Comincio col dire che il numero 13 di solito viene visto, da chi è superstizioso, come un numero sfortunato, un numero che incarna il disordine.. ma ! Senza dire il perchè( che non ci interessa ora), il numero 13 rappresenta la morte, la trasformazione e la rinascita. Detto questo, passiamo a raccontare la mia vita.
Nato a roma, grazie all'amore dei miei genitori, in un primo momento vengo cresciuto(insieme ai miei due fratelli) in un paesino della sardegna( mio padre è sardo). In quella realta circondata dalla natura, mi divertivo ad esplorare, e giocare con i miei cugini. Arrivata l'ora della mia entrata all'asilo, ci trasferiamo in una città del Lazio. Qui frequento l'asilo e arrivo al primo anno delle elementari, per poi, con un caloroso addio in lacrime, lasciare i miei compagni e trasferirmi nella città nella quale vivo tuttora. Ricordo come mi sentivo il giorno in cui venni trasferito al secondo anno di quella scuola.. impaurito e triste. Tuttavia nel giro di una settimana mi feci amici tutti i maschi, in particolare strinsi una forte amicizia con quel bambino quattrocchi che ho nominato in un post. Era impossibile separarci( tanto che un giorno ho preso una nota per il baccano che facevo insieme a lui), e insieme dirigevamo il divertimento della classe. Trascorsi memorabili ricordi, viene il momento della separazione, ovvero la fine del quinto anno e l'entrata in prima media. Il mio miglior amico(insieme ad altri) entrò in una scuola diversa dalla mia, con i restanti nella mia. In questi primi giorni di scuola, avviene ''la rottura''.
''Avevo un migliore amico.. avevo anche altri 2 miglior amici che ogni giorno mi cercavano''.
''Il primo giorno delle medie, triste ma speranzoso''. Nello stesso giorno, finite le lezioni, mi avviai verso le scale, in quelle stesse scale incontrai lui, uno dei miei 3 migliori amici, Giulio... provai a parlargli, volevo raccontargli una vicenda divertente che mi era successa, però.. disse che andava di fretta.. avrà qualcosa di urgente da fare, di estrema importanza... arrivati al piano terra, lui si allontanò.. ricordo ancora bene quella scena, illuminata dalla luce che penetrava dalla finestre.. Lui si era fermato, stava parlando, ridendo, scherzando. Pensai: '' ................... ''.
''secondo giorno, triste, confuso''. Pochi giorni dopo fissai un incontro con uno dei miei migliori amici, Andrea. Ci incontrammo davanti la nostra vecchia scuola. Lo vidi insieme ad un'altro ragazzo, e scambiati i saluti, un silenzio di sguardi.. Finche lui Interruppe il silenzio, disse che aveva un compleanno,e che quindi doveva andare. ''Un giorno di scuola, triste, confuso, e poi.... insicuro''. L'ultimo dei tre, quello che sedeva sempre alla destra del mio banco, quello che era triste quando io ero triste, e felice quando ero felice... lui continuava a cercarmi( mi cercava veramente), anch'io lo cercavo, volevo rivederlo... ma alla fine, non ci incontrammo.
''Avevo un migliore amico..'' era il titolo di quella favola che mi piaceva tanto.
Della vita scolastica di quei tre anni non ricordo nulla( credici), tranne che l'esame finale, e se mi sforzo, due/tre ricordi. Estate prima dell'inizio delle superiori. Durante quei tre mesi venni pervaso da una grande forza di volontà, e iniziai a studiare, a studiare tutte quelle basi che mi servivano per accedere alla scuola, le quali non avevo studiato durante quei tre anni( in quei anni con il senso di confusione che avevo, non combinai nulla, ma in qualche modo sono uscito). Ia nuova classe che mi trovai di fronte( e che ho tuttora) si puo considerare una buona classe, fatta da dei bravi compagni. Tuttavia passati dei mesi, non riuscii a legare con nessuno. Trascorse un anno cosi. Avevo dei buoni propositi per il secondo, ma nulla. Lo stesso per il terzo, ma nulla. Tutto questo faceva male.. una parte di quel bambino ingenuo era ancora presente.. dovevo eliminarla. Verso la seconda metà del terzo anno, cominciai ad evolvermi. Come la brutta di una verifica, che veniva poi riscritta, io stesso cominciai a riscrivermi. Tra la fine della seconda metà del terzo anno e l'inizio della quarta, cambiai il me stesso( un cambiamento radicale). Tuttavia non mi bastava, dovevo riscrivermi ancora più forte, più solido. Cosi verso la seconda metà del quarto anno, cambiai di nuovo, era divertente, potevo fingere il tutto, potevo ridere, delle volte scherzare, e continuare a camminare. Ma in tutto questo avevo perso molto.. riesco a sentire il senso di vuoto, quel vuoto creato da me stesso. Delle cose che ho perso, alcune sono riuscito a ricordarle ma senza farle mie, altre devo ancora cercarle.
Quel che hai letto prendilo come un scritto, diciamo ma non proprio, all'acqua di rose. Di vicende importanti( con le proprie emozioni), che si legano a questo filo principale ce ne sono molte, e ripeto ''importanti'', e che quindi non posso essere trascurate.
Ma diciamo che quella separazione è la base su cui si fonda tutto.
Infine il tredici insieme al gatto, come simboli di sfortuna che mi porto come nome, è come se dicessi che, anche nelle tenebra io continuo a camminare, non mi arrendo.Poi come ho detto il tredici ha anche quel significato che, tra morte e trasformazione porta ad una rinascita(se riesci a collegarli con cio che ho raccontato), che io sto aspettando..
Comunque non mi faccio più problemi per il passato, tuttavia come la giornata di ieri non si potrà cancellare...
