Lena ha scritto:Immagino che il sentirsi e non sentirsi amati siano un cruccio per tutta la popolazione mondiale. In fondo, ogni essere umano vuole essere apprezzato e amato.
Ciao Lena, direi che non sentirsi amati può far soffrire chiunque, e molti in effetti patiscono la mancanza d'amore. Come giustamente dici, è un bisogno umano (e non solo, è presente anche fra gli animali).
Però
solo alcune persone presentano le dinamiche di cui parli. Costoro di solito hanno delle
ferite emotive dall'infanzia, che rendono particolarmente arduo essere amati ed amare (in modo sano).
Mi rendo conto che io personalmente attuo un meccanismo di mispercezione interna ogni volta che qualcuno mi dichiara il suo amore. In primis non ci credo, o comunque credo che in realtà quella persona stia facendo un errore di valutazione ed ami più la situazione in sé che me come persona.
Questa è una tipica convinzione di chi, sotto sotto,
non crede di poter essere amata, o di essere meritevole di amore.
Quindi quando qualcuno la ama si convince che dev'esserci un altro motivo.
Ovviamente parlo di
convinzioni radicate nell'inconscio, per cui non possiamo cambiarle solo con la ragione.
Ho la tendenza ad autosabotarmi in vari ambiti della vita, ma alcuni li gestisco decisamente meglio di altri.
Da quel che dici, è probabile che durante l'infanzia tu sia stata trascurata emotivamente, e/o ti siano arrivati dei messaggi di svalutazione o critica.
Questo forse ti ha reso sfiduciata in te stessa, o nella vita, o convinta di valere poco; e questo sembra applicarsi maggiormente all'area relazionale / affettiva.
Ho scritto un articolo dove parlo delle
persone "sfortunate" in amore, e dei motivi per cui questo accade (hint: non è questione di sfortuna

).
Alla fine dell'articolo cito alcuni libri che possono aiutare a fare luce su queste problematiche.
Tu hai il vantaggio di avere già una certa consapevolezza del problema, per cui leggendoli potresti trovare chiavi di lettura e strumenti per uscirne.

A voi capita? Se sì, come la gestite (se la gestite)?
Per me lo strumento primario è la
consapevolezza. Che non è capire solo a livello razionale, ma comprendere cosa viviamo con tutto il nostro essere (viscerale, emotivo, razionale, spirituale). Quella a cui si arriva dopo i momenti "Eureka!" o "A-ha!".
Quando acquisisci reale consapevolezza del perché fai una certa cosa, non puoi più farla alla stesso modo: vedi il meccanismo inconscio in azione, e questo perde potere.
Ovviamente per fare questo è necessaria una
radicale onestà con se stessi - finché ti racconti storie, non ne esci.