OffHeGoes ha scritto:Ciao,
volevo sapere se qualcuna\o di voi ha qualche idea su come approcciare\interagire con persone molto timide sul luogo di lavoro.
Negli ultimi mesi sono arrivate quattro persone nuove (tra i 21 e 27 anni). Nonostante i miei giorni in smart working (che loro non hanno) ho notato che sono davvero timidi e introversi. Si sono creati un loro gruppetto all'interno dell'open space dove lavoriamo e basta. Faticano a rispondere anche ad un semplice
buongiorno o
ciao. In mensa stanno sempre distanti da tutti. Gli aperitivi dopo lavoro vengono sempre rifiiutati. Le persone con più anzianità iniziano a pensare che non sono timide ma solo maleducate.
L'idea dell'azienda era ed è quella di trovarsi tutti noi della redazione un giorno la settimana (dopo tre anni che stavamo sempre in smart working) per riallacciare un po' i rapporti tra tutti. Un giorno alla settimana poteva essere un'occasione di socialità tra colleghi. Vuoi per l'età, vuoi che in azienda sono quello più socievole\estroverso mi hanno un po' scaricato l'incombenza di cercare di integrarli con il resto della redazione.
Tuttavia non sembro riscuotere molto successo (

) da qui l'apertura del topic. Le uniche passioni che sembrano muoverli sono solo manga e anime...
Naturalmente non sto parlando di creare amicizie o altro. Solo di buoni rapporti tra colleghi.
A volte ci vuole tempo per integrarsi. Essendo arrivati da poco hanno bisogno di comprendere la realtà in cui sono inseriti e in che modo dare il proprio contributo.
Seppur non volendo, hai già espresso giudizi poco piacevoli sui nuovi colleghi in termini di apporto dato ("0 social skills"), ma come è possibile misurare l'abilità e la capacità in termini professionali di qualcuno che ancora non si è integrato nel contesto professionale? Si parla di un'età che inizia dai 21 anni, quindi plausibilmente un'esperienza professionale scarsa. E' necessario che qualcuno segua questi colleghi cercando di sottoporre loro delle questioni lavorative, di far vedere di cosa ci si occupa e chiedere il loro pensiero al riguardo. Solo così può esserci un'integrazione reale, di certo parlare con i senior della necessità di integrarli in un'ottica di socializzazione è controproducente, crea un muro e una percezione di avversità nei colleghi inseriti, e rende ancora più difficile la reciproca comprensione ed empatia.
Se come scrivi sei una persona più tendente a socializzare, è necessario che innanzitutto ti cali nella loro ottica e nel modo in cui ragiona una persona introversa. Ti consiglio, al riguardo, il libro "Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare". Oltre a permetterti di guardare sotto una nuova luce i tuoi nuovi colleghi, permettendoti di comprendere il loro modo di ragionare, potrebbe inoltre farti capire che l'introversione non è un fattore da "curare", bensì da valorizzare in quanto portatrice di differenze di valore. Un introverso non è una persona che non ha social skills, semplicemente socializza in modo diverso e ha bisogno di più tempo, non ha la spontaneità dell'estroverso, ma di solito ha bisogno di una connessione maggiore.
Concludo con il dire che se la vostra redazione (in particolare le risorse umane o chi ne ha fatto le veci) non sono state in grado di anticipare questa eventualità disegnando un percorso di integrazione per i nuovi colleghi più timidi, la responsabilità non deve ricadere sui nuovi inseriti, bensì su chi li ha assunti senza riuscire a capire che apporto potessero dare in termini professionali e umani. Quando parlate tra di voi chiedendovi se i ragazzi sono timidi o maleducati, bisognerebbe sollevare anche il problema della capacità dei dipendenti addetti alla selezione.
Personalmente sono timido, introverso e orgoglioso di esserlo, e guardo molto male ogni persona che cerca di cambiarmi sul lavoro per adeguare me al "clima aziendale". In particolare, mi rifiuto categoricamente di partecipare ad ogni aperitivo post-lavoro, perché quando finisco di lavorare voglio stare per conto mio e sviluppare la mia vita in modo individuale (e individualista). Ho sollevato queste mie tendenze fin dalla fase del colloquio e non è mai stato un problema (infatti nessuno mi ha mai messo in dubbio professionalmente, le volte in cui ho fatto degli errori ho semplicemente riconosciuto le mie responsabilità e non è avvenuta nessuna ripercussione). Il clima aziendale poco sereno non è determinato dalle persone introverse che fanno gruppo per condividere interessi in comune, ma da chi si mette in testa di cambiarli come persone mettendo loro pressione e alimentando preoccupazioni che oltre ad essere controproducenti, non avranno mai l'effetto sperato.
Se davvero vuoi fare qualcosa per loro, comunica a chi ti ha dato questo incarico che nel lavoro c'è sempre un processo di assimilazione e acculturazione alla realtà aziendale, che va fatto in modo progressivo e con pazienza permettendo alla persona implicata di decidere cosa mettere da parte nelle ore di lavoro per integrarsi al meglio abbracciando la vision e la mission aziendale. Redarguisci chi parla di maleducazione o incapacità professionale dopo pochi mesi, perché ciò implica etichettare qualcuno che non si conosce senza dare possibilità di manifestarsi umanamente e professionalmente. Interagisci con i nuovi colleghi mostrando loro di cosa ti occupi, chiedendo loro un parere, e dai tu stesso pareri sul modo in cui stanno lavorando cercando di mettere in luce quelli che sono i punti di forza e gli aspetti da migliorare, sempre con educazione e con parità.