Scusa ma stai invertendo, in termini di legge, il ruolo di vittima e aggressore. Ti invito a rileggere ciò che hai scritto, perché ti contraddici.
Premio Nobel ha scritto:atti compiuti sotto incapacità causata da propria volontà o negligenza causano comunque resposanbilità in capo all'individuo (se io mi ubriaco, sia che voglia farlo, sia perché sono stato negligente, e commetto un reato, ne risponderò comunque, come reato colposo o doloso)
Niente di più vero. Se io commetto un reato mentre sono incapace di intendere e di volere, sono comunque ritenuto responsabile del mio gesto. Ma nel mio caso quale è stato il mio reato mentre ero incapace di intendere e di volere? Ciò che ti sfugge è che il reato io non l'ho compiuto, ma subito, quindi questa frase non può riferirsi a me, ma casomai al mio ragazzo. Infatti mentre io ero ubriaca non ho fatto nulla di penalmente perseguibile, non ho ucciso né picchiato nessuno, mentre il mio ragazzo l'ha fatto, per di più in piene facoltà mentali. E anche se l'avesse fatto mentre era ubriaco, sarebbe comunque stato ritenuto responsabile delle proprie azioni, quindi perseguibile, come tu stesso hai detto.
Con l'esempio che hai fatto dopo infatti ti sei contraddetto. Se io mi ubriaco e nell'annebbiamento generale commetto un reato, sono penalmente perseguibile, in quanto comunque responsabile delle mie azioni. Invece se io mi ubriaco e nell'annebbiamento generale subisco un reato, pur non avendolo istigato in alcun modo, non vengo perseguito in quanto vittima, mentre l'aggressore sì.
Il reato lo commette chi compie l'azione, non chi la subisce. Io, essendomi ubriacata, non ho recato danno a nessuno, quindi non vedo perché dovrei ritenermi responsabile del reato commesso dal mio ragazzo.
Ti rendi conto che ti sei creato una legge secondo la quale se uno non è in grado di intendere e di volere, vuoi perché sia ubriaco, vuoi perché abbia un handicap che gli impedisce di ragionare, ha diritto a subire qualunque tipo di crimine? Mi pare alquanto assurdo e pur non avendo studiato giurisprudenza, è palese che nessuna legge di nessun Paese potrà mai ammettere ciò. Se mai esisterà una legge che legittima i crimini su una persona ubriaca o su una persona che non è nella condizione di difendersi, probabilmente sarà già arrivata la fine del mondo.
Premio Nobel ha scritto:nel caso in cui ad esempio questo abuso non venisse dimostrato in alcun modo (perchè ad esempio il ragazzo potrà sempre replicare di non poter sapere che lei era in quella situazione di inferiorità o comunque negare di aver esercitato violenza, in quanto non ci sono prove ulteriori e quindi oppone la sua parola contro quella di Arianna) potrebbe rischiare una querela per falso (in quanto il ragazzo verrebbe diffamato agli occhi del giudice, e quindi avere un esito analogo a quanto avevo avuto io alla scuola media, con la differenza che lì la prof mi aveva semplicemente dato torto, qui, un processo contro).
Non capisco la tua ostinazione a voler trovare delle prove che attestano la mia violenza, nel tentativo di dimostrare a tutti i costi l'innocenza del mio ragazzo (tra l'altro senza conoscere né me né lui). Io non sono venuta in un tribunale, mi sto solo sfogando in un forum di aiuto, quindi non mi aspetto che mi vengano richieste delle prove per riceverlo. Se una persona in questo forum scrive che è depressa, io non vado a dirgli "non è vero, secondo me non sei depresso, dovresti mandarmi una dichiarazione scritta del tuo psicologo". Perché lo scopo non è trovare le prove che ciò che dice è vero, ma aiutarlo a superare il momento di difficoltà. Nessuno si diverte a inventare delle sofferenze che non esistono, te lo posso assicurare.
Premio Nobel ha scritto:Allo stesso tempo, si può sempre replicare che il reato sia stato consumato solo dopo la serata è non anche facendola bere (cioè il ragazzo abbia soltanto approfittato quando era sbronza, e non ha provocato in mala fede la sbornia per abusarne) - ciò è sicuramente possibile, ma non è molto facile da provare: 1) in primo luogo, se si ammette che lei era incapace, potrebbe non essere affidabile il giudizio dato da lei in sede giudiziale (poichè semplicemente quella persona si è dichiarata come incapace al momento della consumazione del reato e quindi potrebbero non essere tenuti in considerazione le sue parole) 2) generalmente, dopo uno stupro, ci sono alcuni accertamenti clinici per attestare l'effettiva violenza è la sua natura (di questo non so nulla) - questa seconda prova in sede giudiziale è particolarmente rilevante in quanto è una prova molto importante data da un soggetto terzo e generalmente descrive anche il tipo di violenza perpetrata ... pur tuttavia, non è stata fatta ne menzione di una denuncia, ne menzione di una condanna, ne menzione quindi di questo tipo di controllo. In assenza di questo genere di cose, a mio modo di vedere un eventuale riconoscimento giuridico non è per niente facile.
E' ovvio che in questi casi sono infinite le scappatoie che una persona può inventare per sottrarsi alla responsabilità di ciò che ha fatto, ma elencarle non serve a nulla, perché non c'è nessun processo in corso da parte mia. Dipende dalla propria coscienza la scelta se ammettere i propri sbagli o appigliarsi a pretesti inventati.
Io non potrò mai dimostrarti concretamente che ho ragione e che lui ha torto, e sinceramente non ne vedo neanche il senso, dato che non mi trovo in tribunale. Per quanto non lo condivida, sei libero di pensare che la colpa è mia per non essere stata in grado di riconoscere un semplice consiglio da parte del mio ragazzo. Però, indipendentemente dal mio caso, per rispetto nei confronti di persone che subiscono cose anche più gravi delle mie (e mi riferisco a chiunque, uomini, donne, bambini e anziani), ti prego di non legittimare forme di abusi e sopraffazione appigliandoti a tue opinioni personali o ad articoli di legge mal interpretati. La violenza su chi si trova in una condizione di inferiorità, che sia per sua negligenza o per fattori esterni, non deve e non può mai essere giustificata, mi sembra scontato.