Oggi Marco Pantani avrebbe compiuto 46 anni.Non mi è semplice spiegare quanto amassi Marco,
ma ci tengo a dire che alla luce della riapertura dell'inchiesta sulla sua morte è emerso
che Marco NON si è suicidato ingerendo cocaina,bensì è stato assassinato.


Mi piace ricordarlo con un tributo in prosa,Per abbreviare la mia sofferenza,di Garabondo delle Risse.

PER ABBREVIARE LA MIA SOFFERENZA
ovvero dell'eroe perduto Marco Pantani
Prodotto da Garabonbo Delle Risse
scritto da Alessandro Pozzetti, Domenico Ferrari, Marina Morellato
collaborazione ai testi e alla regia di Renato Sarti
scena di Alessandro Bassani
contributi audio di Luca De Marinis
con Alessandro Pozzetti
regia di Domenico Ferrari
Se Marco Pantani fosse stato solo il più grande sportivo italiano degli ultimi trent’anni
non avremmo mai fatto questo spettacolo.
Ma Marco Pantani è stato anche personaggio di contraddizioni. Immensamente potente
sulle verticali delle montagne, tragicamente in bilico sui gradini della vita.
Era un omino spelacchiato di cinquantaquattro chili, con le orecchie a sventola e le
labbra magre, uno che, se non avesse rivoltato il mondo, non sarebbe mai entrato in
nessuna fotografia.
Veniva da quella terra sghangherata e luminosa che è la Romagna, un ritaglio d’Italia
che pare un cilindro fatto apposta per portare al mondo gente strampalata, poeti selvatici
e visionari, grandi amatori e tizi che hanno il pallino di arrivare in cima al mondo.
Come tutta la gente che viene da quella terra portava in sé, innato, il senso del teatro.
Teatrali erano le sue imprese, teatrale, sotto i colori della tragedia, fu la sua morte.
E teatrali furono pure le sue parole. Un giorno rispondendo a un giornalista che gli
chiedeva perché mai andasse così forte in salita Marco rispose: “per abbreviare la mia
sofferenza”. Per abbreviare la mia sofferenza. Un'espressione che pare una ricetta
medica prescritta da un dio clemente ai mortali. Oppure il titolo di una tragedia moderna
che parte dalla riviera romagnola e infila le salite di Italia e di Francia per spegnersi
nella solitudine di un mare di inverno.
E' la storia di Marco Pantani da Cesenatico. Storia delle sue glorie e del suo inferno,
raccontata dalla voce di un attore che affiora da prima sullo sfondo di una Cesenatico
terra di infanzia e di vacanze per poi scivolare, con linguaggi differenti e sempre diversi,
lungo capitoli che portano all’unico finale che una tragedia può possedere.
Racconto leggero, poi epico, poi tragico che non è biografia ma romanzo di una vita che
così ci piace raccontare.
Cantare storie è di solito affare di poeti, prestigiatori di fantasie che disegnano isole
invisibili su mari sconosciuti. Poi ci sono uomini capaci di scrivere senza inchiostro sul
corpo stesso del mondo, questi li chiamiamo eroi, uomini spesso leggeri e fugaci, tanto
amati e invidiati dagli uomini quanto reclamati dal cielo.
Qui si canta di Marco Pantani, eroe perduto, dei sogni che ci ha fatto sognare e di quelli
che ha portato con se...
Dall'introduzione al libro.
Nel video,l'opera in prosa a lui dedicata.

Gli Stadio gli tributarono un bel brano.
E MI ALZO SUI PEDALI
(Bigazzi – Grandi – Gaetano Curreri – Falagiani)
Io sono un campione questo lo so
È solo questione di punti di vista
In questo posto dove io sto
Mi chiamano Marco, Marco il ciclista
Ma è che alle volte si perde la strada
Perché prima o poi ci sono brutti momenti
Non so neppure se ero un pirata
Strappavo la vita col cuore e coi denti
E se ho sbagliato non me ne son reso conto
Ho preso le cose fin troppo sul serio
Ho preso anche il fatto di aver ogni tanto
Esagerato per sentirmi più vero
E ora mi alzo sui pedali come quando ero bambino
Dopo un po’ prendevo il volo dal cancello del giardino
E mio nonno mi aspettava senza dire una parola
Perché io e la bicicletta siamo una cosa sola
E mi rialzo sui pedali ricomincio la fatica
Poi abbraccio i miei gregari passo in cima alla salita
Perché quelli come noi hanno voglia di sognare
E io dal passo del Pordoi chiudo gli occhi e vedo il mare
E vedo te…e aspetto te…
Adesso mi sembra tutto distante
La maglia rosa e quegli anni felici
E il Giro d’Italia e poi il Tour de France
Ed anche gli amici che non erano amici
Poi di quel giorno ricordo soltanto
Una stanza d’albergo ed un letto disfatto
E sono sicuro di avere anche pianto
Ma sono sparito in quell’attimo esatto
E ora mi alzo sui pedali all’inizio dello strappo
Mentre un pugno di avversari si è piantato in mezzo al gruppo
Perché in fondo una salita è una cosa anche è normale
Assomiglia un po’ alla vita devi sempre un po’ lottare
E mi rialzo sui pedali con il sole sulla faccia
E mi tiro su gli occhiali al traguardo della tappa
Ma quando scendo dal sellino sento la malinconia
Un elefante magrolino che scriveva poesie
Solo per te… solo per te…
Io sono un campione questo lo so
Un po’ come tutti aspetto il domani
In questo posto dove io sto
Chiedete di Marco, Marco Pantani.