Ho scelto questo articolo tra tanti, perchè mi è sembrato più completo e pieno di spunti su cui riflettere. Ho pensato che possa essere d'aiuto in qualche modo, a capirsi meglio e a capire meglio le motivazioni degli altri.
Ecco l'articolo:
SUICIDIO
La notizia di un suicidio lascia sempre un senso di smarrimento in chi la riceve. E la domanda spontanea che ci si pone è Perche? Vari sono le motivazioni e provvederemo ad analizzarle una ad una
Innanzitutto và detto che solo in pochi casi la persona che si suicida lo decide in maniera repentina ed improvvisa. Ciò avviene solo in persone che hanno un grave disturbo psichiatrico (ad esempio depressione) o si trovano ad affrontare situazioni di vita che ritengono estreme ed insopportabili (ad esempio un’improvvisa carcerazione). Il più delle volte il suicidio è la conclusione di un vissuto interiore personale, doloroso e dilaniante, in cui frequenti sono i dubbi sul porre in essere o meno il suicidio. Questo vissuto interiore può essere descritto come una serie di passaggi che descriverò di seguito.
La morte intesa positivamente.
In un primo momento la persona che soffre comincia a prendere in considerazione l'idea di suicidarsi, non in maniera veramente intenzionale, ma come una possibile soluzione ai propri problemi ed al proprio dolore. Il suicidio viene visto come un’ultima via di fuga da percorrere nel caso che gli eventi e la propria situazione precipitasse. Ciò da la possibilità d’iniziare ad immaginare la propria morte in maniera positiva. Non si ha più paura di essa, ma la si vede come un’”amica” che ci darà conforto e sollievo. A volte si prendono anche ad esempio suicidi celebri, che hanno rivestito un alone romantico nell’immaginario collettivo. Non da ultimo ci s’immagina come le persone a noi più care e vicine vivranno la nostra morte.
Si considerano aspetti positivi e negativi del suicidio
Successivamente, quella che è un’idea di suicidio incomincia a prendere le sembianze di una vera e propria intenzione di porre termine alla propria esistenza. Si valutano pro e contro della scelta finale ci si trova a combattere contro sentimenti opposti , fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza. Ciò viene particolarmente vissuto dalla persona che soffre di depressione.
Decisione finale.
Infine, viene presa la decisione di suicidarsi. Spesso, però, anche se si è decisi e determinati, succede che all’ultimo momento l’istinto di sopravvivenza prevale e si ritorna indietro sulla propria decisione.
Motivazioni del suicidio
Varie sono le motivazioni che possono spingere una persona a suicidarsi.
Il suicidio come scelta "esistenziale"
Taluni ad in certo punto della loro vita non riescono più a trovare un senso alla propria esistenza, non provano più desiderio od emozione per niente. Hanno una vita normale o addirittura soddisfacente, ma è solo apparenza, dietro c’è una profonda insoddisfazione. Queste persone non credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate, senza più sogni, soprattutto non provano più amore. Non c’è una grave depressione dietro questo ma uno stato di latente malessere, che nasconde uno stato depressivo diffuso e non conclamato. Ma, mentre nella depressione classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria situazione, in questo caso l' aridità della propria esistenza viene accettata come l'emblema della condizione umana. La persona in questo stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente, non si sente più delusa, perché non spera più niente.
Il suicidio come "reazione".
In questo caso la persona che pensa di suicidarsi, reagisce ad una situazione che ritiene disperata. Ha subito un trauma, ha perso una persona cara, ha avuto una delusione professionale o personale. A volte i motivi del suicidio possono sembrare banali soprattutto quando posti in essere da un giovane che si può suicidare per una bocciatura a scuola, per una delusione sentimentale o altro. Quello che è importante non è tanto l'evento in sé, ma il significato che questo assume per la persona che sta male. Perciò, può succedere che quello che agli occhi del mondo può apparire come un piccolo insuccesso, abbia un effetto devastante sull' autostima in costruzione del giovane. Un fallimento scolastico diventa allora la prova che si è dei falliti, una delusione d'amore diventa la prova che si ha un carattere poco amabile e che nessuno potrà mai amarci. Si può essere depressi, anche senza che ci sia stato un evento esterno scatenante. Alla base di molte depressioni c'è la mancanza d'amore : chi prende in considerazione il suicidio, sente che a nessuno importa se lui vive o muore. La persona depressa fa un bilancio totalmente negativo della sua esistenza che non offre nessun prospettiva di miglioramento : il futuro sarà orribile come il presente o anche peggio. Il suicidio appare, allora, come l'unico mezzo per porre fine alle proprie sofferenze che vengono vissute come intollerabili. Alcune volte, il suicidio può avere un fine "altruistico": chi si toglie la vita, è sinceramente convinto di essere un fallito e di aver deluso le aspettative degli altri. E' persuaso di essere un peso per i propri cari ed è convinto che gli altri starebbero meglio senza di lui o di lei.
Il suicidio come "vendetta".
Spesso le persone che pensano al suicidio non si sentono amate e considerate. Il suicidio diventa l'unico modo per essere finalmente visti e apprezzati dalle persone che li circondano. L'aspirante suicida è convinto che solo con un gesto estremo come quello di togliersi la vita, potrà far sì che gli altri si accorgano finalmente di lui. Il suicidio diventa un modo per vendicarsi dell'indifferenza o della cattiveria di amici e parenti:costoro saranno costretti a vivere tutta la loro vita, portandosi dietro il peso insostenibile della colpa e del rimorso. Spesso, con la propria morte, il suicida vuole colpire la persona che più l'ha fatto soffrire in vita. Ma dietro alla rabbia, c'è sempre una richiesta d'amore: l' aspirante suicida spera di ottenere con la sua morte quell' affetto e quella considerazione che non è riuscito ad ottenere da vivo.
Il suicidio per "amore".
Quando si perde una persona (sia come morte che come distacco) che si è amato tanto, la mancanza ed il dolore può essere così forte da decidere di porre fine alla propria esistenza. Ciò è particolarmente vero se si era anche dipendente affettivamente dall’altro.
Il suicida non desidera realmente morire: vuole solo porre fine ad un dolore insopportabile. Ma quando si è disperati, non si vedono le cose in un modo obiettivo: si pensa che perché il passato è stato brutto e il presente è duro, il futuro sarà altrettanto solitario e privo di amore. Ma nella vita tutto può cambiare, non bisogna mai perdere la speranza. Chi pensa al suicidio vede nella morte la soluzione ai propri problemi, ma il suicidio non è la risposta.
Di seguito riporto una consulenza pervenutami e pubblicata sul sito http://psicologo.girlpower.it che potrà essere utile a chi deve affrontare per sè o per un'altro una situazione simile.
"...voglio uccidermi. ogni mattina quando mi sveglio vorrei non svegliarmi vorrei non vivere più. la mia vita è uno schifo tutto quello che faccio è inutile. studio medicina e sono al terzo anno non sono stata capace di superare un esame e ora non riesco più a studiare non reisco ad andare avanti. mi sto ritrovando sola e stando sola ho cominciato a pensare e mi sono scontrata con i miei fantasmi del passato i mostri che tenevo nascosti e mi sono accorta che malgrado ho sempre finto di essere aggressiva sono una persona passiva di merda. stavo con un ragazzo che si vergognava di me abusava solo di me mi picchiava e mi maltrattava e io non riuscivo a reagire anzi. tutto di nascosto tutto sola senza che nessuno sapesse niente ora questo ragazzo che tra le altre cose è un mio collega di università mi ignora e dice che con me non vuole avere niente a che fare che sono noiosa e ripetitiva lui ha passato l'esame e ora si sente ancor più superiore a me non mi chiama più e davanti a me ci prova con delle ragazze mi sta distruggendo mi ha distrutto e non riesco a risalire io ero molto brava in tutto e ora non faccio nient'altro che stare a casa a disperarmi faccio finta di studiare invece fisso il vuoto e voglio morire presto quanto avrò il coraggio di farlo mi ucciderò al mondo non mancherò di certo..."
"Mi rendo conto che in questo momento della tua vita il suicidio ti sembra l’unica via d’uscita.
Ma tieni presente che il suicidio è una soluzione definitiva per dei tuoi problemi, che per quanto ritieni gravi, sono temporanei. Quando, in particolari momenti della nostra vita, ci sentiamo particolarmente depressi, ogni problema, piccolo o grande che sia, diventa un macigno insopportabile. Ma fra una settimana o un mese i tuoi problemi ti potrebbero sembrare completamente differenti, potresti vederli sotto una diversa ottica. La maggior parte delle persone che hanno pensato di suicidarsi in un determinato momento della loro vita, adesso sono felici di vivere e si rendono conto che volevano solo smettere di stare male, non cessare di esistere.
Devi IMMEDIATAMENTE parlarne con qualcuno. Non ce la puoi fare da SOLA.
Come hai avuto la forza di scrivere questa email (che attesta, appunto, la tua volontà di non soffrire più, non di non esistere) trova la forza di parlarne con un familiare, un’amico, una persona a tè vicina. Se non riesci a parlarne con nessuno di questi, chiedi un’aiuto esterno ad un centro d’assistenza, ad uno psicologo, o a chiunque altro ritieni idoneo. Quando avrai individuato la persona che ti potrà aiutare, parlargli subito dei tuoi sentimenti, di quello che provi in questo momento. Gridagli tutto il tuo dolore.
Cerca di parlarne anche con un medico. E’ possibile che tu in questo momento stia soffrendo, al di là dei problemi, di una qualche forma di depressione . Se così fosse si tratta anche di uno squilibrio chimico che può essere curato con il supporto di una terapia farmacologica.
L’essenziale è che superi questa “fase critica” ed il tempo è un fattore importante. Cerca di guadagnare non solo “tempo” ma di fare quello che ti ho indicato in questo “tempo”.
E ricordati il vero “coraggio” è affrontare il duro ma stupendo “mestiere di vivere”, non affrontare la morte.
Rimango a tua disposizione, se vorrai riscrivermi."
Una delle ultime e più belle opere di van Gogh è il Campo di grano con corvi, del luglio 1890, realizzata poco tempo prima del suicidio e giudicata dalla critica il suo "testamento spirituale" e si presta a rappresentare, anche attraverso la descrizione di seguito il tema trattato. Cupa è l'atmosfera. L'artista infatti non vede futuro per la sua esistenza immediata, anche se la sua anima continua ad ardere di un fuoco divoratore.
Il campo di grano è così mosso che sembra una foresta in fiamme, in cui strade vuote, che portano verso l'ignoto, cercano di farsi largo e su cui volteggiano tristi presagi: i corvi neri appunto, che sembrano arrivare come avvoltoi su un cadavere.
La strada è senza via d'uscita perché i campi, che esprimono i valori rurali del passato, nulla possono contro i nuovi valori borghesi, rappresentati da un cielo che pare un oceano in tempesta, in cui il chiaro si mescola allo scuro confondendo ogni cosa.
In mezzo a questo cielo tenebroso macchie bianche indistinte, misticheggianti, sembrano voler indicare gli astri o nuvole minacciose, ma in realtà raffigurano la solitudine dell'artista, ripiegato su se stesso.
Il campo di grano è l'elegia di uno sconfitto.
La strada infatti non porta da nessuna parte ed è virtualmente percorsa da una persona, l'artista, che non sa dove andare, né cosa cercare.
Da notare che prima di realizzare il quadro, van Gogh era andato a far visita al fratello Theo che viveva a Parigi ed era rimasto scosso per le difficoltà professionali di lui e per la salute cagionevole del nipotino Vincent.
Qualche giorno dopo aver finito l'opera, van Gogh scriverà l'ultima lettera a Theo, in cui dirà espressamente che la sua morte avrebbe posto fine al travaglio della famiglia del fratello: le sue opere sarebbero aumentate di valore e Theo - insieme alla moglie e al figlioletto Vincent - avrebbero potuto condurre una vita migliore (purtroppo anche Theo si ucciderà sei mesi dopo, angosciato per la morte del fratello).
Insomma van Gogh - se guardassimo l'aspetto contingente della sua esistenza - si sarebbe ucciso prendendo questa nota familiare come occasione per realizzare l'ultima missione della sua vita: lui che non era riuscito, in vita, a realizzare alcunché di socialmente utile, pensava di farlo da morto. In realtà l'occasione è solo un pretesto, in quanto è tipico dei folli trovare delle motivazioni etiche al proprio agire disperato. In filosofia gli esempi più classici sono Kierkegaard e Nietzsche
Dott. Roberto Cavaliere