Piangersi addosso se è un comportamento abituale, tale da determinare un etichettamento (dichiarato o non dichiarato), da parte di altri, è negativo per il semplice fatto che conduce all'isolamento sociale.
L’auto commiserazione fa dunque riferimento a credenze di base che determinano una definizione del sé, come di soggetto inabile nelle relazioni sociali, incapace di far fronte agli eventi in modo efficace, non amabile o attraente come persona. È chiaro che, di fronte a credenze di questo tipo, che esprimono un giudizio negativo di sé, la persona timida è indotta a considerarsi come condannata a un ruolo immutabile, perdente; ........................scoramento e senso d’impotenza...... L’auto commiserazione assume anche il significato di resa, di demotivazione, ma anche del rigetto, del rifiuto, della non accettazione di se stessi. [Timidezza e ansia sociale: auto commiserazione e vittimismo; Zizzari]
Spesso è anche una reazione inconscia di difesa da azioni improntate all'obiettivo cognitivo si superamento del problema, cioè un alibi non volontario e cosciente, ma il risultato di strutture protettive inconsce chiamate "stili di crescita della conoscenza" che la mente genera in difesa degli schemi cognitivi acquisiti.
Tuttavia, se il piangersi addosso viene trasformato in
sfogo una tantum e si conclude, magari, con una richiesta di aiuto e di suggerimenti, può risultare decisamente utile poiché induce a comportamenti solidali, a empatia e validazione.
Le persone non si allontanano da chi lamenta una sofferenza, a prescindere; si allontana da chi assume questo atteggiamento in modo stabile, costante, da chi ne fa il proprio modus operandi. E questo è comprensibile visto che, in questo modo, diventa portatore solo di negatività.