Se volete, potete leggere la mia solitudine

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

Se volete, potete leggere la mia solitudine

Messaggioda SweetStellina » 13/02/2014, 17:19



BattleFranky93 ha scritto:
SweetStellina ha scritto:P.S.: Sai l'anno scorso, quando stavo a giurisprudenza, ho fatto l'esame di economia aziendale, e mi ricordo che studiai le diverse classificazioni in base al fine, all'attività economica, al soggetto economico/giuridico, ecc.
Quindi dai, non è possibile che tu non lo sappia!! ;)

Be si ma intendevo dire che tu sei a contatto quotidianamente con la tua realtà, mentre io la mia la conosco solo dai libri :lol:


Già, è un vero peccato :( Ma non c'è possibilità di organizzare qualche stage o qualche incontro interessante nelle aziende?
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Messaggioda BattleFranky93 » 13/02/2014, 17:21



Onestamente, a parte i tirocini del terzo anno, non ho mai visto avvisi di uscite per visite o robe simili....solo i soliti seminari nella facoltà
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Ascoltare il metal, secondo me, significa vivere per se stessi e non per gli altri. Lottare per la propria passione. Ascoltare il metal non significa essere degli animali e non saper apprezzare la musica. Ascoltare il metal significa piangere in silenzio, lasciare che le parole di ogni canzone, che siano urla o meno, scorrano dritte verso al cuore. Ascoltare il metal significa sfogarsi, sfogarsi, sentire la carica nelle gambe, correre, fuggire, avere il fiatone ma sorridere, sempre, arrossire quando qualcuno ci parla dei gruppi che ci piacciono.
Ascoltare il metal, per me, significa sentire la musica che gli altri non sentono. Significa scorrere dietro a quelli che tutti definiscono "urli da bestie" e trovare un cuore che pulsa, qualcosa di astratto, non concreto, qualcosa che viaggia nell'aria e che nessuno ha mai voglia di cercare. Io l'ho cercato.
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Messaggioda SweetStellina » 13/02/2014, 17:30



BattleFranky93 ha scritto:Onestamente, a parte i tirocini del terzo anno, non ho mai visto avvisi di uscite per visite o robe simili....solo i soliti seminari nella facoltà


Ah :S Ma tu a che anno sei?
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Messaggioda BattleFranky93 » 13/02/2014, 17:32



Secondo anno
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Ascoltare il metal, secondo me, significa vivere per se stessi e non per gli altri. Lottare per la propria passione. Ascoltare il metal non significa essere degli animali e non saper apprezzare la musica. Ascoltare il metal significa piangere in silenzio, lasciare che le parole di ogni canzone, che siano urla o meno, scorrano dritte verso al cuore. Ascoltare il metal significa sfogarsi, sfogarsi, sentire la carica nelle gambe, correre, fuggire, avere il fiatone ma sorridere, sempre, arrossire quando qualcuno ci parla dei gruppi che ci piacciono.
Ascoltare il metal, per me, significa sentire la musica che gli altri non sentono. Significa scorrere dietro a quelli che tutti definiscono "urli da bestie" e trovare un cuore che pulsa, qualcosa di astratto, non concreto, qualcosa che viaggia nell'aria e che nessuno ha mai voglia di cercare. Io l'ho cercato.
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Messaggioda SweetStellina » 13/02/2014, 17:42



BattleFranky93 ha scritto:Secondo anno


Vabbè dai sei a metà strada: un altro po' di pazienza e potrai finalmente accedere in una bella azienda!! :D
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Messaggioda Royalsapphire » 15/02/2014, 0:31



La mia domanda è, come si lavano i pazienti? Loro non provano vergogna? Perché non possono lavarli i familiari?
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Messaggioda SweetStellina » 15/02/2014, 1:12



Royalsapphire ha scritto:La mia domanda è, come si lavano i pazienti? Loro non provano vergogna? Perché non possono lavarli i familiari?


Per lavare i pazienti c'è una tecnica per ogni singola parte del corpo (le caratteristiche generali di solito prevedono il lavaggio dall'interno verso l'esterno e dalla zona meno pulita a quella più pulita e altre legate alle parti da lavare, naturalmente con tutto il materiale occorrente che può essere cotone idrofilo, bricco, garze monouso, detergente neutro, ecc.).

Di solito si dice che l'infermiere non abbia sesso, ma è indubbio che i pazienti possano provare vergogna.
Ad esempio una volta mi fu chiesto di togliere un catetere ad un uomo anziano; io mi rifiutai perché in quel momento era disponibile un mio collega tirocinante maschio che avrebbe potuto provvedere alla rimozione del cateterismo al posto mio, creando meno imbarazzo all'ammalato (lascia che poi non ci sia nessuno disponibile, e quindi occorre farlo, e naturalmente lo si fa con tutta la disponibilità di questo mondo, però è preferibile che l'infermiere maschio si occupi dei pazienti uomini e l'infermiera femmina delle donne).
Mi è capitato infatti anche di sentire una paziente che dicesse:'' Non voglio essere lavata da quell'oss maschio (era l'unico presente in reparto), perché ho vergogna di lui''.

I familiari possono lavare i propri pazienti, ovviamente solo se manifestano un minimo di mobilità (se la persona è costretta a restare allettata occorre intervenire con prestazioni infermieristiche più precise).
Da noi capita che i familiari si occupino di loro, e sicuramente questo rende molto più a proprio agio i pazienti (è evidente anche dalle loro reazioni! :) )
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Messaggioda Royalsapphire » 15/02/2014, 13:40



Infatti la mia curiosità nella tecnica di lavaggio delle persone allettate.
Come si fa a lavare le parti intime se il paziente non può essere mosso?
Quanto al suo imbarazzo, questo sì, perché non so mette a disposizione personale infermieristico del suo stesso sesso?
Mi aveva colpito quello che ho sentito raccontare a una paziente che aveva da poco partorito. Diceva che non poteva muoversi e che non le permisero di essere pulita dal marito. Diceva che non si sarebbe fatta problemi se non fosse che il personale scelto era maschio e che lei non aveva potuto opporsi. Diceva che era stata l'esperienza più imbarazzante della sua vita....
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Messaggioda SweetStellina » 15/02/2014, 13:46



Royalsapphire ha scritto:Infatti la mia curiosità nella tecnica di lavaggio delle persone allettate.
Come si fa a lavare le parti intime se il paziente non può essere mosso?
Quanto al suo imbarazzo, questo sì, perché non so mette a disposizione personale infermieristico del suo stesso sesso?
Mi aveva colpito quello che ho sentito raccontare a una paziente che aveva da poco partorito. Diceva che non poteva muoversi e che non le permisero di essere pulita dal marito. Diceva che non si sarebbe fatta problemi se non fosse che il personale scelto era maschio e che lei non aveva potuto opporsi. Diceva che era stata l'esperienza più imbarazzante della sua vita....


Un minimo di mobilità deve esserci comunque, e si usano anche degli strumenti che possano permettere, per esempio, che il paziente possa essere sollevato oppure spostato. Non ho ancora fatto tirocinio nel reparto di rianimazione, ma quando ci andrò ti saprò dire meglio: lì, infatti, probabilmente si realizza la migliore espressione delle tecniche di lavaggio per coloro che sono in coma vegetativo e, quindi, immobili.
Alla fine come vedi ogni caso è a sé, ma in genere da noi gli infermieri non oppongono resistenza se i familiari si propongono come aiuto, anzi penso che sia meglio che ci sia :)
La persona, comunque, se vuole può e deve opporsi (nei casi in cui il paziente manifesti vergogna verso un infermiere di sesso opposto).
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Messaggioda Royalsapphire » 16/02/2014, 0:39



Non lo sapevo, che bello!!
Non sapevo che il paziente potesse chiedere espressamente di essere lavato da un infermiere del suo stesso sesso (quando il familiare non può farlo).
È una cortesia importante fare attenzione che il paziente non subisca delle forzature.
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