E tutto cominciò a precipitare...

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E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Sebastian » 20/12/2015, 10:28



(Titolo ispirato ad un geniale gioco flash online)

L'inizio della fine è stato il momento della nascita.
Infatti, da quel momento tutto cominciò a precipitare.
Pensandoci, nel momento in cui si nasce si inizia anche a morire, e non solo da un punto di vista scientifico.

La mia vita inizia dal mio primo ricordo, mio padre che litiga con mia madre.
Poi un susseguirsi di vaghi ricordi, l'operazione d'ernia inguinale, il primo giorno di scuola elementare e poco altro di rilevante (se non episodi di violenza su di me, sui miei fratelli e su mia madre da parte di mio padre).

Arriva la scuola media, inizio male, prendo addirittura un 5 (scandaloso, almeno per i miei), poi mi riprendo e supero l'anno. Nel secondo anno ho un buon andamento. Nel terzo anno i miei problemi di natura sociale iniziano a diventare seri.

Al termine di un anno scolastico vergognoso sotto tutti i punti di vista, arriva un evento molto importante per lo sviluppo della mia storia.
Alla recita di fine anno, alla quale non ho preso parte (perché un professore, per vendicarsi del fatto che io non avessi partecipato alla tradizionale caccia al tesoro natalizia, a causa dei miei problemi, mi aveva escluso), gli alunni spettatori (come me), vengono invitati a salire sul palco. Io non salgo, la mia fobia sociale mi blocca completamente. L'anno finisce così, con il cazziatone finale da parte di uno dei professori che stavano lì intorno.

Ed è lì che la scoperta del mio essere ha avuto inizio.

Intanto iniziano le superiori, primo anno in una classe di sconosciuti.
Dopo un breve periodo di ambientamento, e dopo aver litigato con il solito bulletto grassottello che mi aveva preso di mira dall'inizio (che poi si rivelerà una delle persone più leali conosciute nella mia vita), riesco sorprendentemente a integrarmi bene nella classe. A fine anno ottengo addirittura la media dell'8 e ricevo una borsa di studio. I primi tre anni e mezzo volano, anche se la mia vita sociale è costituita unicamente dalla giornata scolastica.
Inizio a presentare i primi sintomi di depressione, e inizio a pensare che la mia non sia solo timidezza. Mi informo, scopro questo forum e inizio a scrivere qualcosa ogni tanto, sperando di trovare supporto. Nel contempo trovo informazioni sulla fobia sociale, ma per il momento rifiuto di credere che io ne sia affetto.

Gli ultimi due anni iniziano a farsi pesanti, i risultati scolastici calano drasticamente, le forze iniziano ad abbandonarmi, sono chiaramente affetto da depressione. Inoltre mi convinco di essere affetto da fobia sociale, anche se in seguito scoprirò di essermi sbagliato.
Arriva l'ultimo anno, stabilisco il mio personale record di assenze da scuola (oltre 30). Nonostante questo, riesco a diplomarmi con un discreto voto (82). Ma in questo ultimo anno la scoperta del mio essere compie passi da gigante.

Inizio a comprendere, anche se in minima parte, la mia esistenza.
Inizio a capire che io non sono affetto da fobia sociale, ma più semplicemente non sono un animale sociale. Di fatto, io non sono un uomo (che per definizione scientifica, è un animale sociale), bensì un'altra razza di essere umano. Una razza che non ha bisogno di rapporti con uomini, ma ne avrebbe bisogno con altri esseri della stessa razza. Una razza assolutamente inadatta a questa società, modellata sulle caratteristiche degli uomini. Una razza che ama la solitudine, ma che in alcuni casi ha anche bisogno di condivisione. Una razza inutile, una razza debole, e che quindi secondo le leggi della natura è andata estinguendosi.

Ad ora sono iscritto all'università alla facoltà di ingegneria informatica, fare l'informatico era il mio sogno fin dalle medie. Ma ora non lo è più, e infatti i risultati sono scadenti. Non ho il coraggio di parlare con i miei, anzi, ci ero incredibilmente riuscito con mia madre, prima di iscrivermi all'università. Gli dissi che avrei voluto studiare psicologia, ma il suo apparente appoggio era solo una maschera della delusione. Stesso discorso con mio padre, e quindi sono stato "costretto" ad iscrivermi ad ingegneria.

Non sopporterei di diventare un peso per i miei, pertanto sto pensando di scappare a fine anno universitario, se la situazione dovesse rimanere questa, per trovare un lavoro e poter ripagare i soldi spesi dai miei per il mio fallimento.
Scappando potrei anche finalmente scegliere liberamente, realizzare i miei sogni.

Purtroppo so già che tutto questo sarà impossibile, pertanto non mi resta che il suicidio, anche se non riesco a trovare il coraggio di farlo, e questo a causa dell'essere che mi governa (se dovesse interessarvi questo argomento, potete leggere il topic "Capire d'esser vivo").
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"Per conoscere, me e le mie verità, io ho combattuto fantasmi d'angoscie con perdite d'io. Per distruggere, vecchie realtà, ho galleggiato, su mari di irrazionalità. Ho dormito, per non morire, buttando i miei miti di carta su cieli di schizofrenia." - Franco Battiato

"Dentro di me, vivono la mia identica vita, dei microorganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" - Franco Battiato

"Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire, per paura di scoprire libertà che non vuoi avere. Ti sei mai chiesto quale funzione hai?" - Franco Battiato

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E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Premio Nobel » 03/01/2016, 17:28



Sebastian ha scritto:(Titolo ispirato ad un geniale gioco flash online)

L'inizio della fine è stato il momento della nascita.
Infatti, da quel momento tutto cominciò a precipitare.
Pensandoci, nel momento in cui si nasce si inizia anche a morire, e non solo da un punto di vista scientifico

Inizio a comprendere, anche se in minima parte, la mia esistenza.
Inizio a capire che io non sono affetto da fobia sociale, ma più semplicemente non sono un animale sociale. Di fatto, io non sono un uomo (che per definizione scientifica, è un animale sociale), bensì un'altra razza di essere umano. Una razza che non ha bisogno di rapporti con uomini, ma ne avrebbe bisogno con altri esseri della stessa razza. Una razza assolutamente inadatta a questa società, modellata sulle caratteristiche degli uomini. Una razza che ama la solitudine, ma che in alcuni casi ha anche bisogno di condivisione. Una razza inutile, una razza debole, e che quindi secondo le leggi della natura è andata estinguendosi.

Ad ora sono iscritto all'università alla facoltà di ingegneria informatica, fare l'informatico era il mio sogno fin dalle medie. Ma ora non lo è più, e infatti i risultati sono scadenti. Non ho il coraggio di parlare con i miei, anzi, ci ero incredibilmente riuscito con mia madre, prima di iscrivermi all'università. Gli dissi che avrei voluto studiare psicologia, ma il suo apparente appoggio era solo una maschera della delusione. Stesso discorso con mio padre, e quindi sono stato "costretto" ad iscrivermi ad ingegneria.

Non sopporterei di diventare un peso per i miei, pertanto sto pensando di scappare a fine anno universitario, se la situazione dovesse rimanere questa, per trovare un lavoro e poter ripagare i soldi spesi dai miei per il mio fallimento.
Scappando potrei anche finalmente scegliere liberamente, realizzare i miei sogni.

Purtroppo so già che tutto questo sarà impossibile, pertanto non mi resta che il suicidio, anche se non riesco a trovare il coraggio di farlo, e questo a causa dell'essere che mi governa (se dovesse interessarvi questo argomento, potete leggere il topic "Capire d'esser vivo").


Ciao Sebastian, ti avevo già commentato in passato proprio nel topic "capire d'essere vivo" e per questo volevo risponderti:
- effettivamente dal momento in cui si nasce si inizia già un pochino a morire ( non fosse altro che il giorno della propria dipartita si avvicina ogni giorno di più)
Non ti conosco personalmente, però secondo me il discorso sul l'animale sociale è sbagliato per due motivi 1) non è vero che per definizione l'uomo è un animale sociale ( fisiologicamente parlando non è così che viene definito, e poi ad esempio una persona che non fosse interessata a vivere con gli altri, oppure l'ultimo uomo,non si potrebbero già più considerare uomini secondo questo punto di vista) 2) secondo me tu non sei asociale ( un po' perchè mi ricordi troppo quel mio amico che ti avevo parlato già che poi mi abbandonò, e quindi mi stai per quello simpatico ...Un po' perchè da quanto mi dici non mi sembra... Mi sembra piuttosto che tu voglia avere relazioni sociali, ma che abbia difficoltà ad averne)

Vorrei poi dirti che secondo me sarebbe sciocco suicidarsi, poichè non è vero che il tuo progetto sia impossibile, ed anche se fosse impossibile, non credo che la tua vita diventerebbe "indegna da essere vissuta", ma volendo ci possono essere tante altre cose che potresti fare.

Infine, vorrei permettere di darti un consiglio: da quanto mi è sembrato da come scrivi, credo che dovresti cercare di distinguere tra quello che ti è capitato a te come Sebastian, è quello che capita a te come individuo

Mi spiace non poterti essere ulteriormente d'aiuto se non con questo post stesso
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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Sebastian » 03/01/2016, 22:20



NobelPrize1992 ha scritto:Non ti conosco personalmente, però secondo me il discorso sul l'animale sociale è sbagliato per due motivi 1) non è vero che per definizione l'uomo è un animale sociale ( fisiologicamente parlando non è così che viene definito, e poi ad esempio una persona che non fosse interessata a vivere con gli altri, oppure l'ultimo uomo,non si potrebbero già più considerare uomini secondo questo punto di vista)

Infatti hai ragione, ma l'ho capito soltanto nell'ultima settimana, dove ho capito anche tante altre cose.
NobelPrize1992 ha scritto:secondo me tu non sei asociale ( un po' perchè mi ricordi troppo quel mio amico che ti avevo parlato già che poi mi abbandonò, e quindi mi stai per quello simpatico ...Un po' perchè da quanto mi dici non mi sembra... Mi sembra piuttosto che tu voglia avere relazioni sociali, ma che abbia difficoltà ad averne)

Esatto, io non sono asociale, perché l'asocialità in sé non esiste. Questo è un'altro dei pensieri maturati nell'ultima settimana.
Esistono semplicemente diverse razze di essere umani, delle quali quella predominante è "l'uomo".

Chiaramente, per cause genetiche (e quindi anche di discendenza), esistono anche altre razze di esseri umani, i "pazzi", i "depressi" ecc, che non sono malati, hanno semplicemente caratteristiche diverse dall'uomo.

Una persona depressa ha differenze chimiche cerebrali, e con gli psicofarmaci questi valori vengono adeguati affinché risultino simili a quelli di un "uomo". Per il momento però, non è possibile modificare con assoluta certezza e in modo stabile questi valori, ed è per questo motivo che la depressione non avrà mai una cura definitiva, perché derivante da una differenza chimica genetica.
Lo stesso vale per le altre "malattie mentali", che non lo sono affatto, sono semplici differenze fisiche e chimiche, che contraddistinguono le varie razze.

Alcune razze, predisposte ad una "malattia mentale", sono anche predisposte all'adattamento, pertanto, se i fattori ambientali saranno favorevoli, potrebbero non soffrire mai in vita di quella "malattia", e trovarsi talmente bene nella società degli "uomini" da non rendersi mai conto di appartenere ad una razza diversa.
Altre invece, sono predisposte ad una "malattia mentale", ma poco all'adattamento. Questi individui, anche in mancanza di reali ambienti sfavorevoli, hanno una maggiore possibilità di incorrere nella "malattia", a causa dell'incapacità di adattamento, che porta alla sofferenza per la mancanza di una società nella quale integrarsi (perché quella attuale troppo diversa dalla concezione di società ideale di questi individui).
Questa è la seconda razza più diffusa, o almeno a quanto credo io (non avendo dati alla mano, non posso dirlo con certezza).
Poi esistono tante altre razze, tra le quali anche la mia, che nonostante l'incapacità di adattamento alla società odierna, pare non soffrirne molto, anzi, coltiva il sogno di poter vivere in completa solitudine.
Trovare individui di questa razza è molto difficile, poiché tende a non approfondire i rapporti con nessun altro individuo, rendendo ardua la ricerca.
Questa razza, tuttavia, soffre la mancanza di altri individui della stessa razza, con i quali magari sarebbe possibile approfondire i rapporti (e in questo senso sì, anch'io cerco delle relazioni sociali, anche se non ne soffro neanche troppo la mancanza).
NobelPrize1992 ha scritto:Vorrei poi dirti che secondo me sarebbe sciocco suicidarsi, poichè non è vero che il tuo progetto sia impossibile, ed anche se fosse impossibile, non credo che la tua vita diventerebbe "indegna da essere vissuta", ma volendo ci possono essere tante altre cose che potresti fare.

Beh, a causa dell'ambiente in cui mi trovo, i miei progetti per il momento sono irrealizzabili, e probabilmente lo saranno per sempre (e su questo ho la teoria dell'essere).
Mi rendo conto che il suicidio non sarebbe una soluzione adeguata, ma purtroppo la mia razza manifesta tendenze suicide, alle quali non posso oppormi.
NobelPrize1992 ha scritto:Infine, vorrei permettere di darti un consiglio: da quanto mi è sembrato da come scrivi, credo che dovresti cercare di distinguere tra quello che ti è capitato a te come Sebastian, è quello che capita a te come individuo

Piano piano sto imparando a farlo.
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"Dentro di me, vivono la mia identica vita, dei microorganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" - Franco Battiato

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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Zangreus il bruco » 05/01/2016, 23:25



La tua descrizione mi corrisponde molto, e ho anch'io gli stessi dubbi sulla fobia sociale. Alcuni per farsi notare solo perché non sono proprio estroversi tirano in ballo questa "sociofobia" perché in realtà vogliono solo attenzioni, altri (come me e te) hanno una tendenza a questo fenomeno più che una vera propria cronicità (ci sono anche test su internet se ti interessa). Per quanto riguarda il suicidio per esperienza personale (nonostante la mia giovane età) posso dirti che comunque bisogna sempre cercare di non arrendersi. So che sembra una frase fatta, ma quello che intendo è che ognuno deve cercare uno scopo nella propria vita e se non lo trova cerca di fare quello che lo appassiona e lo fa sentire vivo. Se hai ancora pensieri suicidi ti consiglio comunque di provare a esternarti, cioè vedere la tua situazione da un punto di vista esterno in modo da fare chiarezza sulle tue priorità. Saluti e che la forza sia con te (a caso).
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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Sebastian » 06/01/2016, 0:18



Zangreus il bruco ha scritto:La tua descrizione mi corrisponde molto, e ho anch'io gli stessi dubbi sulla fobia sociale. Alcuni per farsi notare solo perché non sono proprio estroversi tirano in ballo questa "sociofobia" perché in realtà vogliono solo attenzioni, altri (come me e te) hanno una tendenza a questo fenomeno più che una vera propria cronicità (ci sono anche test su internet se ti interessa). Per quanto riguarda il suicidio per esperienza personale (nonostante la mia giovane età) posso dirti che comunque bisogna sempre cercare di non arrendersi. So che sembra una frase fatta, ma quello che intendo è che ognuno deve cercare uno scopo nella propria vita e se non lo trova cerca di fare quello che lo appassiona e lo fa sentire vivo. Se hai ancora pensieri suicidi ti consiglio comunque di provare a esternarti, cioè vedere la tua situazione da un punto di vista esterno in modo da fare chiarezza sulle tue priorità. Saluti e che la forza sia con te (a caso).


Beh, la "fobia sociale" ce l'ho cronica, perché è una mia caratteristica, anche se oltre alla fobia si unisce anche un generale disinteresse nella socialità.

Ma è inutile parlare di malattie, non esistono le malattie mentali secondo me, ma solo diverse caratteristiche e diversa chimica cerebrale.
Se ci pensi, alcune droghe portano a stati depressivi, paranoici ecc, anche se la persona che ne fa uso non soffre di tali "malattie". Questo perché la droga altera i valori chimici cerebrali, modifica il cervello affinché abbia diverse caratteristiche. L'effetto però, è solo temporaneo, così come per gli psicofarmaci, che sono a tutti gli effetti delle "droghe".

Per quanto riguardo il suicidio, io mi rendo conto del fatto che non sarebbe una buona soluzione ai miei problemi.
Purtroppo, le mie caratteristiche cerebrali mi portano comunque ad avere tendenze suicide ed autolesioniste, alle quali non non posso, o non riesco, ad oppormi.

Mi sono già "esternato" tante volte, e conosco bene gli obiettivi che, se portati a termine, mi renderebbero felice.
Purtroppo, a causa della mia situazione ambientale, non posso, e probabilmente non potrò mai, raggiungere questi obiettivi.
La mia sofferenza nasce da questa realtà, non nego che in questo momento preferirei vivere per strada come un barbone, ma libero, piuttosto che vivere nel mio ambiente, con tutte le comodità che al momento ho garantite.
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"Dentro di me, vivono la mia identica vita, dei microorganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" - Franco Battiato

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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Premio Nobel » 09/01/2016, 16:26



Sebastian ha scritto:Chiaramente, per cause genetiche (e quindi anche di discendenza), esistono anche altre razze di esseri umani, i "pazzi", i "depressi" ecc, che non sono malati, hanno semplicemente caratteristiche diverse dall'uomo.
Una persona depressa ha differenze chimiche cerebrali, e con gli psicofarmaci questi valori vengono adeguati affinché risultino simili a quelli di un "uomo". Per il momento però, non è possibile modificare con assoluta certezza e in modo stabile questi valori, ed è per questo motivo che la depressione non avrà mai una cura definitiva, perché derivante da una differenza chimica genetica.
Lo stesso vale per le altre "malattie mentali", che non lo sono affatto, sono semplici differenze fisiche e chimiche, che contraddistinguono le varie razze.
Alcune razze, predisposte ad una "malattia mentale", sono anche predisposte all'adattamento, pertanto, se i fattori ambientali saranno favorevoli, potrebbero non soffrire mai in vita di quella "malattia", e trovarsi talmente bene nella società degli "uomini" da non rendersi mai conto di appartenere ad una razza diversa.
Altre invece, sono predisposte ad una "malattia mentale", ma poco all'adattamento. Questi individui, anche in mancanza di reali ambienti sfavorevoli, hanno una maggiore possibilità di incorrere nella "malattia", a causa dell'incapacità di adattamento, che porta alla sofferenza per la mancanza di una società nella quale integrarsi (perché quella attuale troppo diversa dalla concezione di società ideale di questi individui).
Questa è la seconda razza più diffusa, o almeno a quanto credo io (non avendo dati alla mano, non posso dirlo con certezza).
Poi esistono tante altre razze, tra le quali anche la mia, che nonostante l'incapacità di adattamento alla società odierna, pare non soffrirne molto, anzi, coltiva il sogno di poter vivere in completa solitudine.
Trovare individui di questa razza è molto difficile, poiché tende a non approfondire i rapporti con nessun altro individuo, rendendo ardua la ricerca.
Questa razza, tuttavia, soffre la mancanza di altri individui della stessa razza, con i quali magari sarebbe possibile approfondire i rapporti (e in questo senso sì, anch'io cerco delle relazioni sociali, anche se non ne soffro neanche troppo la mancanza).

"Health is a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infirmity." questa la definizione di salute secondo l'OMS: "la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo la mera assenza di malanni ed infermità"

Concettualmente hai ragione nell'esporre il concetto di malattia così come lo proponi, tuttavia, credo che il discorso di dire "che cosa è una malattia", riguardi anche considerazioni filosofiche, ma soprattutto legate ad una situazione legate alla sofferenza e all'incapacità di agire ( di solito una persona ammalata è infatti incapace di fare le stesse cose e le stesse performance di una persona che viene comunemente considerata sana).

La dottrina maggioritaria scientifica ( da quanto ne so) non riconosce l'esistenza di razze all'interno dell'umanità come la conosciamo [ ad esempio, l'eugenetica, una branca della medicina, per quanto esista ancora ( come gli studi sul DNA), sostanzialmente non esiste più nelle forme più esplicite di distinzione razziale]

Beh, a causa dell'ambiente in cui mi trovo, i miei progetti per il momento sono irrealizzabili, e probabilmente lo saranno per sempre (e su questo ho la teoria dell'essere).
Mi rendo conto che il suicidio non sarebbe una soluzione adeguata, ma purtroppo la mia razza manifesta tendenze suicide, alle quali non posso oppormi.

Non ho capito bene quale "teoria dell'essere" tu ti riferisci ( ad esempio filosofie esistenzialiste, il pensiero dei Greci, Pascal oppure una tua personale idea... il concetto di "ontologia", la branca della filosofia che cerca di occuparsi dell'essere in quanto essere... infatti, è stata sviluppata da moltissimi pensatori) --- io non conosco ne il tuo ambiente, ne i tuoi progetti, ne la loro correlata probabilità di realizzazione: presumendo tuttavia che tu sia approssimativamente come me, cioè che non hai problematiche economiche o familiari significative ( ad esempio: in tutta sincerità, che voto daresti al tuo rapporto familiare o alla tua posizione economica da 1 a 10... se sei approssimativamente come me, probabilmente daresti più di 6, cioè comunque ritieni in sintesi che non sei messo male)... se è così, secondo me i tuoi personali progetti non saranno probabilmente irrealizzabili.
Credo che comunque non sia un problema di appartenenza ad una razza o ad una condizione esistenziale, ma piuttosto a problematiche immanenti ( cioè materiali) quello che è significativo in questo caso.

Infine vorrei fare una domanda: perchè asserisci "purtroppo la mia razza manifesta tendenze suicide, alle quali non posso oppormi" ?
Supponendo che esista la "razza" che tu affermi, e che effettivamente abbia questo tipo di fenomeni ( gli esseri umani effettivamente commettono il suicidio), perchè tu ritieni che questa pulsione tu non riuscirai ad opporti ?
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Citazione: La filosofia è come la Russia, piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi. (Roger Nimier).
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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Sebastian » 09/01/2016, 17:52



NobelPrize1992 ha scritto:"Health is a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infirmity." questa la definizione di salute secondo l'OMS: "la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo la mera assenza di malanni ed infermità"

Concettualmente hai ragione nell'esporre il concetto di malattia così come lo proponi, tuttavia, credo che il discorso di dire "che cosa è una malattia", riguardi anche considerazioni filosofiche, ma soprattutto legate ad una situazione legate alla sofferenza e all'incapacità di agire ( di solito una persona ammalata è infatti incapace di fare le stesse cose e le stesse performance di una persona che viene comunemente considerata sana).

La dottrina maggioritaria scientifica ( da quanto ne so) non riconosce l'esistenza di razze all'interno dell'umanità come la conosciamo [ ad esempio, l'eugenetica, una branca della medicina, per quanto esista ancora ( come gli studi sul DNA), sostanzialmente non esiste più nelle forme più esplicite di distinzione razziale]


Un individuo di razza diversa, non rendendosene conto, pensa di essere malato, perché incapace di agire allo stesso modo di un altro a suo modo di vedere "normale".
Questo perché nessuno ci ha mai insegnato a distinguere le varie razze (forse anche per secondi fini), eleggendo l'uomo come unica razza di essere umano esistente.

Un individuo di razza "depressa", avrà per sempre la tendenza a deprimersi, poiché presenta dei valori chimici cerebrali che portano ad avere atteggiamenti, comportamenti e modi di agire tendenti alla depressione, quindi non per colpa di una malattia.

Mettiamo invece un "uomo", cioè la razza più diffusa, con valori chimici cerebrali "normali", che diventa depresso a causa di alcuni fattori scatenanti.
In questo caso si può parlare di malattia, perché è successo qualcosa che lo ha portato ad avere valori chimici anomali.
Infatti molto spesso questi individui guariscono spontaneamente dalla malattia dopo aver superato certe situazioni, oppure anche grazie ai farmaci, che in questo caso ristabiliscono i valori chimici normali per la sua razza, curando la malattia.

Nel caso di un individuo di razza "depressa" la malattia sarebbero i farmaci stessi, perché andrebbero a modificare dei valori chimici già nella norma.
Non a caso una volta sospesi i farmaci, i valori chimici ritornano nella norma, e l'individuo ritorna alla sua natura "depressa".

Chiaramente l'esistenza delle varie razze si basa solo su delle mie personali teorie, anche se ai miei occhi risulta tutto abbastanza ovvio.

Per fare un esempio, esistono diverse razze di cani, tutte appartenenti alla famiglia dei canidi. Queste razze sono distinguibili non solo dalle differenze fisiche, ma anche dalla differenze comportamentali, e quindi dalle differenze chimiche cerebrali.

Allo stesso modo esistono diverse razze di esseri umani, tutte appartenenti alla famiglia degli ominidi. Anche in questo caso, questa razze sono distinguibili non solo dalle differenze fisiche (colore della pelle, forma degli occhi), ma anche dalla differenze comportamentali (quindi chimiche cerebrali).
NobelPrize1992 ha scritto:Non ho capito bene quale "teoria dell'essere" tu ti riferisci ( ad esempio filosofie esistenzialiste, il pensiero dei Greci, Pascal oppure una tua personale idea... il concetto di "ontologia", la branca della filosofia che cerca di occuparsi dell'essere in quanto essere... infatti, è stata sviluppata da moltissimi pensatori) --- io non conosco ne il tuo ambiente, ne i tuoi progetti, ne la loro correlata probabilità di realizzazione: presumendo tuttavia che tu sia approssimativamente come me, cioè che non hai problematiche economiche o familiari significative ( ad esempio: in tutta sincerità, che voto daresti al tuo rapporto familiare o alla tua posizione economica da 1 a 10... se sei approssimativamente come me, probabilmente daresti più di 6, cioè comunque ritieni in sintesi che non sei messo male)... se è così, secondo me i tuoi personali progetti non saranno probabilmente irrealizzabili.
Credo che comunque non sia un problema di appartenenza ad una razza o ad una condizione esistenziale, ma piuttosto a problematiche immanenti ( cioè materiali) quello che è significativo in questo caso.

Mi riferisco alla mia personale teoria dell'essere che mi governa (quella del topic "Capire d'esser vivo").

Se dovessi dare un voto alla condizione economica familiare darei un 7, se dovessi dare un voto al rapporto famigliare darei invece un 3.
Ed è proprio questo il motivo per il quale i miei progetti non potranno mai diventare realtà.
Nella mia famiglia non c'è dialogo, non riesco a prendere le mie scelte, non riesco quasi neanche a parlare con mio padre, mentre con mia madre riesco a parlarci, ma ho paura di deluderla.
Ma anche in condizioni familiari ottimali, i miei progetti sarebbero comunque difficili da realizzare.
NobelPrize1992 ha scritto:Infine vorrei fare una domanda: perchè asserisci "purtroppo la mia razza manifesta tendenze suicide, alle quali non posso oppormi" ?
Supponendo che esista la "razza" che tu affermi, e che effettivamente abbia questo tipo di fenomeni ( gli esseri umani effettivamente commettono il suicidio), perchè tu ritieni che questa pulsione tu non riuscirai ad opporti ?

Non riesco ad oppormi alla tendenze suicide, perché semplicemente fanno parte della mia natura cerebrale.
Anche se io mi rendo conto che il suicidio non porterebbe a nulla, continuo ad avere tendenze suicide, perché è impossibile modificare permanentemente i valori chimici cerebrali.
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"Per conoscere, me e le mie verità, io ho combattuto fantasmi d'angoscie con perdite d'io. Per distruggere, vecchie realtà, ho galleggiato, su mari di irrazionalità. Ho dormito, per non morire, buttando i miei miti di carta su cieli di schizofrenia." - Franco Battiato

"Dentro di me, vivono la mia identica vita, dei microorganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" - Franco Battiato

"Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire, per paura di scoprire libertà che non vuoi avere. Ti sei mai chiesto quale funzione hai?" - Franco Battiato

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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Premio Nobel » 10/01/2016, 14:56



Sebastian ha scritto:
Un individuo di razza diversa, non rendendosene conto, pensa di essere malato, perché incapace di agire allo stesso modo di un altro a suo modo di vedere "normale".
Questo perché nessuno ci ha mai insegnato a distinguere le varie razze (forse anche per secondi fini), eleggendo l'uomo come unica razza di essere umano esistente.

Un individuo di razza "depressa", avrà per sempre la tendenza a deprimersi, poiché presenta dei valori chimici cerebrali che portano ad avere atteggiamenti, comportamenti e modi di agire tendenti alla depressione, quindi non per colpa di una malattia.

Mettiamo invece un "uomo", cioè la razza più diffusa, con valori chimici cerebrali "normali", che diventa depresso a causa di alcuni fattori scatenanti.
In questo caso si può parlare di malattia, perché è successo qualcosa che lo ha portato ad avere valori chimici anomali.
Infatti molto spesso questi individui guariscono spontaneamente dalla malattia dopo aver superato certe situazioni, oppure anche grazie ai farmaci, che in questo caso ristabiliscono i valori chimici normali per la sua razza, curando la malattia.

Nel caso di un individuo di razza "depressa" la malattia sarebbero i farmaci stessi, perché andrebbero a modificare dei valori chimici già nella norma.
Non a caso una volta sospesi i farmaci, i valori chimici ritornano nella norma, e l'individuo ritorna alla sua natura "depressa".

Chiaramente l'esistenza delle varie razze si basa solo su delle mie personali teorie, anche se ai miei occhi risulta tutto abbastanza ovvio.

Per fare un esempio, esistono diverse razze di cani, tutte appartenenti alla famiglia dei canidi. Queste razze sono distinguibili non solo dalle differenze fisiche, ma anche dalla differenze comportamentali, e quindi dalle differenze chimiche cerebrali.

Allo stesso modo esistono diverse razze di esseri umani, tutte appartenenti alla famiglia degli ominidi. Anche in questo caso, questa razze sono distinguibili non solo dalle differenze fisiche (colore della pelle, forma degli occhi), ma anche dalla differenze comportamentali (quindi chimiche cerebrali).


Da quanto ne so io, noi apparteniamo alla specie Homo sapiens sapiens ( del genere homo)... Sono presenti le etnie ( una volta chiamate anche razze) e noi occidentali apparteniamo al ceppo caucasico.... Tuttavia non sono stati riscontrate delle differenze, in particolare modo a livello cerebrale, tra le etnie ( un individuo di colore appartiene ad un ceppo diverso da un bianco, ma non sono stati riscontrati fisiologicamente delle differenze) --- la razza depressa formalmente non esiste, però è vero che esistono individui con malattie congenite ( la sindrome di down, data dalla trisomia del ventunesimo cromosoma, approssimativamente si basa sulla tua stessa descrizione .... Un individuo malato di questa sindrome nasce già con il proprio patrimonio genetico alterato, tra cui le funzioni respiratorie, circolatorie e soprattutto cerebrali alterate ... Non esiste nessuna cura per la sindrome di Down ad oggi, e quindi anche essi, dopo le terapie che gli vengono somministrati, ritornano ad avere i propri normali valori, che sono valori sbagliati per noi-- per quanto non conosca nessuna malattia congenita legata alla depressione, credo sia più corretto riferirsi a ciò)

Mi riferisco alla mia personale teoria dell'essere che mi governa (quella del topic "Capire d'esser vivo").

Se dovessi dare un voto alla condizione economica familiare darei un 7, se dovessi dare un voto al rapporto famigliare darei invece un 3.
Ed è proprio questo il motivo per il quale i miei progetti non potranno mai diventare realtà.
Nella mia famiglia non c'è dialogo, non riesco a prendere le mie scelte, non riesco quasi neanche a parlare con mio padre, mentre con mia madre riesco a parlarci, ma ho paura di deluderla.
Ma anche in condizioni familiari ottimali, i miei progetti sarebbero comunque difficili da realizzare.

Io personalmente darei alla mia famiglia come voto 10, alla posizione economica 7,5, alle amicizie 7, alle morose 1,5. Forsenon posso ben comprendere le tue problematiche familiari, tuttavia vorrei fare almeno un tentativo, sempre che non sia troppo indiscreto... Ad esempio, se nella tua famiglia stai sperimentando il divorzio è un'esperienza molto lontana da me, anche se conosco qualcuno che ha avuto una famiglia con genitori separati... Tuttavia, essendo che tu hai 19 anni, posso fare una ipotesi: quel mio amico che mi aveva abbandonato di cui ti avevo accennato, quando lo frequentavo, era qualche anno fa, cioè quando sia io sia lui avevamo circa 19-20 anni --- per questo, nel suo caso, ad esempio, i genitori divorziati lo avevano assai colpito, aveva una visione nichilista dell'esistenza (un po' bohemiene... Ad esempio gli piacevano i poeti maledetti: Verlaine, Rimbaud, Mallairme... Oppure musicisti come Jimmy Hendrix o Jim Morrison) ed anche per questo era molto più affascinante di me, ad esempio--- da questa esperienza, quindi, se tu ad esempio sei simile a lui, per le cose che ho esposto, potrei dirti: per quanto riguarda l'approccio filosofico, secondo me non è corretto, perchè per quanto possano esserci sofferenze nella propria vita, non è concettualmente sbagliato tendere al proprio benessere... Per quanto riguarda l'aspetto personale: dipende perchè tu non riesci a dialogare con i tuoi genitori, e in che senso ( ad esempio: tu dici una cosa, loro non ti ascoltano, o non ti comprendono, o pensano a se stessi, o ti hanno deluso... O altre cose anche) .... E in secondo luogo, non dovresti importi ad ogni costo di restaurare un rapporto virtuoso con i tuoi genitori ( per quanto potrebbe sembrare paradossale, tuttavia, in alcuni casi, soprattutto in quelli più difficili, è molto utile: poichè, porresti un limite a quanto tu sei disposto a sopportare)
Non riesco ad oppormi alla tendenze suicide, perché semplicemente fanno parte della mia natura cerebrale.
Anche se io mi rendo conto che il suicidio non porterebbe a nulla, continuo ad avere tendenze suicide, perché è impossibile modificare permanentemente i valori chimici cerebrali.

Da quanto dici, presumo che vuoi dire ciò: "ho tendenze suicide, poichè sono depresso, e la depressione è data dal mio stato di natura"... Ora, perchè sei depresso? Nel senso, la depressione è causata dalla tua propria condizione personale, oppure dalla tua condizione esistenziale? ( pensi, ad esempio, che non saresti piú depresso se la tua condizione personale fosse differente, oppure quella tua esistenziale?).... Tu potresti dirmi nuovamente che è causata dalla tua propria natura cerebrale, tuttavia, non era questa la questione che mi premeva, ma piuttosto capire: quando hai questa tua depressione, ti deprimi pensando a qualcosa.... Che cosa è che pensi che ti fa deprimere ( questo era il punto che mi premeva, la tua eventuale risposta infatti si riferirebbe alla domanda: che cosa mi porta a pensare a queste cose)
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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Sebastian » 10/01/2016, 23:06



NobelPrize1992 ha scritto:Da quanto ne so io, noi apparteniamo alla specie Homo sapiens sapiens ( del genere homo)... Sono presenti le etnie ( una volta chiamate anche razze) e noi occidentali apparteniamo al ceppo caucasico.... Tuttavia non sono stati riscontrate delle differenze, in particolare modo a livello cerebrale, tra le etnie ( un individuo di colore appartiene ad un ceppo diverso da un bianco, ma non sono stati riscontrati fisiologicamente delle differenze) --- la razza depressa formalmente non esiste, però è vero che esistono individui con malattie congenite ( la sindrome di down, data dalla trisomia del ventunesimo cromosoma, approssimativamente si basa sulla tua stessa descrizione .... Un individuo malato di questa sindrome nasce già con il proprio patrimonio genetico alterato, tra cui le funzioni respiratorie, circolatorie e soprattutto cerebrali alterate ... Non esiste nessuna cura per la sindrome di Down ad oggi, e quindi anche essi, dopo le terapie che gli vengono somministrati, ritornano ad avere i propri normali valori, che sono valori sbagliati per noi-- per quanto non conosca nessuna malattia congenita legata alla depressione, credo sia più corretto riferirsi a ciò)

Esatto, mi riferisco alle differenze cerebrali proprio come si potrebbe fare nel caso in individuo affetto da sindrome di Down.
Chiaramente non siamo ad un tale livello di diversità, mi riferisco ai normali squilibri chimici che anche in un uomo "normale", affetto da depressione, possono essere riscontrati.

Anche tra le varie etnie ci possono essere differenze cerebrali oltre che fisiche. Basta pensare che gli individui di colore sono più portati ad avere atteggiamenti violenti.
Con questo non dico che tutti gli individui di colore sono violenti, ma semplicemente, la loro razza, per natura, ha tendenzialmente una predisposizione genetica alla violenza.
Allo stesso modo, esistono delle razze che, per natura, hanno una predisposizione genetica alla depressione, o ad altre "malattie", e questo prescindendo dalla sola differenziazione tra le varie etnie.
Forse più che razze, dovrei chiamarle sotto-razze.
NobelPrize1992 ha scritto:Io personalmente darei alla mia famiglia come voto 10, alla posizione economica 7,5, alle amicizie 7, alle morose 1,5. Forsenon posso ben comprendere le tue problematiche familiari, tuttavia vorrei fare almeno un tentativo, sempre che non sia troppo indiscreto... Ad esempio, se nella tua famiglia stai sperimentando il divorzio è un'esperienza molto lontana da me, anche se conosco qualcuno che ha avuto una famiglia con genitori separati... Tuttavia, essendo che tu hai 19 anni, posso fare una ipotesi: quel mio amico che mi aveva abbandonato di cui ti avevo accennato, quando lo frequentavo, era qualche anno fa, cioè quando sia io sia lui avevamo circa 19-20 anni --- per questo, nel suo caso, ad esempio, i genitori divorziati lo avevano assai colpito, aveva una visione nichilista dell'esistenza (un po' bohemiene... Ad esempio gli piacevano i poeti maledetti: Verlaine, Rimbaud, Mallairme... Oppure musicisti come Jimmy Hendrix o Jim Morrison) ed anche per questo era molto più affascinante di me, ad esempio--- da questa esperienza, quindi, se tu ad esempio sei simile a lui, per le cose che ho esposto, potrei dirti: per quanto riguarda l'approccio filosofico, secondo me non è corretto, perchè per quanto possano esserci sofferenze nella propria vita, non è concettualmente sbagliato tendere al proprio benessere... Per quanto riguarda l'aspetto personale: dipende perchè tu non riesci a dialogare con i tuoi genitori, e in che senso ( ad esempio: tu dici una cosa, loro non ti ascoltano, o non ti comprendono, o pensano a se stessi, o ti hanno deluso... O altre cose anche) .... E in secondo luogo, non dovresti importi ad ogni costo di restaurare un rapporto virtuoso con i tuoi genitori ( per quanto potrebbe sembrare paradossale, tuttavia, in alcuni casi, soprattutto in quelli più difficili, è molto utile: poichè, porresti un limite a quanto tu sei disposto a sopportare)

Diciamo che ho subito violenza psico-fisica nell'infanzia, da parte di mio padre, ed ho dovuto assistere anche allo stesso trattamento applicato a mia madre ed ai miei fratelli.

Non riesco a parlarci, nel senso vero del termine, cioè fatico a dirgli qualunque cosa, ed anche a guardarlo negli occhi.
Con mia madre ho un rapporto più "normale", anche se non riesco a parlargli dei miei problemi, per non deluderla (e lei, non è che faccia nulla per cogliere i segnali).

Uno dei miei fratelli ha accusato in età preadolescenziale, ed anche adolescenziale, un disturbo ossessio-compulsivo con conseguenti attacchi di panico.
Mia madre, ai primi segnali, l'ha subito portato in cura, mentre a me non ha mai chiesto neanche se stessi bene, né lo fa tuttora (ed io davo, e do, evidenti segnali di malessere).
Forse, per questo motivo, ho un certo rancore inconscio nei suoi confronti, oltre al chiaro rancore (conscio) che ho verso mio padre.

Di restaurare un sano rapporto non mi interessa più di tanto, anche perché ormai è praticamente impossibile.
Piuttosto non ho il coraggio di abbandonarli, per seguire i miei scopi, perché probabilmente mi verrebbero a cercare, o comunque, ne soffrirebbero. E questo cozza con le mie possibilità di felicità.
NobelPrize1992 ha scritto:Da quanto dici, presumo che vuoi dire ciò: "ho tendenze suicide, poichè sono depresso, e la depressione è data dal mio stato di natura"... Ora, perchè sei depresso? Nel senso, la depressione è causata dalla tua propria condizione personale, oppure dalla tua condizione esistenziale? ( pensi, ad esempio, che non saresti piú depresso se la tua condizione personale fosse differente, oppure quella tua esistenziale?).... Tu potresti dirmi nuovamente che è causata dalla tua propria natura cerebrale, tuttavia, non era questa la questione che mi premeva, ma piuttosto capire: quando hai questa tua depressione, ti deprimi pensando a qualcosa.... Che cosa è che pensi che ti fa deprimere ( questo era il punto che mi premeva, la tua eventuale risposta infatti si riferirebbe alla domanda: che cosa mi porta a pensare a queste cose)

La mia depressione nasce dalla mia condizione esistenziale.

Il dover continuare a intrattenere rapporti, seppur minimi, che io non desidero, e che mi creano ansia, mi causa depressione.
L'essere "costretto" ad andare all'università, per fare qualcosa che non voglio fare, per poter trovare un lavoro, per dover essere costretto a vivere una vita "canonica", mi causa depressione.
La realizzazione che ci sarà sempre qualcosa che non mi andrà bene, mi causa depressione.
La realizzazione dell'esistenza di quel maledetto essere che mi governa, mi causa depressione.

Sono tanti i fattori a causare la mia depressione, ma questo fa sempre parte della mia natura.
Anche se riuscissi a raggiungere quella che ora mi appare come felicità, troverei un motivo per deprimermi
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"Per conoscere, me e le mie verità, io ho combattuto fantasmi d'angoscie con perdite d'io. Per distruggere, vecchie realtà, ho galleggiato, su mari di irrazionalità. Ho dormito, per non morire, buttando i miei miti di carta su cieli di schizofrenia." - Franco Battiato

"Dentro di me, vivono la mia identica vita, dei microorganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" - Franco Battiato

"Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire, per paura di scoprire libertà che non vuoi avere. Ti sei mai chiesto quale funzione hai?" - Franco Battiato

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Re: E tutto cominciò a precipitare...

Messaggioda Premio Nobel » 11/01/2016, 0:13



Sebastian ha scritto:Esatto, mi riferisco alle differenze cerebrali proprio come si potrebbe fare nel caso in individuo affetto da sindrome di Down.
Chiaramente non siamo ad un tale livello di diversità, mi riferisco ai normali squilibri chimici che anche in un uomo "normale", affetto da depressione, possono essere riscontrati.
Anche tra le varie etnie ci possono essere differenze cerebrali oltre che fisiche. Basta pensare che gli individui di colore sono più portati ad avere atteggiamenti violenti.
Con questo non dico che tutti gli individui di colore sono violenti, ma semplicemente, la loro razza, per natura, ha tendenzialmente una predisposizione genetica alla violenza.
Allo stesso modo, esistono delle razze che, per natura, hanno una predisposizione genetica alla depressione, o ad altre "malattie", e questo prescindendo dalla sola differenziazione tra le varie etnie.
Forse più che razze, dovrei chiamarle sotto-razze.

In realtà, da quanto ne so io, è falso dire che individui di colore sono più portati ad avere atteggiamenti violenti.
L'eugenetica era nata a questo scopo ( ad esempio: eliminare gli assassini, ovvero far si che nella riproduzione, i cromosomi degli assassini si potessero elilminare, eliminando quindi anche problemi sociali... la stessa cosa era stata pensata per le malattie genetiche, come la sindrome di Down, per cercare di eliminare questo tipo di malattie... poi è stato anche esteso alle etnie e alle razze, il nazismo ad esempio ha fatto ricorso ad alcuni studi eugenetici) ad oggi questo tipo di studi non sono completamente spariti in realtà ( la cosiddetta "ingegneria genetica" è in parte la figlia di quei vecchi studi eugenetici) --- da quanto tuttavia ne so, non esiste nesssun tipo di razza umana con predisposizione alla depressione... Ma anche se esistesse, come fai ad essere sicuro di appartenerne, e non piuttosto di essere eventualmente un "essere umano normale" che invece è affetto da questo tipo di problemi?
Diciamo che ho subito violenza psico-fisica nell'infanzia, da parte di mio padre, ed ho dovuto assistere anche allo stesso trattamento applicato a mia madre ed ai miei fratelli.
Non riesco a parlarci, nel senso vero del termine, cioè fatico a dirgli qualunque cosa, ed anche a guardarlo negli occhi.
Con mia madre ho un rapporto più "normale", anche se non riesco a parlargli dei miei problemi, per non deluderla (e lei, non è che faccia nulla per cogliere i segnali).
Uno dei miei fratelli ha accusato in età preadolescenziale, ed anche adolescenziale, un disturbo ossessio-compulsivo con conseguenti attacchi di panico.
Mia madre, ai primi segnali, l'ha subito portato in cura, mentre a me non ha mai chiesto neanche se stessi bene, né lo fa tuttora (ed io davo, e do, evidenti segnali di malessere).
Forse, per questo motivo, ho un certo rancore inconscio nei suoi confronti, oltre al chiaro rancore (conscio) che ho verso mio padre.
Di restaurare un sano rapporto non mi interessa più di tanto, anche perché ormai è praticamente impossibile.
Piuttosto non ho il coraggio di abbandonarli, per seguire i miei scopi, perché probabilmente mi verrebbero a cercare, o comunque, ne soffrirebbero. E questo cozza con le mie possibilità di felicità.


Da quanto ho capito, sostanzialmente vostro padre compì violenza nei confronti tuoi e degli altri componenti della tua famiglia
Oltre alla mia solidarietà nei tuoi confronti ( che tuttavia non credo tu possa fartene molto) penso che la situazione sia un po' critica ... l'unico consiglio che mi sento, anche se mi sembra che almeno in parte tu lo stia già seguendo è il seguente: effettivamente non riporre più tanta fiducia e aspettative in questi, ma anche cercare di compensare con altre conoscenze [ ad esempio: quel mio amico, alla fine aveva comunque un sacco di amici, e, proprio circa a 19 anni, ha conosciuto la ragazza con cui sta assieme, e credo convivano... oppure un altro mio amico, che perse la madre a 20 anni, ed il padre sostanzialmente si risposò e si fece una nuova vita, adesso ha tagliato molto i rapporti, seppur in maniera non netta e definitiva, andando a convivere con la sua morosa] ... Personalmente io stesso ti frequenterei come amico dal vivo, tuttavia mi rendo conto che non è il caso di illudersi, soprattutto poi abitando in posti differenti ( io abito a Brescia, e non credo che tu stesso viva qui); inoltre, comprendo che anche "cercare di compensare con altre cononscenze" non è qualcosa che uno possa fare dall'oggi al domani... Ma credo che sia l'unica cosa che ti possa convenire fare e che nel corso del tempo ti possa fare qualche beneficio duraturo
Mi viene spontaneo chiederti: quali sono i tuoi segni di malessere? ... E quali quelli di tuo fratello che ritieni tu essere stati maggiormente considerati

La mia depressione nasce dalla mia condizione esistenziale.
Il dover continuare a intrattenere rapporti, seppur minimi, che io non desidero, e che mi creano ansia, mi causa depressione.
L'essere "costretto" ad andare all'università, per fare qualcosa che non voglio fare, per poter trovare un lavoro, per dover essere costretto a vivere una vita "canonica", mi causa depressione.
La realizzazione che ci sarà sempre qualcosa che non mi andrà bene, mi causa depressione.
La realizzazione dell'esistenza di quel maledetto essere che mi governa, mi causa depressione.
Sono tanti i fattori a causare la mia depressione, ma questo fa sempre parte della mia natura.
Anche se riuscissi a raggiungere quella che ora mi appare come felicità, troverei un motivo per deprimermi

Proprio in questi giorni sto studiando per un esame di macroeconomia e credo che quanto studiato possa essere declinato qui:
Stare bene non credo sia la stessa cosa di essere felici... Non credo che stare bene significa che non esistano problemi e che tutto vada bene, ci può stare che le cose vadano male, ma l'importante è che si abbia un livello che in media è buono---
Per questo, è vero "che ci sarà sempre qualcosa che non mi andrà bene", ma ciò non significa che tu te ne debba deprimere: poichè, nel caso in cui tu stia bene, dovresti cercare di vedere le cose in maniera neutrale, e quindi distaccato, dando valore anche alle cose buone che ci sono...

Tu potresti giustamente replicare che essendo tu depresso, o appartenente a questo tipo di "umanità", per te ciò non è possibile... Può essere, cioè non nego che magari tu sei molto più preoccupato delle conseguenze negative, e quindi usi un metro di giudizio molto pessimistico e severo per quanto riguarda tu stesso... Tuttavia, il fatto di cercare di guardarsi in maniera distaccata, da fuori, permette di capire meglio come le cose stanno in realtà ... E quindi potresti comunque trovare sempre un motivo per deprimerti, ma non necessariamente sempre lo farai
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