VeraVita ha scritto:Devi, secondo me, imparare ad apprezzarti un po' di più. Guardare, facendo un passo alla volta, le cose che ti piacciono e cercare di capire chi sei e cosa vuoi. Rischiare di provare a stare bene. Anche iniziando anche solo a parlare. Parlando non in maniera vaga ma raccontando fatti ed episodi che ti hanno fatta stare male e trovarne un senso.
Ti assicuro che adesso sto già molto meglio di qualche anno fa e ho lavorato molto per arrivarci, questo lo riconosco a me stessa.
Ho parlato di fatti ed episodi con i miei psicoterapeuti (sono in cura praticamente da quando andavo al liceo, non proprio continuativamente ma quasi), qui volevo semplicemente esternare il misto di pensieri e sensazioni che mi porto dentro. Quello in cui mi trovo adesso è lo step nel quale si impara a convivere con se stessi, con una quotidianità del tutto personale che non tutti obbiettivamente possono capire (non tutti non vuol dire nessuno). Dopo tanti anni di terapia mi ritrovo con ancora tante domande e ben lontano dall'essere una persona risolta, anche in quelle che sono le mie possibilità. Riesco ad essere funzionale, ma spesso mi sento profondamente dissociata proprio perché avendo delle responsabilità, cose che devo necessariamente fare, non posso permettermi di assecondare il mio reale stato d'animo. Mi sono resa conto di essere stata anche fortunata perché anni e anni di terapie hanno un costo non indifferente e dal pubblico non ho mai avuto niente.
Mi è stato diagnosticato da poco l'ADHD e probabilmente ho anche un disturbo dell'umore di entità più o meno severa. Gli episodi di cui parlo sono infatti episodi depressivi con picchi di profonda angoscia, impulsività ed ideazione suicidaria, in passato associati a deliri e allucinazioni uditive.
Dovrò assumere presumibilmente per sempre il litio poiché è l'unico stabilizzante che con me ha funzionato, ma finché non avrò fatto tutto l'iter diagnostico con l'ASL dovrò anche pagarlo perché si tratta di un farmaco non mutuabile, nonostante sia un salvavita. Le liste d'attesa, inoltre, sono molto lunghe e questo complica ulteriormente le cose.
VeraVita ha scritto:Cosa hai imparato da questi episodi? Cosa ci guadagni a stare così male? Farsi a pezzi è davvero la soluzione? Hai scritto che il punto di arrivo nasconde un nuovo punto di partenza.. come mai? Indaga dentro di te.
Io ti ho dato qualche input so che non verranno apprezzati perché sostieni che nessuno può capirti.
Sappi però che non sei sola!
Tante belle cose ^^
Cosa ho imparato? Che passano e che spesso non dipendono da fattori esterni o dalla mia volontà. So che gli strumenti che posseggo a volte possono non bastare e che devo chiedere aiuto quando sento che sto perdendo la lucidità. Il punto è che quando sei impulsivo il confine tra sentire che le cose si fanno brutte e il disastro avvenuto... E' parecchio sottile.
A volte gli episodi depressivi arrivano lentamente e altrettanto lentamente purtroppo passano. L'ultimo è durato più di 6 mesi. Però così almeno hai la possibilità di prepararti ad affrontarli, hai il tempo per osservare l'umore cambiare.
Altre volte però i cicli sono rapidi ed imprevedibili, questo ti fa sentire impotente ed in balia delle cose. E' qualcosa che, se non sperimentata, difficilmente si può comprendere (sicuramente ci si può tentare, o comunque restare in ascolto e dare sostegno). Mi è capitato spesso di pentirmi subito aver esternato a qualcuno il mio reale stato d'animo, perché ho ricevuto in cambio consigli non richiesti o commenti pieni di giudizio e superficialità.
Non ci guadagno assolutamente nulla a farmi del male, lo so bene. E' per questo che è tanto frustrante. A volte si può ricadere in meccanismi malsani, bisogna perdonarsi. Purtroppo ho interiorizzato fin da piccolissima la convinzione di non poter avere l'aiuto di nessuno, perché non lo meritavo (trauma infantile). La convinzione di non meritare amore, di essere sempre l'esagerata che dice sciocchezze... A volte non è facile da contrastare.
Non è ciò che ti fa bene, lo sai, ci hai lavorato... Ma quando stai male, ti rifugi nelle cose che conosci.
Ho detto che ogni traguardo nasconde un punto di partenza perché è la mia percezione rispetto alla terapia. Pensavo che avere la diagnosi dell'ADHD mi avrebbe rasserenata, in effetti dà un senso a tante cose, tuttavia devo ancora approfondire il disturbo dell'umore e capire che tipo di intervento attuare. Avevo finalmente concluso un ciclo di psicoterapia di 3 anni con successo. Speravo di poter camminare più a lungo sulle mie gambe, ma alla fine sono praticamente "costretta" a riprendere perché sto molto male e non voglio perdere quello che ho costruito con tanto impegno e fatica.
Quindi sì, per quanto contorto sembri, quello che faccio è sostanzialmente cercare di prendermi cura di me stessa e far pace con i miei limiti.
Convivere con un disturbo mentale non è facile, non è una scelta e non sempre basta la volontà di star bene per stare effettivamente bene. Ci si può sentire in trappola, si può provare rabbia e frustrazione verso se stessi, invidia per chi ha una vita "normale". Ci si può sentire un peso, dilaniati dal terrore di non essere mai amati e accettati.
Del resto la società in cui viviamo è ancora permeata dallo stigma per le persone affette da disturbi mentali.
La professione dello psicoterapeuta poi, tra quasi 10 anni di studi profumatamente pagati e tirocini non retribuiti, fa capire quanto per lo Stato sia marginale l'importanza attribuita alla salute mentale e alla professione stessa. Con concorsi pubblici per psicologi sempre meno frequenti e Centri di Salute Mentale al collasso, con liste d'attesa infinite ed operatori in burnout.