VeraVita ha scritto:Broken Mirror ha scritto:Ciao VeraVita, buongiorno
Sinceramente io tendo a provare vicinanza nei confronti di tutte quelle persone che, con genuina sofferenza, esprimono anche a più riprese il proprio dolore qui. E lo dovrebbero fare mille volte ancora, perché altrimenti dove e come potrebbero farlo? Non tutti riescono a rivolgersi a sportelli o figure di supporto, ahimè. Purtroppo le persone non stanno male per diletto, hanno sempre qualcosa che non va. Stare male, almeno come stato base di malessere intendo, come penso altri ti diranno non è un qualcosa che puoi scegliere. Tu ovviamente mi potrai asserire, come posso sostenerlo anche io che oggi sto bene, che al massimo si può provare a "scegliere di imparare a stare bene", in modo progressivo. La famosa "volontà" di cui alcuni parlano, parola che io ho detestato visceralmente tutta una vita, ma che forse oggi riesco a riconoscere e intravedere (ma non fraintendetemi: se stai male, a volte, non c'è volontà che tenga - mi riferisco al disturbo depressivo maggiore, che porta disturbi fisici come stato di immobilizzazione, catatonia, astenia profonda, ipersonnia estrema e così via). Almeno, questo il mio pensiero, ci mancherebbe: lungi da me renderlo verità fusa tra le mani.
Dal canto mio, tuttavia, l'unica cosa che potrei dirti (e che probabilmente sarà in concordanza col tuo discorso) è questa: ammetto di trovare leggermente disturbanti alcune dinamiche manipolatorie usate da chi magari starà anche davvero male, benissimo okay, ma monopolizza l'attenzione inducendo tra l'altro pure senso di preoccupazione o angoscia negli altri. Mi riferisco a chi se ne esce con (a volte poco credibili) costanti frasi di suicidio o di morte, che poi appaiono oggettivamente ridicole (al limite del grottesco) e adolescenziali, giacché magari proseguono da anni e anni. Certe "mascherine", con chi è un pochino attento, purtroppo cascano male. Chi non lo sa però ci cade con tutti e due i piedi in queste "trappole", e mi dispiace tanto, perché non ha idea del loop in cui può scivolare dietro a questi siparietti ben inscenati da questi soggetti. Ci perde tempo e pure salute, perché magari si spaventa pure, e tanto. Ricordo ad esempio due signore che conosco, plus-sessantenni, che nel cuore della notte chiamarono soccorsi spaventate perché una ragazza aveva minacciato un falso suicidio. Purtroppo queste cose, mi spiace scriverlo, non sono giuste. E, di esempi, ne avrei da portare mille altri. Però bisogna dirlo (ribadirlo ed evidenziarlo): anche queste persone sono patologiche e raramente hanno delle lucide colpe vere e proprie: questi sintomi sono proprio parte della loro malattia. Non dico che non soffrano, anzi, visto che molto spesso la loro problematica mentale è un franco disturbo della personalità (es. istrionico, borderline, dipendente, ma anche narcisistico covert - perché okay che voglio fare il paladino della salute psichica e non affibbiare a caso etichette - ma a volte bisogna citarli pari pari questi tratti) che poi sfocia in una teatrale sindrome di Calimero per una mera gratificazione temporanea nel ricevere attenzioni attraverso l'egocentrismo "uff tutte a me! oggi voglio morire! no, a me il tuo aiuto non serve e io a giorni mi ammazzo! c'è qualcuno che mi risponde? perché sto per uccidermi! dove siete? adesso sparisco per sempre!" etc etc.![]()
Un'altra situazione pesantissima da gestire sono quelli che sì, stanno male, ma sono profondamente disempatici: inconsciamente, pur di sapere che anche altri potrebbero finalmente finire nel loro stesso tugurio di pantano, sono pronti a buttare giù il prossimo con frasi disgustose oltre che disumane "tanto starai sempre male, io è una vita che sto così, lascia perdere gli psicoterapeuti, meglio morire fidati, tanto sei brutto e inetto fidati". Hai mai avuto a che fare con queste persone? Rompono anche qualsiasi tentativo di ottimismo che gli altri cercano di offrire, arrivando puntualmente a sostituirsi addirittura agli specialisti se qualcuno parla di aver superato i propri disagi. A me è successo persino online, gente che arrivava a negarmi diagnosi fatte da professionisti in materia, insomma tutto pur di poter confermare a loro stessi e a poveri innocenti in cerca di aiuto che tanto, se uno sta male, starà male per sempre. Chi ne è uscito? No, non solo non stava veramente male, ma non aveva certo le loro gravi patologie: le famose razionalizzazioni psicologiche.![]()
Se ti ritrovi in questi due ultimi pensieri, allora posso dar atto alla tua riflessione, per il resto inviterei a priori ognuno di voi a comprendere tutte queste forme differenti dell'espressione di sofferenza, pure quelle date dal vittimismo, perché alla fine se ci si pensa si tratta sempre di persone sole, gravemente malate, spesso relegate ai margini della società, disabili sul piano psichico in sintesi. Puoi mai denigrarle? Hanno già ricevuto delle forti bastonate nella vita, bisogna pertanto cercare di concedere rispetto pure a questi individui e, semmai, ridurre al minimo i contatti se li si hanno vicini e non si è eventualmente in grado di aiutarli concretamente (a volte tentare di farlo peggiora solo il loro stato), perché neanche quella sarebbe una colpa in fondo...
Spero di aver risposto in maniera accettabile ai tuoi quesiti e, ti prego, non prendere le mie esortazioni come rimproveri o critiche: non lo vogliono essere assolutamente
Buongiorno a te ^-^ caspita, mattiniero
Ti ringrazio della tua risposta.
Alcune cose le comprendo, altre un po' meno.
Nel senso che io ormai mi sento una persona adulta. In altre parole (per carità, ho ancora molto da lavorare) ma in linea di massima, penso di aver partorito questo pensiero: la maggioranza delle situazioni dipende da noi. Ora, però, non mi va di essere fraintesa, nel senso che a volte esistono dolori devastanti, forze più forti di noi e via discorrendo. Ma in linea di massima, penso che se si trova una speranza per andare avanti e si ha un po' di fede e coraggio, si può andare più lontano di quanto crediamo e immaginiamo. E, non mi sento neanche di dire che sono pochi gli eletti. Certo, ciò presuppone un lungo lavoro su sé stessi e anche concedersi di darsi una possibilità. A me, infastidisce, chi pensa ad esempio che se vive una situazione scomoda, sarà per sempre così e non cambierà mai nulla. Esempio: mi sono lasciato con la mia compagna storica non avrò mai una compagna più bella e via discorrendo di lei. E, ci può stare. Sono piccoli lutti, devastanti (per non analizzare dolori ancora più traumatici e via discorrendo, non mi sento neanche di sminuire dolori ancora meno impegnativi) ma mi infastidisce quando non si dà neanche una possibilità ad un pensiero diverso. Non dico di farne uno stile di vita ma per lo meno provarci, mettere in dubbio ciò che dici e di provare un giorno e vedere come va.
Io, sinceramente, in base alla mia più modesta esperienza, trovo chi soffre è perchè non trova un senso nelle cose e mette l'opinione degli altri al primo posto. Poi, non lo so. Per non parlare poi del tunnel in cui finiscono: vedono solo nero.
Ripeto, non fraintendere, alcune situazioni sono davvero difficili e complicate. Però, penso che non solo abbiamo la possibilità di scegliere di trovare qualcosa di bello e una motivazione per vivere ma penso anche che ci attendono sempre dei doni al di là delle difficoltà. Forse, ho ancora molto da imparare ma almeno per adesso la vivo così.
Mattias 1985 ha scritto:Molte persone si lamentano,ma di che?
Fin quando ci soffermiamo sui problemi lasciamo scorrere tranquillamente la nostra vita e i nostri problemi.
Invece ci vuole una grandissima presa di coscienza e bisogna invertire la rotta.
Fin quando ci si lamenta,cosa cambierà mai?
Soffermiamoci sulle soluzioni e mettiamole in pratica... sicuramente verrà fuori il sorriso sulle nostre labbra!!
Broken Mirror ha scritto:VeraVita ha scritto:Broken Mirror ha scritto:Ciao VeraVita, buongiorno
Sinceramente io tendo a provare vicinanza nei confronti di tutte quelle persone che, con genuina sofferenza, esprimono anche a più riprese il proprio dolore qui. E lo dovrebbero fare mille volte ancora, perché altrimenti dove e come potrebbero farlo? Non tutti riescono a rivolgersi a sportelli o figure di supporto, ahimè. Purtroppo le persone non stanno male per diletto, hanno sempre qualcosa che non va. Stare male, almeno come stato base di malessere intendo, come penso altri ti diranno non è un qualcosa che puoi scegliere. Tu ovviamente mi potrai asserire, come posso sostenerlo anche io che oggi sto bene, che al massimo si può provare a "scegliere di imparare a stare bene", in modo progressivo. La famosa "volontà" di cui alcuni parlano, parola che io ho detestato visceralmente tutta una vita, ma che forse oggi riesco a riconoscere e intravedere (ma non fraintendetemi: se stai male, a volte, non c'è volontà che tenga - mi riferisco al disturbo depressivo maggiore, che porta disturbi fisici come stato di immobilizzazione, catatonia, astenia profonda, ipersonnia estrema e così via). Almeno, questo il mio pensiero, ci mancherebbe: lungi da me renderlo verità fusa tra le mani.
Dal canto mio, tuttavia, l'unica cosa che potrei dirti (e che probabilmente sarà in concordanza col tuo discorso) è questa: ammetto di trovare leggermente disturbanti alcune dinamiche manipolatorie usate da chi magari starà anche davvero male, benissimo okay, ma monopolizza l'attenzione inducendo tra l'altro pure senso di preoccupazione o angoscia negli altri. Mi riferisco a chi se ne esce con (a volte poco credibili) costanti frasi di suicidio o di morte, che poi appaiono oggettivamente ridicole (al limite del grottesco) e adolescenziali, giacché magari proseguono da anni e anni. Certe "mascherine", con chi è un pochino attento, purtroppo cascano male. Chi non lo sa però ci cade con tutti e due i piedi in queste "trappole", e mi dispiace tanto, perché non ha idea del loop in cui può scivolare dietro a questi siparietti ben inscenati da questi soggetti. Ci perde tempo e pure salute, perché magari si spaventa pure, e tanto. Ricordo ad esempio due signore che conosco, plus-sessantenni, che nel cuore della notte chiamarono soccorsi spaventate perché una ragazza aveva minacciato un falso suicidio. Purtroppo queste cose, mi spiace scriverlo, non sono giuste. E, di esempi, ne avrei da portare mille altri. Però bisogna dirlo (ribadirlo ed evidenziarlo): anche queste persone sono patologiche e raramente hanno delle lucide colpe vere e proprie: questi sintomi sono proprio parte della loro malattia. Non dico che non soffrano, anzi, visto che molto spesso la loro problematica mentale è un franco disturbo della personalità (es. istrionico, borderline, dipendente, ma anche narcisistico covert - perché okay che voglio fare il paladino della salute psichica e non affibbiare a caso etichette - ma a volte bisogna citarli pari pari questi tratti) che poi sfocia in una teatrale sindrome di Calimero per una mera gratificazione temporanea nel ricevere attenzioni attraverso l'egocentrismo "uff tutte a me! oggi voglio morire! no, a me il tuo aiuto non serve e io a giorni mi ammazzo! c'è qualcuno che mi risponde? perché sto per uccidermi! dove siete? adesso sparisco per sempre!" etc etc.![]()
Un'altra situazione pesantissima da gestire sono quelli che sì, stanno male, ma sono profondamente disempatici: inconsciamente, pur di sapere che anche altri potrebbero finalmente finire nel loro stesso tugurio di pantano, sono pronti a buttare giù il prossimo con frasi disgustose oltre che disumane "tanto starai sempre male, io è una vita che sto così, lascia perdere gli psicoterapeuti, meglio morire fidati, tanto sei brutto e inetto fidati". Hai mai avuto a che fare con queste persone? Rompono anche qualsiasi tentativo di ottimismo che gli altri cercano di offrire, arrivando puntualmente a sostituirsi addirittura agli specialisti se qualcuno parla di aver superato i propri disagi. A me è successo persino online, gente che arrivava a negarmi diagnosi fatte da professionisti in materia, insomma tutto pur di poter confermare a loro stessi e a poveri innocenti in cerca di aiuto che tanto, se uno sta male, starà male per sempre. Chi ne è uscito? No, non solo non stava veramente male, ma non aveva certo le loro gravi patologie: le famose razionalizzazioni psicologiche.![]()
Se ti ritrovi in questi due ultimi pensieri, allora posso dar atto alla tua riflessione, per il resto inviterei a priori ognuno di voi a comprendere tutte queste forme differenti dell'espressione di sofferenza, pure quelle date dal vittimismo, perché alla fine se ci si pensa si tratta sempre di persone sole, gravemente malate, spesso relegate ai margini della società, disabili sul piano psichico in sintesi. Puoi mai denigrarle? Hanno già ricevuto delle forti bastonate nella vita, bisogna pertanto cercare di concedere rispetto pure a questi individui e, semmai, ridurre al minimo i contatti se li si hanno vicini e non si è eventualmente in grado di aiutarli concretamente (a volte tentare di farlo peggiora solo il loro stato), perché neanche quella sarebbe una colpa in fondo...
Spero di aver risposto in maniera accettabile ai tuoi quesiti e, ti prego, non prendere le mie esortazioni come rimproveri o critiche: non lo vogliono essere assolutamente
Buongiorno a te ^-^ caspita, mattiniero
Ti ringrazio della tua risposta.
Alcune cose le comprendo, altre un po' meno.
Nel senso che io ormai mi sento una persona adulta. In altre parole (per carità, ho ancora molto da lavorare) ma in linea di massima, penso di aver partorito questo pensiero: la maggioranza delle situazioni dipende da noi. Ora, però, non mi va di essere fraintesa, nel senso che a volte esistono dolori devastanti, forze più forti di noi e via discorrendo. Ma in linea di massima, penso che se si trova una speranza per andare avanti e si ha un po' di fede e coraggio, si può andare più lontano di quanto crediamo e immaginiamo. E, non mi sento neanche di dire che sono pochi gli eletti. Certo, ciò presuppone un lungo lavoro su sé stessi e anche concedersi di darsi una possibilità. A me, infastidisce, chi pensa ad esempio che se vive una situazione scomoda, sarà per sempre così e non cambierà mai nulla. Esempio: mi sono lasciato con la mia compagna storica non avrò mai una compagna più bella e via discorrendo di lei. E, ci può stare. Sono piccoli lutti, devastanti (per non analizzare dolori ancora più traumatici e via discorrendo, non mi sento neanche di sminuire dolori ancora meno impegnativi) ma mi infastidisce quando non si dà neanche una possibilità ad un pensiero diverso. Non dico di farne uno stile di vita ma per lo meno provarci, mettere in dubbio ciò che dici e di provare un giorno e vedere come va.
Io, sinceramente, in base alla mia più modesta esperienza, trovo chi soffre è perchè non trova un senso nelle cose e mette l'opinione degli altri al primo posto. Poi, non lo so. Per non parlare poi del tunnel in cui finiscono: vedono solo nero.
Ripeto, non fraintendere, alcune situazioni sono davvero difficili e complicate. Però, penso che non solo abbiamo la possibilità di scegliere di trovare qualcosa di bello e una motivazione per vivere ma penso anche che ci attendono sempre dei doni al di là delle difficoltà. Forse, ho ancora molto da imparare ma almeno per adesso la vivo così.
Dunque, io ho inteso il tuo discorso, spero di non averti in alcun modo fraintesa: lo capisco perché sono abbastanza "fortunato" da non avere più uno stato cronico di forte disagio psichico. Intanto grazie mille per la risposta e per aver compreso il tipo di riflessioni che ho fatto, perché davvero non erano una critica, solo un mero dialogare: scambi di visioni differenti, tutto qua. Dove parli di "piccoli lutti" penso tu abbia usato le giuste parole, però ecco, una cosa debbo allora aggiungerla: lasciamo che queste persone vivano questa fase di dolore perché, se fai caso, ognuno di noi ha filtri differenti nella visione di quel che ci accade. Non siamo nessuno per dire che quella sofferenza sia "per cose di poco conto", perché magari non lo sono per noi, ma per altri potrebbero essere una grandissima e inaspettata delusione.
Pensa pure al fatto che molte persone non hanno avuto una vita di affetti sani o stabili, quindi per loro questi dispiaceri vengono amplificati con un contraccolpo maggiore. Viceversa, buffo da dire quanto oggettivamente realistico, cose che per noi sembrano drammatiche per altri risultano magari, dall'esterno, ridicole o effimere. Non so se sono arrivato a esprimere il succo del mio pensiero in tal senso. Comunque io son d'accordo con te sul fatto che, se si naviga in acque già sicure (forse il nostro caso - ma non di tutti), si riesce a vedere la vita per quella che è agli occhi dei "più sani": un arco temporale limitato, con tante gioie quanto dolori. Ma grazie al piffero, perché noi non abbiamo un grave disturbo mentale. Andiamolo a dire a una mia amica schizofrenica, che sente delle voci apparentemente reali nelle fasi di scompenso, che sente Dio (perché è così che fanno le allucinazioni) suggerirle di suicidarsi ad esempio. Non riuscirei mai a dirle "vedi il bene in te stessa" oppure "la vita ti riserverà felicità" perché, se pure così davvero fosse (e in effetti grazie alle terapie farmacologiche così è), lei non avrebbe gli strumenti mentali per vederla in questo modo.
Però, se non vado errato, pure tu hai scritto questo: siamo, dunque, vicini in questo parere.Di fronte a gente così in difficoltà (se fate caso pure su questo forum scrive un ragazzo psicotico - non so se qualcuno se ne sia accorto) che cosa si dovrebbe mai dire? Io non me la sento proprio di scrivere nulla, mi sento male e non credo sia proprio giusto intromettermi: non posso capire. O meglio, sarebbe più corretto dire che posso immaginare, ma non posso rientrare del tutto nei panni di chi sta così male. Sarebbe offensivo, oltre che deleterio. A volte è meglio tacere, io ho capito questo, perché altrimenti si calpesta la sofferenza altrui e questo non ci rende persone migliori, a mio modesto giudizio. Rispondo all'ultimo punto: a volte è come scrivi, magari può capitare che alcune persone siano particolarmente fragili in un certo periodo della propria vita, dunque non hanno più adeguata autostima e ascoltano troppo le parole denigratorie altrui: sarà capitato anche a te, come è capitato mille volte a me.
Come provare ad ascoltare chi esprime in sincerità questo dolore? Tendere semplicemente una mano, sempre se si è capaci, e limitarsi a leggere ed essere non giudicanti nei confronti della sofferenza. Il problema poi, come ho scritto nel mio primo intervento all'interno di questo thread, purtroppo sono situazioni di manipolazione... lì ammetto che risulta più complesso, non siamo noi ad avere gli strumenti per aiutare questi soggetti compromessi, anche perché a volte gli stessi specialisti mettono le mani avanti in certi casi gravi, visto che queste persone sono fortemente recalcitranti nel ricevere aiuto.
Comunque provo a scriverti una cosa, nella speranza non appaia come un attacco nei tuoi confronti: a volte leggo i tuoi interventi sul forum e so che vengono indubbiamente fatti con buoni propositi e bontà genuina, okay? Sì, Perché è assolutamente così, come nel caso di tanti altri qui ovviamente. Si cerca di aiutare, questo è visibile. Quello che tuttavia ho notato, sarà che io proprio non riesco a essere "torbido" e a non esprimere quel che sento, è che a volte i tuoi suggerimenti risultano essere "troppo avanti" rispetto alla situazione che l'altro sta passando. Mi spiego: se una persona è fortemente demoralizzata, il dirle <<trova le risposte dentro di te, devi avere fede>> etc fanno in modo imperativo ancora più leva sul malessere, perché magari quella persona non solo si sentirà in colpa per il fatto di stare male, ma si sentirà pure due volte di mer... perché si accorgerà di non essere in grado di avere quella visione che tu proponi, dunque incrementato senso di sfiducia, di incapacità, di nullità. Senza contare che la visione di fede non puoi inventarla: o la hai o non la hai, te lo dice uno che magari ci è passato e sa un minimo di cosa sta parlando. Ho timore che ora quello che ti ho scritto possa venir percepito come un'aggressione, in realtà proprio da parte mia (almeno da parte mia eh) non lo è. Quelle poche volte che mi permetto di scriverti qualcosa è solo perché in te vedo capacità di miglioramento, quindi penso più o meno inconsciamente che tu possa essere più in grado di altri nel fare degli ulteriori passi di "crescita". C'è pure da dire che io vorrei il tuo bene quindi, se avanzo qualche consiglio, è solo perché (secondo me) potresti farne tesoro anche nella vita fuori di qui, con gli altri dunque, quando ti interfacci a persone differenti o nuove volendo.
Okaaay, ho scritto un papiro, ci ho pensato mille volte se scriverti o meno quest'ultimo paragrafo... spero però arrivi il giusto messaggio
VeraVita ha scritto: dicendomi addirittura che sono io la prima a non credere alle mie parole.
VeraVita ha scritto:Broken Mirror ha scritto:VeraVita ha scritto:Broken Mirror ha scritto:Ciao VeraVita, buongiorno
Sinceramente io tendo a provare vicinanza nei confronti di tutte quelle persone che, con genuina sofferenza, esprimono anche a più riprese il proprio dolore qui. E lo dovrebbero fare mille volte ancora, perché altrimenti dove e come potrebbero farlo? Non tutti riescono a rivolgersi a sportelli o figure di supporto, ahimè. Purtroppo le persone non stanno male per diletto, hanno sempre qualcosa che non va. Stare male, almeno come stato base di malessere intendo, come penso altri ti diranno non è un qualcosa che puoi scegliere. Tu ovviamente mi potrai asserire, come posso sostenerlo anche io che oggi sto bene, che al massimo si può provare a "scegliere di imparare a stare bene", in modo progressivo. La famosa "volontà" di cui alcuni parlano, parola che io ho detestato visceralmente tutta una vita, ma che forse oggi riesco a riconoscere e intravedere (ma non fraintendetemi: se stai male, a volte, non c'è volontà che tenga - mi riferisco al disturbo depressivo maggiore, che porta disturbi fisici come stato di immobilizzazione, catatonia, astenia profonda, ipersonnia estrema e così via). Almeno, questo il mio pensiero, ci mancherebbe: lungi da me renderlo verità fusa tra le mani.
Dal canto mio, tuttavia, l'unica cosa che potrei dirti (e che probabilmente sarà in concordanza col tuo discorso) è questa: ammetto di trovare leggermente disturbanti alcune dinamiche manipolatorie usate da chi magari starà anche davvero male, benissimo okay, ma monopolizza l'attenzione inducendo tra l'altro pure senso di preoccupazione o angoscia negli altri. Mi riferisco a chi se ne esce con (a volte poco credibili) costanti frasi di suicidio o di morte, che poi appaiono oggettivamente ridicole (al limite del grottesco) e adolescenziali, giacché magari proseguono da anni e anni. Certe "mascherine", con chi è un pochino attento, purtroppo cascano male. Chi non lo sa però ci cade con tutti e due i piedi in queste "trappole", e mi dispiace tanto, perché non ha idea del loop in cui può scivolare dietro a questi siparietti ben inscenati da questi soggetti. Ci perde tempo e pure salute, perché magari si spaventa pure, e tanto. Ricordo ad esempio due signore che conosco, plus-sessantenni, che nel cuore della notte chiamarono soccorsi spaventate perché una ragazza aveva minacciato un falso suicidio. Purtroppo queste cose, mi spiace scriverlo, non sono giuste. E, di esempi, ne avrei da portare mille altri. Però bisogna dirlo (ribadirlo ed evidenziarlo): anche queste persone sono patologiche e raramente hanno delle lucide colpe vere e proprie: questi sintomi sono proprio parte della loro malattia. Non dico che non soffrano, anzi, visto che molto spesso la loro problematica mentale è un franco disturbo della personalità (es. istrionico, borderline, dipendente, ma anche narcisistico covert - perché okay che voglio fare il paladino della salute psichica e non affibbiare a caso etichette - ma a volte bisogna citarli pari pari questi tratti) che poi sfocia in una teatrale sindrome di Calimero per una mera gratificazione temporanea nel ricevere attenzioni attraverso l'egocentrismo "uff tutte a me! oggi voglio morire! no, a me il tuo aiuto non serve e io a giorni mi ammazzo! c'è qualcuno che mi risponde? perché sto per uccidermi! dove siete? adesso sparisco per sempre!" etc etc.![]()
Un'altra situazione pesantissima da gestire sono quelli che sì, stanno male, ma sono profondamente disempatici: inconsciamente, pur di sapere che anche altri potrebbero finalmente finire nel loro stesso tugurio di pantano, sono pronti a buttare giù il prossimo con frasi disgustose oltre che disumane "tanto starai sempre male, io è una vita che sto così, lascia perdere gli psicoterapeuti, meglio morire fidati, tanto sei brutto e inetto fidati". Hai mai avuto a che fare con queste persone? Rompono anche qualsiasi tentativo di ottimismo che gli altri cercano di offrire, arrivando puntualmente a sostituirsi addirittura agli specialisti se qualcuno parla di aver superato i propri disagi. A me è successo persino online, gente che arrivava a negarmi diagnosi fatte da professionisti in materia, insomma tutto pur di poter confermare a loro stessi e a poveri innocenti in cerca di aiuto che tanto, se uno sta male, starà male per sempre. Chi ne è uscito? No, non solo non stava veramente male, ma non aveva certo le loro gravi patologie: le famose razionalizzazioni psicologiche.![]()
Se ti ritrovi in questi due ultimi pensieri, allora posso dar atto alla tua riflessione, per il resto inviterei a priori ognuno di voi a comprendere tutte queste forme differenti dell'espressione di sofferenza, pure quelle date dal vittimismo, perché alla fine se ci si pensa si tratta sempre di persone sole, gravemente malate, spesso relegate ai margini della società, disabili sul piano psichico in sintesi. Puoi mai denigrarle? Hanno già ricevuto delle forti bastonate nella vita, bisogna pertanto cercare di concedere rispetto pure a questi individui e, semmai, ridurre al minimo i contatti se li si hanno vicini e non si è eventualmente in grado di aiutarli concretamente (a volte tentare di farlo peggiora solo il loro stato), perché neanche quella sarebbe una colpa in fondo...
Spero di aver risposto in maniera accettabile ai tuoi quesiti e, ti prego, non prendere le mie esortazioni come rimproveri o critiche: non lo vogliono essere assolutamente
Buongiorno a te ^-^ caspita, mattiniero
Ti ringrazio della tua risposta.
Alcune cose le comprendo, altre un po' meno.
Nel senso che io ormai mi sento una persona adulta. In altre parole (per carità, ho ancora molto da lavorare) ma in linea di massima, penso di aver partorito questo pensiero: la maggioranza delle situazioni dipende da noi. Ora, però, non mi va di essere fraintesa, nel senso che a volte esistono dolori devastanti, forze più forti di noi e via discorrendo. Ma in linea di massima, penso che se si trova una speranza per andare avanti e si ha un po' di fede e coraggio, si può andare più lontano di quanto crediamo e immaginiamo. E, non mi sento neanche di dire che sono pochi gli eletti. Certo, ciò presuppone un lungo lavoro su sé stessi e anche concedersi di darsi una possibilità. A me, infastidisce, chi pensa ad esempio che se vive una situazione scomoda, sarà per sempre così e non cambierà mai nulla. Esempio: mi sono lasciato con la mia compagna storica non avrò mai una compagna più bella e via discorrendo di lei. E, ci può stare. Sono piccoli lutti, devastanti (per non analizzare dolori ancora più traumatici e via discorrendo, non mi sento neanche di sminuire dolori ancora meno impegnativi) ma mi infastidisce quando non si dà neanche una possibilità ad un pensiero diverso. Non dico di farne uno stile di vita ma per lo meno provarci, mettere in dubbio ciò che dici e di provare un giorno e vedere come va.
Io, sinceramente, in base alla mia più modesta esperienza, trovo chi soffre è perchè non trova un senso nelle cose e mette l'opinione degli altri al primo posto. Poi, non lo so. Per non parlare poi del tunnel in cui finiscono: vedono solo nero.
Ripeto, non fraintendere, alcune situazioni sono davvero difficili e complicate. Però, penso che non solo abbiamo la possibilità di scegliere di trovare qualcosa di bello e una motivazione per vivere ma penso anche che ci attendono sempre dei doni al di là delle difficoltà. Forse, ho ancora molto da imparare ma almeno per adesso la vivo così.
Dunque, io ho inteso il tuo discorso, spero di non averti in alcun modo fraintesa: lo capisco perché sono abbastanza "fortunato" da non avere più uno stato cronico di forte disagio psichico. Intanto grazie mille per la risposta e per aver compreso il tipo di riflessioni che ho fatto, perché davvero non erano una critica, solo un mero dialogare: scambi di visioni differenti, tutto qua. Dove parli di "piccoli lutti" penso tu abbia usato le giuste parole, però ecco, una cosa debbo allora aggiungerla: lasciamo che queste persone vivano questa fase di dolore perché, se fai caso, ognuno di noi ha filtri differenti nella visione di quel che ci accade. Non siamo nessuno per dire che quella sofferenza sia "per cose di poco conto", perché magari non lo sono per noi, ma per altri potrebbero essere una grandissima e inaspettata delusione.
Pensa pure al fatto che molte persone non hanno avuto una vita di affetti sani o stabili, quindi per loro questi dispiaceri vengono amplificati con un contraccolpo maggiore. Viceversa, buffo da dire quanto oggettivamente realistico, cose che per noi sembrano drammatiche per altri risultano magari, dall'esterno, ridicole o effimere. Non so se sono arrivato a esprimere il succo del mio pensiero in tal senso. Comunque io son d'accordo con te sul fatto che, se si naviga in acque già sicure (forse il nostro caso - ma non di tutti), si riesce a vedere la vita per quella che è agli occhi dei "più sani": un arco temporale limitato, con tante gioie quanto dolori. Ma grazie al piffero, perché noi non abbiamo un grave disturbo mentale. Andiamolo a dire a una mia amica schizofrenica, che sente delle voci apparentemente reali nelle fasi di scompenso, che sente Dio (perché è così che fanno le allucinazioni) suggerirle di suicidarsi ad esempio. Non riuscirei mai a dirle "vedi il bene in te stessa" oppure "la vita ti riserverà felicità" perché, se pure così davvero fosse (e in effetti grazie alle terapie farmacologiche così è), lei non avrebbe gli strumenti mentali per vederla in questo modo.
Però, se non vado errato, pure tu hai scritto questo: siamo, dunque, vicini in questo parere.Di fronte a gente così in difficoltà (se fate caso pure su questo forum scrive un ragazzo psicotico - non so se qualcuno se ne sia accorto) che cosa si dovrebbe mai dire? Io non me la sento proprio di scrivere nulla, mi sento male e non credo sia proprio giusto intromettermi: non posso capire. O meglio, sarebbe più corretto dire che posso immaginare, ma non posso rientrare del tutto nei panni di chi sta così male. Sarebbe offensivo, oltre che deleterio. A volte è meglio tacere, io ho capito questo, perché altrimenti si calpesta la sofferenza altrui e questo non ci rende persone migliori, a mio modesto giudizio. Rispondo all'ultimo punto: a volte è come scrivi, magari può capitare che alcune persone siano particolarmente fragili in un certo periodo della propria vita, dunque non hanno più adeguata autostima e ascoltano troppo le parole denigratorie altrui: sarà capitato anche a te, come è capitato mille volte a me.
Come provare ad ascoltare chi esprime in sincerità questo dolore? Tendere semplicemente una mano, sempre se si è capaci, e limitarsi a leggere ed essere non giudicanti nei confronti della sofferenza. Il problema poi, come ho scritto nel mio primo intervento all'interno di questo thread, purtroppo sono situazioni di manipolazione... lì ammetto che risulta più complesso, non siamo noi ad avere gli strumenti per aiutare questi soggetti compromessi, anche perché a volte gli stessi specialisti mettono le mani avanti in certi casi gravi, visto che queste persone sono fortemente recalcitranti nel ricevere aiuto.
Comunque provo a scriverti una cosa, nella speranza non appaia come un attacco nei tuoi confronti: a volte leggo i tuoi interventi sul forum e so che vengono indubbiamente fatti con buoni propositi e bontà genuina, okay? Sì, Perché è assolutamente così, come nel caso di tanti altri qui ovviamente. Si cerca di aiutare, questo è visibile. Quello che tuttavia ho notato, sarà che io proprio non riesco a essere "torbido" e a non esprimere quel che sento, è che a volte i tuoi suggerimenti risultano essere "troppo avanti" rispetto alla situazione che l'altro sta passando. Mi spiego: se una persona è fortemente demoralizzata, il dirle <<trova le risposte dentro di te, devi avere fede>> etc fanno in modo imperativo ancora più leva sul malessere, perché magari quella persona non solo si sentirà in colpa per il fatto di stare male, ma si sentirà pure due volte di mer... perché si accorgerà di non essere in grado di avere quella visione che tu proponi, dunque incrementato senso di sfiducia, di incapacità, di nullità. Senza contare che la visione di fede non puoi inventarla: o la hai o non la hai, te lo dice uno che magari ci è passato e sa un minimo di cosa sta parlando. Ho timore che ora quello che ti ho scritto possa venir percepito come un'aggressione, in realtà proprio da parte mia (almeno da parte mia eh) non lo è. Quelle poche volte che mi permetto di scriverti qualcosa è solo perché in te vedo capacità di miglioramento, quindi penso più o meno inconsciamente che tu possa essere più in grado di altri nel fare degli ulteriori passi di "crescita". C'è pure da dire che io vorrei il tuo bene quindi, se avanzo qualche consiglio, è solo perché (secondo me) potresti farne tesoro anche nella vita fuori di qui, con gli altri dunque, quando ti interfacci a persone differenti o nuove volendo.
Okaaay, ho scritto un papiro, ci ho pensato mille volte se scriverti o meno quest'ultimo paragrafo... spero però arrivi il giusto messaggio
Ciao Broken, ti ringrazio molto per il tuo messaggio e per esserti così tanto preoccupato a chiarire. A me dispiace se ti ho risposto in maniera sbrigativa, come adesso, purtroppo, ma sono sempre un po' impegnata .-." Adesso, che mi hai spiegato meglio la tua risposta, mi trovo più d'accordo con te. Il problema però è un altro: io in passato sono stata davvero male. Mi sento di dirti, che ho veramente toccato l'abisso e ti posso dire che nell'abisso non c'è mai fine, perché si può sprofondare sempre di più. Ma fin da piccina mi sono resa conto, che molte cose dipendevano da me e dalla mia forza di volontà. Fin da piccola, provavo a sperimentare la veridicità di ciò che mi dicevano provandolo su di me, o confrontandomi con persone di cui mi fidavo. Quando scrivo qui, è perchè mi fa piacere aiutare nel mio piccolo. Però, mi rendo anche conto che si può aiutare, purtroppo, qualcuno solo se vuol essere aiutato. E, a volte ci rimango male. Tu spesso mi sottolinei (scusami se userò parole mie, ma penso sia questo il senso) che sia molto maleducato attribuire ad una persona la colpa totale dei suoi problemi. Ed io, sono molto d'accordo con te. Anche a me, faceva male quando mi sentivo dire che era tutta colpa mia, oppure, quando mi rendevo conto che c'erano delle situazioni più grandi e forti di me, in cui io non me l'ero proprio cercata ma mi avevano trascinata. Ora, non tutti i casi, sono uguali. Su questo sono d'accordissimo. Ma io di fondo penso anche che in extremis se una persona volesse davvero stare bene, e stesse davvero male come dice, in qualche modo cercherebbe di stare meglio. Non dimentichiamoci ad esempio della letteratura storica che tratta di un milione di casi di persone che quando hanno voluto davvero qualcosa, l'hanno ottenuta. Ad esempio, chi ha vissuto in un campo di sterminio (fascista e nazista) ed è fuggito, l'ha voluto davvero. Quante persone gli avranno detto di non scappare? Eppure, sono fuggiti e hanno raccontato la loro storia. Ecco, io, penso sia questo il punto: se si vuole veramente qualcosa non c'è niente che alla volontà umana possa sfuggire. Forse, il mio è un discorso molto estremo, che non valuta tante variabili, ma in linea di massima, penso questo. E, mi infastidisce, forse era meglio se dicevo, che mi rattrista e crea frustrazione quando leggo di altri che sminuiscono quello che scrivo, dicendomi addirittura che sono io la prima a non credere alle mie parole. Io per non rispondere male, mi mordo la lingua (nel mio caso specifico, mi schiaffeggio le mani) e a volte mi chiedo, pure ma chi me lo fa fare a rispondere. Ma poi, mi ricordo di quando ero un po' più giovane e di quanto ero inconsolabile io. Che poi, a rivederle, certe cose, mi paiono davvero sciocchezze. Forse la mia è più una frustrazione non poter toccare le corde di chi ha sofferto per aiutarlo ad uscire dal proprio inferno personale. Se lui o lei non si convince che la strada per volersi bene è raggiungibile se lo vuole davvero, non è che gli posso fare qualcosa. In finale, sono una comune mortale pure io, e devo, egoisticamente, pensare a me e alla mia vita :")
Ad ogni modo, grazie per le tue parole. Ti trovo sempre una persona molto a modo con le sue idee e ti ringrazio molto per il tempo che mi hai dedicato.
Te ne sono infinitamente grata.
Tante belle cose e spero che con questa ragazza si è concluso tutto per il meglio. Buone cose ^-^
kathellyna ha scritto:cioè fammi capire, nella pagina precedente ti lamenti chiaramente di me e di altri [tipo esseredistante] e ora scrivi però che con me [e sicuramente con me, dato che a tutti gli altri hai risposto] non ci vuoi parlare perché non sono alla tua altezza? e allora perché ti sei riferito a me inizialmente se con me non ci vuoi parlare e pensi che io non MERITI la tua illustre risposta? ma stai prendendo in giro?
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