Timidezza in amore e maschio lesbica

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Timidezza in amore e maschio lesbica

Messaggioda Perplex » 02/07/2016, 9:40



“Quando guardavo i miei compagni di scuola giocare, avrei potuto allo stesso modo osservare le attività ludiche di un gruppetto di cuccioli di orso. Sapevo che si stavano divertendo; ma semplicemente non sentivo di appartenere a quella specie. Sapevo di appartenere a qualche altro posto, ma non sapevo come raggiungerlo.”
Questo è il pensiero di una persona affetta da una tipologia di timidezza molto debilitante, chiamata “timidezza in amore”(love-shyness).

Essa è una delle forme di timidezza più dolorosa e maggiormente capace di condizionare la vita di chi ne soffre.
Ciò è dovuto al fatto che, così come la timidezza nelle situazioni puramente sociali è di gran lunga peggiore della timidezza in situazioni impersonali come nell’ambito del lavoro, la timidezza in amore va a colpire la sfera in assoluto più profonda, privata e delicata dell’individuo.
Le caratteristiche principali di un timido in amore sono:
– Estrema difficoltà nel trovare un partner, al punto di non riuscire a trovarne nessuno.
– Estrema ansia, senso di imbarazzo e difficoltà relative a “fare la corte”, come chiedere a qualcuno di uscire.
– Ansia sociale generalizzata che inibisce il proprio potenziale e limita la propria abilità di crescita personale.
– Mancanza di amici, o un numero ridottissimo di amici intimi, e difficoltà a fare amicizia.
– Mancanza di interesse nel formare amicizie, e interazioni sociali, apparte l’unico vero desiderio di ottenere un partner.
– Una sensazione di essere “escluso” e alienato dalla società e dalle persone in generale.

Sebbene questo tipo di timidezza affligga indistintamente maschi e femmine, è nella versione maschile che si riesce a osservare una maggiore rilevanza sociale: infatti è molto improbabile che una ragazza faccia il primo passo in una relazione amorosa, tradizionalmente è sempre il maschio a dover avere l’onere della prima mossa (e la femmina di solito si mostra “irraggiungibile” anche quando intende concedersi alle lusinghe, rendendo il quadro ancora più complesso di quanto non sia). Quindi per una ragazza timida in amore non sarà più difficile, rispetto a una sicura di sè, trovare un partner; mentre invece per un ragazzo timido in amore sarà, dal proprio punto di vista, una impresa al limite dell’impossibile.
Questa condizione di “impossibilità alla passività” rende il ragazzo timido in amore una persona in bilico tra due bisogni contrapposti: farsi accettare come partner (quindi mostrarsi forte, attivo e determinato) ed esprimere la sua emotività (quindi la propria debolezza e fragilità).
Il coesistere di questi due bisogni creano una situazione di potenziale crisi ed instabilità.

La situazione più emblematica e dolorosa è data dal concetto del cosiddetto “maschio lesbica”: alcuni studi (il più importante condotto in America nel 1987, dal professor Brian G. Gilmartin) hanno dimostrato che molti timidi in amore non solo avrebbero voluto nascere donne, ma anche che, se fossero donne, amerebbero altre donne e non degli uomini. Non desiderano cambiare sesso chirurgicamente e non praticano il travestitismo. Questo impedisce di considerarli omosessuali o transessuali; il rimpianto di non essere donne si alimenta dalla convinzione che il ruolo di genere femminile si addica a loro molto più di quello maschile e di una certa invidia della maggior duttilità che oggigiorno quel ruolo consente. Questa cattiva identificazione con il ruolo del genere maschile e decisa preferenza per il ruolo femminile, si nota anche in situazioni non sentimentali: i maschi lesbica non cercano amici maschi (anzi, di solito cercano solo partner sentimentali, cosa che li fa sempre dondolare tra il dramma e la farsa, per via della percezione della propria inadeguatezza) e nemmeno compagni di gioco e colleghi di lavoro maschi.
Il sentimento che prevale in loro è, come intuibile, un paradosso apparentemente irrisolvibile: una sorta di altalena tra la risolutezza, tipicamente maschile, dell’impersonare un possibile oggetto di attenzioni di un possibile partner del sesso opposto e la pacatezzadell’espressione della propria emotività, tipicamente femminile e in contrasto con le aspettative, sessuali e relazionali, di una ragazza (che nel caso fosse etero non sarebbe attratta da un maschio i cui tratti caratteriali non fossero tipicamente mascolini e se fosse lesbica non sarebbe attratta, per definizione, da un maschio).
Il professor Gilmartin attribuisce la nascita della “timidezza affettiva” ad errori educativi: l’educatore che mina costantemente la fiducia del bimbo in sé stesso e nella sua capacità di essere amato, lo predispone a questa forma di timidezza. Gilmartin mette inoltre in relazione questo tipo di timidezza con la “sindrome di Asperger”, di cui non si conosce con certezza la causa e che alcuni ritengono una forma di “autismo ad alto funzionamento”.

Io mi sento così da praticamente sempre, solo che non sapevo che questo sentire avesse un nome e fosse pure oggetto di studio. Questo mi ha aiutato a comprendermi e accettarmi per quello che sono, al di là dei propri preconcetti e miscredenze..
Qualcuno che si ritrova in questa descrizione?
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Timidezza in amore e maschio lesbica

Messaggioda eli701196 » 04/07/2016, 9:47



E' praticamente la mia descrizione, a parte la storia del maschio lesbica ovviamente. Comunque è interessante l'articolo, dove l'hai trovato? Così per vedere se c'è anche qualcosa che lo spiega da un punto di vista femminile.

[quote="Perplex"][quote][i]Quindi per una ragazza timida in amore non sarà più difficile, rispetto a una sicura di sè, trovare un partner[quote]

:(
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Timidezza in amore e maschio lesbica

Messaggioda Perplex » 04/07/2016, 11:01



È un mix di articoli che ho trovato su libri e siti, più qualche mia considerazione.
Prova a dare un occhio a questo sito (è in inglese): http://www.love-shy.com/
E questi libri:
– Brian G. Gilmartin – “Shyness and Love: Causes, Consequences and Treatment”, University Press of America, 1987.
– Deborah C. Beidel – “Timidezza e fobia sociale: genesi e trattamento nel bambino e nell’adulto”, McGraw-Hill, 2000

Per la frase che hai citato, ovviamente si parla di percentuali e probabilità, non tutti i timidi in amore sono uguali. Come in tutti i tipi di timidezza, c'è chi l'ha più marcata e invalidante e chi meno.
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Timidezza in amore e maschio lesbica

Messaggioda samhaim » 04/07/2016, 11:21



mi rivedo anche io purtroppo in molte di queste cose, purtroppo non credo sia facile determinare se sia più l'aspetto educativo/ambientale che quello caratteriale di base a determinare questo tipo di persone, per certi versi ricorda l'ipersensibilità
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Timidezza in amore e maschio lesbica

Messaggioda liberaMEnte » 04/07/2016, 15:55



La frase sugli orsi si addice perfettamente a ciò che sento,e al modo in cui mi sono sempre percepita.
Io mi rivedo completamente in tutte le caratteristiche elencate tranne una (la penultima), e il partner ce l'ho per puro caso/fortuna perchè realmente non ho fatto assolutamente nulla per trovarlo, è semplicemente capitato, e in questo ammetto che il fatto di essere io la parte femminile ha aiutato, perchè è vero che generalmente è più comune che l'approccio avvenga da parte maschile.
Detto ciò, specificatamente riguardo l'ambito "identità di genere", devo dire che io avrei voluto nascere maschio e che quasi sicuramente in quel caso sarei stata gay (e per il mio modo di pensare non costituisce minimamente un problema). Non cambierei mai sesso, nè ho alcun tipo di "confusione" o indecisione, è che semplicemente sento più affine alla mia natura il mondo maschile, invece l'universo femminile mi risulta veramente distante, sconosciuto, estraneo. Il mio modo di ragionare è più maschile che femminile, non ho praticamente mai avuto vere amicizie con le ragazze, e le poche persone con cui mi sono trovata a mio agio, in sintonia e con cui sono riuscita a sentirmi e ad essere me stessa, dai 14 anni in poi sono state tutte di sesso maschile.
Con le ragazze mi sento davvero un'aliena, ancor più fuori posto e contesto, specialmente nelle situazioni di gruppetti femminili tipo le classiche serate tra donne o lo shopping con le amiche.
A questo aggiungo il fatto che molte attività femminili non mi vengono assolutamente naturali e/o non mi piacciono.
Negli anni ho imparato a vedere tutto come abbastanza relativo, nella mia testa non esistono concetti di "giusto e sbagliato", nulla di assoluto e universale, è tutto relativo e tutto soggettivo, e questo mi ha permesso di realizzare che non sono obbligata ad essere ciò che non è nella mia natura, che non siamo fatti tutti con lo stampino. Sono nata femmina e ora dovrei essere ormai una donna, ma non esiste un solo tipo di donna (ne di uomo), e da molti anni non cerco più di diventare "come le altre", di imitare comportamenti e modi di essere che sento completamente estranei a me. Ho deciso di vivere cercando di essere me stesa e non ciò che ci si aspetterebbe che io diventassi, ho imparato a conciliare e far coesistere i diversi aspetti della mia personalità multisfaccettata, ad accettare le mie contraddizioni e a non vederle come qualcosa di negativo.
L'articolo termina con due considerazioni/ipotesi che meriterebbero di essere indagate con attenzione, una sulle cause educative e una sulla correlazione con la sindrome di Asperger; conosco abbastanza entrambi gli argomenti e credo sia probabile che Gilmartin "ci abbia visto giusto", ma per avere una vera opinione in merito sento la necessità di ulteriori approfondimenti e ragionamenti.
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Messaggioda Perplex » 05/07/2016, 16:07



Interessante post Libera, grazie per aver condiviso la tua esperienza!
Esperienza che sembra essere più comune di quanto si immagini, tant'è che sebbene questo sia un fenomeno studiato da relativamente poco tempo, sembra invece essere piuttosto diffuso.
Non so di studi inerenti le cause reali e la versione femminile perché purtroppo, da un lato è uno studio relativamente recente e, dall'altro, è una condizione che rimane molto nascosta e magari scambiata per altre (per esempio l'introspezione).
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