spectator vitae ha scritto:Non considerare mai concretamente la possibilità di suicidarsi trovo che sia un suicidio esistenziale.
spectator vitae ha scritto:E più uno/a è illuso/a, meno la considererà.
spectator vitae ha scritto:Non mi meraviglio. Il contrario mi stupirebbe.
Una persona illusa è attaccata "a questo o a quello" e non vuole rinunciare facilmente ai propri attaccamenti illusori (ciò comporterebbe la sopportazione di continuare a vivere nello schifoso nulla della lucità più o meno assoluta).
Per questo distinguo le persone in base a quanto sono illuse. Le più illuse sono le meno lucide.
Elenco per chiarezza illusioni generiche, più o meno comuni: attaccamenti amorosi, attaccamenti ai misteri (ufo, extraterrestri, mostri, fantasmi, fate, angeli, fine del mondo, ecc), senso della vita, senso dell’agire, avere un ruolo (lavorativo, familiare, sociale, nello studio, ecc), intervento della provvidenza (cosmica, naturale, delle divinità, dei santi, ecc), far altruisticamente del bene agli altri (quando ciò che interessa primariamente è il proprio egoistico star bene), esistenza di un luogo geografico che sia paradiso in terra, esistenza di un nido domestico che sia paradiso in casa, ecc, nonché idee come incontrerò una persona del tutto simile a me, gli altri sono proprio interessati a me e a quello che faccio, ho un pubblico (immaginario), scrivere serve a qualcosa, non sono parente stretto delle scimmie, non sono anonimo come un qualsiasi altro essere vivente/oggetto (insetto, pianta, sasso, ecc), non morirò…
I grandi abbattitori di illusioni - come già ho scritto - sono stati Buddha (tutto ruota attorno al dolore), Ecclesiaste/Qohèlet (tutto ruota attorno alla vanità), Schopenhauer (tutto ruota attorno alla volontà di vivere) e Cioran (tutto ruota attorno alla sopportazione della vita). Anche loro, per quanto grandi saggi – fra i più lucidi in assoluto – avevano delle illusioni. Il Buddha si illudeva sotto sotto sul fatto che la propria dottrina fosse intoccabile e perfetta, di avere un ruolo da liberatore, che ci fosse un collegamento fra (buona) pratica e (buona) rinascita, sul fatto stesso che si rinasca. L’Ecclesiaste si illudeva sul fatto che esista la divinità. Schopenhauer si illudeva sul ruolo della sistematizzazione (di parte) del proprio pensiero in termini strettamente filosofici, sulla possibilità orientalistica di raggiungere pace e serenità in vita col nirvana. Cioran si illudeva di potersi suicidare.
In genere tutti fanno di tutto per preservare le proprie distrazioni/ossessioni illusorie.
Come sopportare la vita una volta che siano state abbattute tutte le illusioni, è una questione che pochissime persone si pongono. La maggior parte delle persone, per il proprio tornaconto (non perché stia cercando la verità delle cose), preferisce ridimensionare, snobbare o trasferire nel dimenticatoio la questione del proprio grado di coinvolgimento illusorio col mondo.
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