Poesie in musica

La Setta Dei Poeti Estinti.
Poesie, racconti, libri, letteratura, miti, leggende barzellette... Condividiamo le creazioni dei Grandi e... anche nostre!

Poesie in musica

Messaggioda TheBigOld1 » 09/01/2016, 14:51



E pubblico un altro testo, pure questo in italiano, pure questo tratta d'amore... forse. :P
Samuele Bersani
Giudizi Universali
Troppo cerebrale per capire
che si puo’ star bene
senza complicare il pane.
Ci si spalma sopra un bel giretto
di parole vuote ma doppiate.

Mangiati le bolle
di sapone intorno al mondo
e quando dormo taglia bene l’aquilone,
togli la ragione
lasciami sognare,
lasciami sognare in pace.

Liberi come eravamo ieri,
dei centimetri di libri sotto ai piedi
per tirare la maniglia della porta e andare fuori.
Come Mastroianni anni fa
come la voce guida la pubblicità,
ci sono stati dei momenti intensi
ma li ho persi già.

Troppo cerebrale per capire
che si può star bene senza calpestare il cuore;
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole.

Leviamo via il tappeto e poi
mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra l’odio.
Torre di controllo, aiuto,
sto finendo l’aria dentro il serbatoio.

Potrei, ma non voglio
fidarmi di te.
Io non ti conosco
e in fondo non c’e’
in quello che dici
qualcosa che pensi,
sei solo la copia
di mille riassunti.
Leggera leggera
si bagna la fiamma
rimane la cera
e non ci sei piu’.

Vuoti di memoria,
non c’e’ posto
per tenere assieme
tutte le puntate di una storia;
piccolissimo particolare
ti ho perduto senza cattiveria.

Mangiati le bolle di sapone
intorno al mondo
e quando dormo
taglia bene l’aquilone,
togli la ragione
lasciami sognare,
lasciami sognare in pace.

Libero com'ero stato ieri,
ho dei centimetri di cielo sotto i piedi,
adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori.
Come Mastroianni anni fa,
sono una nuvola, fra poco pioverà
e non c’è niente che mi sposti e
vento che mi sposterà.

Potrei ma non voglio
fidarmi di te,
io non ti conosco
e in fondo non c’è
in quello che dici
qualcosa che pensi,
sei solo la copia
di mille riassunti.

Leggera leggera
si bagna la fiamma,
rimane la cera
e non ci sei più.
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Poesie in musica

Messaggioda io sono Nessuno » 09/01/2016, 20:59



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EPPURE MI HAI CAMBIATO LA VITA - FABRIZIO MORO


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Le luci della notte mi fanno compagnia
Sto in macchina da solo perché tu sei andata via
E provo a immaginare il mio futuro senza te
Come farò a ricominciare
Un’altra donna con un altro modo di fare
Riabituarmi a mangiare, a guardare un film, a dormire insieme
A non aver paura dei miei cattivi odori
A sussurrare piano

Gli amori vanno via
Ma il nostro, ma il nostro no
Il tempo passa
Mentre aspetti qualcosa di più
Ma non rimette a posto niente
Se non lo fai tu
E intanto ogni cosa, se vuoi,
Da sempre mi parli di noi

Stasera sei lontana
Mentre io penso a te
Eppure sei vicina a me
Non chiedermi perché
Sarà che mi hai cambiato la vita
Sembra ieri
Eppure mi hai cambiato la vita

Gli amori vanno via
Ma i sogni, ma i sogni no
Alcuni non si avvereranno mai però
Immaginare è l’unica certezza che ho
E questa solitudine che sento sarà
Il prezzo per un po’ di libertà

Stasera sei lontana
Mentre io penso a te
Eppure sei vicina a me
Non chiedermi perché
Sarà che mi hai cambiato la vita
Sembra ieri
Eppure mi hai cambiato la vita

Stasera sei lontana
Mentre io penso a te
Eppure sei vicina a me
Non chiedermi perché
Sarà che mi hai cambiato la vita
Sembra ieri
Eppure mi hai cambiato la vita...
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Messaggioda ilungamwepu » 09/01/2016, 23:14



voglio inserire qualcosa di ormai "classico" che stranamente ancora non è stato proposto, cioè Mina con "Se telefonando". Il testo è stato scritto da Maurizio Costanzo (da non credersi) e la musica è di Ennio Morricone!!

Erano davvero altri tempi...


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Messaggioda io sono Nessuno » 10/01/2016, 8:43



ilungamwepu ha scritto:voglio inserire qualcosa di ormai "classico" che stranamente ancora non è stato proposto, cioè Mina con "Se telefonando". Il testo è stato scritto da Maurizio Costanzo (da non credersi) e la musica è di Ennio Morricone!!


Grazie caro Ilunga,in effetti è vero,di Mina non avevamo mai postato nulla,
al tuo ottimo intervento aggiungo il testo,
(non è un rimprovero ovviamente,la tua è stata una veniale dimenticanza ! )
che in questo thread è basilare,e fra l'altro sapevo che era di Costanzo :help:
la cosa aveva lasciato alquanto stupefatto anche me ;) XD

Se telefonando (di Gaetano de Chiara, Maurizio Costanzo, Ennio Morricone)

Lo stupore della notte
spalancata sul mar
ci sorprese che eravamo sconosciuti
io e te.

Poi nel buio le tue mani
d'improvviso sulle mie,
è cresciuto troppo in fretta
questo nostro amor.

Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei.

Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.

Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.

Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito.

Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei.

Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.

Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.

Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito


Personalmente,di Mina amo in modo del tutto speciale La voce del silenzio.Ad onor del vero va detto che la canzone fu presentata a Sanremo 1968 (l'anno dopo la tragedia di Luigi Tenco) interpretata da Tony Del Monaco e Dionne Warwick ed è stata scritta da Mogol e musicata da Paolo Limiti e Elio Isola.
Va detto però che il suo successo internazionale fu dovuto alla superba interpretazione fattane dalla Tigre di Cremona,tanto che oggi si tende a pensare,perfino fra gli addetti ai lavori,che il brano sia di Mina,tout court.Le cover successive furono innumerevoli nel senso letterale del termine.


LA VOCE DEL SILENZIO


Guarda su youtube.com



Volevo stare un po' da sola
per pensare tu lo sai,
e ho sentito nel silenzio
una voce dentro me
e tornan vive troppe cose
che credevo morte ormai.....
e chi ho tanto amato

dal mare del silenzio
ritorna come un'ombra
nei miei occhi, e quello che mi manca

nel mare del silenzio
ritorna come un'ombra
mi manca sai molto di più

ci sono cose in un silenzio
che non aspettavo mai
vorrei una voce,

e improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai
perduto
e io ti sento amore
ti sento nel mio cuore
stai riprendendo il posto che
tu non avevi perso mai
che non avevi perso mai
che non avevi perso mai
orchestra

volevo stare un po' da sola
per pensare tu lo sai

ma ci son cose in un silenzio
che non m'aspettavo mai
vorrei una voce

e improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai
perduto
e io ti sento amore
ti sento nel mio cuore
stai riprendendo il posto che
tu non avevi perso mai
che non avevi
perso mai
che non avevi
perso mai.
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Messaggioda io sono Nessuno » 13/01/2016, 9:30



Oggi Marco Pantani avrebbe compiuto 46 anni.Non mi è semplice spiegare quanto amassi Marco,
ma ci tengo a dire che alla luce della riapertura dell'inchiesta sulla sua morte è emerso
che Marco NON si è suicidato ingerendo cocaina,bensì è stato assassinato.

Immagine


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Mi piace ricordarlo con un tributo in prosa,Per abbreviare la mia sofferenza,di Garabondo delle Risse.

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PER ABBREVIARE LA MIA SOFFERENZA
ovvero dell'eroe perduto Marco Pantani

Prodotto da Garabonbo Delle Risse
scritto da Alessandro Pozzetti, Domenico Ferrari, Marina Morellato
collaborazione ai testi e alla regia di Renato Sarti
scena di Alessandro Bassani
contributi audio di Luca De Marinis
con Alessandro Pozzetti
regia di Domenico Ferrari

Se Marco Pantani fosse stato solo il più grande sportivo italiano degli ultimi trent’anni
non avremmo mai fatto questo spettacolo.
Ma Marco Pantani è stato anche personaggio di contraddizioni. Immensamente potente
sulle verticali delle montagne, tragicamente in bilico sui gradini della vita.
Era un omino spelacchiato di cinquantaquattro chili, con le orecchie a sventola e le
labbra magre, uno che, se non avesse rivoltato il mondo, non sarebbe mai entrato in
nessuna fotografia.
Veniva da quella terra sghangherata e luminosa che è la Romagna, un ritaglio d’Italia
che pare un cilindro fatto apposta per portare al mondo gente strampalata, poeti selvatici
e visionari, grandi amatori e tizi che hanno il pallino di arrivare in cima al mondo.
Come tutta la gente che viene da quella terra portava in sé, innato, il senso del teatro.
Teatrali erano le sue imprese, teatrale, sotto i colori della tragedia, fu la sua morte.
E teatrali furono pure le sue parole. Un giorno rispondendo a un giornalista che gli
chiedeva perché mai andasse così forte in salita Marco rispose: “per abbreviare la mia
sofferenza”. Per abbreviare la mia sofferenza. Un'espressione che pare una ricetta
medica prescritta da un dio clemente ai mortali. Oppure il titolo di una tragedia moderna
che parte dalla riviera romagnola e infila le salite di Italia e di Francia per spegnersi
nella solitudine di un mare di inverno.
E' la storia di Marco Pantani da Cesenatico. Storia delle sue glorie e del suo inferno,
raccontata dalla voce di un attore che affiora da prima sullo sfondo di una Cesenatico
terra di infanzia e di vacanze per poi scivolare, con linguaggi differenti e sempre diversi,
lungo capitoli che portano all’unico finale che una tragedia può possedere.
Racconto leggero, poi epico, poi tragico che non è biografia ma romanzo di una vita che
così ci piace raccontare.
Cantare storie è di solito affare di poeti, prestigiatori di fantasie che disegnano isole
invisibili su mari sconosciuti. Poi ci sono uomini capaci di scrivere senza inchiostro sul
corpo stesso del mondo, questi li chiamiamo eroi, uomini spesso leggeri e fugaci, tanto
amati e invidiati dagli uomini quanto reclamati dal cielo.
Qui si canta di Marco Pantani, eroe perduto, dei sogni che ci ha fatto sognare e di quelli
che ha portato con se...

Dall'introduzione al libro.


Nel video,l'opera in prosa a lui dedicata.

Guarda su youtube.com



Immagine


Gli Stadio gli tributarono un bel brano.

E MI ALZO SUI PEDALI

(Bigazzi – Grandi – Gaetano Curreri – Falagiani)

Io sono un campione questo lo so
È solo questione di punti di vista
In questo posto dove io sto
Mi chiamano Marco, Marco il ciclista
Ma è che alle volte si perde la strada
Perché prima o poi ci sono brutti momenti
Non so neppure se ero un pirata
Strappavo la vita col cuore e coi denti
E se ho sbagliato non me ne son reso conto
Ho preso le cose fin troppo sul serio
Ho preso anche il fatto di aver ogni tanto
Esagerato per sentirmi più vero

E ora mi alzo sui pedali come quando ero bambino
Dopo un po’ prendevo il volo dal cancello del giardino
E mio nonno mi aspettava senza dire una parola
Perché io e la bicicletta siamo una cosa sola
E mi rialzo sui pedali ricomincio la fatica
Poi abbraccio i miei gregari passo in cima alla salita
Perché quelli come noi hanno voglia di sognare
E io dal passo del Pordoi chiudo gli occhi e vedo il mare
E vedo te…e aspetto te…

Adesso mi sembra tutto distante
La maglia rosa e quegli anni felici
E il Giro d’Italia e poi il Tour de France
Ed anche gli amici che non erano amici
Poi di quel giorno ricordo soltanto
Una stanza d’albergo ed un letto disfatto
E sono sicuro di avere anche pianto
Ma sono sparito in quell’attimo esatto

E ora mi alzo sui pedali all’inizio dello strappo
Mentre un pugno di avversari si è piantato in mezzo al gruppo
Perché in fondo una salita è una cosa anche è normale
Assomiglia un po’ alla vita devi sempre un po’ lottare
E mi rialzo sui pedali con il sole sulla faccia
E mi tiro su gli occhiali al traguardo della tappa
Ma quando scendo dal sellino sento la malinconia
Un elefante magrolino che scriveva poesie
Solo per te… solo per te…

Io sono un campione questo lo so
Un po’ come tutti aspetto il domani
In questo posto dove io sto
Chiedete di Marco, Marco Pantani.

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Messaggioda io sono Nessuno » 14/01/2016, 10:24



VENEZIA - FRANCESCO GUCCINI

Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l’ Europa o l’ Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo o la rabbia
di Porto Marghera...

Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
è morta di parto gridando in un letto sudato d’ un grande ospedale;
aveva vent’ anni, un marito, e l’ anello nel dito:
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti…

Venezia è un’ albergo, San Marco è senz’ altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d’ estate giocava con me nelle vuote domeniche d’ ozio.
Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.

Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l’ acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c’è solo il vagito di un bimbo che è nato
c’è solo la sirena di Mestre…

Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale…

Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti...


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Messaggioda Eos » 14/01/2016, 11:56



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-------DESTINAZIONE PARADISO------
----------Gianluca Grignani------------

In questo girotondo d'anime
Chi si volta è perso e resta qua
Io so per certo amico
Mi son voltato anch'io

E per raggiungerti ho dovuto correre
Ma più mi guardo in giro e vedo che
C'è un mondo che va avanti anche se
Se tu non ci sei più, se tu non ci sei più

E dimmi perchè
In questo girotondo d' anime
Non c'è un posto
Per scrollarsi via di dosso

Quello che ci è stato detto
E quello che ormai si sa
E allora sai che c'è

C'è che prendo un treno
Che va a paradiso città
E vi saluto a tutti e salto su
Prendo il treno e non ci penso più

Un viaggio a senso solo senza ritorno
Se non in volo
Senza fermate nè confini
Solo orizzonti neanche troppo lontani

Io mi prenderò il mio posto
E tu seduta lì al mio fianco
Mi dirai destinazione paradiso
Paradiso città
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Eos
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Messaggioda ilungamwepu » 14/01/2016, 23:25



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l'ho riscoperto pochi giorni fa per vari motivi...è il primo singolo proposto dalla pfm (anno 1971)


Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare d'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.
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Messaggioda ilungamwepu » 14/01/2016, 23:35



e anche questo l'ho riscoperto pochi giorni fa, anzi oggi stesso, rianzi, ieri invece...l'ascoltavo da bambino e non immaginavo affatto che il testo fosse così drammatico, in fondo era solo musica pop anni '70!! non me ne voglia older se non metto il testo perchè la traduzione introduttiva dice tutto, cioè traduce tutto e fa capire...poi parte la musica e la nostalgia, non so se per il passato o per quello che era il passato, qualcuno forse un giorno mi farà capire la differenza...


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Messaggioda io sono Nessuno » 15/01/2016, 11:39



ilungamwepu ha scritto: non me ne voglia older se non metto il testo perchè la traduzione introduttiva dice tutto,
cioè traduce tutto e fa capire...


Ma anzi Ilunga,grazie dei contributi ! ;)


IL MARE D'INVERNO ( Enrico Ruggeri - Luigi Schiavone )

Il mare d'inverno
è solo un film in bianco e nero visto alla tv
E verso l'interno
Qualche nuvola dal cielo
Che si butta giù
Sabbia bagnata
Una lettera che
Il vento sta portando via
Punti invisibili
Rincorsi dai cani
Stanche parabole di vecchi gabbiani
E io che rimango qui solo
A cercare un caffè
Il mare d'inverno
è un concetto che il pensiero non considera
è poco moderno
è qualcosa che nessuno mai desidera
Alberghi chiusi
Manifesti già sbiaditi di pubblicità
Macchine tracciano solchi su strade
Dove la pioggia
D'estate non cade
E io che non riesco
Nemmeno a parlare con me
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A trascinarmi via
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A farci compagnia
Mare mare
Non ti posso guardare così
Perché questo vento
Agita anche me
Questo vento agita anche me...

Passerà il freddo
E la spiaggia lentamente
Si colorerà
La radio e I giornali
E una musica banale si diffonderà
Nuove avventure
Discoteche illuminate
Piene di bugie
Ma verso sera uno strano concerto
E un ombrellone che rimane aperto
Mi tuffo perplesso
Ai momenti vissuti di già
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A trascinarmi via
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A farci compagnia
Mare mare
Non ti posso guardare così
Perché questo vento
Agita anche me
Questo vento agita anche me

Mare mare,
Qui non viene mai nessuno a trascinarmi via
Mare mare...




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