Royalsapphire ha scritto:Ciao Nico, benvenuta
Quanti anni hai?
Prova a descrivere tutti i motivi che ti vengono in mente ora riguardanti i problemi che ti ha arrecato e che continua ad arrecati tua madre. Vedrai che ne verremo a capo : )
Certo che somigli a lei, sei sua figlia. E non è scappando da questo che riuscirai ad essere diversa da lei, ma integrando questi buchi neri. Così puoi rielaborarli e diventare una donna integrata
Niente paura

Buonasera, ho 20 anni.
Sono appassionata di fotografia e volevo trasportare tutto questo disagio in qualcosa di artistico. Quindi ho scritto questo e credo riassuma in gran parte come mi sento. Mi imbarazza molto
Ho bisogno di fare questo progetto per poter esternare al massimo il disagio con il quale convivo da molti anni. Prendendone coscienza mano a mano sento che la mia vita sta passando sotto l’ombra di questa figura grande, nera e viscida. Questa figura è mia madre che schiaccia e soffoca la mia personalità. Questo disagio lo percepisco sia emotivamente sia fisicamente. Lo stomaco, la gola, le spalle, la faccia, il bacino/sedere, la voce e l’udito sono le zone colpite. Ora cercherò di descrivere alcune sensazioni in modo “tecnico” per poterle realizzare in una forma “poetica” successivamente.
Lo stomaco mi causa un forte bruciore, quasi acido che mi blocca e il resto del mio corpo si chiude (dalle spalle, alla schiena e di conseguenza anche le gambe e i piedi). La gola si infiamma come per trattenere le lacrime e mi crea un bruciore e un dolore abbastanza sentito, seguito da una sensazione di soffocamento. Le spalle sono rigide e chiuse, quasi come se volessero proteggere lo stomaco e lo sterno. La faccia mi diventa rossa e calda e non riesco a trattenere le lacrime cosa che mi crea una contrazione dei muscoli spesso in versione “incazzata” anche quando sono rilassata. Il bacino e il sedere si irrigidiscono e sento un tremito come la paura quando da bambina mi prendevo le sculacciate. Il suoni squillanti o comunque di volume alto che produce crea in me fastidio e paura e si riversa anche sulla mia voce bassa, tremolante o a volte impercettibile.
Tutte queste cose creano in me uno stato perenne di ansia e non mi consente di collegarmi con il mondo esterno. Esempio: se una persona parla a voce alta mi infastidisce tanto da arrivare alle lacrime, un forte rumore crea tachicardia, un semplice utilizzo di autorevolezza (per esempio sul lavoro) mi viene da piangere e sento bruciore alla gola e allo stomaco.
Il rapporto che ho con il cibo, solamente dentro casa ed in sua presenza, è difficoltoso. La associo, magari sbagliando, ai costanti conflitti a tavola creati dal nulla (con o senza la partecipazione mia e di mio padre) e dalla sua ossessione per il cibo che deve essere abbondante e carico -diciamo l’opposto di semplice. Spesso quando Nicola viene a mangiare dentro casa mia, le nostre discussioni avvengono prima, durante o dopo aver mangiato.
Mi trovo spesso spiazzata quando noto di arrabbiarmi o provare fastidio per la mancanza di ordine. L’ansia costante che tutto sia in ordine e pulito cerco di combatterla lasciando perdere (ossia parlando tra me e me e dicendo “quella cosa non è davvero così importante da creare una discussione e ferire qualcuno”). Associo questo disagio alla sua ossessione per le pulizie e per l’ordine che l’ha portata ad umiliarmi, picchiarmi e maltrattarmi durante gli anni. Esempio: Da quando ero piccola, l’unica cosa fondamentale era tenere la cameretta in perfetto ordine, inclusi gli armadi e cassetti. Spesso, tornavo a casa e trovavo tutto per terra, buttato, per poter essere messo in ordine. L’ho sempre vissuta come una totale umiliazione e violazione della mia intimità e del mio tempo.
La sua ossessione nei miei confronti è rappresentata perfettamente dal video dei Tool – Prison sex. La sua figura mi priva delle mie particolarità (la mia creatività) e cercando di modellarmi a suo piacimento- tutto questo attraverso una visione molto maschilista e moralista. Proietta di conseguenza le sue paure su di me e il mio compito e soddisfarle. Naturalmente, non essendo io lei, la maggior parte delle volte in cui ho represso la mia natura, il mio istinto per poter soddisfare i suoi bisogni nei suoi occhi ho fallito miseramente. Di conseguenza io ho sempre vissuto con un complesso molto forte di inferiorità. Sentendo questo disagio anche lei in alcuni momenti, cercava di curarmi convincendosi e convincendomi che tutto ciò derivasse dall’esterno e sminuendo tutte le persone che mi stavano intorno. Lei, quindi, rimaneva l’unica figura dalla quale dipendevo completamente. Esempio: una volta, piccola, mi sono allontanata da mio padre per fare un giro con un’amica (vicina di casa) e poi sono ritornata. Nel momento in cui sono tornata, mia madre, furiosa, ha rotto un ramo dell’albero e mi ha colpito su tutte le gambe e sul sedere davanti a tutte le persone del palazzo. Ritornata in casa, sbollendosi dalla rabbia, le è venuta la pietà e ha pianto insultando mio padre, che non mi ha vista allontanarmi, e la mia amica, che mi ha portata via. Le sue scuse consistevano nel fatto che ha avuto paura di perdermi, quindi quando mi ha visto mi ha menata.