“Quando guardavo i miei compagni di scuola giocare, avrei potuto allo stesso modo osservare le attività ludiche di un gruppetto di cuccioli di orso. Sapevo che si stavano divertendo; ma semplicemente non sentivo di appartenere a quella specie. Sapevo di appartenere a qualche altro posto, ma non sapevo come raggiungerlo.”
Questo è il pensiero di una persona affetta da una tipologia di timidezza molto debilitante, chiamata “timidezza in amore”(love-shyness).
Essa è una delle forme di timidezza più dolorosa e maggiormente capace di condizionare la vita di chi ne soffre.
Ciò è dovuto al fatto che, così come la timidezza nelle situazioni puramente sociali è di gran lunga peggiore della timidezza in situazioni impersonali come nell’ambito del lavoro, la timidezza in amore va a colpire la sfera in assoluto più profonda, privata e delicata dell’individuo.
Le caratteristiche principali di un timido in amore sono:
– Estrema difficoltà nel trovare un partner, al punto di non riuscire a trovarne nessuno.
– Estrema ansia, senso di imbarazzo e difficoltà relative a “fare la corte”, come chiedere a qualcuno di uscire.
– Ansia sociale generalizzata che inibisce il proprio potenziale e limita la propria abilità di crescita personale.
– Mancanza di amici, o un numero ridottissimo di amici intimi, e difficoltà a fare amicizia.
– Mancanza di interesse nel formare amicizie, e interazioni sociali, apparte l’unico vero desiderio di ottenere un partner.
– Una sensazione di essere “escluso” e alienato dalla società e dalle persone in generale.
Sebbene questo tipo di timidezza affligga indistintamente maschi e femmine, è nella versione maschile che si riesce a osservare una maggiore rilevanza sociale: infatti è molto improbabile che una ragazza faccia il primo passo in una relazione amorosa, tradizionalmente è sempre il maschio a dover avere l’onere della prima mossa (e la femmina di solito si mostra “irraggiungibile” anche quando intende concedersi alle lusinghe, rendendo il quadro ancora più complesso di quanto non sia). Quindi per una ragazza timida in amore non sarà più difficile, rispetto a una sicura di sè, trovare un partner; mentre invece per un ragazzo timido in amore sarà, dal proprio punto di vista, una impresa al limite dell’impossibile.
Questa condizione di “impossibilità alla passività” rende il ragazzo timido in amore una persona in bilico tra due bisogni contrapposti: farsi accettare come partner (quindi mostrarsi forte, attivo e determinato) ed esprimere la sua emotività (quindi la propria debolezza e fragilità).
Il coesistere di questi due bisogni creano una situazione di potenziale crisi ed instabilità.
La situazione più emblematica e dolorosa è data dal concetto del cosiddetto “maschio lesbica”: alcuni studi (il più importante condotto in America nel 1987, dal professor Brian G. Gilmartin) hanno dimostrato che molti timidi in amore non solo avrebbero voluto nascere donne, ma anche che, se fossero donne, amerebbero altre donne e non degli uomini. Non desiderano cambiare sesso chirurgicamente e non praticano il travestitismo. Questo impedisce di considerarli omosessuali o transessuali; il rimpianto di non essere donne si alimenta dalla convinzione che il ruolo di genere femminile si addica a loro molto più di quello maschile e di una certa invidia della maggior duttilità che oggigiorno quel ruolo consente. Questa cattiva identificazione con il ruolo del genere maschile e decisa preferenza per il ruolo femminile, si nota anche in situazioni non sentimentali: i maschi lesbica non cercano amici maschi (anzi, di solito cercano solo partner sentimentali, cosa che li fa sempre dondolare tra il dramma e la farsa, per via della percezione della propria inadeguatezza) e nemmeno compagni di gioco e colleghi di lavoro maschi.
Il sentimento che prevale in loro è, come intuibile, un paradosso apparentemente irrisolvibile: una sorta di altalena tra la risolutezza, tipicamente maschile, dell’impersonare un possibile oggetto di attenzioni di un possibile partner del sesso opposto e la pacatezzadell’espressione della propria emotività, tipicamente femminile e in contrasto con le aspettative, sessuali e relazionali, di una ragazza (che nel caso fosse etero non sarebbe attratta da un maschio i cui tratti caratteriali non fossero tipicamente mascolini e se fosse lesbica non sarebbe attratta, per definizione, da un maschio).
Il professor Gilmartin attribuisce la nascita della “timidezza affettiva” ad errori educativi: l’educatore che mina costantemente la fiducia del bimbo in sé stesso e nella sua capacità di essere amato, lo predispone a questa forma di timidezza. Gilmartin mette inoltre in relazione questo tipo di timidezza con la “sindrome di Asperger”, di cui non si conosce con certezza la causa e che alcuni ritengono una forma di “autismo ad alto funzionamento”.
Io mi sento così da praticamente sempre, solo che non sapevo che questo sentire avesse un nome e fosse pure oggetto di studio. Questo mi ha aiutato a comprendermi e accettarmi per quello che sono, al di là dei propri preconcetti e miscredenze..
Qualcuno che si ritrova in questa descrizione?