da Crack » 08/05/2015, 16:42
Premetto che non sono credente.
Per come la vedo io, valori e sentimenti positivi possono nascere anche in persone sprovviste di fede. La religione, tra i suoi meriti, ha quello di poter aiutare a sviluppare la capacità di riflessione portando a cogliere, nei valori e nei gesti tendenti al bene, molte sfaccettature che a un non credente probabilmente sfuggono. Ma questo non implica necessariamente che una persona sprovvista di fede non sia in grado di fare proprie certe tendenze positive, nonostante sia arrivata ad assimilarle seguendo un cammino diverso. Sono cose che trascendono la mera riflessione, l'intelligenza e la conoscenza della Parola: anche una persona emotivamente ignorante e spiritualmente povera può imparare a conoscere il perdono, l'amore, il sacrificio e via dicendo. In un' ottica religiosa, credo ci si possa trovare d'accordo sul fatto che la volontà di Dio non sia vincolata da variabili "terrene" come la conoscenza teorica dei suoi insegnamenti o la condotta morale generale, pertanto Egli potrebbe raggiungere persino chi non ha mai aperto una Bibbia in vita sua. Si tratta di un Messaggio potente, che va ben oltre i muri di una chiesa. Non puoi sminuire la sua incidenza pensando che non possa manifestarsi in modi alternativi anche nelle persone più improbabili.
Allo stesso modo però non devi percepire come sminuito il percorso spirituale che hai intrapreso. Semplicemente, lo scopo della conoscenza della Parola non dovrebbe essere quello di diventare migliore degli altri, ma piuttosto quello di farti comprendere i significati più profondi dei valori e dei sentimenti che possono rendere ciascuno di noi migliore , indipendentemente dalla quantità di fede di cui siamo provvisti, senza confronti che nulla hanno a che vedere con il piano spirituale.
E mi sembra di capire che questo lo fai già, visto che quello che hai scritto deriva proprio dal fatto che non ti sei soffermata alla superficie, ma piuttosto stai cercando di analizzare ciò che sta dietro alla capacità di perdonare, mettendoti in discussione. In molti, trovandosi al tuo posto, avrebbero semplicemente scelto di fermarsi alla propria posizione di "non perdono", il fatto che tu senta il bisogno di andare oltre il tuo limite e cercare un modo per riuscire a migliorarti è probabilmente legato al fatto che hai appreso il valore del perdono grazie alla tua religione. Magari non riesci a metterlo in pratica come vorresti, sei pur sempre un essere umano, ma il fatto che questa difficoltà ti metta in crisi, al punto da spingerti a rifletterci su, è un dettaglio importante.
Dunque non dovresti scoraggiarti, considera questa esperienza come una buona occasione per alimentare ulteriormente la tua spiritualità, magari in un modo che non avevi considerato. Uno dei più grandi insegnamenti della religione cristiana esalta l'importanza dell'Umiltà, anche nelle piccole cose: questa per te è l'occasione giusta per mettere in pratica ciò che stai imparando, dimostrandoti abbastanza umile da accettare il fatto che puoi sempre imparare qualcosa di buono anche da chi normalmente consideravi moralmente o spiritualmente "inferiore". Impara il perdono dalla tua amica, col tempo il cammino di fede che hai intrapreso darà i suoi frutti e ti aiuterà a comprendere profondamente il significato di ciò che hai imparato.. e magari un giorno sarà lei a poter imparare da te.
Ma, che tu ci riesca o meno, nel frattempo ti suggerirei di evitare certi confronti, ti mettono solo fuori strada e ti distolgono dai veri obiettivi del tuo percorso di fede, che sono ben altri.