Sto male.
E voglio scriverlo perchè non posso urlarlo. Con le lacrime che spingono agli angoli degli occhi e chiedono di uscire, sento il cuore battere nel petto forse troppo forte, e ripeto nella mia testa le solite due parole che troppo spesso popolano la mia giornata: sto male.
Ma quando a nessuno interessa c'è poco da fare; cominci a non lamentarti nemmeno più, e imprigioni il tuo dolore dentro agli occhi che diventano tristi. Può essere davvero che nessuno se ne accorga? Dicono che parlare aiuta, che basta sfogarsi per trovare un pò di conforto, ma è così anche quando non esiste soluzione ai tuoi problemi? Ho provato a farlo, in famiglia, con amici e conoscenti che animati da un momentaneo altruismo rispondo ai tuoi sfoghi con frasi fatte e convenzionali che dovrebbero farti stare meglio, o peggio ancora si limitano ad un'alzata di spalle, un sospiro, perchè non hanno più risposte alle tue parole.
Mi sembra giusto a questo punto provare almeno in parte a spiegare il motivo del mio malessere; è difficile riassumerlo in qualche riga, perchè non è facile nemmeno spiegarlo a me stesso. So solo che di giorno in giorno il mio mondo diventa sempre più malato e sbagliato, ed è così che non riesco più a guardarmi allo specchio, a vedermi in fotografia, a mostrare interesse per il mio aspetto fisico che così tanto detesto. Entro a testa bassa in ascensore, perchè quel dannato specchio che riflette la mia immagine che non posso aggiustare è lì; la mattina lavo i denti fissando il tappetino del bagno, i riflessi delle vetrine e degli schermi mi torturano. Quelle maledette fissazioni non ti lasciano in pace, anzi aumentano. Un momento di tranquillità e spensieratezza con amici viene rovinato da quel tarlo nella testa che ti fa sobbalzare il cuore e desiderare ardentemente di morire. Meccanicamente alzi gli angoli della bocca per mascherare quel momento di sconforto, ma quel sorriso o quella risata forse in realtà non è che il tuo giornaliero tentativo per non arrenderti; forse stai provando a vedere se quella risata un pò forzata può fungere da medicina, ma a malincuore scopri ancora una volta che è soltanto un breve sollievo.
Oltre che odiarmi esteriormente, anche il mio animo ormai è "rovinato"; sento di non provare più sentimenti sinceri, di essere diventato cinico e non potere trovare conforto nemmeno nell'amore e nell'affeto umano. Forse un momentaneo periodo di apatia - questo è quello che mi continuo a ripetere - ma quale momento, comincio a pensare di dovermi abituare a tutto ciò. Perchè gli altri sono così normali e io no?
Stamattina volevo condividere con voi questi miei pensieri, ma soprattutto volevo scrivere qualcosa per me stesso in modo da capirmi un pò di più. Spero in una vostra risposta ragazzi.