
Mi chiedo quindi perchè sia considerato malsano pensare al suicidio.. e capisco quanto questo argomento possa rappresentare un grosso tabù per l'uomo, o almeno per coloro con cui ne ho parlato. Magari discutendone qua con altre persone, potrò verificare se si tratta di una coincidenza o di una realtà.
Non ho ansia di morire, sono grato alla mia famiglia, agli amici che mi hanno accompagnato e alla mia ragazza per l'amore e il sostegno che mi hanno dato e mi stanno tutt'ora dando. Ciò che faccio più spesso è ringraziare mia madre per i gesti che fa, per il suo prendersi cura di me, lo stesso per mio padre che in modo diverso contribuisce al mio futuro, mi piace parlare con loro e apprezzo il lavoro che hanno fatto per mettermi al mondo e farmi crescere con dei valori, una buona educazione ed un posto sicuro, anzi due, a cui fare ritorno quando la vita sarebbe stata troppo dura. Da sempre, anche da bambino, a costo di essere additato come "lo strano", ho sempre manifestato la mia amicizia verso coloro che mi sostenevano o con cui passavo piacevolmente del tempo. Infine la mia ragazza con cui ho un rapporto straordinario, abbiamo retto a molte disavventure, siamo stati lontani molto tempo, eppure il nostro legame non si è mai spezzato, siamo davvero innamorati, la fiducia tra di noi è assoluta, insomma da questo punto di vista ho tutto ciò che serve, sono soddisfatto della mia famiglia e sono appagato da ciò che la vita mi dà quasi ogni giorno.
Sono una persona riservata, ho pochi amici ma buoni e non ho grossi vizi che potrebbero danneggiarmi, anche di salute a parte qualche acciacco sto bene.
Sono uno studente al 2° anno di un'accademia per lo sviluppo di videogame, si può dire il lavoro dei sogni per molti miei coetanei, magari ho perso qualche anno e qualche possibilità, ma non sono un peso per me, ho 23 anni e non ho molti rimpianti, niente che non abbia già superato per lo meno.
Ed è probabilmente per questo motivo che questo mio amico non si sarebbe mai aspettato questa "rivelazione".
Sono ben consenziente del fatto che esistano persone che vivono situazioni ben peggiori della mia, ma non voglio fare il benaltrista, in questo thread intendevo parlare della mia specifica situazione, isolata rispetto alle altre, per via delle differenze in ogni campo che ho vissuto dall'infanzia ad ora e che non potranno mai coincidere con quelle di altre persone. Il paragone perciò in questo senso è fuori luogo.
Ho molti sogni nel cassetto, so bene di non poterli realizzare tutti, avrei bisogno di un tempo infinito per farcela, ma non è un peso per me accontentarmi di ciò che ho e che so fare, cercando ovviamente di migliorarmi ogni giorno, sebbene sia uno di quelli che ha bisogno di un po' più tempo degli altri per capire le cose.
In generale non ho grandi interessi nel realizzare grandi cose nella vita, ho dei sogni abbastanza a portata di mano.
Per questo mio background non mi sento particolarmente depresso, ci sono momenti legati allo stress per lo studio in cui mi sento un po' depresso, ma credo sia una condizione comune agli studenti e che non implichi che sia una persona depressa in maniera cronica.
Ho vissuto in passato situazioni brutte come bullismo o la separazione dei miei ecc, ma con il tempo le ho superate egregiamente.
Non ci sarebbe alcun motivo per cui debba sentire la necessità di ricorrere al suicidio, se non fosse per una riflessione che vivendo sto maturando, non posso mettermi ora a spiegarla in ogni dettaglio perchè è una serie di concetti astratti anche scollegati che fanno parte del mio vivere ma che non per forza tutti hanno percepito. Vi parlo di quella che per me è una delle più sentite, demolirla è sicuramente possibile, non l'ho studiata per essere una tesi infallibile, è come ho detto una riflessione nata in me da diversi episodi: l'uomo non è al centro, voglio dire che tutto ciò con cui ci interfacciamo è reso funzionale alla vita dell'uomo, ogni cosa che mi viene in mente o che vedo guardandomi attorno è stata pensata, costruita e venduta dall'uomo per l'uomo, ogni servizio, ogni cosa con cui ogni giorno interagisco. Tutto ciò è solo l'inizio, perchè poi ogni fenomeno, ogni spazio verde, ogni zona desertica, ogni luogo e ogni paesaggio, ogni processo naturale, biologico o meno, ogni cosa visibile, udibile ecc io la rielaboro come "in funzione della vita dell'uomo". Questo ricondurre tutto ad un qualcosa di concreto o astratto che coinvolge l'uomo per me è un peso, al quale non posso sottrarmi, una realtà che posso solo guardare mentre mi trascina con sè. Ci sono infinite tecniche fantascientifiche che mi vengono in mente per poter risolvere il problema, ma al di là del fatto che siano irrealizzabili, sono anch'esse inevitabilmente ricondotte ad un bisogno umano classificato. Per questo se avessi la possibilità di reincarnami, per quanto non creda in questa cosa (ma credo che credere o meno non cambierà nulla) avrei piacere nel diventare una pietra comunissima oppure un piccolo scoglio sommerso dalla sabbia.
Questa è solo una delle tante riflessioni che sono certo siano state già fatte anche da altre persone del presente e del passato, eppure nel mio caso questa riflessione ha generato dei sentimenti di disinteresse onnicomprensivo, ho evitato per anni di pensarci quando queste riflessioni mi arrivavano, un po' come quando si dice "un'illuminazione" per un'idea grandiosa o qualcosa del genere, in questo caso però mentre ci pensavo non ero molto felice, per cui premevo quel fantastico bottoncino che allontana ogni cosa che per te può risultare dannosa nella vita, non ci pensavo più e alla fine facilmente me ne dimenticavo, non avevo voglia di ricordare una cosa così. Il giorno dopo ero già "tornato nella realtà" e ripensando a quel momento accennavo un sorriso pensando a quanto fossi stato deprimente e paranoico.
C'è tempo per cambiare, accettare tutto quanto e andare avanti con la vita, ma non lo voglio fare.
Come faccio con i miei grandi progetti di vita voglio stabilire un termine, quest'azione per nulla impulsiva o drammatica è per ora fissata alla morte dei miei genitori, cosa che ho già detto anche a loro e di cui non vanno molto fieri, ma che tutto sommato accettano (anche perchè una volta morti non avranno più nulla di cui preoccuparsi).
Vorrei sapere da voi cosa c'è di malsano nel pensare al suicidio in questi termini?
E' una legge morale che non vedo motivo di applicare, forse è un modo per giustificare la propria incapacità di reagire alla decisione di un'amico di optare per un'azione drastica che coinvolge tutto sommato un tabù?
Fatemi sapere, mio padre e mia madre sono ancora in salute, perciò sicuramente potrò leggere la vostra risposta in tempo

Vi prego, astenersi da argomentazioni che coinvolgono frasi fatte, grazie
