Non reggo più nulla. Non ce la faccio davvero. Devo fingere tutto il giorno, tutti i giorni, di star bene. Devo essere forte e mostrarmi forte. Il punto è che sono forte, perché nonostante il fuoco che brucia ogni parte del mio corpo dall'interno, vado avanti nascondendo le ferite. Ma sto male. Sto malissimo. Sto sviluppando una rabbia tremenda, sono aggressiva, sono scontrosa, specie in quest'ultimo periodo. Basta una piccola scintilla per farmi scattare, una minima provocazione e parto come un dobermann. Perché non riesco più a fingere, lo stato di malessere soccombe, mi percuote, e nasconderlo è durissima. Non riesco più a stabilire un controllo, a darmi pace, a trovare un equilibrio. Sono fragile, sensibile. Non debole. Ma vulnerabile sì. Ho subìto troppi colpi forti, ogni cosa mi tocca parecchio, per quanto faccia la finta strafottente. Il passato mi ha resa solo più chiusa, fredda, diffidente. E non è bello non riuscire a fidarsi nemmeno di se stessi e avere timori che bloccano come un cappio in gola. Timore di fare passi falsi che porterebbero errori. Timore delle conseguenze di ogni azione. Timore di superare i propri limiti.
Sono esausta. Non esiste una, dico una sola, persona in grado di saper captare questo mio lato nascosto, e saperlo gestire, aiutandomi. Non esiste una persona che lo accetti. Perché sono io, perché tutti si aspettano forza, grinta, soddisfazioni. Tutti puntano su di me. E non ammettono cedimenti. Forse fanno bene, mi spronano ad andare avanti. Ma nel frattempo, nella mia testa, dentro di me, combatto l'inferno.
E odio ritrovarmi a piangere di notte per non farmi sentire o scrivere qui perché sto talmente male da esplodere. Non so per quanto ancora riuscirò a tenere ben salda la maschera. Mi piacerebbe poter gridare al mondo, in cerca di risposte, ma non posso. In passato avevo modi pessimi di sfogarmi. E comunque nonostante la mia "ribellione" nessuno comprendeva, quindi mi son dovuta arrendere e ho cercato di rigare dritto di nuovo. Ma il dolore è forte. Se prima erano determinati fattori a portarlo, adesso ne sono altri. E devo assolutamente placarmi, gestirmi, frenarmi. Continuo a combatterlo talmente bene da non farlo trasparire neppure dallo sguardo. L'acutezza dei miei occhi lancia sfide, non abbasso lo sguardo con nessuno. Non temo nessuno. Mi descrivono come una prepotente, a volte anche arrogante, tendo sempre ad avere il controllo su tutto. Ma è da quegli stessi occhi che a quest'ora scendono lacrime calde, che mi accarezzano il viso, e quasi mi consolano. Vorrei fermarle, perché mi vergogno di me stessa: in questo caso, mi sento una debole. Ma non riesco, scoppio, implodo, tutto il fermento, tutta la sofferenza e i colpi repressi dentro, sembra si allevino attraverso esse. Non basta imporre le mie idee, la mia aggressività, non mi bastano tisane o distrazioni, non mi bastano allenamenti che portano allo sfinimento, non mi basta nulla.
Dimenticare, per certi versi è una parola meravigliosa, poter dimenticare è una possibilità che attizza parecchio. Ma a me non accade, per lo meno non con quello che vorrei. Ogni ferita, basta un solo ricordo, per riaprirla. Per altri punti invece è terribile, specialmente quando si sente che il mondo si sta dimenticando di noi. L'oblio, l'ipotesi del raggiungimento dello stesso mi spaventa; ed infatti spesso mi capita di sognare di essere bloccata in una fossa senza ossigeno: nessuno mi trova, non riesco a urlare, e nessuno si preoccupa di venirmi a salvare. Sento di vivere nel pieno di un vortice nero, dal quale penetrano solo fattori negativi, che siano esterni o interni. E comunque, ugualmente, tra 5 ore tocca alzarmi e fingere che sia tutto limpido come l'acqua.