsi dentro di me percependo tutti i miei disagi e le mie insicurezze. Forse sono arrivato ad avere addirittura un disturbo di personalità, ed in particolare il disturbo evitante di personalità, perché leggendo su internet vedo che ha molti tratti simili a come sono io, ed anche le cause che lo scatenano sono simili alla mia storia, ma non ne sono sicuro. La cosa che in particolare caratterizza questo disturbo e che vedo simile a me è il pensiero "Voglio stare con gli altri, ma ho paura che gli altri non abbiano interesse a stare con me". Infatti tante volte mi chiedo che cosa trovino di interessante in me quei pochi amici che ho. Vorrei difatti essere più scherzoso e spigliato con i miei amici, ma tante volte evito per paura di fare la figura dell'idiota. Per quanto riguarda le ragazze non ne parliamo, ci ho provato un paio di volte con 2 ragazze e mi è andata male, ed ora non ho più il coraggio di provarci con nessuna, anzi spesso mi irrigidisco con le ragazze per paura che mi giudichino male. Questo è dovuto anche al mio fisico, sono in sovrappeso e non sto bene con me stesso. Fin da piccolo ho sempre chiesto ai miei di iscrivermi in piscina e hanno sempre risposto "Poi si vede.", negli ultimi anni ho chiesto di andare da un dietologo perché ho il forte desiderio di dimagrire, ed anche lì stessa risposta.

Non vedo l'ora di trovare un lavoro, visto che non fa altro che rinfacciarmi da anni che mi mantiene, rinfacciando le cose materiali che possiedo, e quindi tenendomi in scacco con questo suo ricatto economico. Se invece lavorassi, potrei finalmente sentirmi libero. Inoltre mi prendei anche la soddisfazione di non sentirmi più definire un fallito. Anche se non vorrei che fosse così, non vorrei lavorare per avere un senso di libertà e soddisfazione nei confronti di mio padre, ma vorrei lavorare per vederlo contento di me. Appena finiscono queste "vacanze", a settembre spero di riuscire a trovare un lavoro, per riuscire a raddrizzare tutto ciò che non va nella mia vita. Quindi mi pago un dietologo, la palestra, la scuola serale, e nel caso questo non basti uno psicologo o uno psichiatra. Solo che ho davvero paura di non riuscire a trovarlo.

Vorrei scrivere di più, quello che ho scritto mi sembra superficiale e non in grado di esprimere quello che sento realmente. Anche perché non riesco a dare una descrizione chiara, forse perché nel mio cervello è entrato in atto il famoso meccanismo di autodifesa chiamato rimozione, di cui già ho scritto prima. Vorrei tanto aver avuto una telecamera montata in fronte che riprendesse ogni istante della mia vita fin dalla nascita, così da far capire realmente ciò che ho vissuto. Anzi, vorrei che esistesse una sorta di macchinario in grado di trasferire in maniera nitida tutti i sentimenti e i ricordi di una persona, così trasferirei agli altri e soprattutto a mio padre tutto ciò che sento, così forse capirebbe le mie sensazioni. Sarebbe l'unico modo per farglielo capire, anche perché se lui ora stesse leggendo questo testo lo commenterebbe dicendo che sono pazzo e che le mie sono tutte scuse.

Vorrei sapere se tramite uno psicologo o psichiatra è possibile definire meglio questi miei pensieri... cioè raccontare le cose così mi sembra quasi inutile, vorrei sapere se uno psichiatra è in grado di andare più a fondo indagando anche nell'inconscio di una persona, di tirare fuori i pensieri finiti ormai in rimozione, magari anche tramite ipnosi.

Mi sento proprio di aver perso la personalità, non ho più alcuna energia... anche se faccio un'attività divertente non riesco più a provare quel senso di divertimento puro che provavo una volta... e il bello è che nonostante abbia fatto leggere questo testo a mia madre (che mi sembra più che chiaro) lei continua a dire frasi tipo "Ma cos'hai?", "Dai, su un po' di vitalità, un po' di energia"... non capisce che vitalità ed energia sono proprio le cose che ho perso e che non riesco più a ritrovare dentro di me, e che non posso ritrovarle così a comando, come se niente fosse. Dice anche di smetterla con quel muso e di sdrammatizzare... come se uno lo facesse apposta ad avere il muso e fosse possibile sdrammatizzare, ma mi chiedo io, è così difficile per una persona comprendere la depressione? Possibile che viene definita una delle più grandi cause invalidanti e i miei non vogliono minimamente sforzarsi di capire? Altri genitori andrebbero per lo meno su internet a cercarsi definizioni di depressione, depersonalizzazione, derealizzazione, astenia e anedonia che sono tutte cose che io provo, e invece loro tirano fuori frasi banali e insulse come "Cerca di andare avanti", "Sforzati di essere allegro", "Distraiti" ecc... Non capiscono che queste frasi andrebbero bene per chi è giusto un po' giù di morale, e non per chi è nel mio stato. Qualche consiglio?

Comunque poco fa ho fatto leggere a mia madre un articolo sulle dimensioni ridotte dell'ippocampo in caso di depressione prolungata... Lei per tutta risposta mi fa leggere un articolo che non c'entrava un c***o sulla caffeina che migliora l'umore, e io dal nervoso perchè come al solito minimizza il mio problema, ho letto giusto il titolo e ho lanciato il cellulare sul divano. Lei di risposta ha tentato di mettermi le mani addosso e mi ha dato dello str***o dicendo cose come "Se continui così ti faccio rinchiudere in un ospedale per un anno", poi è andata giù a fare la nervosa con tutti i miei parenti dicendo loro che la sto seccando con questa storia che sono depresso e che le mie in realtà sono solo paranoie, sputtanando quindi la privacy che avevo richiesto avendola presa in disparte. Tra l'altro non mi ha dato fastidio il fatto che l'abbia detto a tutti, ma che l'abbia fatto con aggressività come se la mia depressione sia un crimine. Non avrebbe potuto spiegare le cose con calma o addirittura meglio prendere in disparte mio padre dicendo: "Nostro figlio sta seriamente male, dobbiamo aiutarlo." spiegandogli la situazione ed evitanto di coinvolgere nonni, cugini e fidanzati dei cugini? Ma perché ho dei genitori così ignoranti e insensibili? Non capiscono che a trattare così una persona con la depressione si peggiorano solo le cose? Mi stanno distruggendo sempre di più la vita. Io cercò la loro comprensione e il loro aiuto SERIO (quindi non mandarmi giusto a 2-3 sedute dallo psicologo a c***o di cane, ma farmi affrontare un percorso serio di psicoterapia) e loro invece mi trattano di merda.

Io mi chiedo solo che male ho fatto nella vita per meritare tutto questo. Potevano avere a che fare con una persona splendida, allegra e solare e invece mi stanno riducendo a un qualcosa che nemmeno so descrivere.

Stamattina stavano discutendo: mio padre dice a mia madre "Non lo vedi che i nostri figli sono indietro rispetto alla loro età?", peccato che quasi sicuramente lui intendeva a livello scolastico e lavorativo, non capisce che io lo sono proprio a livello di crescita personale, difatti mia madre gli risponde "Lo sono a causa di tutti i problemi che abbiamo avuto, io infatti li ho frenati parecchio su parecchie cose." Allora le sanno le loro colpe, ma davanti a me preferiscono darmi del pazzo piuttosto che ammetterle. Oltre ai litigi è stato anche questo avermi sempre frenato nelle esperienze che avrei voluto fare a portarmi ad essere così poco sicuro di me e così debole psicologicamente. A quasi 22 anni ho sempre fatto le vacanze con loro e non ho mai fatto una vacanza con i miei amici, oppure come ho già scritto prima avrei voluto fare degli sport e non me ne hanno mai fatti fare. Quando gli faccio notare io queste cose però, mi sono sempre sentito dire "A me non mi obbliga nessuno a farti fare questo o quello". >>

Eccoci alla fine. Come definireste quindi i miei genitori? Brave persone responsabili che hanno amato i loro figli, o delle persone che invece i loro figli non li hanno mai saputi rispettare fino a distruggerli?
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Daxxxrrr
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