Dopo un lungo tempo di instabile equilibrio, sono caduto nuovamente in un forte stato di sconforto esistenziale, ma stavolta le cose - purtroppo - sono cambiate. Sono cambiate nel senso che rispetto al passato, forte delle mie esperienze, non trovo più una valvola di sfogo. Seppur reagendo in maniera deleteria, in passato, durante questi periodi, mi buttavo e mi immergevo almeno in qualcosa che mi impedisse di pensare, di essere lucido: divenivo passivo e mi ubriacavo o mi chiudevo in camera per giorni a stordirmi con i sonniferi, oppure attivamente cercavo qualcuno con cui sforgarmi per trovare comprensione e conforto, qualcuno in cui confidare. Guardandomi indietro, nonostante tutto, in alcune cose almeno sono progredito: ad esempio, tanto per far capire le mie problematiche passate, la notte finivo frequentemente al pronto soccorso, accompagnato dall'ambulanza, completamente ubriaco da non reggermi più in piedi oppure a seguito di "esplosioni interiori" accompagnate anche e frequentemente da gesti autolesionistici, come ad esempio in miei frequenti tentativi di suicidio. Ovviamente sono stato a contatto con psicologi e psichiatri: tra i vari episodi ci fu una sera quando tentai di impiccarmi, che addirittura fui tenuto in "osservazione" nel reparto di psichiatria dell'ospedale per circa un giorno: riuscii a fare appello a tutta la mia lucidità ed eloquenza per convincere il medico del reparto che quello fu solo un episodio isolato, ed a dimostrare il fatto che non ho problemi mentali, tant'è che a seguito delle mie frequenti visite in ospedale - dove ormai mi conoscono tutti, medici e infermieri - si rifiutano ormai di darmi attenzione, avendomi bollato come un problematico: ecco: io sono un problematico e nel corso degli anni, intorno a me, ho fatto terra bruciata: ho allontanato tantissime persone. Mi reputo un anarchico: non credo nelle regole, non credo negli schemi, non credo più nel prossimo; temo anche di essere divenuto ormai nichilista.
Ho mille passioni ed interessi che spaziano dal giardinaggio, all'informatica, alla culinaria ed alle scienze in generale, ma non mi interessa più niente: mi chiedo: che senso ha ormai anche il solo avere passioni? Che motivazioni ho per il semplice fatto di continuare a coltivare le cose che mi interessano? Non mi giovano a niente. Mi era balzata anche l'idea di andare a fare volontariato: recentemente sono stato alla Misericordia ad informarmi ma mi hanno detto che per "accettarmi" come volontario devo dimostrare di essere di religione cattolica e portare un foglio firmato addirittura dal prete, per "dimostrare" questo. E io che volevo andarci per rendermi utile: è stato un duro colpo che mi ha reso ancora più sfiduciato nell'umanità.
Nonostante negli anni - come detto - abbia fatto terra bruciata intorno a me, nonostante tutto alcune persone, dei miei amici, sono rimasti e sono rimasti perché sono persone a me simili ed affini, con i quali ci capiamo perfettamente in questa sensibilità e inquietudine esistenziale; ma almeno loro, a differenza mia, sono riusciti e stanno riuscendo a crearsi una loro dimensione. Io invece no. Ho ormai trentadue anni e mi sento come se avessi vissuto mille anni ed al contempo mi sento come se non avessi vissuto per niente, come se il tempo a mia disposizione, ogni secondo che passa, si accorciasse sempre di più, ma al contempo lo sento come se fosse eterno: è una sensazione che io reputo terribile e soffocante dalla quale so che non uscirò mai.
Ormai l'estate è anche quasi finita, ed io nonostante le mie inquietudini interiori amo il sole, il profumo e le energie della natura; ma questa estate è stata per me la peggiore in assoluto: non sono nemmeno stato un giorno al mare (che io vivo in maniera "anomala"; non amo stare a cuocermi sotto al sole, non faccio il bagno: quando vado al mare amo stare sotto l'ombrellone a contemplare la sconfinatezza del mare, a respirarne il profumo, ad udirne il suono) ed ho inoltre sprecato nuovamente tutte le mie energie, facendo di tutto per poter trovare una persona a me simile ed affine, e con questo intendo una persona con la quale poter realizzare un rapporto umano che vada oltre l'amicizia; in questi mesi ho fatto decine di conoscenze perché ho la fortuna di sapermi rendere interessante alle persone, ma nel mio evolvermi interiormente sono cambiato: un tempo mi facevo andare bene chiunque, o quanto meno ero molto più elastico, invece a tutt'oggi sono divenuto esigentissimo e se non trovo il riscontro e le affinità delle quali necessitom esprimo il mio disappunto al punto di allontanare volutamente le persone con le quali mi relaziono.
Mi rileggo in queste mie parole esternate di getto ma che al contempo ho esternato con riflessione: sono al contempo impulsivo e riflessivo, sono calmo e al contempo inquieto, sono solare ed al contempo ombroso.
Passano i giorni e sento il tempo scorrere su di me inclemente, e io, per questo, mi spingo sempre più ai margini per non vivere l'ineluttabilità esistenziale, lontano da tutto e da tutti.
Non so più che cosa fare perché non riesco a fare più niente:
Io non mi suiciderò: morirò di logorìo interiore.
