Fine

[Ensō]

Volevo soltanto essere come gli altri e vivere normalmente, ma questo mi è stato sempre negato.

Tutto sta nel capire se è stato da parte degli altri negarti di vivere normalmente o è stata una tua preclusione. Perdona la domanda, come vedi gli altri? Cos'hanno gli altri in più di te?

Questa è una domanda difficile, ma li vedo normali, se vogliono una cosa se la prendono senza troppe difficoltà. Quelle che ho conosciuto inoltre si sono sempre comportate male con me, senza domandarsi nemmeno per un secondo se la cosa fosse giusta o senza chiedere come mi sentissi. Più di me hanno tutto, una vita normale soprattutto...spero di aver centrato la domanda

Quindi tu pensi che agli altri sia concesso tutto senza sforzi, mi pare di capire. Ne sei proprio convinto? Non fermarti all'apparenza, non possiamo sapere cosa sia costato agli altri raggiungere una meta, un obbiettivo. A volte è frutto di sacrifici e privazioni, a volte di compromessi e umiliazioni. Non dobbiamo guardare solo il risultato, ma come ci sono arrivati. Eppoi, qual'è il significato di avere una vita normale. Io posso avere una vita portata al limite dagli eccessi e considerarla perfettamente normale, viceversa ci sono persone che si ritirano in un eremo negli spazi sconfinati del deserto e considerare il tutto altrettanto normale. Chi ha torto e chi ha ragione? Normale è la vita ritagliata su misura alla persona. C'è chi ha bisogno di forti emozioni e chi si accontenta di respirare.

[lore96]

La vita normale è quella che, appunto, è su misura per ognuno di noi, mi sembrava si capisse
Ad ogni modo quello che intendevo dire non è che gli altri non si sforzano e hanno tutto. Gli altri bene o male ci riescono a ottenere qualcosa, mentre io no anche se mi sforzo, e mi riferisco a cose abbastanza comuni, nulla di straordinario. Per questo sento che vivere non fa per me, mi sentirò sempre inadeguato e incompleto, dunque meglio non esistere proprio.

[Ensō]

La vita normale è quella che, appunto, è su misura per ognuno di noi, mi sembrava si capisse
Ad ogni modo quello che intendevo dire non è che gli altri non si sforzano e hanno tutto. Gli altri bene o male ci riescono a ottenere qualcosa, mentre io no anche se mi sforzo, e mi riferisco a cose abbastanza comuni, nulla di straordinario. Per questo sento che vivere non fa per me, mi sentirò sempre inadeguato e incompleto, dunque meglio non esistere proprio.

Forse perché i tuoi sforzi non sono stati indirizzati verso un obbiettivo adeguato alle tue possibilità, dipende anche da quali sono le nostre aspirazioni, se impongo a me stesso di ottenere un risultato impossibile, difficilmente riuscirò ad ottenerlo, se invece mi accontento di fare piccoli passi per raggiungere il traguardo, avrò buone possibilità di successo.
Ognuno di noi, in un dato momento della propria esistenza, si pone l'interrogativo se sia utile continuare a vivere oppure no, e questo significa pensare, e pensare va sempre visto in chiave positiva. Assume carattere contrario quando ci si fissa su preconcetti infondati quali per esempio il continuo ripetersi di non essere all'altezza della situazione, di non riuscire a concludere nulla, gli altri sono più bravi di me ecc. che ci fa arrivare a conclusioni errate.

[lore96]

Dentro di me capisco che quei preconcetti infondati sono tali, è sensato, è giusto...eppure mi faccio schifo lo stesso e sono immobile, è già tanto che riesco a respirare, dormire, mangiare (che è già difficile) o ad alzarmi...non si può proseguire così, non è dignitoso e non lo augurerei nemmeno a qualcuno che odio. Magari la conclusione che voglio raggiungere non è quella giusta, ma purtroppo mi viene da pensare solo a quella...sto bene solo quando chiudo gli occhi, nessuno lì mi può disturbare o far male, non sento niente e allora mi sembra di essere in pace, finalmente

[Ensō]

Dentro di me capisco che quei preconcetti infondati sono tali, è sensato, è giusto...eppure mi faccio schifo lo stesso e sono immobile, è già tanto che riesco a respirare, dormire, mangiare (che è già difficile) o ad alzarmi...non si può proseguire così, non è dignitoso e non lo augurerei nemmeno a qualcuno che odio. Magari la conclusione che voglio raggiungere non è quella giusta, ma purtroppo mi viene da pensare solo a quella...sto bene solo quando chiudo gli occhi, nessuno lì mi può disturbare o far male, non sento niente e allora mi sembra di essere in pace, finalmente

Se hai un dubbio sulla conclusione, sai già a priori che non si tratta della soluzione migliore.
Quando chiudi gli occhi, corri sempre il rischio di incappare in qualche incubo, quindi anche in questo caso non si può stare proprio tranquilli.
Tu non senti niente, però, intorno a te c'è un universo che si muove e tu ne fai parte.

[lore96]

Si però non sentire nulla è quello che voglio di più, non importa se capita un incubo, posso sempre svegliarmi oppure il sogno svanirà spontaneamente. Solo che questa cosa non mi basta più per qualche ora, io vorrei solo dormire sempre, perdere la percezione di tutto quanto e non curarmi più di nulla....però allo stesso tempo non voglio che nessuno soffra a causa mia, da qui nasce la mia indecisione e non arrivo al dunque, ci sono giorni dove sono calmo e altri dove anche respirare normalmente è difficilissimo...poi ovviamente ci sono molte altre cose che mi spingono a farlo...

[Ensō]

Bisogna imparare a fare scivolare, a lasciare andare la propria emotività. Non imbrigliarla nei falsi moralismi che fanno tanto la felicità degli altri ma non la nostra. Mi sbaglierò, però ho la netta sensazione che tu abbia qualcosa dentro, vorresti gridare ai quattro venti quello che ti opprime, farlo conoscere al mondo ... eppure, qualcosa ti frena; non puoi o non vuoi dirlo. E' così?

[lore96]

Si non sento di poterlo e volerlo fare, perché tanto a me sembra tutto senza soluzione, o meglio ce n'è solo una, al contrario di quello che pensano tutti...oggi è uno di quei giorni in cui non mi sarei dovuto svegliare, la prima cosa che vorrei urlare L ho scritta giorni fa: "uccidetemi abbiate pietà non ce la faccio più ", non so nemmeno da cosa iniziare, quale sia la cosa che mi fa soffrire di più, sono così tante...è difficile sceglierne una

[Mela.a.Pois]

ma insommino

parliamoci chiaro, non vuoi farlo se no non staresti scrivendo
niente vale la pena per cui arrivare a tanto.. io a 15 anni avevo progettato tutto, avevo scoperto il pin per accedere al megaterrazzo dove facevo volontariato.. sono entrata, sono andata in avanscoperta per sapere da che cacchio di porta arrivare alla tale facciata del terrazzo... e niente, sono tornata giù, a fare volontariato come un'inebetita. Ho smesso di autoinfliggermi colpe che non avevo e da quel poco che avevo ho cercato di tirarmi su, mi son concentrata sulle poche cose che avevo, anche se non mi piacevano o che altro... e idem adesso, anche se la situazione è decisamente meno pesante e mi rendo conto che posso andare avantissimo anche da sola, anche se sto passando giorni caccosi e ho avuto momenti di crisissima. E, non mi sono mai curata, sono psicotica , lo riconosco, riconosco tutti i sintomi che ho passato e vado avanti, perchè curarli alla maniera classica sarebbe solo peggio..non è essere malata, è la vita che è ingiusta, ma dev'essere affrontata. mi raccomandino!

[Ensō]

Si non sento di poterlo e volerlo fare, perché tanto a me sembra tutto senza soluzione, o meglio ce n'è solo una, al contrario di quello che pensano tutti...oggi è uno di quei giorni in cui non mi sarei dovuto svegliare, la prima cosa che vorrei urlare L ho scritta giorni fa: "uccidetemi abbiate pietà non ce la faccio più ", non so nemmeno da cosa iniziare, quale sia la cosa che mi fa soffrire di più, sono così tante...è difficile sceglierne una

Dal momento che non troverai nessuno disposto a fare quello che chiedi. A questo punto, dico, non converrebbe rivedere un po' tutta la tua situazione e riacquistare pian pianino un po' di autostima. Non ti si chiede di fare un'attraversata dell'Atlantico in solitario. Solo ripercorrere la scala del vivere.