Salve a tutti,
sono nuovo e scrivo su questo forum per la prima volta.
Non so se possa farmi bene, ma in questo periodo sento l' esigenza di dover comunicare, e non potendolo fare con nessun altro, ho preferito scrivere qui.
Ho 44 anni e sono una persona un po' incasinata.
Se dovessi dire da quando ne ho consapevolezza che qualcosa si sia rotto dentro di me potrei dire intorno ai 18 anni, più o meno verso l'ultimo anno di scuola superiore. All' epoca mi rendevo conto che qualcosa non andava, avevo la sensazione che qualcuno o qualcosa mi avesse spento d' improvviso un interruttore, non mi sentivo capito, e spesso mi sentivo messo da parte, soprattutto in famiglia, come se di quello che pensassi o di quello che volessi dire non importasse a nessuno. Venivo spesso colpevolizzato di esser poco serio e di non concludere nulla di cio' che cominciavo o di non impegnarmi mai a fondo e con determinazione nelle cose.
Ho rapporti complicati con la mia famiglia.
Mio padre ha sempre lavorato lontano da casa e tornava nei fine settimana. E' morto in pochi mesi quando avevo 20 anni lacerandomi dal dolore e lasciandomi ancora di piu' una sensazione di solitudine.
Sensazione che si è acuita anche a causa dei pessimi rapporti con mia madre e mia sorella.
Mia madre è una persona ipercontrollante, svalutante, ricattatoria e che ha sempre cercato di esercitare un controllo economico ed emotivo sulle persone al fine di renderle il meno possibile autonome. Inoltre crede di essere vittima del mondo intero, o almeno cosi' tenta di raccontarla a tutti.
Mia sorella ha molti problemi seri come me di ansia, non è sposata ne convive, ma a differenza mia ha una rete di rapporti amicali abbastanza ampia. Non abbiamo avuto sempre un buon rapporto anche a causa delle dinamiche familiari, ma stiamo cercando di recuperare al netto dei nostri problemi personali.
Dopo la morte di mio padre per un anno e mezzo sono stato in terapia familiare con loro, a causa di alcuni episodi in cui manifestavo comportamenti violenti nei loro riguardi, e questo non faceva altro che dare a mia madre la possibilità di farmi sentire ancora di piu' sbagliato e fuori di testa, piu' di quanto non mi ci sentissi gia'. La terapia evidenzio' invece che venivo costantemente esasperato e portato al limite della sopportazione, e che ero oggetto di violenze verbali e psicologiche costanti. A questo punto loro si sono tirate indietro, ma io ho continuato da solo la terapia per un altro anno e mezzo, ma poichè non avevo supporti e aiuti economici dalla mia famiglia, ho dovuto sospendere quando persi l'unico lavoretto che mi garantiva di potermi pagare le sedute.
Dopo la morte di mio padre ho lasciato l'università.
Dai 21 ai 25 ho fatto vari lavoretti a nero e malpagati per non stare con le mani in mano.
A 26 anni sono stato immobile per un anno intero in casa senza far nulla, con una piccola esperienza di servizio civle.
A 27 ho cominciato, nonostante il clima familiare di costante svalutazione, a studiare per intraprendere una formazione lavorativa in un settore che pensavo potesse piacermi.
Ma a 29 anni ho dovuto riprogrammare di nuovo la mia vita perchè quel settore non garantiva purtroppo alcuna stabilità economica.
A 30 ho riniziato l' università e l'ho conclusa nel 2014 col massimo dei voti. In questo periodo ho sviluppato un totale isolamento dalla mia famiglia, dagli amici e dagli affetti, e ho esasperato tanto i miei sentimenti di rabbia e odio per farli diventare produttivi al punto da spronarmi a concludere il percorso universitario.
Dai 34 ai 36 ho visto il buio piu' totale e sono ritornato nello sconforto piu' nero perchè non vedevo possibilità d' impiego.
A 37 aiutato e sostenuto da alcuni familiari (una sorella di mia madre con cui lei aveva litigato e non ha più rapporti) che non sentivo da oltre 10 anni ho cominciato a lavorare e a fare concorsi.
A 38 ho cominciato finalmente a lavorare stabilmente.
In mezzo a tutto questo ci sono i miei fallimenti sentimentali. A 30 anni duranti il mio primo anno di università ho avuto un rapporto devastante con una narcisista patologica. Da qui mi sono praticamente chiuso un po' volontariamente un po' per lo stress post-traumatico mai superato, a qualsiasi altro rapporto sentimentale, avevo sempre il terrore che potessi incontrare un' altra folle. Ogni volta che mi interessava qualcuna o capivo che qualcuna era interessata a me, mi cominciavano a suonare tutti i campanelli d'allarme e andavo e vado ancora oggi praticamente nel panico.
Inoltre per ciò che riguarda i rapporti sentimentali nella mia vita non son stato molto fortunato. Durante il periodo in cui non avevo prospettive future e ce l'avevo col mondo, ho incontrato due brave ragazze che ho allontanato volontariamente perche' capivo che se ci fossi stato insieme le avrei fatte solo soffrire della mia stessa sofferenza. Ho avuto poi molte situazioni in cui venivo mollato prima di uscire, o dopo la prima uscita, senza alcuna giustificazione. La mia reazione in questi casi è sempre stata di rabbia e collera profonda, al punto da chiudere definitivamente con quelle ragazze. Poi con qualcuna ho avuto la tentazione di ricontattarla dopo qualche anno, chissà che mi aspettavo, pero' fondamentalmente alla base c'era che lo facevo per scusarmi del mio comportamento, sperando potesse riavviare qualcosa. Mi hanno sempre risposto, ma chiaramente senza alcun seguito di comunicazione o di recupero dei contatti.
Fondamentalmente mi son sempre sentito profondamente ferito, preso in giro da questo tipo di comportamenti, come se avessi qualcosa che non vada e che non potessero dirmi in faccia con franchezza e sincerità. Probabilmente ero anche io che idealizzavo molto queste persone, ed è possibile che abbia continuato a farlo anche dopo aver chiuso bruscamente con loro, percio' poi le ricontattavo. Non lo so ma sta di fatto che ogni volta ci son rimasto sempre malissimo. Mi son sempre domandato perchè non mi va mai bene?
Con gli amici non è che le cose siano andate meglio negli anni. Ho frequentato per anni persone un po' provincialotte, e che mi annoiavano a morte. Spesso mi sono sentito tradito da loro, soprattutto da quelli che consideravo amici stretti, e ho chiuso con loro anche per motivi stupidi. Ho sempre chiuso in maniera categorica e senza dar a nessuno il diritto di replica. Contrariamente a quanto avviene per le relazioni sentimentali non li ho mai ricontattati.
Ad esempio per capirci: c'è un amico di Milano con cui abbiamo trascorso tutta l'adolescenza durante le vacanze estive, e con cui ero legatissimo. Un anno si comporto' malissimo con me, offendendomi in maniera gratuita ed immotivata. Da allora io chiusi con lui. Qualche anno fa vedendomi sui social in compagnia di altri amci comuni dell' epoca, mi ricontattò, prima telefonandomi, e poi vendendo nella mia città con la sua famiglia. Ogni volta io mi sono negato con qualche scusa. Lui a telefono si è dimostrato sempre sinceramente dispiaciuto per cio' che aveva fatto 20 anni prima, e ogni volta mi dice che vorrebbe avere l'opportunità di scusarsi. Ma gli do buca e non me la sento per tanti motivi. Eppure non mi costerebbe nulla farlo contento, anche se poi decidessi di non sentirlo piu'. Non ci riesco è piu' forte di me. Pero' mi percepisco in questi casi come una persona che e' diventata crudele.
Attualmente non ho una mia famiglia, moglie e figli. Non ho una mia casa, vivo ancora con mia madre, e lavorando da qualche anno sto mettendo da parte i soldi per potermene comprare una con un mutuo. Ma anche qui ho problemi perchè vorrei trovarla nel mio quartiere dove pero' i prezzi al momento per me sono inaccessibili. Lavoro vicino casa, quindi è soprattutto per quello che vorrei cercare casa in questa zona, e non ne prendo in considerazione altre. In affitto non voglio andare, perchè penso che cosi' facendo non riuscirei piu' a risparmiare altri soldi da mettere da parte per poter acquistare un appartamento, e perchè penso che sarebbero soldi che potrei spendere per la rata di un mutuo piuttosto che gettarli via cosi'. Ma in pratica non ce la faccio più a restare in questa situazione e in questa casa, vorrei andarmene. Inoltre nel posto in cui lavoro ci sono problematiche costanti di carenza di parcheggio delle automobili quindi prendere casa in un altra zona diventerebbe un macello anche per recarsi quotidianamente a lavorare. Ma forse sono solo scuse.
Ah già il lavoro e i rapporti con i colleghi. Ho cambiato sede di lavoro da un anno e mezzo. A lavoro sono abbastanza socievole, per qualcuno anche troppo. Prima ero in un posto dove venutosi a sapere che ero single alla mia età, non mostrandomi interessato a corteggiare alcuna collega, e che ero ancora a casa mia con i miei, molti colleghi si sentivano in diritto di trattarmi male di offendermi, di darmi dell' omosessuale o ritenere convintamente che lo fossi e via discorrendo. Tutte cose che mi hanno fatto stare malissimo e che ritenevo offensive in maniera gratuita.
Dopo anni sono andato via da lì e mi sono spostato nella sede dove sono ora, e sebbene in misura minore la cosa pare si stia ripetendo.
Dov'ero prima il tutto era peggiorato dal fatto che sul lavoro ero una persona molto ansiosa, e poiche' inesperto anche molto insicura. Adesso in questa nuova sede dove sono tutti molto meno professionali dell' altra, le cose vanno meglio anche perchè i carichi di lavoro sono piu' leggeri e perchè oramai ho una certa esperienza che mi fa guadagnare un minimo di sicurezza in me stesso e di rispetto in piu'.
Credo di risultare "strano" alle persone. Il problema di cui soffro e mi sono accorto, credo sia il risultato del mio periodo universitario in cui ho imparato a far leva sulla rabbia e l' isolamento per raggiungere i miei obiettivi. Oggi a tutto cio' che mi sembra un' offesa, una presa in giro, una mancanza di rispetto, un comportamento furbetto e via dicendo, reagisco con modi violenti verbalmente, minacciosi ed impulsivi. Oggi riesco un po' piu' a controllarmi, ma quando sono sotto stress a volte mi scappa di lasciarmi andare. Per cui vengo percepito male, o strano.
Credo di essermi diseducato al comportamento posato, e al recepire le cose che mi infastidiscono restando calmo.
Questo è un grosso problema e me ne sono accorto qualche settimana fa, e mi sono reso conto che mi causa problemi relazionali anche con mia sorella e persone a cui voglio bene.
Con mia madre e mia sorella sono riuscito dopo quasi 10 anni in cui non ci parlavamo piu' a recuperare il rapporto, senza pormi alcuna aspettativa di risanamento delle problematiche familiari.
Ho paura di esser diventato una brutta persona, che viene percepito male, soprattutto quando iteragisce e parla con gli altri.
A tutto questo poi va aggiunto che essendomi trascurato per anni, e non essendo stato supportato economicamente quando ne avrei avuto bisogno (dai 20 ai 30 anni), ho riportato delle conseguenze anche per cio' che riguarda la salute e il mio aspetto estetico.
Ho dei problemi ai denti che mi hanno portato a doverne estrarre 4. Ma purtroppo l' anno scorso ho fatto due dei 3 impianti che per qualche ragione a cui il dentista non sa darmi una spiegazione, sono riusciti male. Nonostante abbia gia' pagato tutto stupidamente in anticipo, da luglio ad oggi sono trascorsi molti mesi nei quali non ho trovato il coraggio per risolvere questo problema. Non ho piu' fiducia in nessun dentista e ho paura di peggiorare acora di piu' la mia attuale situazione, oltre al fatto che dovrei trovare un modo per risolvere anche la questione economica per un lavoro fatto male. Sono nello sconforto piu' totale.
Tutto cio' mi incupisce e mi deprime a tal punto che nelle ultime settimane non sto facendo altro che lavorare, tornare a casa mettermi a letto e dormire tutto per tutto il giorno fino al seguente.
Ciao e grazie per aver letto.