Salve a tutti, eccomi qui a raccontare la mia storia.
Cercherò di non essere troppo prolissa, ma le storie, le storie delle persone, le persone stesse, sono un infinito.
La mia storia inizia con mia madre e la sua malattia: un tipo di schizofrenia piuttosto pesante e la sua malattia per tutti noi è stata devastane dal punto di vista psicologico.
Tutto questo mi ha fatto crescere in un mare di freddezza, poco amore e affetto, molta instabilità e mi ha fatto diventare l' essere che non sopporto essere diventato.
Sono una persona emotivamente instabile, molto chiusa, insicurissima, debole, con un' autostima pressoché inesistente, emotiva e... Depressa. Che bel quadretto.
Da piccola facevo fatica a socializzare, giocavo sempre da sola, non mi ponevo problemi di sorta, a me andava bene così, nel frattempo andavo da assistenti sociali e mi sembra degli psicologi. A tutt'ora mi reputo abbastanza asociale, una che si isola, a cui piace star da sola, che preferisce leggere un libro piuttosto che uscire con le quattro amiche spiaccicate che si ritrova e molto spesso vengo rimproverata di questo.
Le mie storie d' amore son sempre state sbagliate, un po' malate. Sono stata amata poco, forse per niente; storie brevi, ma vissute con intensità, son sempre stata lasciata, nessuno mi ha mai veramente scelta, voluta al proprio fianco e di questo ne ho sofferto parecchio. Ad oggi sto portando avanti una specie di relazione, una storia non storia, che non è d' amore, perché ormai porto dentro troppe ferite ma che mi stimola e mi aiuta a sentirmi viva, anche se è un' altra storia impossibile. Ormai mi conosco, non riuscirò mai a vivere una storia sentimentale sana, mi piaceranno sempre uomini complessi, fuori dal comune ma con cui non potrò andar oltre. Perché voglio qualcosa fuori dal comune, voglio l' eccezionalità perchè altrimenti mi sentirei morta.
E lo sono, la mia vita la odio, odio me stessa, tutto ciò che sono, tutto ciò che non sono e non sono riuscita ad essere.
Ho subito alle medie episodi di bullismo perché ero quella timida, fragile, che non reagiva e ne sono uscita da quel posto distrutta.
Poi c'è stata la malattia di mia sorella; anoressia, bulimia, tentato suicidio, un' altra botta.
Ho trent' anni, sono vuota. Un vuoto incolmabile; troppo spesso ormai penso al suicidio, perché trovo insopportabile la mia vita. Non ho neanche un lavoro, ricerche disperata per fuggire da questa casa che mi sta sempre di più distruggendo.
Anni di psicoterapia inutili, di antidepressivi inutili (che ho sospeso e che non so se riprendere), sono ancora qui, inutile, io.
Mi sono rifugiata molto spesso nella scrittura, nelle poesie, non ho talenti, sono una persona normalissima, mediocre, solo più pesante.
Non sono neanche tanto intelligente e brillante, non sono andata all' università, a scuola avevo voti sufficienti, nulla di eccezionale insomma. Sono diventata arida, non sono capace di gestire i rapporti, quelle quattro amiche non mi capiscono molto e capisco che è difficile avere a che fare con una persona poco reattiva. Cosa ne sanno però loro dell' inferno che passo io! Che questa maledettissima depressione non è fare la vittima, non è non sapere che tutti noi abbiamo problemi, non è "reagisci" è qualcosa di più profondo e insidioso, forse anche biologico, perciò questo mal di vita, probabilmente me lo porterò per sempre dietro, ed ormai io, nella mia infelicità, sto bene...
Se avessi il coraggio di farla finita, sicuramente non starei più qui.
E per ora concludo solo con una domanda: "Si vuol bene solo alle persone felici?"
Buonanotte a tutti.