A che scopo vivere?

MyHelp: Forum di mutuo aiuto, di prevenzione del suicidio e di gestione delle crisi.
A volte si pensa di non aver più nulla da perdere, nè più motivi di esistere.
E' facile pensarlo se non si ha qualcuno con cui confrontarsi. La vita è piena di insidie, ed è facile perdersi. Ma spesso basta una mano per rimettersi in piedi.
Ma questo è anche un forum sulla Morte, il più grande tabù nella storia dell'essere umano, la paura più grande.

A che scopo vivere?

Messaggioda Nothingface » 28/04/2017, 21:13



.Daniel ha scritto:Wow, è un pensiero molto profondo il tuo e non sai quante volte mi sono soffermato su questo, sentendomi come perso, insignificante, vuoto. Il fatto è che hai ragione, capisco cosa vuoi dire. Ti guardi intorno e capisci che ogni cosa ha una data di scadenza sopra, che un giorno tutto sarà diverso, estinto. Magari ti guardi allo specchio e vedi una persona giovane, un corpo forse agile, una mente attiva e subito dopo capisci che, beh, un giorno non sarai così. Un giorno i tuoi capelli ti si faranno bianchi, inizierai a sentirti più debole, meno capace di muoverti, e lentamente marcirai. E la cosa più terribile è che nulla dura per sempre. Magari ti potresti dedicare alla realizzazione di un progetto, ma poi? Poi cosa? Che sia una azienda, anche quella finirà, e che sia il tuo ricordo che cercherai di far vivere dopo che non ci sarai più, anche quella sparirà. Ricordi forse chi era il tuo bisnonno? Un giorno magari non si ricorderà neanche chi era Einstein, e un altro la razza umana non ci sarà più. E comunque tu non ci sarai per godere anche solo di ciò che hai creato in vita. Ma allora perché andare avanti? Perché sforzarsi di inseguire l'impossibile, di avere il potere di essere immortali? Perché illudersi, come fanno tutti, di contare qualcosa, di credere di essere diversi, migliori di qualcun altro? Beh, io ti dico, non farlo. Semplicemente non farlo. Rassegnati all'evidenza.

Vedi, il fatto è che tu non hai veramente bisogno di contare. Anzi, il fatto stesso che tu dica di non contare è un giudizio di valore, una tua percezione. Nella realtà non esistono valori. Puoi dire che qualcosa sia più importante di un'altra, ma sarà solo un punto di vista, una delle infinite lenti di ingrandimento su un universo ampio e che funziona anche senza di te. Il fatto è che tu sei parte di una macchina, di un tutto, di qualcosa di eterno nel suo essere. Puoi concepire un universo che non esista? Per come la vedo io tutto muta, ma tutto esiste. E non nella sua forma originaria, ma nel fatto di esser parte della realtà. Tu sei realtà perché sei parte dell'universo. Ciò che fai, anche solo il fatto di essere lì significa che esisti. Ed un giorno la tua coscienza non esisterà, ma non sarai lì a soffrirne. Il tuo corpo sarà presente, si muterà, si trasformerà. Ma il fatto è che non ha importanza il tuo valore, non ha importanza l'importanza. Tutto è e sempre è. Che cosa voglio dire con questo? Che se ci pensi, forse non devi trovare ciò che sia certo, immortale per cui vivere, ma solo esplorare e soddisfare il tuo bisogno. Quello che dici lo poni in maniera molto triste, ed io l'ho vissuto così. Però credo che tu non comprenda invece la bellezza di quel che scrivi e le potenzialità che questa tua visione ti può offrire. Ti sorprenderà forse sapere che questo tuo pensiero è il fondamento del buddismo, che è a partire da questa consapevolezza che puoi finalmente iniziare a sentirti libero. Perché? Perché se nulla ha importanza, se nulla dura per sempre, se non esistono valori assoluti, certezze, allora tu sei libero; sei libero di poter comportarti come vuoi, di fare della tua vita quello che vuoi. Che tu muoia oggi, che muoia domani, non ha importanza. Non ha importanza se ad esempio in futuro sarai disoccupato, se non troverai l'amore della tua vita, se non avrai una vita convenzionale con moglie e figli, se sarai o non sarai di successo. Tutto alla fine si estingue. Ma cosa significa questo? Che tu puoi esplorare, vivere emozioni forti, fare della tua esistenza una occasione per divertirti, per assaporare momenti importanti, per sentirti parte della natura (perché tu sei parte di qualcosa di eterno che è la natura, l'universo, il divenire), per sentire il sapore di un frutto nella tua bocca, per sentire la brezza leggera che ti accarezza il viso sotto i raggi del sole, puoi provare l'offesa come la parola di conforto, la rabbia come la gioia, puoi fare quel che vuoi, esplorare quel che vuoi, fare di ogni singolo istante quel che vuoi. Tu sei in potere, eccome che sei in potere! Tu hai la possibilità non di cambiare il mondo; tu hai la possibilità di cambiare il tuo mondo, di vivere il tuo mondo, di fare del tuo presente quello che vuoi! Capisci quanto sei potente? Capisci di cosa sei capace? Tu sei il Dio della tua vita. Alle volte ci penso ed in effetti è come giocare ad un videogioco. Ha importanza che un giorno finirà? Non direi. Ti limiti a godere del momento, ti diverti a superare l'ostacolo, esplori, provi, senti. Tu sei già qualcosa di eterno perché sei parte del mondo intorno a te. Trai conforto da questo e cerca il tuo mondo. Cerca il tuo scopo, quello che senti ti ispira, che ti viene da dentro, e se non lo troverai, non avrà comunque importanza. Trai conforto nell'esser libero da qualsiasi valore e fai del tuo presente quel che vuoi. Sei libero.

Comprendo questo punto di vista, anche perché ho avuto modo di confrontarmici leggendo Nietzsche, dato che la sua filosofia morale condivide più o meno questi principi, però non riesco a farli miei, perché io non vivo giorno per giorno, momento per momento, ma dedico la maggior parte delle mie forze in vista del futuro, per riuscire a realizzare qualcosa, nonostante l'instabilità del tutto. Si può dire che io agisco cercando di costruire qualcosa di stabile, che però stabile non è e non può essere (e questo è causa di angoscia); e non posso fare diversamente. Questo non vuol dire che io non viva gli eventi presenti, ma questi non li vedo come il centro della mia vita, perché sono appunto solo dei momenti e in quanto tali si dissolvono rapidamente nel passato. Certo, non nego il piacere causato dal godere delle piccole cose, dei brevi momenti, ma questi non esauriscono il senso che io ho posto alla mia vita. Io non riuscirei a vivere se non mi proiettassi in qualche modo nel futuro, ponendomi degli obiettivi da raggiungere. E con obiettivi da raggiungere non intendo necessariamente il contare, l'avere valore, ma quel qualcosa - anche di molto semplice - che mi spinga ad agire.
Non so se mi sono spiegato, è possibile che non abbia esposto in maniera molto precisa quello che intendo, ma ora come ora non mi viene in mente un altro modo per farlo.
  • 0

Nothingface
Amico level four
 
Stato:
Messaggi: 194
Iscritto il: 24/04/2017, 15:51
Genere: Maschile

A che scopo vivere?

Messaggioda ilfalsosnake » 29/04/2017, 11:22



.Daniel ha scritto:Wow, è un pensiero molto profondo il tuo e non sai quante volte mi sono soffermato su questo, sentendomi come perso, insignificante, vuoto. Il fatto è che hai ragione, capisco cosa vuoi dire. Ti guardi intorno e capisci che ogni cosa ha una data di scadenza sopra, che un giorno tutto sarà diverso, estinto. Magari ti guardi allo specchio e vedi una persona giovane, un corpo forse agile, una mente attiva e subito dopo capisci che, beh, un giorno non sarai così. Un giorno i tuoi capelli ti si faranno bianchi, inizierai a sentirti più debole, meno capace di muoverti, e lentamente marcirai. E la cosa più terribile è che nulla dura per sempre. Magari ti potresti dedicare alla realizzazione di un progetto, ma poi? Poi cosa? Che sia una azienda, anche quella finirà, e che sia il tuo ricordo che cercherai di far vivere dopo che non ci sarai più, anche quella sparirà. Ricordi forse chi era il tuo bisnonno? Un giorno magari non si ricorderà neanche chi era Einstein, e un altro la razza umana non ci sarà più. E comunque tu non ci sarai per godere anche solo di ciò che hai creato in vita. Ma allora perché andare avanti? Perché sforzarsi di inseguire l'impossibile, di avere il potere di essere immortali? Perché illudersi, come fanno tutti, di contare qualcosa, di credere di essere diversi, migliori di qualcun altro? Beh, io ti dico, non farlo. Semplicemente non farlo. Rassegnati all'evidenza.

Vedi, il fatto è che tu non hai veramente bisogno di contare. Anzi, il fatto stesso che tu dica di non contare è un giudizio di valore, una tua percezione. Nella realtà non esistono valori. Puoi dire che qualcosa sia più importante di un'altra, ma sarà solo un punto di vista, una delle infinite lenti di ingrandimento su un universo ampio e che funziona anche senza di te. Il fatto è che tu sei parte di una macchina, di un tutto, di qualcosa di eterno nel suo essere. Puoi concepire un universo che non esista? Per come la vedo io tutto muta, ma tutto esiste. E non nella sua forma originaria, ma nel fatto di esser parte della realtà. Tu sei realtà perché sei parte dell'universo. Ciò che fai, anche solo il fatto di essere lì significa che esisti. Ed un giorno la tua coscienza non esisterà, ma non sarai lì a soffrirne. Il tuo corpo sarà presente, si muterà, si trasformerà. Ma il fatto è che non ha importanza il tuo valore, non ha importanza l'importanza. Tutto è e sempre è. Che cosa voglio dire con questo? Che se ci pensi, forse non devi trovare ciò che sia certo, immortale per cui vivere, ma solo esplorare e soddisfare il tuo bisogno. Quello che dici lo poni in maniera molto triste, ed io l'ho vissuto così. Però credo che tu non comprenda invece la bellezza di quel che scrivi e le potenzialità che questa tua visione ti può offrire. Ti sorprenderà forse sapere che questo tuo pensiero è il fondamento del buddismo, che è a partire da questa consapevolezza che puoi finalmente iniziare a sentirti libero. Perché? Perché se nulla ha importanza, se nulla dura per sempre, se non esistono valori assoluti, certezze, allora tu sei libero; sei libero di poter comportarti come vuoi, di fare della tua vita quello che vuoi. Che tu muoia oggi, che muoia domani, non ha importanza. Non ha importanza se ad esempio in futuro sarai disoccupato, se non troverai l'amore della tua vita, se non avrai una vita convenzionale con moglie e figli, se sarai o non sarai di successo. Tutto alla fine si estingue. Ma cosa significa questo? Che tu puoi esplorare, vivere emozioni forti, fare della tua esistenza una occasione per divertirti, per assaporare momenti importanti, per sentirti parte della natura (perché tu sei parte di qualcosa di eterno che è la natura, l'universo, il divenire), per sentire il sapore di un frutto nella tua bocca, per sentire la brezza leggera che ti accarezza il viso sotto i raggi del sole, puoi provare l'offesa come la parola di conforto, la rabbia come la gioia, puoi fare quel che vuoi, esplorare quel che vuoi, fare di ogni singolo istante quel che vuoi. Tu sei in potere, eccome che sei in potere! Tu hai la possibilità non di cambiare il mondo; tu hai la possibilità di cambiare il tuo mondo, di vivere il tuo mondo, di fare del tuo presente quello che vuoi! Capisci quanto sei potente? Capisci di cosa sei capace? Tu sei il Dio della tua vita. Alle volte ci penso ed in effetti è come giocare ad un videogioco. Ha importanza che un giorno finirà? Non direi. Ti limiti a godere del momento, ti diverti a superare l'ostacolo, esplori, provi, senti. Tu sei già qualcosa di eterno perché sei parte del mondo intorno a te. Trai conforto da questo e cerca il tuo mondo. Cerca il tuo scopo, quello che senti ti ispira, che ti viene da dentro, e se non lo troverai, non avrà comunque importanza. Trai conforto nell'esser libero da qualsiasi valore e fai del tuo presente quel che vuoi. Sei libero.


Penso che questo sia il più bel commento che abbia mai letto.
Allo stesso tempo condivido molto il punto di vista di @Daniel perché lo sento molto vicino al mio e, più passa il tempo, più mi chiudo pensandoci.
Ho basato tutta la mia vita sui valori, trovo quindi difficile sopprimere la loro importanza nonostante abbia avuto chiari segni che non contino abbastanza da dare tutto me stesso.
E' innegabile che ho una reale paura del futuro, non riesco nemmeno a vivere il presente e capisco cosa significa.
Forse sono stato abituato al pensiero che certi aspetti della vita possano essere delle fondamenta che non possono crollare, mentre in realtà tutto è instabile, soprattutto in questo ultimo decennio, ma noi dobbiamo essere sempre pronti a rialzarci, ma per quale motivo? Trovo difficile vivere il presente se non riesco a vedermi in un eventuale futuro.
Tutti siamo alla ricerca della felicità, è forse questo lo scopo?
  • 1

ilfalsosnake
Amico level eight
 
Stato:
Messaggi: 360
Iscritto il: 17/04/2017, 20:45
Genere: Maschile

A che scopo vivere?

Messaggioda .Daniel » 29/04/2017, 15:07



Nothingface ha scritto:
.Daniel ha scritto:Wow, è un pensiero molto profondo il tuo e non sai quante volte mi sono soffermato su questo, sentendomi come perso, insignificante, vuoto. Il fatto è che hai ragione, capisco cosa vuoi dire. Ti guardi intorno e capisci che ogni cosa ha una data di scadenza sopra, che un giorno tutto sarà diverso, estinto. Magari ti guardi allo specchio e vedi una persona giovane, un corpo forse agile, una mente attiva e subito dopo capisci che, beh, un giorno non sarai così. Un giorno i tuoi capelli ti si faranno bianchi, inizierai a sentirti più debole, meno capace di muoverti, e lentamente marcirai. E la cosa più terribile è che nulla dura per sempre. Magari ti potresti dedicare alla realizzazione di un progetto, ma poi? Poi cosa? Che sia una azienda, anche quella finirà, e che sia il tuo ricordo che cercherai di far vivere dopo che non ci sarai più, anche quella sparirà. Ricordi forse chi era il tuo bisnonno? Un giorno magari non si ricorderà neanche chi era Einstein, e un altro la razza umana non ci sarà più. E comunque tu non ci sarai per godere anche solo di ciò che hai creato in vita. Ma allora perché andare avanti? Perché sforzarsi di inseguire l'impossibile, di avere il potere di essere immortali? Perché illudersi, come fanno tutti, di contare qualcosa, di credere di essere diversi, migliori di qualcun altro? Beh, io ti dico, non farlo. Semplicemente non farlo. Rassegnati all'evidenza.

Vedi, il fatto è che tu non hai veramente bisogno di contare. Anzi, il fatto stesso che tu dica di non contare è un giudizio di valore, una tua percezione. Nella realtà non esistono valori. Puoi dire che qualcosa sia più importante di un'altra, ma sarà solo un punto di vista, una delle infinite lenti di ingrandimento su un universo ampio e che funziona anche senza di te. Il fatto è che tu sei parte di una macchina, di un tutto, di qualcosa di eterno nel suo essere. Puoi concepire un universo che non esista? Per come la vedo io tutto muta, ma tutto esiste. E non nella sua forma originaria, ma nel fatto di esser parte della realtà. Tu sei realtà perché sei parte dell'universo. Ciò che fai, anche solo il fatto di essere lì significa che esisti. Ed un giorno la tua coscienza non esisterà, ma non sarai lì a soffrirne. Il tuo corpo sarà presente, si muterà, si trasformerà. Ma il fatto è che non ha importanza il tuo valore, non ha importanza l'importanza. Tutto è e sempre è. Che cosa voglio dire con questo? Che se ci pensi, forse non devi trovare ciò che sia certo, immortale per cui vivere, ma solo esplorare e soddisfare il tuo bisogno. Quello che dici lo poni in maniera molto triste, ed io l'ho vissuto così. Però credo che tu non comprenda invece la bellezza di quel che scrivi e le potenzialità che questa tua visione ti può offrire. Ti sorprenderà forse sapere che questo tuo pensiero è il fondamento del buddismo, che è a partire da questa consapevolezza che puoi finalmente iniziare a sentirti libero. Perché? Perché se nulla ha importanza, se nulla dura per sempre, se non esistono valori assoluti, certezze, allora tu sei libero; sei libero di poter comportarti come vuoi, di fare della tua vita quello che vuoi. Che tu muoia oggi, che muoia domani, non ha importanza. Non ha importanza se ad esempio in futuro sarai disoccupato, se non troverai l'amore della tua vita, se non avrai una vita convenzionale con moglie e figli, se sarai o non sarai di successo. Tutto alla fine si estingue. Ma cosa significa questo? Che tu puoi esplorare, vivere emozioni forti, fare della tua esistenza una occasione per divertirti, per assaporare momenti importanti, per sentirti parte della natura (perché tu sei parte di qualcosa di eterno che è la natura, l'universo, il divenire), per sentire il sapore di un frutto nella tua bocca, per sentire la brezza leggera che ti accarezza il viso sotto i raggi del sole, puoi provare l'offesa come la parola di conforto, la rabbia come la gioia, puoi fare quel che vuoi, esplorare quel che vuoi, fare di ogni singolo istante quel che vuoi. Tu sei in potere, eccome che sei in potere! Tu hai la possibilità non di cambiare il mondo; tu hai la possibilità di cambiare il tuo mondo, di vivere il tuo mondo, di fare del tuo presente quello che vuoi! Capisci quanto sei potente? Capisci di cosa sei capace? Tu sei il Dio della tua vita. Alle volte ci penso ed in effetti è come giocare ad un videogioco. Ha importanza che un giorno finirà? Non direi. Ti limiti a godere del momento, ti diverti a superare l'ostacolo, esplori, provi, senti. Tu sei già qualcosa di eterno perché sei parte del mondo intorno a te. Trai conforto da questo e cerca il tuo mondo. Cerca il tuo scopo, quello che senti ti ispira, che ti viene da dentro, e se non lo troverai, non avrà comunque importanza. Trai conforto nell'esser libero da qualsiasi valore e fai del tuo presente quel che vuoi. Sei libero.

Comprendo questo punto di vista, anche perché ho avuto modo di confrontarmici leggendo Nietzsche, dato che la sua filosofia morale condivide più o meno questi principi, però non riesco a farli miei, perché io non vivo giorno per giorno, momento per momento, ma dedico la maggior parte delle mie forze in vista del futuro, per riuscire a realizzare qualcosa, nonostante l'instabilità del tutto. Si può dire che io agisco cercando di costruire qualcosa di stabile, che però stabile non è e non può essere (e questo è causa di angoscia); e non posso fare diversamente. Questo non vuol dire che io non viva gli eventi presenti, ma questi non li vedo come il centro della mia vita, perché sono appunto solo dei momenti e in quanto tali si dissolvono rapidamente nel passato. Certo, non nego il piacere causato dal godere delle piccole cose, dei brevi momenti, ma questi non esauriscono il senso che io ho posto alla mia vita. Io non riuscirei a vivere se non mi proiettassi in qualche modo nel futuro, ponendomi degli obiettivi da raggiungere. E con obiettivi da raggiungere non intendo necessariamente il contare, l'avere valore, ma quel qualcosa - anche di molto semplice - che mi spinga ad agire.
Non so se mi sono spiegato, è possibile che non abbia esposto in maniera molto precisa quello che intendo, ma ora come ora non mi viene in mente un altro modo per farlo.



Certo, è la ricerca di un centro. Però quel che ti suggerisco di fare è di non porre questo centro su elementi esterni, quali la realizzazione di obiettivi o progetti concreti. Quel che voglio consigliarti è di porre questo centro dentro di te, di sentirti stabile così come sei, contando su un qualcosa che è già dentro di te. Come detto, è il tuo bisogno il vero argomento, non il mondo esterno. D'altro canto avere dei progetti, degli obiettivi è una cosa importante e positiva. Però trovo che non sia conveniente fondare la propria esistenza su questi. Credo di comprendere quello che intendi, riesco a percepirlo. E' più una percezione della realtà che un modo di pensare. Per questo ti suggerisco la meditazione buddista, una pratica che insegna l'ascolto senza giudizio e che fa comprendere che al centro di noi stessi non c'è il pensiero cosciente, ma il nostro stare al mondo. Per quanto riguarda Nietzsche, è stato il mio punto di riferimento per molto tempo ed è colui che più mi ha fatto interrogare su questi argomenti. Grazie anche al suo pensiero che sono giunto a tali conclusioni.
  • 0

Avatar utente
.Daniel
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 10
Iscritto il: 27/04/2017, 21:11
Località: Campania
Citazione: In catching the moon you reach the stairs
Genere: Maschile

A che scopo vivere?

Messaggioda .Daniel » 29/04/2017, 15:11



Mark_Hawks ha scritto:
.Daniel ha scritto:Wow, è un pensiero molto profondo il tuo e non sai quante volte mi sono soffermato su questo, sentendomi come perso, insignificante, vuoto. Il fatto è che hai ragione, capisco cosa vuoi dire. Ti guardi intorno e capisci che ogni cosa ha una data di scadenza sopra, che un giorno tutto sarà diverso, estinto. Magari ti guardi allo specchio e vedi una persona giovane, un corpo forse agile, una mente attiva e subito dopo capisci che, beh, un giorno non sarai così. Un giorno i tuoi capelli ti si faranno bianchi, inizierai a sentirti più debole, meno capace di muoverti, e lentamente marcirai. E la cosa più terribile è che nulla dura per sempre. Magari ti potresti dedicare alla realizzazione di un progetto, ma poi? Poi cosa? Che sia una azienda, anche quella finirà, e che sia il tuo ricordo che cercherai di far vivere dopo che non ci sarai più, anche quella sparirà. Ricordi forse chi era il tuo bisnonno? Un giorno magari non si ricorderà neanche chi era Einstein, e un altro la razza umana non ci sarà più. E comunque tu non ci sarai per godere anche solo di ciò che hai creato in vita. Ma allora perché andare avanti? Perché sforzarsi di inseguire l'impossibile, di avere il potere di essere immortali? Perché illudersi, come fanno tutti, di contare qualcosa, di credere di essere diversi, migliori di qualcun altro? Beh, io ti dico, non farlo. Semplicemente non farlo. Rassegnati all'evidenza.

Vedi, il fatto è che tu non hai veramente bisogno di contare. Anzi, il fatto stesso che tu dica di non contare è un giudizio di valore, una tua percezione. Nella realtà non esistono valori. Puoi dire che qualcosa sia più importante di un'altra, ma sarà solo un punto di vista, una delle infinite lenti di ingrandimento su un universo ampio e che funziona anche senza di te. Il fatto è che tu sei parte di una macchina, di un tutto, di qualcosa di eterno nel suo essere. Puoi concepire un universo che non esista? Per come la vedo io tutto muta, ma tutto esiste. E non nella sua forma originaria, ma nel fatto di esser parte della realtà. Tu sei realtà perché sei parte dell'universo. Ciò che fai, anche solo il fatto di essere lì significa che esisti. Ed un giorno la tua coscienza non esisterà, ma non sarai lì a soffrirne. Il tuo corpo sarà presente, si muterà, si trasformerà. Ma il fatto è che non ha importanza il tuo valore, non ha importanza l'importanza. Tutto è e sempre è. Che cosa voglio dire con questo? Che se ci pensi, forse non devi trovare ciò che sia certo, immortale per cui vivere, ma solo esplorare e soddisfare il tuo bisogno. Quello che dici lo poni in maniera molto triste, ed io l'ho vissuto così. Però credo che tu non comprenda invece la bellezza di quel che scrivi e le potenzialità che questa tua visione ti può offrire. Ti sorprenderà forse sapere che questo tuo pensiero è il fondamento del buddismo, che è a partire da questa consapevolezza che puoi finalmente iniziare a sentirti libero. Perché? Perché se nulla ha importanza, se nulla dura per sempre, se non esistono valori assoluti, certezze, allora tu sei libero; sei libero di poter comportarti come vuoi, di fare della tua vita quello che vuoi. Che tu muoia oggi, che muoia domani, non ha importanza. Non ha importanza se ad esempio in futuro sarai disoccupato, se non troverai l'amore della tua vita, se non avrai una vita convenzionale con moglie e figli, se sarai o non sarai di successo. Tutto alla fine si estingue. Ma cosa significa questo? Che tu puoi esplorare, vivere emozioni forti, fare della tua esistenza una occasione per divertirti, per assaporare momenti importanti, per sentirti parte della natura (perché tu sei parte di qualcosa di eterno che è la natura, l'universo, il divenire), per sentire il sapore di un frutto nella tua bocca, per sentire la brezza leggera che ti accarezza il viso sotto i raggi del sole, puoi provare l'offesa come la parola di conforto, la rabbia come la gioia, puoi fare quel che vuoi, esplorare quel che vuoi, fare di ogni singolo istante quel che vuoi. Tu sei in potere, eccome che sei in potere! Tu hai la possibilità non di cambiare il mondo; tu hai la possibilità di cambiare il tuo mondo, di vivere il tuo mondo, di fare del tuo presente quello che vuoi! Capisci quanto sei potente? Capisci di cosa sei capace? Tu sei il Dio della tua vita. Alle volte ci penso ed in effetti è come giocare ad un videogioco. Ha importanza che un giorno finirà? Non direi. Ti limiti a godere del momento, ti diverti a superare l'ostacolo, esplori, provi, senti. Tu sei già qualcosa di eterno perché sei parte del mondo intorno a te. Trai conforto da questo e cerca il tuo mondo. Cerca il tuo scopo, quello che senti ti ispira, che ti viene da dentro, e se non lo troverai, non avrà comunque importanza. Trai conforto nell'esser libero da qualsiasi valore e fai del tuo presente quel che vuoi. Sei libero.


Penso che questo sia il più bel commento che abbia mai letto.
Allo stesso tempo condivido molto il punto di vista di @Daniel perché lo sento molto vicino al mio e, più passa il tempo, più mi chiudo pensandoci.
Ho basato tutta la mia vita sui valori, trovo quindi difficile sopprimere la loro importanza nonostante abbia avuto chiari segni che non contino abbastanza da dare tutto me stesso.
E' innegabile che ho una reale paura del futuro, non riesco nemmeno a vivere il presente e capisco cosa significa.
Forse sono stato abituato al pensiero che certi aspetti della vita possano essere delle fondamenta che non possono crollare, mentre in realtà tutto è instabile, soprattutto in questo ultimo decennio, ma noi dobbiamo essere sempre pronti a rialzarci, ma per quale motivo? Trovo difficile vivere il presente se non riesco a vedermi in un eventuale futuro.
Tutti siamo alla ricerca della felicità, è forse questo lo scopo?


Mi starò spacciando per monaco, ma secondo la filosofia buddista la felicità è già dentro di noi. La sofferenza, il pensiero negativo, che io aggiungo, copre con un velo la nostra natura gioiosa. Quel che suggerisco di fare è non di abbattere definitivamente i nostri valori, ma di considerarli validi solamente perché personali, perché riflettono la nostra persona. Tuttavia non devono essere il fondamento della nostra esistenza. Possiamo vivere anche senza, forse meno pienamente, ma comunque senza. Già averli è una scelta di come stare al mondo, di come vivere il nostro presente. Comunque grazie per il commento :squint: .
  • 0

Avatar utente
.Daniel
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 10
Iscritto il: 27/04/2017, 21:11
Località: Campania
Citazione: In catching the moon you reach the stairs
Genere: Maschile

Re: A che scopo vivere?

Messaggioda Giuliz » 29/04/2017, 15:16



.Daniel ha scritto:
Mark_Hawks ha scritto:
.Daniel ha scritto:Wow, è un pensiero molto profondo il tuo e non sai quante volte mi sono soffermato su questo, sentendomi come perso, insignificante, vuoto. Il fatto è che hai ragione, capisco cosa vuoi dire. Ti guardi intorno e capisci che ogni cosa ha una data di scadenza sopra, che un giorno tutto sarà diverso, estinto. Magari ti guardi allo specchio e vedi una persona giovane, un corpo forse agile, una mente attiva e subito dopo capisci che, beh, un giorno non sarai così. Un giorno i tuoi capelli ti si faranno bianchi, inizierai a sentirti più debole, meno capace di muoverti, e lentamente marcirai. E la cosa più terribile è che nulla dura per sempre. Magari ti potresti dedicare alla realizzazione di un progetto, ma poi? Poi cosa? Che sia una azienda, anche quella finirà, e che sia il tuo ricordo che cercherai di far vivere dopo che non ci sarai più, anche quella sparirà. Ricordi forse chi era il tuo bisnonno? Un giorno magari non si ricorderà neanche chi era Einstein, e un altro la razza umana non ci sarà più. E comunque tu non ci sarai per godere anche solo di ciò che hai creato in vita. Ma allora perché andare avanti? Perché sforzarsi di inseguire l'impossibile, di avere il potere di essere immortali? Perché illudersi, come fanno tutti, di contare qualcosa, di credere di essere diversi, migliori di qualcun altro? Beh, io ti dico, non farlo. Semplicemente non farlo. Rassegnati all'evidenza.

Vedi, il fatto è che tu non hai veramente bisogno di contare. Anzi, il fatto stesso che tu dica di non contare è un giudizio di valore, una tua percezione. Nella realtà non esistono valori. Puoi dire che qualcosa sia più importante di un'altra, ma sarà solo un punto di vista, una delle infinite lenti di ingrandimento su un universo ampio e che funziona anche senza di te. Il fatto è che tu sei parte di una macchina, di un tutto, di qualcosa di eterno nel suo essere. Puoi concepire un universo che non esista? Per come la vedo io tutto muta, ma tutto esiste. E non nella sua forma originaria, ma nel fatto di esser parte della realtà. Tu sei realtà perché sei parte dell'universo. Ciò che fai, anche solo il fatto di essere lì significa che esisti. Ed un giorno la tua coscienza non esisterà, ma non sarai lì a soffrirne. Il tuo corpo sarà presente, si muterà, si trasformerà. Ma il fatto è che non ha importanza il tuo valore, non ha importanza l'importanza. Tutto è e sempre è. Che cosa voglio dire con questo? Che se ci pensi, forse non devi trovare ciò che sia certo, immortale per cui vivere, ma solo esplorare e soddisfare il tuo bisogno. Quello che dici lo poni in maniera molto triste, ed io l'ho vissuto così. Però credo che tu non comprenda invece la bellezza di quel che scrivi e le potenzialità che questa tua visione ti può offrire. Ti sorprenderà forse sapere che questo tuo pensiero è il fondamento del buddismo, che è a partire da questa consapevolezza che puoi finalmente iniziare a sentirti libero. Perché? Perché se nulla ha importanza, se nulla dura per sempre, se non esistono valori assoluti, certezze, allora tu sei libero; sei libero di poter comportarti come vuoi, di fare della tua vita quello che vuoi. Che tu muoia oggi, che muoia domani, non ha importanza. Non ha importanza se ad esempio in futuro sarai disoccupato, se non troverai l'amore della tua vita, se non avrai una vita convenzionale con moglie e figli, se sarai o non sarai di successo. Tutto alla fine si estingue. Ma cosa significa questo? Che tu puoi esplorare, vivere emozioni forti, fare della tua esistenza una occasione per divertirti, per assaporare momenti importanti, per sentirti parte della natura (perché tu sei parte di qualcosa di eterno che è la natura, l'universo, il divenire), per sentire il sapore di un frutto nella tua bocca, per sentire la brezza leggera che ti accarezza il viso sotto i raggi del sole, puoi provare l'offesa come la parola di conforto, la rabbia come la gioia, puoi fare quel che vuoi, esplorare quel che vuoi, fare di ogni singolo istante quel che vuoi. Tu sei in potere, eccome che sei in potere! Tu hai la possibilità non di cambiare il mondo; tu hai la possibilità di cambiare il tuo mondo, di vivere il tuo mondo, di fare del tuo presente quello che vuoi! Capisci quanto sei potente? Capisci di cosa sei capace? Tu sei il Dio della tua vita. Alle volte ci penso ed in effetti è come giocare ad un videogioco. Ha importanza che un giorno finirà? Non direi. Ti limiti a godere del momento, ti diverti a superare l'ostacolo, esplori, provi, senti. Tu sei già qualcosa di eterno perché sei parte del mondo intorno a te. Trai conforto da questo e cerca il tuo mondo. Cerca il tuo scopo, quello che senti ti ispira, che ti viene da dentro, e se non lo troverai, non avrà comunque importanza. Trai conforto nell'esser libero da qualsiasi valore e fai del tuo presente quel che vuoi. Sei libero.


Penso che questo sia il più bel commento che abbia mai letto.
Allo stesso tempo condivido molto il punto di vista di @Daniel perché lo sento molto vicino al mio e, più passa il tempo, più mi chiudo pensandoci.
Ho basato tutta la mia vita sui valori, trovo quindi difficile sopprimere la loro importanza nonostante abbia avuto chiari segni che non contino abbastanza da dare tutto me stesso.
E' innegabile che ho una reale paura del futuro, non riesco nemmeno a vivere il presente e capisco cosa significa.
Forse sono stato abituato al pensiero che certi aspetti della vita possano essere delle fondamenta che non possono crollare, mentre in realtà tutto è instabile, soprattutto in questo ultimo decennio, ma noi dobbiamo essere sempre pronti a rialzarci, ma per quale motivo? Trovo difficile vivere il presente se non riesco a vedermi in un eventuale futuro.
Tutti siamo alla ricerca della felicità, è forse questo lo scopo?


Mi starò spacciando per monaco, ma secondo la filosofia buddista la felicità è già dentro di noi. La sofferenza, il pensiero negativo, che io aggiungo, copre con un velo la nostra natura gioiosa. Quel che suggerisco di fare è non di abbattere definitivamente i nostri valori, ma di considerarli validi solamente perché personali, perché riflettono la nostra persona. Tuttavia non devono essere il fondamento della nostra esistenza. Possiamo vivere anche senza, forse meno pienamente, ma comunque senza. Già averli è una scelta di come stare al mondo, di come vivere il nostro presente. Comunque grazie per il commento :squint: .
Credo che sia impossibile concepire una vita senza valori, o meglio, c'è chi è perfettamente in grado di stare al mondo in questa maniera (visti inoltre gli sviluppi della nostra società che a quanto pare si autoalimenta proprio attraverso questa mancanza), ma secondo me concepire se stessi senza un minimo elemento valutativo (sia verso di sè che verso il mondo) equivale allo stare sulla terra semplicemente come mero esistente e non come persona consapevole di sè. Sarebbe come svuotarsi da soli senza riempirsi mai, vagare all'infinito senza mai approdare da qualche parte.
  • 0

Avatar utente
Giuliz
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 13
Iscritto il: 27/04/2017, 20:39
Località: Roma
Genere: Femminile

Re: A che scopo vivere?

Messaggioda Nothingface » 30/04/2017, 13:56



.Daniel ha scritto:Certo, è la ricerca di un centro. Però quel che ti suggerisco di fare è di non porre questo centro su elementi esterni, quali la realizzazione di obiettivi o progetti concreti. Quel che voglio consigliarti è di porre questo centro dentro di te, di sentirti stabile così come sei, contando su un qualcosa che è già dentro di te. Come detto, è il tuo bisogno il vero argomento, non il mondo esterno. D'altro canto avere dei progetti, degli obiettivi è una cosa importante e positiva. Però trovo che non sia conveniente fondare la propria esistenza su questi. Credo di comprendere quello che intendi, riesco a percepirlo. E' più una percezione della realtà che un modo di pensare. Per questo ti suggerisco la meditazione buddista, una pratica che insegna l'ascolto senza giudizio e che fa comprendere che al centro di noi stessi non c'è il pensiero cosciente, ma il nostro stare al mondo. Per quanto riguarda Nietzsche, è stato il mio punto di riferimento per molto tempo ed è colui che più mi ha fatto interrogare su questi argomenti. Grazie anche al suo pensiero che sono giunto a tali conclusioni.

Sinceramente non credo di comprendere appieno questa modalità di pensiero, nel senso che non riesco a capire in che modo un individuo possa porre il proprio centro dentro di sé, quasi come se si isolasse dal mondo, diventando qualcosa di a sé stante. L'individuo è in una costante relazione con il mondo, che lo influenza, lo modifica e lo determina: l'individuo dipende dalla sua relazione con il mondo. Forse c'è qualcosa che non sto considerando e questo non mi permette di figurarmi un'idea completa e chiara della tua posizione.

Giuliz ha scritto:Credo che sia impossibile concepire una vita senza valori, o meglio, c'è chi è perfettamente in grado di stare al mondo in questa maniera (visti inoltre gli sviluppi della nostra società che a quanto pare si autoalimenta proprio attraverso questa mancanza), ma secondo me concepire se stessi senza un minimo elemento valutativo (sia verso di sè che verso il mondo) equivale allo stare sulla terra semplicemente come mero esistente e non come persona consapevole di sè. Sarebbe come svuotarsi da soli senza riempirsi mai, vagare all'infinito senza mai approdare da qualche parte.

Esatto, credo che la valutazione e il confronto siano due degli elementi fondamentali per permettere lo sviluppo dell'autocoscienza e per permettere questi deve essere necessario un rapporto costante tra individuo e mondo. L'individuo non può concepire se stesso come tale se non ponendo delle valutazioni nei confronti del mondo che lo circonda, quindi chiunque ha dei valori come metro di misura, anche chi sembra non averli. Sicuramente il discorso è più complesso di così e io potrei sbagliarmi, potrei non aver tenuto conto di qualcosa, ma per ora non mi pare.
  • 0

Nothingface
Amico level four
 
Stato:
Messaggi: 194
Iscritto il: 24/04/2017, 15:51
Genere: Maschile

Re: A che scopo vivere?

Messaggioda Giuliz » 30/04/2017, 21:54



Nothingface ha scritto:
.Daniel ha scritto:Certo, è la ricerca di un centro. Però quel che ti suggerisco di fare è di non porre questo centro su elementi esterni, quali la realizzazione di obiettivi o progetti concreti. Quel che voglio consigliarti è di porre questo centro dentro di te, di sentirti stabile così come sei, contando su un qualcosa che è già dentro di te. Come detto, è il tuo bisogno il vero argomento, non il mondo esterno. D'altro canto avere dei progetti, degli obiettivi è una cosa importante e positiva. Però trovo che non sia conveniente fondare la propria esistenza su questi. Credo di comprendere quello che intendi, riesco a percepirlo. E' più una percezione della realtà che un modo di pensare. Per questo ti suggerisco la meditazione buddista, una pratica che insegna l'ascolto senza giudizio e che fa comprendere che al centro di noi stessi non c'è il pensiero cosciente, ma il nostro stare al mondo. Per quanto riguarda Nietzsche, è stato il mio punto di riferimento per molto tempo ed è colui che più mi ha fatto interrogare su questi argomenti. Grazie anche al suo pensiero che sono giunto a tali conclusioni.

Sinceramente non credo di comprendere appieno questa modalità di pensiero, nel senso che non riesco a capire in che modo un individuo possa porre il proprio centro dentro di sé, quasi come se si isolasse dal mondo, diventando qualcosa di a sé stante. L'individuo è in una costante relazione con il mondo, che lo influenza, lo modifica e lo determina: l'individuo dipende dalla sua relazione con il mondo. Forse c'è qualcosa che non sto considerando e questo non mi permette di figurarmi un'idea completa e chiara della tua posizione.

Giuliz ha scritto:Credo che sia impossibile concepire una vita senza valori, o meglio, c'è chi è perfettamente in grado di stare al mondo in questa maniera (visti inoltre gli sviluppi della nostra società che a quanto pare si autoalimenta proprio attraverso questa mancanza), ma secondo me concepire se stessi senza un minimo elemento valutativo (sia verso di sè che verso il mondo) equivale allo stare sulla terra semplicemente come mero esistente e non come persona consapevole di sè. Sarebbe come svuotarsi da soli senza riempirsi mai, vagare all'infinito senza mai approdare da qualche parte.

Esatto, credo che la valutazione e il confronto siano due degli elementi fondamentali per permettere lo sviluppo dell'autocoscienza e per permettere questi deve essere necessario un rapporto costante tra individuo e mondo. L'individuo non può concepire se stesso come tale se non ponendo delle valutazioni nei confronti del mondo che lo circonda, quindi chiunque ha dei valori come metro di misura, anche chi sembra non averli. Sicuramente il discorso è più complesso di così e io potrei sbagliarmi, potrei non aver tenuto conto di qualcosa, ma per ora non mi pare.
Il discorso è decisamente lungo, sarebbe bello poterne parlare
  • 0

Avatar utente
Giuliz
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 13
Iscritto il: 27/04/2017, 20:39
Località: Roma
Genere: Femminile

A che scopo vivere?

Messaggioda Lester » 30/04/2017, 23:06



Buonasera a tutti, spero di non essere entrato troppo tardi nella conversazione.
Credo che Daniel e Giuliz siano arrivati al nocciolo della questione, ovvero: è possibile trovare un equilibrio, una fonte inesauribile di energia e di stabilità, unicamente dentro di sé? Senza alcun riferimento esterno, senza il minimo "elemento valutativo" e solamente grazie ad un approccio "attivo" verso l'interno e "passivo" nei confronti di ciò che è fuori da noi? (attivo e passivo in questi casi non sono termini propriamente corretti, ma li ho usati solo per rendere l'idea) :giveup:
Credo che Daniel abbia detto cose giuste e comunque sempre valide, ma ho come l'impressione che un approccio esclusivamente "meditativo" sia da considerarsi anacronistico rispetto alla società e ai valori che (purtroppo) si sono instaurati in questo dato periodo storico.
Mi spiego meglio: il raggiungimento di un perfetto equilibrio interiore può considerarsi il massimo della realizzazione in una società che mette al centro della propria cultura la meditazione e la trascendenza; allo stesso modo si poteva raggiungere un buon grado di "soddisfazione" dal perfezionamento dell'arte filosofica in una società come quella greca piuttosto che dall'affinamento della spiritualità cattolica in un dato momento del Medioevo.
E si potrebbe andare avanti così accostando ad un'epoca una popolazione ed una precisa serie di valori comuni che dominavano tale popolazione.
E finalmente giungiamo a ciò che (credo) intendesse Nothingface all'inizio di questa conversazione: arrivati all'attuale periodo storico, alla luce di un appiattimento dei valori, di un'omologazione delle culture, di un'estremizzazione del materialismo e del consumismo, con un crescente approccio utilitaristico a qualsiasi forma di spiritualità ed ideale; un'epoca in cui i sentimenti sono filtrati dalla scienza; i reality e i social divengono surrogati di emozioni e cultura mentre i rapporti sociali sono sempre più riducibili a manifestazioni di scopofilia; COME SARA' MAI POSSIBILE REALIZZARSI AFFINANDO UNA DOTE CHE ARRICCHISCA UN "VALORE COMUNE" SE ORMAI NON ESISTONO PIU' "VALORI COMUNI"?

(spero di essere stato chiaro, ci ho messo un'ora a scriverla)
  • 0

Avatar utente
Lester
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 20
Iscritto il: 15/04/2017, 22:41
Località: Milwaukee
Occupazione: Rilegatore di libri immaginari
Citazione: C'è chi è disperato e c'è chi vive nella disperazione.
Genere: Maschile

A che scopo vivere?

Messaggioda kathellyna » 30/04/2017, 23:10



Lester ha scritto:Buonasera a tutti, spero di non essere entrato troppo tardi nella conversazione.
Credo che Daniel e Giuliz siano arrivati al nocciolo della questione, ovvero: è possibile trovare un equilibrio, una fonte inesauribile di energia e di stabilità, unicamente dentro di sé? Senza alcun riferimento esterno, senza il minimo "elemento valutativo" e solamente grazie ad un approccio "attivo" verso l'interno e "passivo" nei confronti di ciò che è fuori da noi? (attivo e passivo in questi casi non sono termini propriamente corretti, ma li ho usati solo per rendere l'idea) :giveup:
Credo che Daniel abbia detto cose giuste e comunque sempre valide, ma ho come l'impressione che un approccio esclusivamente "meditativo" sia da considerarsi anacronistico rispetto alla società e ai valori che (purtroppo) si sono instaurati in questo dato periodo storico.
Mi spiego meglio: il raggiungimento di un perfetto equilibrio interiore può considerarsi il massimo della realizzazione in una società che mette al centro della propria cultura la meditazione e la trascendenza; allo stesso modo si poteva raggiungere un buon grado di "soddisfazione" dal perfezionamento dell'arte filosofica in una società come quella greca piuttosto che dall'affinamento della spiritualità cattolica in un dato momento del Medioevo.
E si potrebbe andare avanti così accostando ad un'epoca una popolazione ed una precisa serie di valori comuni che dominavano tale popolazione.
E finalmente giungiamo a ciò che (credo) intendesse Nothingface all'inizio di questa conversazione: arrivati all'attuale periodo storico, alla luce di un appiattimento dei valori, di un'omologazione delle culture, di un'estremizzazione del materialismo e del consumismo, con un crescente approccio utilitaristico a qualsiasi forma di spiritualità ed ideale; un'epoca in cui i sentimenti sono filtrati dalla scienza; i reality e i social divengono surrogati di emozioni e cultura mentre i rapporti sociali sono sempre più riducibili a manifestazioni di scopofilia; COME SARA' MAI POSSIBILE REALIZZARSI AFFINANDO UNA DOTE CHE ARRICCHISCA UN "VALORE COMUNE" SE ORMAI NON ESISTONO PIU' "VALORI COMUNI"?

(spero di essere stato chiaro, ci ho messo un'ora a scriverla)

benvenuto.
  • 0

kathellyna
Moderatore
 
Stato:
Messaggi: 8570
Iscritto il: 06/12/2012, 20:33
Genere: Femminile

Re: A che scopo vivere?

Messaggioda Giuliz » 01/05/2017, 6:29



Lester ha scritto:Buonasera a tutti, spero di non essere entrato troppo tardi nella conversazione.
Credo che Daniel e Giuliz siano arrivati al nocciolo della questione, ovvero: è possibile trovare un equilibrio, una fonte inesauribile di energia e di stabilità, unicamente dentro di sé? Senza alcun riferimento esterno, senza il minimo "elemento valutativo" e solamente grazie ad un approccio "attivo" verso l'interno e "passivo" nei confronti di ciò che è fuori da noi? (attivo e passivo in questi casi non sono termini propriamente corretti, ma li ho usati solo per rendere l'idea) :giveup:
Credo che Daniel abbia detto cose giuste e comunque sempre valide, ma ho come l'impressione che un approccio esclusivamente "meditativo" sia da considerarsi anacronistico rispetto alla società e ai valori che (purtroppo) si sono instaurati in questo dato periodo storico.
Mi spiego meglio: il raggiungimento di un perfetto equilibrio interiore può considerarsi il massimo della realizzazione in una società che mette al centro della propria cultura la meditazione e la trascendenza; allo stesso modo si poteva raggiungere un buon grado di "soddisfazione" dal perfezionamento dell'arte filosofica in una società come quella greca piuttosto che dall'affinamento della spiritualità cattolica in un dato momento del Medioevo.
E si potrebbe andare avanti così accostando ad un'epoca una popolazione ed una precisa serie di valori comuni che dominavano tale popolazione.
E finalmente giungiamo a ciò che (credo) intendesse Nothingface all'inizio di questa conversazione: arrivati all'attuale periodo storico, alla luce di un appiattimento dei valori, di un'omologazione delle culture, di un'estremizzazione del materialismo e del consumismo, con un crescente approccio utilitaristico a qualsiasi forma di spiritualità ed ideale; un'epoca in cui i sentimenti sono filtrati dalla scienza; i reality e i social divengono surrogati di emozioni e cultura mentre i rapporti sociali sono sempre più riducibili a manifestazioni di scopofilia; COME SARA' MAI POSSIBILE REALIZZARSI AFFINANDO UNA DOTE CHE ARRICCHISCA UN "VALORE COMUNE" SE ORMAI NON ESISTONO PIU' "VALORI COMUNI"?

(spero di essere stato chiaro, ci ho messo un'ora a scriverla)
Quello che tu dici è senz'altro giusto: è davvero impossibile approcciarsi alla vita (in questo caso -parlando nel concreto- alla società) in termini meramente "meditativi" (anche se poi in realtà nessuno ci impedisca di farlo). Semplicemente in virtù del fatto che, come hai sottolineato tu, non siamo di certo i Monaci/saggi della situazione pronti ad elargire sentenze a destra e a manca. Il discorso però è al tempo stesso contorto e complicato (mi scuso infatti se continuo a rispondere ahah, ma queste conversazioni mi mandano in loop): infatti ci si potrebbe parlare sopra per l'eternità. Perché è complicato? Perché credo -parlo per me si intenda- che il fatto che si voglia trovare dentro di sè un equilibrio e un centro non equivalga per forza di cose a dire di voler vivere sulla cima della montagna (scevro e lontano da qualsiasi contatto umano) nè tantomeno che questo escluda di conseguenza quell'elemento "valutativo" (sia auto-valutativo che verso l'esterno) proprio di ogni essere umano. Significa solo che, nel momento in cui abbiamo assunto come presupposto di partenza il concetto che la rovina sociale e storica è ormai prossima, possiamo essere in grado di 1)vivere come riteniamo più giusto fare 2)arrivare alla conclusione che -ahimè- dati i contesti socio/culturali poco stimolanti, l'unico modo per poter "campare" è quello di TROVARE la felicità e la serenità all'interno di noi stessi. N.B. questo assolutamente non vuol dire che ci si debba accontentare di tale epoca così svuotata e prima di qualsiasi scopo, che si debba rimanere impassibili davanti alla incombente catastrofe. Vuole dire solamente che se tutti noi abbiamo trovato il nostro ritmo semplicemente guardandoci attraverso il nostro "occhio interiore", allora sarà più semplice fare qualcosa/realizzare qualcosa. E questo, a sua volta, porta all'altra questione che hai sollevato poco dopo: è possibile vivere in un mondo ormai svuotato da qualsiasi momento di valore, una modernità completamente dominata dai tecnicismi in cui vige il paradigma della superficialità? Assolutamente NO. Questo purtroppo si ripercuote per forza di cose sulla nostra individualità; ma non vuol dire che un nuovo giorno non possa sorgere, che un nuovo inizio non possa darsi sulla nostra via. Rivoluzioniamo ciò in cui crediamo, riportiamo a galla qualche principio comunitario, qualcosa in cui credere e forse potrà cambiare davvero tutto. Spero di non essermi persa nei miei ragionamenti. Buon primo maggio!
  • 0

Avatar utente
Giuliz
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 13
Iscritto il: 27/04/2017, 20:39
Località: Roma
Genere: Femminile

PrecedenteProssimo

Torna a Forum di aiuto sul Suicidio e sulla Morte

Chi c’è in linea in questo momento?

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti

Reputation System ©'