Quello che è accaduto oggi mi costringe ad una riflessione. Ormai questo forum si sta affollando di miei "colleghi" maschietti con esperienza zero o quasi... e mi stavo chiedendo, perché è così importante avere delle esperienze di vita, di questo o di altri tipi?
Me lo stavo chiedendo perché... ho scoperto una cosa strana negli ultimi giorni. Ho un collega che viaggia spesso all'estero, e posta migliaia di foto delle sue mete, anche riguardanti le cose più insulse (le schifezze che mangia nei ristoranti finto-italiani che trova in ogni dove, per esempio), su tutti i social network. Un giorno, chiacchierando con lui, gli chiedo qualcosa su un suo viaggio recente in una capitale europea, ma lui ammette, con mio grande stupore, di non ricordare quasi nulla, perché ci è rimasto poche ore: ha visitato quattro capitali in un weekend, e in alcune non è riuscito a vedere manco il monumento più famoso. Insomma, il "mordi e fuggi" portato alle estreme conseguenze, è rimasto in ciascuna città quel tanto che bastava a fare un po' di foto e scappare, solo per il gusto di piantare la bandierina e dire agli altri "io ci sono stato, laggiù". E ho notato che è una tendenza diffusissima, anche, per esempio, fra quelli che vanno alle più banali vacanze al mare. In questi giorni ho il facebook intasato di foto di spiagge meravigliose e di mari incontaminati, sembra una gara a chi posta l'immagine con l'acqua più trasparente. Immagini fatte solo per creare invidia negli altri (ma che me ne frega di fare tutti i giorni centinaia di foto del posto dove vado a fare il bagno?), anche perché ho notato... che il mare visto dalle macchine fotografiche sembra sempre meglio di quello che è poi in realtà. Tanto che mi sono voluto cimentare nella competizione... a modo mio, ho fotografato la spiaggia più squallida e il mare più lurido della mia città natale (a pochi metri da dove attraccano le petroliere!), le ho fatte vedere ai miei amici senza dire di dove fossero e mi sono goduto le loro reazioni ("la riconosco! Anch'io sono stato in quella spiaggia croata! E' meravigliosa!"). Insomma, lo scopo principale di una vacanza non è più (o almeno, non è solo) rilassarsi, staccare dalla vita quotidiana o visitare un luogo ameno o mai visto prima, ma accumulare un'esperienza che possa renderci più interessanti e "fighi" agli occhi degli altri. E questo spiega anche perché tanti spendano un mare di soldi per mete lontanissime ed esotiche, solo per vederne l'aeroporto e un villaggio vacanze che è praticamente identico a quello che puoi trovare a pochi chilometri da casa, senza nemmeno dare un'occhiatina nei dintorni.
Ed è così per mille altre cose, dall'acquisto dell'ultimo aggeggio elettronico, alla cena nel ristorante etnico, alla lettura dell'ultimo best-seller, al capo d'abbigliamento alla moda, all'ultimo successo in qualche scalcinata competizione sportiva... si accumulano esperienze insulse di cui non ci frega assolutamente nulla, solo per apparire più interessanti agli occhi degli altri.
E a questa tendenza, secondo me, non sfuggono nemmeno le relazioni interpersonali, e quelle amorose in primis. Perché ho tanta ansia di avere una relazione amorosa con una ragazza? Semplicemente perché le persone che mi circondano, alla mia età, ne hanno già avute più di una (almeno, dicono di averne avute, ma su alcuni di loro ho seri dubbi) e questo fa di me, socialmente parlando, un menomato, una persona priva di qualunque interesse. E questo modo di pensare lo ritrovo, forse in maniera ancor più evidente e deteriore, fra i più giovani, in particolare quelli nati nei '90: ricordo una ragazza che mi fece una confessione allucinante, "mi sento una nullità, a vent'anni ho avuto solo tre storie e ora sono sola, se non faccio più esperienza non mi vorrà più nessuno". Il/la partner come status symbol, le relazioni come una raccolta punti, chi ne ha avute di più è il più fico di tutti. E questo implica il provarci con tutti e tutte, senza soluzione di continuità. Ogni persona dell'altro sesso (salvo ovviamente quelle repellenti) come possibile partner, tutti i rapporti che si costruiscono sono fasulli perché animati da secondi fini, si punta solo al trofeo di caccia senza alcun interesse per l'altra persona.
Che lezione ho tratto da tutto questo? Che questo modo di vivere e di pensare è davvero da stupidi, porta solo dolore e insoddisfazione. Che non ha senso fare qualcosa che magari non mi piace nemmeno, o di cui non mi importa proprio nulla, solo perché mi renderebbe più interessante agli occhi di altre persone (per inciso, non so manco se il sesso mi piacerebbe, ultimamente mi hanno riferito che per i ciccioni è sfiancante e sgradevole... è vero?!?). Che se le altre persone non si interessano a me per quello che sono, allora è inutile che cerchi di fingermi qualcun altro: comunque, non sarebbero interessate a me; e pazienza se questo implica che non debba piacere proprio a nessuno. Che nel momento più cupo della mia depressione, mi mancava moltissimo non poter leggere un libro, o non poter uscire di casa. Non me ne importava un fico secco del mio look, mi sentivo molto più libero quando non mi curavo per nulla e vestivo come un sacco di patate. Non me ne importava più di tanto di non avere amici, avevo il mio cane e mi bastava, le chat non le frequentavo per nulla. Le ragazze... beh, avevo un vago sentore che esistessero, ma non sentivo il bisogno di cercarle. E forse, se non ho trovato nulla fino a quest'età, è semplicemente che non è nelle mie possibilità avere una relazione amorosa, anche perché non sento di aver nulla da dare a una ragazza. E ho capito che forse, per essere più simile agli altri, sto veramente sbagliando ogni cosa...