Piccola soddisfazione...

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Ieri sono andato al ricevimento pre-matrimonio di un mio cugino. Avete presente quei ricevimenti dove la gente viene vestita più elegante che al matrimonio stesso, dove si mangia e si beve meglio che al ristorante, e dove si prepara tradizionalmente il letto degli sposi, e si portano i regali? Uno di quelli.

Bene, devo dire che sono rimasto molto soddisfatto, talmente soddisfatto che ho bisogno di scrivere.

Sono riuscito ad evitare di sentirmi a disagio per il fatto di non parlare.
Ho solo salutato chi conoscevo, risposto se interpellato, ed ho parlato quando avevo qualcosa da dire, STOP.
Niente ansia, niente paranoie, niente di niente.
Prima, tornato a casa, avrei rimuginato per ore, su cose del tipo: "Ho fatto una figura di m***a, mi guardavano tutti disgustati, non ho parlato, sono un asociale, ecc...".
Ora no, ora riesco finalmente a fregarmene per davvero.
Quando qualcuno mi ha chiesto cosa volessi bere, ho risposto cosa volevo per davvero, piuttosto che il solito: "Va bene qualsiasi cosa", anche al costo di far fare mille giri.
Quando qualcuno ha insistito affinché prendessi l'ennesimo dolce, dopo aver rifiutato due volte, ho risposto in modo secco (ma sempre garbato).
Quando mi stavo annoiando, mi sono messo a giocare col cellulare davanti a tutti.
Quando mi sono proprio rotto il cassio, ho chiesto a mia madre di andare via, senza chiamarla da parte, senza parlare a bassa voce, senza farmi problemi (i regali erano stati aperti da tempo, ciò che c'era da fare era stato fatto).
Quando mio zio, successivamente alla mia richiesta, mi ha chiesto perché fossi così serio, gli ho risposto abbastanza incazzato che io sono sempre serio. Lui se ne è uscito con la battuta: "Sai come si dice, che la gente più seria è anche quella più pericolosa.". Non ho capito se fosse una velata offesa, ma io l'ho vista come un complimento, e gli ho risposto: "Infatti, è vero". Si è dileguato attaccando bottone con un altro (un meccanismo di difesa forse?).

Come risultato, quando siamo andati via, le persone mi hanno salutato in modo più "rispettoso" del solito.
Quindi, se mi comporto da asociale consapevole e menefreghista, vengo visto come maggiormente rispettabile.
Quando mi comportavo da asociale, ma mi sforzavo per comportarmi normalmente, piuttosto che apprezzato per i miei sforzi, venivo deriso (velatamente e non), e spesso sbeffeggiato.

Non capirò mai gli umani...

[Riccardina]

Bella lì Franco! Tu sì che sei un uomo, non come tua sorella.

[emmeffe]

Hai dato un'immagine di te diversa, più sicura nella tua asocialità, per questo ti hanno preso più sul serio...
Sono convinta che spesso siamo noi stessi, coi nostri atteggiamenti, le nostre paure, le nostre insicurezze, il nostro terrore di fare brutte figure ad invitare la gente a prenderci in giro: è come se indossassimo una maglietta con su scritto "sono un co*****e, deridimi". Tutto traspare con il nostro linguaggio non verbale, specchio dei dilemmi interiori!
Quindi ben venga un cambio d'atteggiamento e ti chiedo: come mai questa volta sei riuscito ad essere più sicuro di te?

[ncode]

innanzitutto mi fa piacere per te è un piccolo passo davvero molto importante.

Poi da questo resoconto ho capito che il problema del quale parlavi è sicuramente quello di pensare troppo.... a come appari in pubblico.
il segreto è stare più tempo in mezzo agli altri e fare pratica, anche sbagliando! La società è ambigua e bisogna capire le varie situazioni e i vari contesti in cui ci si esprime.

Ora ti trovavi in ambito familiare, una cosa che dovresti imparare e quella di non prenderti mai troppo sul serio, di non vedere ogni frase come un attacco al tuo "onore" è proprio quello l'errore più grave. Le persone dicono cose senza pensarci troppo e non lo fanno sempre e solo per offendere, anzi... aspettano una risposta per continuare il "gioco".

Tuo zio ha parlato di un detto che conosco anch'io e si affianca spesso alle persone che parlano poco, non l'ha detta per offenderti, ne per farti un complimento, è una frase di circostanza detta per non lasciare la discussione "appesa".

[Closed]

Bella lì Franco! Tu sì che sei un uomo, non come tua sorella.

Sì il pene ce l'ho, quindi dovrei essere un uomo. Esistono altri modi per identificare un uomo?

[Closed]

Hai dato un'immagine di te diversa, più sicura nella tua asocialità, per questo ti hanno preso più sul serio...
Sono convinta che spesso siamo noi stessi, coi nostri atteggiamenti, le nostre paure, le nostre insicurezze, il nostro terrore di fare brutte figure ad invitare la gente a prenderci in giro: è come se indossassimo una maglietta con su scritto "sono un co*****e, deridimi". Tutto traspare con il nostro linguaggio non verbale, specchio dei dilemmi interiori!
Quindi ben venga un cambio d'atteggiamento e ti chiedo: come mai questa volta sei riuscito ad essere più sicuro di te?

Non sono stato più sicuro, mi sono comportato per come sono.
Come ho fatto? Ho imparato che non ho nulla a che vedere con gli umani, né loro con me, perciò non me ne frega più nulla di cosa pensino, né di cosa voglio che pensino.

[emmeffe]

E questa non la chiami sicurezza? forse è consapevolezza di chi sei e cosa vuoi o non vuoi

[Closed]

innanzitutto mi fa piacere per te è un piccolo passo davvero molto importante.

Poi da questo resoconto ho capito che il problema del quale parlavi è sicuramente quello di pensare troppo.... a come appari in pubblico.
il segreto è stare più tempo in mezzo agli altri e fare pratica, anche sbagliando! La società è ambigua e bisogna capire le varie situazioni e i vari contesti in cui ci si esprime.

Ora ti trovavi in ambito familiare, una cosa che dovresti imparare e quella di non prenderti mai troppo sul serio, di non vedere ogni frase come un attacco al tuo "onore" è proprio quello l'errore più grave. Le persone dicono cose senza pensarci troppo e non lo fanno sempre e solo per offendere, anzi... aspettano una risposta per continuare il "gioco".

Tuo zio ha parlato di un detto che conosco anch'io e si affianca spesso alle persone che parlano poco, non l'ha detta per offenderti, ne per farti un complimento, è una frase di circostanza detta per non lasciare la discussione "appesa".

Ecco, anche solo per il fatto che fosse una frase di circostanza, meritava la mia risposta.
Io odio le frasi di circostanza, tipo quando mi hanno domandato cosa volessi da bere aspettandosi il solito: "Va bene tutto", per poi versarmi ciò che si aveva in mano.
L'ho fatto quasi di proposito a chiedere altro.
Se non volevi chiedermi davvero cosa volessi, non avresti dovuto chiedermelo.
Io penso ancora troppo, non posso evitare di pensare, non è da me.
Semplicemente non me ne frega più nulla di ciò che pensano la maggior parte degli umani, né di quello che dicono.
Il mio obiettivo è quello di trovare persone simili a me con le quali poter convivere.
Il resto è fuffa.

[Closed]

E questa non la chiami sicurezza? forse è consapevolezza di chi sei e cosa vuoi o non vuoi

Ecco, mi piace di più questo termine: consapevolezza.
Ho acquisito maggior consapevolezza, e mi sono sentito meglio.
Per questo da anni cerco di raggiungere una consapevolezza sempre maggiore, ho capito che è l'unico modo per star bene.
Che poi, non raggiungerò mai la consapevolezza necessaria a stare realmente bene, è un altro conto.

[Clanspeo]

Lo farei anche io, ma mi ritrovo 1 contro 5