Nasciamo già catalogati, da una famiglia rispettabile o meno, da un aspetto fisico piacente o meno, da possibilità più o meno spianate sulla nostra strada. I giudizi, le etichette, le categorie in cui siamo inseriti diventano un linguaggio nostro, il modo in cui ci esprimiamo con noi stessi. E a furia di sentire e di dirci certe cose, di giudicarci e di essere giudicati, finiamo per diventare ciò che descrivono le nostre parole, stiamo male perchè quelle parole a forza di dirle finiscono per descriverci, per dilaniarci, per farci sforzare di essere ciò che non siamo per essere all'altezza delle aspettative.
Il giudizio è di per sè ignorante, le aspettative sono di per sè deludenti.
Il metro con cui ci misuriamo è un metro inesistente, nessuno può essere noi, e noi non possiamo essere gli altri.
Possiamo imparare dal mondo esterno, possiamo prendere ciò che ci serve dal mondo esterno, possiamo capire ciò che va e ciò che non va per noi dal mondo esterno, ma la sfida resta sempre quella di mettere tutto ciò al servizio della nostra individualità unica.
Le parole sono potenti, condizionano più di quel che si crede. Allora perchè non cambiare certi vocaboli che tanto amiamo usare?
La "colpa" così severa può diventare "responsabilità" (attiva) sulla nostra vita.
L' "aspettativa" che succeda qualcosa, può diventare "speranza" che succeda, limitando la delusione se ciò non avviene.
"Ho preso un brutto voto, sono stato lasciato, ho perso il lavoro perciò non valgo nulla."
"Ho preso un brutto voto, non mi sono impegnato abbastanza o non avevo voglia di studiare o la materia non fa per me"
"Sono stato lasciato, non era la persona giusta per me o non ero pronto per un impegno o non eravamo compatibili e l'altro se ne è accorto prima di me"
"Ho perso il lavoro, non mi impegnavo abbastanza, non mi piaceva, non era una situazione stabile e lo sapevo"
Quale che sia la lettura della situazione c'è una bella differenza dal descriverci senza appello da ciò che accade.
Prendere le parole con cui veniamo descritti dagli altri, e renderle nostre automaticamente è rendersi pericolosamente in balia degli altri. Scindiamo ciò che pensiamo noi, da ciò che pensano gli altri. Cerchiamo di capire se quello che ci viene detto ci tocca davvero, o ci tocca perchè siamo condizionati dalle aspettative di come pensiamo dobbiamo essere.
Cerchiamo di essere più amorevoli con noi stessi, perchè se non siamo noi la nostra arma più fulgida chi dovrebbe esserlo? La certezza più certa in assoluto siamo noi per noi, l'unica persona che sicuramente ci accompagnerà per sempre.

