La tua poesia preferita?

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Messaggioda Valentina G. » 08/04/2016, 10:12



Mezzovalente ha scritto:Il titolo è quello che è, se qualcuno ha altre idee...
Qui, un posto (che pare manchi) dove condividere poesie, drammi, estratti da romanzi eccetera di autori, famosi e non, che vi piacciono. Magari qualcuno può lasciare anche la sua considerazione, commento. Abbastanza semplice e tranquillo, comunque un modo per conoscere nuovi autori.
Spero di non incorrere in violazioni od altro: "il forum era destinato solo a poesie degli utenti, 'mbecille!"…spero di no, quindi, inauguriamo.



Apprezzo la tua idea ed apprezzo il modo simpatico in cui l'hai presentata.
A me la prof delle medie la poesia l'ha fatta detestare quando ha preteso che imparassimo a memoria "La cavallina str.onza" però magari mi seguo il topic, c'è sempre tempo per apprezzarla
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Quando sembrava che le tenebre si fossero impossessate per sempre della mia vita, tu hai riacceso quella luce di cui avevo dimenticato l'intensità e il calore.
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Messaggioda Miror » 08/04/2016, 11:40



Ce ne sono diverse, ma a pelle risponderei Angoscia di Mallarmé e Una capra di Saba

"Angoscia"

Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia
Che i peccati d'un popolo accogli, né smuoverò
Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta
Sotto il tedio incurabile che versa il mio bacio:

Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni,
Librato sotto il velo segreto dei rimorsi,
E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne
Nere, tu che del nulla conosci più che i morti.

Poiché il Vizio, rodendomi l'antica nobiltà,
M'ha come te segnato di sua sterilità;
Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore

Che crimine o rimorso mai potrà divorare,
Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario,
Sgomento di morire se dormo solitario.


"Una capra"


Ho parlato a una capra.

Era sola sul prato, era legata.

Sazia d’erba, bagnata

dalla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno

al mio dolore. Ed io risposi, prima

per celia, poi perché il dolore è eterno,

ha una voce e non varia.

Questa voce sentiva

gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita

sentiva querelarsi ogni altro male,

ogni altra vita.
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Mi credo all'inferno, quindi ci sono.
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Messaggioda Rothko2 » 09/04/2016, 18:31



emmeffe ha scritto:L'INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.


Guarda su youtube.com
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Messaggioda Mezzovalente » 10/04/2016, 0:08



Valentina G. ha scritto:A me la prof delle medie la poesia l'ha fatta detestare quando ha preteso che imparassimo a memoria "La cavallina str.onza"


Penso proprio che la scuola sia riuscita a farla odiare a molti, non ho mai capito il senso di costringer la gente a imparare a memoria cose che spesso non spiegano nemmeno. Per fortuna sono praticamente cresciuto per qualche anno con una mia zia, che tra l'altro era fissata proprio con Pascoli, e sempre ce lo leggeva a me e le mie cugine; ascoltare è tutta un'altra cosa.


Di questa mi ha sempre incuriosito l'atmosfera ed il finale, l'ultima strofa, molto enigmatica, della quale i critici hanno dato diverse interpretazioni…
Montale disse che la donna a cui si rivolge è ormai morta. Questo fatto da più forza agli ultimi versi, "non so chi va e chi resta", ovvero chi è morto, e chi vive…perché lei dopotutto vive nel ricordo del poeta. Mentre lui, che non trova quel "varco", dove anche l'orizzonte fugge, quella speranza, cancellata dall'onda che torna a frangersi e lo riporta alla realtà, è vivo, ma in una condizione che si fa simile alla morte: questa è l'interpretazione che preferisco.



Eugenio Montale - La Casa dei Doganieri, Le Occasioni.

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende ...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
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Messaggioda non.identificata » 10/04/2016, 10:07



Avevamo studiato per l'aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.

(Montale)
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Messaggioda anto87 » 10/04/2016, 11:00



In piedi signori davanti a una donna_Shakespeare

Per tutte le violenze consumate su di lei
per tutte le umiliazioni che ha subito
per il suo corpo che avete sfruttato
per la sua intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata
per la libertà che le avete negato
per la bocca che le avete tappato
per le ali che le avete tagliato
per tutto questo
in piedi, Signori, davanti a una Donna.
E non bastasse questo
inchinatevi ogni volta
che vi guarda l’anima
perché Lei la sa vedere
perché Lei sa farla cantare.
In piedi, Signori,
ogni volta che vi accarezza una mano
ogni volta che vi asciuga le lacrime
come foste i suoi figli
e quando vi aspetta
anche se Lei vorrebbe correre.
In piedi, sempre in piedi, miei Signori
quando entra nella stanza
e suona l’amore
e quando vi nasconde il dolore
e la solitudine
e il bisogno terribile di essere amata.
Non provate ad allungare la vostra mano
per aiutarla
quando Lei crolla
sotto il peso del mondo.
Non ha bisogno
della vostra compassione.
Ha bisogno che voi
vi sediate in terra vicino a Lei
e che aspettiate
che il cuore calmi il battito,
che la paura scompaia,
che tutto il mondo riprenda a girare
tranquillo
e sarà sempre Lei ad alzarsi per prima
e a darvi la mano per tirarvi sù
in modo da avvicinarvi al cielo
in quel cielo alto dove la sua anima vive
e da dove, Signori,
non la strapperete mai.
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Citazione: ...e non e' mica la fine se mai dovessimo sbagliare...
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Messaggioda Rothko2 » 10/04/2016, 13:33



Mezzovalente ha scritto:
Valentina G. ha scritto:A me la prof delle medie la poesia l'ha fatta detestare quando ha preteso che imparassimo a memoria "La cavallina str.onza"


Penso proprio che la scuola sia riuscita a farla odiare a molti, non ho mai capito il senso di costringer la gente a imparare a memoria cose che spesso non spiegano nemmeno.



La vedo nel modo opposto: sarebbe meglio non spiegare, evitare completamente la parafrasi, come suggeriva Carmelo Bene: risparmiamoci lo squallore che viene dal trasformare "sempre caro mi fu quest'ermo colle" in "questa collina mi è sempre piaciuta". Chi vuole capire capisce. Il problema semmai è che la scuola non trasmette amore per ciò che propone come modelli, come classici; ma questo non è tanto un problema della scuola in quanto tale (che di problemi ne ha ha già tantissimi che le varie riforme degli ultimi decenni hanno ormai aggravato al punto da farla diventare un cadavere putrefatto), quanto un problema degli insegnanti.
Usare un minimo di memoria, oggi che ormai la memoria non si usa più nemmeno per le tabelline, non fa male.
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Messaggioda Mezzovalente » 10/04/2016, 14:56



In effetti quello che ho detto può essere frainteso; io non mi riferivo alla sola poesia. Mi riferivo al non spiegar decentemente certe cose, ed accontentarsi che lo studente, che ha studiato a memoria e da lì a una settimana dimenticherà tutto, ripeta in modo corretto e si prenda il suo bel voto.
Tra l'altro alla parafrasi non mi riferivo, dato che viene già fatta.
Ad un ragazzo delle medie, che ha tutt'altro per la testa, bisogna spiegargli che Leopardi, che tratta temi, questioni e dilemmi universali è più vicino a lui di quanto crede, e non è un gobbo depresso.
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Messaggioda ilungamwepu » 10/04/2016, 22:25



vi prego, non cominciamo ad "azzuffarci" anche sul senso delle poesie...che ognuno le viva come meglio crede e sente, con significati propri, altrui o meno. Lasciamo che qualcosa sia libero di esistere per quello che è, per quello che sembra, per quello che ci fa sentire o immaginare di sentire. O sognare di sentire. Lasciamo che la poesia sia libera di essere. Sta a chi la legge la facoltà di farla esistere o di farla scomparire, di amarla, capirla, tenerla, rifiutarla. Da ragazzo leggevo sempre una rubrica su un quotidiano, s'intitolava "la poesia ci salverà"...ecco, credo sia questa la risposta...

nel frattempo chiedo scusa per un "errore di trascrizione", anzi di copiatura di qualche giorno fa. Purtroppo, non volendo trascrivere interamente parola parola la poesia di Luzi, ho fatto un copia-incolla prelevato dal web senza accorgermi di un errore disdicevole sull'ultimo verso:

ilungamwepu ha scritto:e la sera che il mare blu deplora.


va modificato in:

e la sera che il mare fugge e implora


tutt'altra cosa, naturalmente...scusate ancora per la svista.
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Messaggioda non.identificata » 11/04/2016, 13:36



Boh, visto che nel messaggio di "inaugurazione" è stato scritto anche estratti da romanzi, volevo condividere queste poche righe di un libro che mi è piaciuto davvero parecchio, né molto né troppo, ma quando l'ho letto (circa un anno fa) ci ho trovato diversi pensieri e osservazioni su cui riflettere. Il libro si intitola "GLI UMANI" ed è di Matt Haig. Non sono brava con le recensioni letterarie perciò evito di farne.


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