Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

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Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

Messaggioda Rothko » 07/08/2013, 20:07



Autunno ha scritto:Che i successi vengano raggiunti da gente col pallino e grinta, benchè ignoranti, potrebbe apparire anche cosa giusta.
Purtroppo, ho visto diverse persone, che, oltre al fatto di essere ignoranti, avevano un totale disinteresse verso l'esame e la professione; ho visto gente a cui non importava nulla apprendere e crescere professionalmente, gente alzarsi alle ore 12 per capriccio e pensare solo alla bella vita etc..Tutte queste persone, misteriosamente, ce l'hanno fatta. Probabilmente, anzi certamente, non saranno mai bravi professionisti, ma intanto ce l'hanno fatta.
A prescindere da quanto possa essere brava o meno la mia psicologa, di certo, i numerosi eventi negativi che mi hanno colpito, si sarebbero concretizzati lo stesso a prescindere. Questo è un dato oggettivo e inconfutabile.
La forza sta nel rialzarsi e andare avanti.


Questo lo sappiamo tutti. Io parlavo di te. Scusami se sono duro, ma anche se sono molto ignorante in psicologia, adesso proverò a fare qualcosa che a quanto pare la tua psicologa non ha fatto. Se tu avessi l'amore per il diritto e per la giurisprudenza, avresti risposto perentoriamente, argomentando sulla tua visione borghese dell'esistenza, sulle tue convinzioni relative all'onore, alla rispettabilità della persona che passa in paese e viene salutata con il titolo di dottore o avvocato, sull'importanza delle relazioni professionali e sociali in genere, sull'importanza della famiglia, della compagna, di un buon posto di lavoro e di quant'altro. Io non ho detto verità assolute. Mettiamo in caso che abbia detto un sacco di cazzate: perché invece di continuare a ripetere che c'è gente che arriva senza meritarlo non dimostri, con la dialettica che dovresti avere, che è la tua visione borghese della vita quella giusta, dato che la mancata realizzazione della stessa non ti permette di avere la serenità che certamente meriti? Il dato inconfutabile è che i numerosi eventi negativi di cui parli riguardano l'umanità in generale, perfino la gente che nasce figlia di Agnelli o di Berlusconi. Anche se ti vedi più sfortunato degli altri, in realtà non è così: basta guardare un telegiornale o semplicemente porre attenzione alle storie della gente, anche di quelli che hanno soldi, mogli, figli e amanti, per renderti conto che i guai capitano a tutti e alla fine tutti muoiono (alcuni anche prestissimo!), accadono tragedie, rovine finanziarie, malattie, tradimenti, licenziamenti... a tutti, a chi prima e a chi dopo, a chi una cosa, a chi un'altra... La tua psicologa evidentemente è una di quelle persone che, misteriosamente, "ce l'ha fatta", almeno secondo la tua visione dell'esistenza; secondo la mia è una poveraccia, in quanto non riesce a fare delle cose che rientrano nel suo mestiere e ti ha detto una boiata pazzesca. Non serve continuare a ripetersi che c'è gente che ce la fa senza meriti e tu invece non ce la fai. Non serve perché se ti poni con questo atteggiamento non sei sulla buona strada. Per te l'importante è farcela, è essere conforme, normale, un borghese rispettabile, ma non ti sei ancora guardato dentro, non ti sei chiesto se è veramente questo che conta nella vita, perché non sai dimostrare che quel "poco" che chiedi sia ciò che ti meriti, o ciò che conta veramente. Intanto loro ce l'hanno fatta, certo. è per questo che, come ho detto e ridetto, questa società non mi piace. Tu dici che non piace neanche a te, perché non è giusto questo e quest'altro, ma allo stesso tempo vorresti essere come loro, rivendichi il tuo diritto di essere un perfetto borghese e non hai nemmeno provato a smontare il mio discorso sulla futilità di questa società. Se farai l'avvocato dovrai imparare a dimostrare anche cose molto più assurde della legittimità di avere una vita "normale".
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Messaggioda Rothko » 07/08/2013, 20:15



Boh ha scritto:Si sta male Anche per questioni culturali radicate, ma Anche per questioni personali e vissuti che riguardano solamente i casi specifici...


Infatti anche quelle sono questioni culturali


[/quote]poi non mi va di introdurre l'argomento chimica del cervello, che comunque dovrebbe essere preso in considerazione...cioè il malessere non è solamente psicologico molto spesso, ma è anche biologico, mancanza di serotonina e quant'altro...[/quote]

Fai bene, non mi va neanche a me e per un motivo ben preciso: perché è l'argomento più generico che ci possa essere, il "su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere", anche se alla rovescia. Tutti i discorsi che si fanno, tutto ciò che è relativo alla cultura, all'antropologia, alla sociologia, alla politica, alla psicologia, alla psicanalisi, alla filosofia e chi più ne ha più ne metta, perde senso con un colpo di spugna se parliamo di chimica. La chimica ti dice che alcune combinazioni di elementi, alcune reazioni, alcune sinapsi, creano delle risposte. Se tu ti accontenti di quelle risposte, a quel livello, non ha più senso parlare, non ha più senso leggere, guardare, creare, interpretare.
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Messaggioda Boh » 07/08/2013, 22:34



ok ogni cultura reagisce ai traumi in modi differenti in effetti...o anche su come si affronta il dolore e via dicendo...ma certe questioni, come la perdita di un famigliare ad esempio, colpiscono l'essere umano al suo interno e cambia da persona a persona secondo me...
ok lasciamo fuori la chimica...anche perchè non me ne intendo molto...ma per molti casi spesso un malessere è dovuto semplicemente da questioni fisiche, ad esempio disfunzioni della tiroide o del fegato o quant'altro...
in passato credevo che il mio malessere fosse causato unicamente dalla società malata in cui viviamo...ma ora credo che sia compito nostro trovarsi un piccolo spazio in questo mondo, perchè non cambierà facilmente...bisogna adattarsi in qualche modo...
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Messaggioda Autunno » 08/08/2013, 10:42



Rothko ha scritto: Se tu avessi l'amore per il diritto e per la giurisprudenza, avresti risposto perentoriamente, argomentando sulla tua visione borghese dell'esistenza, sulle tue convinzioni relative all'onore, alla rispettabilità della persona che passa in paese e viene salutata con il titolo di dottore o avvocato, sull'importanza delle relazioni professionali e sociali in genere, sull'importanza della famiglia, della compagna, di un buon posto di lavoro e di quant'altro.


Sinceramente, non noto attinenza alcuna tra diritto e amore per la giurisprudenza, e argomentazione circa la visione borghese dell'esistenza e quant'altro. Sia che fossi Rocco, sia che fossi l'ultimo scarparo della disciplina, è comunque alcunchè di esultante circa dibattiti di questa tipologia. Questo non è un forum su temi socio economici o socio culturali, bensì è un forum di gente che sta male, chi per problemi seri, chi per futilità ma, che, agli occhi di questi, sono comunque scogli insormontabili. Se avessi voluto parlare di queste cose, avrei cercato un forum dedicato, sempre ammesso che esista.

Comunque, una cosa è assodata. I valori non esistono. Non alludo ai valori borghesi, ma ai valori in quanto tali. I valori se li crea la persona, ovvero, questa viene influenzata da valori che sarebbero ormai intrinseci al tessuto sociale.
Epistemologicamente sono un analitico empirista, sul piano dei giudizi dei valori sono un non cognitivista; è l'oggetto che si adegua al soggetto e non viceversa. Che nella vita ci si debba sposare, avere un buon lavoro, figli, amici, avere una bella macchina, una bella casa, non è inciso in nessuna tavola sacra o quant'altro. Tutto ciò è di certo un dogma convenzionale. Spesso, chi non ha queste cose soffre, ma non soffre perchè ne ha realmente bisogno, bensì perchè questi "valori "gli sono stati radicati dalla società in cui ha vissuto, radicati fin da quando era piccolissimo.
Conscio di ciò, io avrei i miei valori. Se poi alcuni di questi valori sono combacianti con alcuni di quelli borghesi, non me ne faccio nessuna colpa, anzi, sono totalmente indifferente.
Il lavoro? Avrei voluto quello che non ho ottenuto in quanto ho studiato per questo. Avere disintegrato anni di studio è una cosa assai orribile; non c'entra nulla aderire con gli ideali borghesi, è una mia considerazione. Se poi questa va a sovrapporsi con gli ideali borghesi, poco mi importa.
La solitudine? Ritengo che l'umano sia animale non dico da branco, ma di gruppo senz'altro. La solitudine è uno status che non lo si vorrebbe, ma lo si accetta quando ci troviamo internamente ad esso, qualunque sia il motivo. Un tempo, pur di non stare da solo, mi univo indiscriminatamente con tutto o chiunque. Adesso no! Sono estremamente selettivo. Preferisco la solitudine a gente che non riveste i miei canoni di giudizio. Personalmente, però, preferirei essere circondato da gente che mi piace. In sintesi, preferisco la solitudine a gente che per me è " errata ", ma preferisco la compagnia se ho la opportunità di stare con gente che per me è " giusta ". Forse questa mia teoria combacia debolmente con la classica teoria borghese, ma non lo so e non mi interessa.
La compagna? Ritengo che all'umano piaccia sentirsi voluto bene, avere l'affetto e le attenzioni di una donna. Ritengo che il sesso nella vita abbia la sua importanza. E' una esigenza un pò come bere e mangiare, e non è salutare astenersi.
Se anche questo combacia con ideali borghesi in modalità tenue o forte non mi importa, in quanto è una cosa ritenuta importante dal sottoscritto.
La macchina costosa? Non so se la comprerei avessi soldi. Di certo il borghese la comprerebbe per una questione di mera immagine. Io, invece e purtroppo, la comprerei perchè mi piace correre. La velocità mi intriga e mi conferisce una sensazione di libertà. Di certo, non comprerei un'auto dalla estetica opulenta, bensì una molto discreta ma dotata di propulsore potentissimo.
La casa grande? E' ritenuta assolutamente fondamentale perchè, proprio da essa, dovrebbe promanare il prestigio e lo status del proprietario. Sinceramente, la casa grande mi intristisce. Ne vorrei una piccola ma arredata con gusto e come piace a me.
In conclusione, questa è una estrema sintesi di alcuni valori che vengono ritenuti importanti. Sinceramente, io i miei, e, soprattutto, non mi curo minimamente se combaciano totalmente o solo parzialmente con quelli borghesi, o, rispetto ad essi sono totalmente difformi. Credo che se piacciano determinati principi, sia assai poco opportuno rinnegarli perchè ci si accorge che sono convenzionali al tessuto sociale.
Tu saresti colui che viene chiamato semplicemente " anticonformista ". Premetto che confido nella tua buona fede. Quando l'anticonformismo è realmente sincero allora ben venga, ma quando è ipocrita in quanto il soggetto critica questi ideali perchè non è mai riuscito a raggiungerli, allora diventa ben drammatico. Molti anticonformisti ( ripeto, non è un attacco a te ) si reputano tali solo perchè nella vita, per sfortuna, incapacità e quant'altro, non sono mai riusciti a raggiungere determinati traguardi, e, a tutto ciò, reagiscono odiando e criticando ipocritamente il " tutto ".
Faccio un esempio pratico. Anni fa frequentavo un (finto) amico. Questo di certo non proveniva da un tessuto sociale e culturale come il tuo. Se i tuoi interessi sono la musica, l'arte, la letteratura etc.., i suoi erano gli ortaggi che curava nella campagna di proprietà, le sue galline, conigli, cani, etc..
Asseriva di odiare ogni ideale di questa società e di stare bene senza avere un lavoro, uno stipendio, una donna, una macchina, abiti dignitosi etc.. Fatto sta che, se eravamo fuori, e notavamo un conoscente mano con mano con la ragazza, diventava realmente rosso dalla invidia. Idem se sapeva che qualcuno avesse trovato un buon posto di lavoro.
Idem se vedeva un conoscente alla guida di una macchina nuova e costosa.
Il suo non era un sincero rigetto verso determinati ideali, bensì uno scudo abnormemente ipocrita contro queste cose che non era mai riuscito ad avere e che desiderava.
Sinceramente, credo che vivere così sia da meschini. Bisogna avere dei propri ideali a prescindere e, se si cerca di modificarli perchè aderenti totalmente o parzialmente a quelli borghesi, sia realmente da stupidi.
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Messaggioda Rothko » 08/08/2013, 23:48



Autunno ha scritto:
Rothko ha scritto: Se tu avessi l'amore per il diritto e per la giurisprudenza, avresti risposto perentoriamente, argomentando sulla tua visione borghese dell'esistenza, sulle tue convinzioni relative all'onore, alla rispettabilità della persona che passa in paese e viene salutata con il titolo di dottore o avvocato, sull'importanza delle relazioni professionali e sociali in genere, sull'importanza della famiglia, della compagna, di un buon posto di lavoro e di quant'altro.


Sinceramente, non noto attinenza alcuna tra diritto e amore per la giurisprudenza, e argomentazione circa la visione borghese dell'esistenza e quant'altro. Sia che fossi Rocco, sia che fossi l'ultimo scarparo della disciplina, è comunque alcunchè di esultante circa dibattiti di questa tipologia. Questo non è un forum su temi socio economici o socio culturali, bensì è un forum di gente che sta male, chi per problemi seri, chi per futilità ma, che, agli occhi di questi, sono comunque scogli insormontabili. Se avessi voluto parlare di queste cose, avrei cercato un forum dedicato, sempre ammesso che esista.


Mi sono permesso di criticare le tue risposte perché non erano pertinenti a ciò che ti avevo detto (che era abbastanza provocatorio) Tutto qui. Non era questione di argomenti giuridici, ma di forza argomentativa. D'altronde si sono toccati temi socio-economici relativi a ciò che tu consideri un fallimento e il motivo della tua insoddisfazione.



Autunno ha scritto:In conclusione, questa è una estrema sintesi di alcuni valori che vengono ritenuti importanti. Sinceramente, io i miei, e, soprattutto, non mi curo minimamente se combaciano totalmente o solo parzialmente con quelli borghesi, o, rispetto ad essi sono totalmente difformi. Credo che se piacciano determinati principi, sia assai poco opportuno rinnegarli perchè ci si accorge che sono convenzionali al tessuto sociale.


Infatti il mio discorso non era volto a farti cambiare idea, ma a riflettere sul rapporto direttamente proporzionale fra il raggiungimento di tali obiettivi, legati ai valori di cui sopra, e lo stato di serenità/felicità (da qui gli esempi di Ligabue o Van Gogh, o Edoardo Agnelli, Noschese ect.), che mi sembra tu abbia dato per scontato.[/quote]

Autunno ha scritto:Tu saresti colui che viene chiamato semplicemente " anticonformista ". Premetto che confido nella tua buona fede. Quando l'anticonformismo è realmente sincero allora ben venga, ma quando è ipocrita in quanto il soggetto critica questi ideali perchè non è mai riuscito a raggiungerli, allora diventa ben drammatico. Molti anticonformisti ( ripeto, non è un attacco a te ) si reputano tali solo perchè nella vita, per sfortuna, incapacità e quant'altro, non sono mai riusciti a raggiungere determinati traguardi, e, a tutto ciò, reagiscono odiando e criticando ipocritamente il " tutto ".
[...]
Sinceramente, credo che vivere così sia da meschini. Bisogna avere dei propri ideali a prescindere e, se si cerca di modificarli perchè aderenti totalmente o parzialmente a quelli borghesi, sia realmente da stupidi.


A prescindere dai valori di ciascuno, più o meno conformi ai valori di massa, misurare il valore di una persona sulla base della sua posizione sociale e professionale secondo me è sbagliato, in quanto la vita di una persona non può ridursi al suo status sociale ed economico, alla sua conformità a dei parametri che definirei quanto meno discutibili. Se poi si crede veramente in determinati valori, si lotta con le mani e con i denti per raggiungerli. Personalmente non ho molti "valori" e non ho lottato. Proprio per questo non recrimino, non sto a vedere chi ce l'ha fatta senza meritarlo, perché non serve assolutamente a niente. Semmai guardo quelle persone più risolute di me che hanno lottato veramente, perché ci credevano. Non importa che credessero in cose delle quali a me non frega più un c***o; sono da ammirare. Il destino avverso è un paravento: è pieno di gente che ha sconfitto il destino avverso. Certo, c'è anche tanta gente, come Michel Martone, come tanti ministri, avvocati, medici e professori, che meritavano di pulire i cessi di Rebibbia. Ma che ce ne frega? Sono dei falliti senza consapevolezza e con tanti soldi. In questa società hanno vinto? e quindi, cosa dovrebbe fregarmene? Questa società funziona così: se ti va bene entri nel gioco e accetti le regole, altrimenti ti crei una realtà alternativa il più possibile impenetrabile. Purtroppo non si possono avere la botte piena e la moglie ubriaca.
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