Ognuno di noi fa uso di copioni personali

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Ognuno di noi fa uso di copioni personali

Messaggioda Royalsapphire » 05/12/2014, 19:26



Il concetto di copione spiega come, nel corso della nostra vita, riproponiamo continuamente modi di fare e di sentire che risultano disfunzionali e dolorosi.
Nella quotidianità osserviamo con frequenza persone che si comportano sempre nello stesso modo, sebbene questo modo procuri loro sofferenza e frustrazione, come se seguissero un destino predeterminato. Accanto a persone che amano la vita, sono incuriosite da cose nuove e se ne entusiasmano, ci capita di osservarne altre che sembrano girare in circolo, senza raggiungere mai ciò che desiderano e vivendo ogni giorno uguale all’altro; ne vediamo altre che vivono aspettando che ogni giorno passi, esistendo ma senza vivere davvero; ne vediamo altre ancora che lottano per raggiungere risultati sempre più elevati, ma impedendosi di godersi i traguardi che via via raggiungono. Ci sono altre persone, infine, che mettono in atto comportamenti autodistruttivi abusando di alcool, di droghe, di cibo.
Ognuna di queste persone è nel proprio copione che, come a teatro, ha un inizio e una fine, una trama, dei personaggi e dei ruoli.
In “ciao! …E poi?” Berne definisce il copione “un piano di vita inconscio che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva” ( Berne, 1972). Le decisioni prese durante l’infanzia su di sé e sugli altri, rappresentano la migliore strategia individuata dal bambino per sopravvivere in un mondo che spesso sembra ostile e minaccioso. Tali decisioni si basano su un’analisi della realtà distorta e irrazionale, così come può essere quella effettuata da un bambino; da adulti, tuttavia, in situazioni di stress o che ricordano scene dolorose della prima infanzia, tendiamo ad utilizzarle e a seguirle.
La ragione per cui non ci lasciamo alle spalle tali decisoni è da ricercare nel tentativo che anche in età adulta tendiamo a reiterare di ottenere amore e attenzioni incondizionati dalle figure genitoriali; il fine è quindi quello di risolvere quanto è rimasto incompiuto quando eravamo bambini!
La comprensione del copione è importante nel processo di raggiungimento del benessere poiché consente alla persona di individuare i bisogni che non furono esauditi durante l’infanzia, e soddisfarli usando, però, le risorse adulte e abbandonando le soluzioni magiche individuate da bambini.
Da questo punto di vista, io intendo il benessere o la cura proprio come la possibilità di individuare alternative a modi di fare che sono fonte di sofferenza ma ai quali la persona é fortemente ancorata. Pensando il benessere inteso come liberazione da schemi di copione, mi piace molto quello che hanno scritto i Goulding a proposito del curare le persone: “a noi interessa , e insegniamo, qualunque cosa funzioni, qualunque cosa funzioni a guarire la gente dalle proprie fobie, a trasformare la propria angoscia in entusiasmo, a interrompere comportamenti coatti, a smettere di essere depressa e a godersi la vita, invece” ( Goulding, 1979).
Trovo molto interessante pensare alla psicoterapia come a un percorso in cui la persona impara come procurarsi benessere e come godere della vita.
Questa possibilità mi sembra legata proprio all’individuazione e all’uscita dal proprio copione, alla possibilità che la persona si costruisce in terapia, di ridecidere rispetto a decisione antiche ed autolimitanti.
Nella terapia ridecisionale, la persona è responsabile del proprio cambiamento e si riappropria dei propri pensieri, delle proprie emozioni e dei propri comportamenti.




Parabola dell'aquila


Una giorno un contadino, attraversando la foresta, trovò un aquilotto, lo portò a casa e lo mise nel pollaio.
L'aquilotto imparò presto a beccare il mangime delle galline e a comportarsi come loro. Un giorno passò di là un naturalista e chiese al proprietario perché costringesse l'Aquila, regina di tutti gli uccelli, a vivere in un pollaio. "Io le do da mangiare, le ho insegnato ad essere una gallina e l'Aquila non ha mai imparato a volare, si comporta come una gallina, dunque non è più un'aquila", rispose il proprietario e il naturalista: "Essa si comporta esattamente come una gallina, quindi non è più un'Aquila, tuttavia possiede il cuore di un' Aquila e può sicuramente imparare a volare".
Dopo aver discusso della questione i due uomini si accordarono per verificare se ciò fosse vero. Il naturalista prese con delicatezza l’Aquila fra le braccia e le disse: "Tu appartieni al cielo e non alla terra, spiega le tue ali e vola".
L’Aquila tuttavia era disorientata, non sapeva chi era e quando vide che le galline beccavano il grano saltò giù per essere una di loro.
Il giorno seguente il naturalista portò l'Aquila sul tetto della casa e la sollecitò di nuovo: "Tu sei un'Aquila, apri le tue ali e vola". Ma l'Aquila ebbe paura del suo sé sconosciuto e del mondo e saltò giù nuovamente tra il mangime. Il terzo giorno il naturalista si alzò presto, prese l'Aquila dal pollaio e la portò su un alto monte.
Lassù tenne la regina degli uccelli in alto nell'aria e la incoraggiò di nuovo: "Tu sei un'Aquila, tu appartieni tanto all'aria quanto alla terra. Stendi ora le tue ali e vola". L’Aquila si guardò attorno, guardò di nuovo il pollaio, poi il cielo e continuava a non volare. Allora il naturalista la tenne direttamente contro il sole e allora accadde che essa incominciò a tremare e lentamente distese le sue ali. Finalmente si lanciò con un grido trionfante verso il cielo.
Può darsi che l’Aquila ricordi ancora le galline con nostalgia, può persino accadere che visiti di quando in quando il pollaio. Tuttavia per quanto si sappia non è mai ritornata e non ha più ripreso a vivere come una gallina.
Era un'Aquila sebbene trattata ed addomesticata come una gallina!
Così come l’aquilotto, ogni persona che abbia imparato a considerarsi come in realtà non è, può scoprire la sua vera essenza, uscire dallo schema fisso in cui vive e riscrivere un nuovo copione.


Dott.ssa Beatrice Piermartini
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Ognuno di noi fa uso di copioni personali

Messaggioda La Musica del Vento » 05/12/2014, 21:49



Royal, è davvero un bellissimo articolo!
Potrei copiarlo sul mio diario? :)

A causa dei ricordi e delle abitudini, tendiamo a riproporre sempre gli stessi schemi, le reazioni, il personaggio che ci siamo creati e che non è più nostro. Lavorare su di sè e ascoltarsi ci aiuta ad essere più spontanei e a vivere meglio.
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Ognuno di noi fa uso di copioni personali

Messaggioda Richard_Benson » 05/12/2014, 22:38



Questo è un ottimo articolo che io allargherei a tematiche socio-politiche.

Il sistema vuole che noi facciamo uso di copioni, perchè il copione perpetua lo status quo, evita i cambiamenti (ciò che il potere non vuole) e ci rende prevedibili: un popolo prevedibile è più facile da governare ed eventualmente da sottomettere.

A volte incosciamente, tutte le principali nostre istituzioni (la chiesa, lo Stato, la politica ed anche la scuola) vogliono che noi perpetuiamo il copione, che poi significa conformismo. I giovanissimi che fanno uso di droghe e che non rispettano sessualmente il proprio corpo non credono di essere degli "anticonformismi", dei "ribelli" o peggio ancora dei "rivoluzionari": stanno solo recitando il copione che il sistema gli ha dato.

Nella scuola dell'infanzia - per restare più "on topic" possibile - credo il miglior sistema sia sviluppare il più possibile i sistemi d'apprendimento alternativi e la fantasia dell'alunno: nel '68 si diceva "la fantasia al potere", pur con tutti i limiti di uno slogan non era per niente un concetto sbagliato.
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Messaggioda Royalsapphire » 05/12/2014, 22:59



Bello questo tuo intervento Richard! Non lo avevo considerato sotto l'aspetto politico.
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Messaggioda Richard_Benson » 05/12/2014, 23:08



Grazie Royal :) penso che molti argomenti didattici, psicologici e antropologici siano molto collegati alla politica: purtroppo questa cosa l'hanno capita solo i nostri "nemici".
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Messaggioda Mirrorblame » 06/12/2014, 6:12



Richard_Benson ha scritto:Il sistema vuole che noi facciamo uso di copioni, perchè il copione perpetua lo status quo, evita i cambiamenti (ciò che il potere non vuole) e ci rende prevedibili: un popolo prevedibile è più facile da governare ed eventualmente da sottomettere.

A volte inconsciamente, tutte le principali nostre istituzioni (la chiesa, lo Stato, la politica ed anche la scuola) vogliono che noi perpetuiamo il copione, che poi significa conformismo. I giovanissimi che fanno uso di droghe e che non rispettano sessualmente il proprio corpo non credono di essere degli "anticonformismi", dei "ribelli" o peggio ancora dei "rivoluzionari": stanno solo recitando il copione che il sistema gli ha dato.

Nella scuola dell'infanzia - per restare più "on topic" possibile - credo il miglior sistema sia sviluppare il più possibile i sistemi d'apprendimento alternativi e la fantasia dell'alunno: nel '68 si diceva "la fantasia al potere", pur con tutti i limiti di uno slogan non era per niente un concetto sbagliato.


Parole sante ^_^
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