Cordis ha scritto:Voglio dire: non è un criminale, non ha precedenti, non risulta che sia cresciuto in un ambiente violento, non è un tossico, non è in cura da qualche psichiatra, ha avuto una vita e una famiglia normale, poi certamente non possiamo sapere tutto e sicuramente qualcosa ci sarà stato, ma mai niente che rendesse il tipo conosciuto (quantomeno dagli amici, dai vicini) per aver fatto qualcosa che attirasse l'attenzione. Poi un bel giorno, per un attacco di gelosia, compie un assassinio efferato (e neanche una cosa rapida, la faccenda è durata del tempo...) poi fugge in germania.
Com'è possibile?
Potrei fare un lungo discorso sulla complessità della psiche, ma preferisco usare il talento di uno più bravo di me, Robert L. Stevenson, che ha scritto "
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde".

Cosa ci racconta Stevenson nel suo romanzo?
Che anche una bravissima persona come il Dr. Jekyll, ha al suo interno una "parte" che - potenzialmente - potrebbe diventare un assassino.
E questo vale per ognuno di noi: a seconda delle circostanze e degli eventi (oltre che del carattere), ognuno potrebbe compirere atti "mostruosi" - anche se solitamente ciò non succede.
Anche esperimenti come quelli del dr. Zimbardo (
Stanford prison experiment) mostrano come determinati circostanze possano fare emergere tendenze psicopatiche in persone solitamente normali.
Pure il saggio di Hannah Arendt "La banalità del male", analizzando gli effetti del Nazismo, arriva a concludere che in determinate situazioni persone solitamente "buone" possono compiere atti malvagi.
Il "buon senso comune" ci dice che ci sono persone "buone" (che non saranno mai criminali), e persone "cattive" (che possono fare atti ignobili). Ma questa è una semplificazione tanto idealistica quanto illusoria.
La psicologia, invece, ci dice che siamo tutti "buone E cattivi" (Angeli e Demoni), e che tutti potremmo - almeno in teoria - compiere atti ignobili (anche se ovviamente con diversi livelli di possibilità). Che lo facciamo o meno, dipende non solo dal carattere, ma anche dalle circostanze.
Io non conosco il caso che hai citato, e le motivazioni del gesto criminale; quindi non posso esprimere alcuna opinione specifica.
Ma sono d'accordo con te che le cose non arrivano dal niente: sicuramente ci sono dei motivi per ciò che è accaduto. Però invece di lanciarci in azzardate "ipotesi da talk-show", è più onesto ammettere che noi non conosciamo le persone coinvolte e
non abbiamo la minima idea del perché sia accaduto quel che è accaduto.
In effetti credo che nessuno lo sappia, tranne le due persone coinvolte nella tragedia (questo in genere vale anche per i genitori, che spesso conoscono i loro figli assai meno di quanto amino credere).
Ma poiché il dubbio inquieta la mente, tanti si lanceranno in spiegazioni improbabili a cui si attaccano per avere un illusorio senso di controllo.

La semplice verità -
che siamo animali irrazionali, facili prede di istinti ed emozioni - è per i più intollerabile.
Ed è un peccato, perché la nostra "parte oscura" è più a rischio di "esplodere" tanto più la reprimiamo e ne siamo ignari. Viceversa, se la riconosciamo e la accettiamo, allora diventa possibile "addomesticarla".
*** *** ***
Voglio concludere con un'osservazione socio-culturale: benché un assassinio sia sempre una tragedia, sui cosiddetti "femminicidi" c'è un clamore mediatico che fa apparire il fenomeno molto più grande di quanto sia realmente.
I "femminicidi" sono in calo da decenni (
dati ISTAT), l'Italia è tra i paesi con minore numero di vittime rispetto alla popolazione, ed attualmente si aggirano intorno ai
90 all'anno.
Se questo numero vi pare elevato, tenete presente che:
- Le donne che muoiono per cause legate all'alcol sono circa
il doppio.
- Il numero di morti sul lavoro è
da 8 a 10 volte tanto. (*)
- Ogni anno muoiono per incidenti stradali oltre
3.000 persone. (*)
- Nel triennio 2011-2013 ci sono stati quasi 13.000 suicidi, cioè una media di quasi
4.300 l'anno. (*)
- Per le sole malattie cerebrovascolari, ogni anno muoiono
34.000-41.000 donne.
Alla luce di questi dati (fonti a disposizione), è evidente che al fenomeno "femminicidi" viene data un'importanza mediatica esagerata rispetto ad altri.
Magari c'è sotto qualche motivo ideologico? Magari al femminismo non interessa tanto la vita delle donne, quanto dare la colpa agi uomini?
Lascio a voi le conclusioni.
(*) Nonostante i numeri ben più elevati, di questi fenomeni se ne parla molto di rado: forse perché la maggioranza di queste vittime (80-94%) sono uomini?