Mi guardo oggi e mi vedo sola, esattamente come lo ero ieri, forse anche di più perché se anni fa potevo contare su una madre oggi, se credevo di poter fare affidamento sulla famiglia, oggi non mi riesce più.
Mi rendo conto che ho paura di questo mondo e della natura umana sempre più deludente e ambigua, sempre più concentrata esclusivamente ad arraffare che a donare.
In questo mondo sono in tanti a considerare la persona come un oggetto da possedere o come un pozzo da prosciugare piuttosto che come una persona d'amare e sono ancora più spaventata nell'accettare che proprio tra le persone migliori, tra quelle che tu stessa diresti "Che brava persona!" si possa celare quel male che tanto disprezzi. Oggi siamo tutti apparenza e c'interessa esclusivamente mantenere le apparenze lasciando emergere nell'oscurità il nostro lato più malvagio in modo che nessuno possa vederlo, perché in cuor nostro ce ne vergogniamo.
Così mi rendo conto come questo atteggiamento double face dell'uomo moderno non sia nient'altro che frutto di un continuo adeguarsi ai costumi di una società, di una cultura che sta trasformando l'uomo in una marionetta dedita al consumo di tutto; e anche durante la crisi economica non fa che emergere questo "fattore" negativo.
Stando a tutto questo e vedendo il mondo muoversi attorno a me a una velocità impressionante, prevedo _ razionalmente parlando_ che il mio futuro sarà persino peggiore del mio presente: sola, senza lavoro e forse ancora a prendermi rabbia per una laurea che non arriva.
Poi però mi rendo conto di aver dimenticato qualcosa... qualcosa d'importante.
Oggi sono ferma di fronte a un bivio. Da una parte c'è la strada che ho sempre cercato di seguire (quella di farsi accettare dagli altri a costo di soffocare se stessi e di essere puntualmente disprezzati), dall'altra una strada che non ho mai intrapreso e che ho quasi paura a farlo.
Ho dimenticato che per cambiare le cose basta un pizzico di volontà e anche di fede.
Ho dimenticato che c'è chi resta a guardare_ non so per quale ragione_ aspettando non so quale segnale per avvicinarsi. A volte ho come la strana sensazione che stia aspettando anche solo il momento giusto per riavvicinarsi, ma potrei anche sbagliarmi. Insomma, ci sono tante ragioni per cui questa persona continua a trovarsi per puro caso in alcuni momenti della mia vita, pur stando in disparte (appelli, fare la spesa, in biblioteca...).
O forse sono io che mi faccio troppi film e che ancora spero di poter rimediare a un errore commesso tanti anni fa. Ho amato veramente una sola persona in vita mia e me la sono fatta scappare per accontentare la mia famiglia che non mi ha dato la minima comprensione, che è stata assente nei momenti più importanti_ quando ero perseguitata dai bulli, quando ho partecipato al primo concorso di poesia, quando ho avuto più bisogno di loro.
Me ne pento, ma forse è troppo tardi... o forse no.
Il vero problema è che non riesco a capire. Se avessi la certezza che mi sta aspettando sarei io stessa a tendergli la mano.
