Fallimenti

In questa sezione possiamo parlare dei traumi del passato, di psicologia e dei problemi in genere.
Questo è anche il forum sullo sfogo dei propri sensi di colpa.

Fallimenti

Messaggioda Navigator63 » 18/11/2024, 23:45



Heyjude ha scritto:Salve ragazzi, rispondo dopo un po' di giorni.

Ciao e bentornata :hi:

Ho scritto che non possono essere solo i miei genitori ad avermi causato queste "difficoltà" a relazionarmi con la vita perché, anche se sono consapevole che mi hanno causato un bel po' di traumi, non ho avuto una vita così terribile... Non sono mai stata abusata, bullizzata ecc...

Vedi, a volte il problema non è solo quello che i genitori hanno FATTO... è anche quello che NON HANNO FATTO.

P.es., un figlio/a le cui emozioni non vengono viste, riconosciute e apprezzate, non subisce un trauma evidente; però si crea in lui/lei una profonda ferita di identità (chi sono? come dovrei essere? quanto valgo? cosa fare della mia vita?...) nonché di autostima, perché non ha ricevuto dai genitori il nutrimento emotivo che gli sarebbe servito per sviluppare una personalità sana ed equilibrata. La sua "anima" resterà denutrita e deforme. :'(
E non avendo vissuto traumi evidenti, magari non capirà nemmeno il motivo del suo malessere.
(tra l'altro, questo è proprio il tema del libro "Running on Empty" che ti ho suggerito)

La ferita peggiore non è essere odiati: è essere ignorati :wow:
(se sei odiato, quantomeno sai che esisti e ti senti visto)

c'è chi ha avuto una vita nettamente peggiore della mia

Certo.
Ma questo non vuol dire niente. La mia sofferenza non diminuisce in alcun modo solo perché quella altrui è peggio. :dunno:
Se in un incidente perdo l'uso delle gambe ed un altro muore, non è che la sua morte mi renda meno paraplegico.

nel senso che mi sentoè come se mi sentissi in colpa ad essere così nonostante io non abbia avuto una vita così terribile

Forse, come supponevo sopra, per certi versi l'hai vissuta ma non lo sai.
Non è che tu abbia scelto di essere così: lo sei per ciò che ti è avvenuto, e che altri ti hanno fatto.

Sottolineo che questo non vuol dire dare la colpa ai genitori (dare la colpa non serve a un cavolo).
Vuol dire riconoscere da dove vengono i nostri handicap e le nostre ferite. Finché non riconosci le tue ferite, non le puoi curare. E' per quello che riconoscerle è l'indispensabile primo passo per risolvere i propri problemi (ed una base essenziale di una terapia).

Non possiamo risolvere un problema di cui non vediamo le cause: sarebbe come voler aggiustare un motore rotto senza aprire il cofano.

Non odio i miei genitori, soprattutto mia madre... Lei ha avuto una vita difficile

Certamente lei ha le sue ragioni per come si è comportata. Di solito i genitori fanno quello che possono... ma ciò non toglie che spesso commettano errori.
Ammettere quegli errori non vuol dire condannarli, bensì indagare le radici della propria sofferenza. E' una cosa che fai per te, non contro di loro.

Finché li vuoi "salvare", assolvendoli, non potrai che condannare te stessa al loro posto (infatti ti senti in colpa per cose che non sono dipese da te). :dunno:
Pensaci: se tu ti senti "sbagliata", e loro non ne hanno colpa (secondo il tuo bisogno di "salvarli"), allora la colpa è tua.
(i bambini che soffrono tendono sempre a prendersi la colpa, perché hanno bisogno di mantenere la fiducia nei propri genitori)

La mia vita ruota praticamente intorno a lei, alla bambina, io la amo infinitamente come se fosse figlia mia

E' un po' come se tu volessi dare a lei tutto l'amore tu non hai ricevuto.

Il che è certamente nobile... ma tu avresti bisogno di dare quell'amore a te stessa (il che non esclude darlo anche a tua nipote).
Essendoti mancato un amore "sano" nell'infanzia, è essenziale che tu impari a volerti bene. Ciò porterà non solo ad una tua capacità di vivere meglio... ma anche alla capacità di amare meglio gli altri. :)
In fondo possiamo dare solo quello che abbiamo dentro di noi.

Passo le mie giornate a cercare di trovare una soluzione, a pensare a cosa potrei fare per aiutare lei, mia sorella e mia madre ma nonostante ci abbia provato in tutti questi anni non sono riuscita a trovare una stabilità economica tale da riuscire a salvare tutti.

Allo stesso modo, se vuoi salvare qualcuno hai prima bisogno di imparare a salvare te stessa.

Se vuoi salvare qualcuno che sta affogando, non devi prima imparare tu a nuotare? :rolleyes:
Invece concentrarti sul salvare gli altri, io credo, è un modo di non affrontare le responsabilità che hai verso te stessa.

Sarò sola per sempre, senza un posto dove andare...

Sembri dominata da una totale disperazione (nel senso letterale = assenza di speranza). Così non hai le forze di affrontare la vita, e scivoli in uno stato depressivo.
IMHO il primo passo che avresti bisogno di fare è recuperare almeno un po' di speranza, sia in te stessa che nella vita. Da quel punto potrai avere più forze per fare altri passi avanti.

Ma suona come se, mancandoti l'amore per te stessa, non credi nemmeno di meritarlo. :(
Quindi invece di cercare di salvare te stessa, ti sforzi di salvare altri.
  • 1

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Messaggioda Adry85 » 19/11/2024, 9:14



Heyjude ha scritto:Non posso trasferirmi al nord, dove quasi sicuramente avrei un lavoro, perché significherebbe abbandonare mia nipote e lasciarla da sola nelle mani della sua aguzzina.


La tua situazione è davvero spiacevole... purtroppo anche tua sorella è "vittima" di quanto ha vissuto, tu non puoi cercare di cambiarla, sarebbe inutile.
Dispiace molto per la nipote, va bene dare un sostegno, ma non credo sia sano mettere davanti la sua vita alla tua, quello è il vero dilemma, secondo me.
Tu dovresti concentrarti su te stessa, vivere la tua vita, non puoi cercare di salvare tutti... non puoi farlo, sarebbe una partita persa in partenza che ti farebbe solo sprecare la tua vita.
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Messaggioda VeraVita » 19/11/2024, 12:40



Heyjude ha scritto:Sono stata sempre una persona fragile, anche se non l'ho mai mostrato all'esterno, credo di non essere adatta alla vita, non sono in grado di affrontarla.
La prima volta che ho desiderato morire avevo 11 anni, non lo sa nessuno, solo io, ci ho provato anche quel giorno, nella mia testa di bambina pensavo di riuscire ad uccidermi strozzandomi con le mie mani mude. Sono passati 26 anni da quel giorno, ma questo pensiero non mi ha mai più abbandonato. Non ho mai più provato nei fatti a mettere fine alla mia vita ma questo "desiderio" riaffiora in me spesso, magari mentre guido e penso "qualcuno potrebbe tamponarmi e finirei in questo burrone"; oppure ritrovandomi a cercare informazioni dettagliate su come veniva cotta la cicuta con cui si uccise Socrate; o nel modo più banale quando la sera, prima di addormentarmi, prego affinché non mi svegli piú. Finalmente avrei pace, la mia mente sarebbe libera da tutti i pensieri e da tutti i problemi, non dovrei più preoccuparmi di cosa mi attende nel futuro o semplicemente domani.
Non so perché sono così, non ho avuto un'infanzia abusante o maltrattante, nella primissima infanzia mia madre, soffrendo sicuramente di depressione post partum, ci picchiava ma io non ne ho ricordi, lo so perché lo racconta lei. Mi ha sempre raccontato di come mi prendeva a cazzotti quando ero nella sua pancia perché le facevo male quando puntavo i piedi e che da neonate picchiava me e mia sorella quando piangevamo. Ma come ho detto io non ricordo nulla, ero troppo piccola. Non ricordo neanche che nè lei nè mio padre mi abbiano mai abbracciato o baciato o incoraggiato in nulla ma sempre denigrato, come quando a 6 anni partecipai ad una gara di corsa tra bambini e feci l'ultimo posto: ricordo come ridevano di me e come lo raccontavano a tutti ridendo; o come quando, dopo 2 mesi dall'inizio dell'università, parlando del più e del meno con altre persone mia madre se ne uscí dicendo che io ero sicuramente sola, quali amici potevo mai aver trovato io, e invece gli amici li avevo, avevo subito fatto amicizia con un bel gruppo di ragazzi/e.
Ricordo la paura, da bambine, di fare o dire qualcosa di sbagliato perché loro erano sempre arrabbiati e nervosi e non volevamo peggiorare il loro umore.
Odio le persone che cantano perché lei canta quando è arrabbiata.
Odio le persone chiassose e i rumori forti perché a lui davano fastidio i rumori e dovevamo stare attente a non usare un tono di voce troppo alto, a non masticare chewing-gum, a non mangiare cibi croccanti.
Ma ricordo anche che non ero sola, avevo mia zia e suo marito che mi amavano tanto, morti purtroppo quando avevo 7 anni; avevo tante cugine con cui stavo quasi tutti i giorni e mi divertivo molto; ho sempre avuto amici, non sono mai stata sola. Almeno fino a qualche anno fa.
Non possono quindi essere i miei genitori la causa della mia infelicità, della mia inadeguatezza e dei miei innumerevoli fallimenti perché ho avuto altre gioie dalla vita.
Ma adesso mi ritrovo a 37 anni, a vivere una vita che non mi appartiene, una vita costellata da scelte sbagliate... se mi guardo indietro mi rendo conto di non aver mai preso una scelta giusta, di aver sbagliato tutto, anche quello che era impossibile sbagliare. E continuo a perseverare, a sbagliare cosciente di farlo, ma forse sono solo troppo stupida per prendere decisioni che potrebbero cambiare la mia vita.
Ho lasciato l'università dopo un anno e non ho mai trovato un lavoro fisso, solo lavori precari e per nulla soddisfacenti, tanto da sfociare in burnout 3 anni fa; da agosto non lavoro più e non ho il coraggio neanche di cercarlo un altro lavoro, consapevole del fatto che non posso aspettarmi chissà cosa con un semplice diploma e tanta, inutile, esperienza.
Ho avuto sempre relazioni sbagliate, amori non corrisposti in cui io mi immergevo totalmente e non riuscivo a staccarmi da loro nonostante sapessi perfettamente che loro non mi amavano. Proprio come ora, che sto da 11 anni, di cui 2 di convivenza, con una persona che non mi ama, a cui non interessa cosa io penso o come mi sento. Abbiamo anche provato ad avere un figlio l'anno scorso, ma ho avuto un aborto che mi ha dato un ulteriore colpo di grazia, ci abbiamo riprovato per un po' finché non mi sono resa conto che ero solo io a volerlo. Sapevo che era una scelta sbagliata ma ho sempre voluto essere madre e ho sempre saputo, dentro di me, che per un figlio avrei messo da parte tutti i miei problemi, che avrei dato tutta me stessa, che non sarei stata come mia madre. Se ripenso ora al mio bambino che non ho mai potuto toccare, penso che forse sia stato giusto così... Che una forza superiore abbia capito che lui non avrebbe mai potuto vivere una vita felice con me e quindi lo abbia portato via prima che io facessi ulteriori danni. E l'ho accettato, ho accettato il mio aborto e il fatto che nessun esserino crescerà mai dentro di me e insieme a me.
So, e ho sempre saputo, che il problema sono io, che ho un carattere sbagliato, anaffettivo nei confronti delle persone con cui non riesco ad entrare in sintonia e in confidenza al 100%, incapace di dire quello che penso sia che sia un pensiero positivo sia che sia negativo; sono fin troppo empatica ma appaio insensibile agli occhi degli altri perché non traspaio emozioni all'esterno. Ho terrore dei cambiamenti e non faccio passi avanti, resto bloccata nella mia bolla dell'infelicità all'infinito, finché qualcun altro non decide per me. Sono io che non sono amabile.
Ho allontanato tutti gli amici perché tutti sono andati avanti, hanno costruito qualcosa, trovato una loro strada, io invece sono un completo fallimento, non ho nulla se non rimpianti; cambio strada se vedo qualcuno che conosco che potrebbe chiedermi come sto, che lavoro faccio, se sono sposata, se ho figli perché ho vergogna di me stessa.
Mi ritrovo spesso dal nulla a piangere: piango mentre guido, piango mentre mangio, piango mentre lavo i piatti. Sento un dolore dentro di me, dentro il mio corpo... mentre piango vorrei sbattere la testa forte contro qualcosa per aprirla a metà o tagliare il mio addome a metà e toccare e fare uscire tutto questo dolore che sento dentro di me.
Se penso al mio futuro non vedo nulla.
L'unica cosa che so in questo momento è che ho sprecato la mia vita e adesso è troppo tardi per starvolgerla completamente.


Penso semplicemente come anche molti che scrivono qui sul forum, che bisognerebbe imparare ad amarsi e accettarsi un po' di più. Bisognerebbe anche cercare di non essere così critici nei nostri riguardi e quando tocchiamo l'abisso provare a guardarci dentro e cercare di capire come mai il perché le nostre azioni ci hanno portato così. Da come scrivi a me sembra che forse, sotto, sotto non ti sentissi pronta ad avere un figlio. Poi, non lo so. Sembrerebbe anche che hai una bassa autostima per via dei tuoi genitori e forse tu sei troppo buona per vedere le ferite che ti hanno lasciato (sempre secondo me). Però ormai sei una donna adulta e dovresti cercare, per quanto difficile, buttarti via tutto alle spalle e vedere i lati buoni della tua situazione. Riscrivere la tua vita. Se non riesci a vedere il tuo futuro ricordati di quando eri bambina e tutto era possibile. Cosa vedevi? Quali erano i tuoi sogni? Possibile che tutti i tuoi giorni erano brutti? Hai sempre voluto suicidarti? Io penso che avrei avuto qualche bel momento che ti ha fatta sognare e che avresti voluto non finisse più. Prova a crederci di più. Lo so non è facile. E, ti parla una che è la depressione fatta persona :"( ma ho imparato che purtroppo le cose possono andare peggio di così e che possiamo anche tornare a rimpiangere un triste passato. Quindi, sempre secondo me, è meglio pensare in positivo ed essere grati per ciò che la vita ci dona. Non farci sempre domande che non ci portano da nessuna parte (tipo perché tutte a me e via discorrendo). Ma provarci a fare domande più stimolanti. Buona giornata e non mollare mai ^^
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Messaggioda oltrepo » 27/04/2025, 17:15



io ho gia fallito
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oltrepo
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