Buonasera a tutti, ragazzi. Scrivo su questo forum perché mi piacerebbe ricevere qualche parere da parte di chi è estraneo alla mia situazione, quindi più lucido di me.
Ho trascorso gran parte della mia adolescenza a nascondermi, a causa della mia omosessualità. Nascere in un paesino retrogrado, di certo non ti aiuta, quando fai parte dell’altro lato della barricata. Così, di punto in bianco, ho iniziato a perdere le amicizie, forse perché quando non sei molto incline a raccontare i fatti tuoi, improvvisamente perdi valore come amica (sentimento a cui, onestamente, non credo più da parecchio). A quanto pare poco importa se tu ci sei sempre stata per una persona, se rifiuti di metterla al corrente di quelli che sono i tuoi tormenti, perché magari fai fatica ad accettarli tu per prima, apriti cielo!
Dopo anni passati a condannare il mio orientamento sessuale, quasi come fossi un’assassina che non meritava di vivere alla luce del sole, di ritenermi uno sbaglio e attribuirmi colpe che non avevo, ho finalmente trovato l’amore, lo scorso anno, a 25 anni.
Per la prima volta mi sono sentita completamente accettata, amata. Grazie alla forza che mi ha dato il suo amore sono finalmente riuscita, dopo mezzo secolo di bugie e sotterfugi a fare coming-out con la mia famiglia, che adesso vuole bene anche a lei come se fosse parte del nostro nucleo familiare, cosa che non mi sarei mai aspettata, non perché la mia sia una cattiva famiglia (anzi!), ma perché credevo non sarei mai riuscita a trovare il coraggio di confessare tutto.
Il problema è che oggi lei è partita per Londra, perché ha trovato lavoro nel ristorante di una carissima amica, e io, pur di non lasciar prevalere il mio lato egoistico che la voleva qui con me, l’ho incoraggiata, perché non mi sarei mai perdonata di averle tarpato le ali, anche perché lei, nonostante i timori legati alla lontananza, mi ha fatto presente sin da subito quanto sentisse il bisogno di indipendenza (com’è giusto che sia).
Adesso mi sento vuota, sola (nonostante il calore e il supporto della mia famiglia e di quelle poche persone che davvero tengono a me) e ho paura di sfiorare nuovamente le grinfie della depressione, da cui anni fa mi salvai per un pelo. Non che la mia vita sia basata esclusivamente su di lei: io scrivo e sto studiando per farlo come si deve, ma è anche vero che l'assenza della persona amata la si accusa, nonostante si spenda tempo a fare altro.
Ovviamente, per confortarmi, mi dicono tutti che se c’è l’amore di mezzo la distanza si supera, e in parte ci credo. Mi rendo conto che può sembrare una domanda banale, un argomento scontato di cui tutti parlano, ma quando lo si vive in prima persona, cambia tutto. Ho bisogno di qualche risposta totalmente di petto, anche brutale, se vogliamo, da parte di persone che non sanno nemmeno chi io sia, e dunque non si faranno problemi a espormi il loro reale punto di vista, per quanto cinico possa sembrare.
Una relazione, seppur solida, può sopravvivere alla distanza?
Grazie in anticipo, a chiunque voglia darmi un suo parere.