Mi chiamo Titus (nome di fantasia), ho 45 anni, e da quando ne avevo 20 ho sempre sofferto di ansia e talvolta di depressione. In tutta la mia vita non mi sono mai recato da un medico per tentare di curare la mia malattia, salvo quello di famiglia, ma solo per farmi scrivere da lui le prime ricette per gli ansiolitici necessari alla mia sopravvivenza; ricette che poi, grazie ad una buona padronanza dei programmi di fotoritocco, imparai a farmi anche da solo, senza bisogno più neppure di scomodarlo, il mio insignificante medico di famiglia. In ogni farmacia della mia città, non mi hanno mai detto nulla: mai un commesso che mi contestasse una ricetta: mi hanno tutti dato il mio bel farmaco; evidentemente, le scrivevo meglio del mio medico, le ricette.
Non ho mai assunto antidepressivi, né intendo farlo, e non voglio neppure rivolgermi ad uno “specialista” per curare la mia malattia; lo so già di che cosa si tratta: disturbo della personalità. D'altronde io vorrei essere un grande scrittore, uno di quelli bravi e famosi, e invece mi ritrovo a fare il cameriere stagionale in un ristorante. Non è mica facile far conciliare il mio schifoso, inutile e logorante lavoro con un ideale del genere.
Nonostante i continui aiuti economici di mia madre, la quale mi permette di abitare gratuitamente in una delle case di sua proprietà, il mio conto in banca è sempre a secco; i miei debiti nei confronti di Gaia, di Hera e della nettezza urbana non fanno altro che salire. Volete ridere: fino a non molto tempo fa, ogni mattina veniva il postino a suonarmi il campanello; aveva sempre una busta verde in mano e una ricevuta da farmi firmare nell’altra; ma ora che ho scollegato i fili del mio citofono, e non posso più sentirlo suonare, tutti i giorni trovo una nuova ricevuta nella cassetta delle lettere. Ormai la posta non la apro neanche più.
L’altro ieri, dopo continui ripensamenti, ho abbandonato la mia automobile in mezzo alla pineta che si trova dietro casa mia, perché non avevo i soldi per rinnovare l’assicurazione (una vecchissima utilitaria già sottoposta a fermo amministrativo, ma con la quale continuavo a circolare lo stesso, finché era assicurata).
Mia moglie non mi sopporta più, ed io non sopporto più lei e, soprattutto, il suo arrendersi a un lavoro privo di senso (lavora come donna delle pulizie in un albergo); tuttavia, dobbiamo crescere una figlia, e nei mesi in cui io riesco a portare a casa lo stipendio o qualcosa che gli assomigli (come la Naspi, per esempio) lei chiude un occhio, e così quando mi sorprende a leggere un libro o a scrivere qualcosa non dice niente.
Tra ansie e depressioni, sono quattro anni che lavoro alla stesura del mio primo romanzo, quello che dovrebbe consentirmi di cambiare vita. Si tratta di un’opera molto complessa in cui fino a ieri avevo riposto molte aspettative, sicuro delle mie capacità e della qualità del lavoro finora eseguito; tuttavia, da qualche tempo accuso una notevole difficoltà nel concentrarmi e nel leggere testi, spesso anche semplici e brevi. Non mi era mai accaduta una cosa del genere prima d’ora, o perlomeno non così potentemente. Vorrei poter fare dello sport, so che fa bene anche alla mente, ma fumo 20 sigarette al giorno, bevo in abbondanza, e dormo pochissimo. In passato nuotavo e andavo in bicicletta, ma adesso ho paura di rimanerci secco. Avete qualche consiglio da darmi?
Grazie