Fu in quel giorno di novembre
che camminando senza meta
ti vidi di sfuggita.
Ferma in attesa di chissà cosa,
forse un amico, forse un saluto.
Rallentai un attimo il passo
cercando di guardarti meglio.
Quasi mi fermai,
ma i miei occhi non incrociarono i tuoi.
Poi continuai a camminare,
senza più guardarti,
perché il coraggio mi mancò.
Fu in quel momento che capii
che mai avrei saputo nulla di te.
Un attimo di sconforto, la solita disperazione.
Ma d'un tratto mi resi conto, con sollievo,
che non fermarmi a conoscerti fu la cosa giusta,
e fu giusta per davvero.
Da quell'istante potei quindi darti una mia vita,
senza che essa sia per forza vera,
senza che essa sia per forza la tua.
Poi mi promisi di dimenticarti,
non appena finito il mio vagabondare,
in quella strana giornata uggiosa.
E così fu, ragazza pensierosa.
Sì, ti dimenticai, mi duole ammetterlo.
E quasi non ricordo che faccia hai.
Tanto, ne sono certo,
tu neanche mi hai visto,
tu neanche sai di me.
E io spero tanto, ma tanto davvero,
che tu stia meglio di me,
chiunque tu sia, ovunque tu sia.
Scusa se scelsi per te un nome a me caro,
ma in quella nebbiosa giornata,
come da contraltare,
necessitai di una visione di pace,
una visione davvero Serena.