darkrose, mi dispiace, ho letto il tuo post. Quando stai male se ti va contattami, provo ad aiutarti per quel che possa valere.
Royal, ho 17 anni... è complicato il rapporto che ho con la mia mamma. Ha sempre sofferto e le sono sempre stata vicina, lo sono tutt'ora, del resto chi potrebbe esserlo se non i figli?
Quand'ero piccolina, vivevo di lei... eravamo praticamente un'unica cosa, la definivo la madre migliore del mondo, perché nonostante la violenza fisica e psicologica subita, andava avanti, a modo suo... e cercava di proteggere me e le mie sorelle da una realtà a cui chiunque avrebbe preferito non credere. Ma purtroppo sono sempre stata una bambina più "sveglia" delle altre: non fraintendete, non pecco di presunzione, semplicemente anziché vivere i miei sogni come tutti i bambini, non riuscivo a far finta di non sapere tutto quello che le stesse succedendo, capivo anche troppe cose, e magari non avrei neppur dovuto,proprio perché ero piccola, e di certo non potevo salvarla.
Ora non abbiamo un vero e proprio rapporto; circa quattro anni fa fu distrutto definitivamente dal suo ultimo "amante", che si rivelò il pedofilo schifoso a cui sono riuscita a sfuggire. Quando una cosa si spezza è difficilissimo riassemblarne i pezzi, specie se era già fragile. La fiducia è stata distrutta dalla paura, dalla sensazione di tradimento che partiva dalla persona che mi ha messo al mondo.
Ma in fondo tutto era portato dal fatto che lei stessa non si rendeva conto di nulla, nel suo delirio, cercava un rifugio da tutto il male che viveva, e le persone sapevano illuderla benissimo, perché ne recepivano l'ingenuità, la debolezza, e ne facevano puramente un oggetto.
Diciamo che da quel momento ho preso realmente coscienza del fatto che devo proteggerla, ma anche di dover proteggermi io stessa da lei.
Quindi, non saprei come definire esattamente il nostro legame, sicuramente la amo da morire, ma non si può considerare di certo un nido, un punto di riferimento, come per tutti gli altri, semmai posso esserlo io per lei, con le mie sorelle.
Forse ho sbagliato a formulare la frase: non si tratta di vincere nel vero senso della parola. Per quanto mi riguarda, si tratta di emergere, emergere dal pozzo buio e profondo. Di sconfitte ne ho affrontate tante, so perdere, e so accettarne le conseguenze, di certo non devo impararlo... Ma per come vivo, per la mia situazione, posso permettermi di cadere in una percentuale pari allo 0,2. Perché a ogni atto corrisponde una reazione, e ad ogni passo indietro, ad ogni cedimento, corrisponde una ferita che rallenta il processo che mi porterebbe fuori.
Gion... che dire, sì sono perennemente in ansia, e forse confusa... no, non ho uno psicologo, o meglio lo avevo ma alla fine son sbottata e non ci sono andata più. Il punto è che non sono un caso da seguire, con seri problemi. Avrei solo bisogno di una tregua, di serenità, di un qualcosa che mi aiuti a fare chiarezza... E di certo non lo è una persona che mi ripete sempre le stesse cose, mi fa perdere tempo parlando a ruota senza dirmi nulla, se non "devi trovare la chiave in te stessa", tutte le volte. E grazie al c***o, allora non ho bisogno di spendere un patrimonio da te.
Mia sorella più grande è il mio punto di riferimento, ma lavora tantissimo, e a breve ha la tesi di laurea quindi sta sempre o fuori casa, o dentro a studiare. Per me c'è sempre, ma sono io a tirarmi indietro perché lei già vive i suoi problemi, oltre a navigare sulla mia stessa barca, e non me la sento di caricarle anche i miei sulle spalle. D'altronde è l'esempio più fantastico che si possa avere: da sempre ha vissuto questa situazione,ed era sola, si è sempre presa carico di tutto, e mi ha sempre protetta fin dove riusciva. Ovviamente dovevo nuotare da sola, con le mie braccia, mettendo da parte il sentore di dolore e fatica, altrimenti saremmo affondate entrambe. Oltre lei non c'è nessuno di cui mi riesca a fidarmi, all'inizio non parlavo nemmeno con lo psicologo,e alla fine non è servito a granché perché devo fare sempre tutto io, da sola. Diciamo che la palestra mi aiuta parecchio, stare insieme ai miei amici mi fa sentire più forte,do sfogo alla rabbia, sviluppando una forte resistenza, cercando di ristabilire l'equilibrio interiore. Ma non posso passare la mia vita lì dentro, e quando sono fuori, torno a sentirmi bruciare. Praticamente non ho neppure il tempo matematico di lasciarmi andare perché mi si ritorcerebbe contro il tempo perso. Questo forum non è negativo, rappresenta il mio rifugio quando ho questa sensazione di crollo, e se posso, aiutare mi fa sentire un pochino meglio... Certamente sono tutte le ferite ancora aperte che mi fanno sentire così, anche se non fresche, e ne ho diverse, ma non mi va di parlarne, perché sarebbe come andare a toccarle

Tenersi tutto dentro e non sbottare. E' questo il dolore più forte, accusare il colpo, e rialzarsi fingendo di non sentire nulla.