La mia caduta

MyHelp: Forum di mutuo aiuto, di prevenzione del suicidio e di gestione delle crisi.
A volte si pensa di non aver più nulla da perdere, nè più motivi di esistere.
E' facile pensarlo se non si ha qualcuno con cui confrontarsi. La vita è piena di insidie, ed è facile perdersi. Ma spesso basta una mano per rimettersi in piedi.
Ma questo è anche un forum sulla Morte, il più grande tabù nella storia dell'essere umano, la paura più grande.

La mia caduta

Messaggioda Fallingdown87 » 29/10/2013, 9:57



Ciao a tutti, sono un ragazzo di 26 anni.
Non so come ho raggiunto questo forum ma immagino che potete farvene un'idea...

Studio. Mi mancano due esami e poi mi laureo. Sono sempre andato bene, ho una media alta e sono in un'uni tosta.
Dovrei essere felice e fiero. Non lo sono.
Negli ultimi due anni vita, ho iniziato a sentirmi sempre più ansioso per via degli esami. Sempre più ho iniziato a sentire il peso della mia responsabilità, la competizione coi compagni che finivano. Tutto questo si è accompagnato con un calo delle mie prestazioni, che ho sercato di compensare con l'impegno. Sia chiaro, non sono mai stato di quegli sgobboni che stanno sui libri dalla mattina alla sera. La morte di mia nonna ha fatto a accelerante. Il mio decuplicare le forze serviva anche per superare il momento. Sono arrivato a dare 3 esami nel giro di un mese. La preocupazione si è fatta strada dentro di me col passare del tempo, la speranza si è fatta sempre più esile. Ho iniziato ad avere i primi attacchi di panico, qualche crisi di pianto. "Sono solo un po' stanco mi dicevo". Telefonavo a mia mamma per una parola di conforto. A maggio di quest'anno sono crollato. Per due settimane non sono riuscito ad alzarmi dal letto, non camminavo, non mangiavo. L'unica cosa che ero in grado di fare era piangere e, quando ero solo lasciarmi andare a crisi isteriche gridando contro il cuscino, singiozzando sono arrivato a puntarmi un coltello da cucina al petto, chissà per dimostrarmi cosa.
Sono andato dal medico, sono stato indirizzato da uno psichiatra. Dopo 4 sedute avvenute nel giro di diversi mesi è arrivata la diagnosi. Avevo patito le pene dell'inferno a causa della somatizzazione dell'ansia. Mi svegliavo (e mi sveglio ancora purtroppo) alle 5 di mattina col panico e l'angoscia. Mi riaddormentavo. Mi alzavo alle 8 e andavo a vomitare. Non credo in Dio, avevo iniziato a pregare. Lo psichiatra mi disse che secondo lui avevo solo una natura particolarmente sensibile, eccesso di razionalismo e di controllo, tratti di personalità ossessiva, sono un filosofo che si è accartocciato su se stesso. Nessuna patologia. Io credevo di essere depresso e andavo nella clinica cercando di estorcere (o mendicare) un antidepressivo. Niente. Per la medicina non avevo bisogno di nulla, neanche la psicoterapia. A dire il vero ero e sono effettivamente migliorato. La somatizzazione dell'ansia è scomparsa. Rimane solo l'angoscia quando mi sveglio e il panico mentre dormo. Detta così sembra una cazzata. Questo periodo di vita però ha scatenato in me una profonda tempesta anche ancora oggi infuria. Sono in piena crisi esistenziale. Sinceramente non ho bisogno ne di consolazioni, ne di incoraggiamenti... Non sapei come utilizzarli, non è cattiveria, ma è incapacità mia. Ho sempre odiato i finali alla Walt Disney, la vita raramente prevede queste chiusure. Manco a dirlo gli esami sono saltati, sono mesi che non concludo niente. Mi sono impegnato, ho cercato di ricominciare, di rimboccarmi le maniche, di dare una svolta. Sono un guerriero di cristallo. Al primo vento di temporale lascio cadere scudo e spada e mi metto in ginocchio piangendo e mi infrango in mille pezzi. Io non ero come sono ora. La mia autostima non esiste più. Sono come un cantante alcolizzato che per quanto una volta fosse una stella, ora a stento riesce a trascinarsi su di un palco di periferia.
Piango spesso, appena mi dicono una cosa anche per scherzo, battuta, rischio di crollare nel pianto.
Dentro di me sento spesso uan sensazione che definirei, naufragio. L'essere stato abbandonato, da tutti, dal destino, il non aver la forza ci continuare, l'essere ormai alla fine di un viaggio, non avere più una bussola, un rotta, una direzione. Guardo le altre persona, i conoscenti, i pochi amici. Hanno tutti un ruolo. Io sono la tessera che è saltata fuori dal mosaico e non trova più il suo posto. Il sentir bisogno di aiuto e il non trovare nessuno in grado di poterti lanciare una corda.
La questione fondamentale è che mi sento come un morto che cammina, tutto quello che faccio mi da l'impressione di essere inutile, vano. Dentro di me sento un grande senso di smarrimento e gli unici appigli, i miei affetti, diventano sempre più sfuggenti. Poco o nulla ormai mi tiene legato a questa dimensione. Vivendo in una torre d'avorio dalla quale guardavo le cose e le persone, dall'alto in basso, mi sono svegliato sotto le macerie di questa costruzione, ormai diventata pericolante a mia insaputa. Questo è il prezzo per la mia antica alterigia? Si, probabilmente. La realtà mi rinfaccia l'aver avuto la pretesa di vivere in un mondo ideale e mi punisce.
In definitiva ormai, sono stanco di combattere, non mi sento portato a vivere come gli altri. Io sono profondamento diverso dagli altri, dalle bestie. Strano che le uniche creature che ancora mi fanno provare qualche sentimento positivo siano proprio gli animali.
Penso spesso al suicidio, ma al momento sono rassegnato al non farlo anche se ne avrei una gran volgia, non trovo il coraggio. Troppo incerto l'esito. Se avessi gli strumenti sarebbe più facile, mancherebbe solo il coraggio che ahimè scarseggia.
Eppure tante volte mene sto a guardare gli altri e penso, c***o... ma in fondo la vita è così elementare, così facile tutto sommato, come si può star male per pensieri o percezioni, idee nostre, convinzioni? Quando ci si ritrova chiusi in un labirinto di specchi e si continua ad andare a sbattere, ci si sente morire poco a poco. Ci si accorge magari in certi momenti dove si è e del fatto che siamo noi, forse, ad esserci chiusi in questo mondo finto, allora tutto cambia colore,la vita riacquista un minimo di sapore, compare un sorriso... Ma è un fuoco di paglia, dopo poco si torna nella stessa palude di preoccupazione e sofferenza. Ci si chiede allora se si è sani di mente. Ma alla fine della fiera non vi è una risposta definitiva. Potremmo esserlo perchè tutto sommato la nostra razionalità funziona ancora e potremmo essere impazziti perchè le nostre percezioni sono tutto scombussolate e come una tempesta ci travolgono, ci sconvolgono a prescindere dalla lettura che diamo della realtà. Il fatto è che, tutto sommato è inutile porsi domande, dare spiegazioni. Rimaniamo solo noi con le nostre percezioni, i nostri pensieri che poco o tanto non riusciamo a comandare. La nostra sensibilità ci penalizza e allo stesso tempo ci conferisce più valore, ci rende più umani forse. Ma oltre un certo livello ci fa assomigliare più a degli animali, conigli impauriti che si rintanano in buchi sotto terra. Siamo noi allora le bestie o le altre persone? Chi è l'uomo e chi l'animale?
Si torna quindi al suicidio, unica apparente soluzione al fatto che si sta annegando solo per aver bevuto un bicchiere d'acqua nel modo sbagliato.
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Messaggioda Royalsapphire » 29/10/2013, 12:03



Ciao! Purtroppo devo andare adesso ma ti ho letto e ti risponderò al mio ritorno.
Intanto ti lascio un abbraccio :hug:
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Messaggioda Meiko » 29/10/2013, 14:46



Ciao FallingDown e benvenuto.
Leggere le tue parole è stato un po’ come leggere dentro me stessa. Non hai idea di quanto ritrovi me in quello che hai scritto. Di quanto ritrovi della mia storia.
Già il tuo nick mi ricorda come mi sono sentita io: cadere giù, sempre più giù, verso un fondo che sembra non arrivare mai perché ogni volta sembra che ci sia sempre qualcosa di peggio da raggiungere. Ti sembra di aver raggiunto il più profondo dei fondali, invece poi si apre una breccia e continui a scivolare ancora.
Il tuo rapporto ansia-attacchi di panico-università è identico al mio. Ho vissuto la stessa identica cosa. Come te mi sono sentita smarrita, ma perché mi sono accorta che ho completamente sbagliato strada e di quello che studiavo non me ne fregava niente. Non ho capito se anche per te è così. Gli esami ti creano ansia, si accumulano, ti senti un peso che diventa insostenibile. E non perché tu non sei capace di affrontarli, ma perché ti rendi conto che stai lottando per che cosa? Cosa vuoi dalla tua vita? Cosa cerchi? Boh?! Ti senti smarrito e basta. Non sai più chi sei, non sai cosa vuoi, non sai dove stai andando e probabilmente non ricordi neppure da dove sei venuto.
E così cominciano a farsi strada certi pensieri nella tua mente. Perché è là la chiave di tutto: la tua mente. E’ per causa sua che inizi a vedere tutto distorto, tutto buio. Ti si offusca la vista e non riesci più a capire che strada stavi percorrendo prima di perderti. E ti si crea l’ansia, che aggiunge maggiore preoccupazione a quella che magari già avevi. E progressivamente acuisce, prima con crisi di pianto che somigliano più a crolli di nervi, poi con veri e propri attacchi di panico. E là non puoi più far finta di nulla.
Capisci che sei veramente in crisi. E ti senti bloccato. Cosa fare? Nulla. L’unica attività che concepisci è piangere, sentirti perso e avere paura, compiangerti, quasi provare pena per te stesso. E una fottuta paura di quello che stai vivendo. Stai vivendo? Così si direbbe. Non sai come, ma respiri e dunque si presume che tu sia vivo, benché la tua attività si riduca a una mera esistenza persa nel vuoto.
E crolli. Dio, come ti comprendo. So perfettamente cosa stai passando. Leggerti è come farmelo rivivere. Il periodo peggiore della mia vita. Io sono andata avanti 3 anni abbondanti in piena crisi esistenziale senza dare alcun esame, o arrancando per darne qualcuno. Non tutti di fila, prima uno e mezzo, poi ho ripreso, poi un altro anno, poi ho ripreso, poi un altro anno.. Finchè non mi sono detta che era ora di cambiare.
Ti vedi solo. Ti guardi intorno, vedi che tutti ce la fanno. Tutti sembrano avere quella cosa che a te manca. E ti manca perché non sai neppure cosa sia. Ma senti che loro ce l’hanno e tu no.
E sembra che nessuno si accorga di quello che stai passando. Tu cerchi di minimizzarlo agli occhi degli altri perché hai pure paura che possano pensare che ti comporti da idiota.
In realtà ho scoperto che non siamo i soli a crollare. E’ una cosa più diffusa di quanto si pensi, l’ansia durante l’università (specialmente per certe facoltà e/o atenei).
Anch’io come te sono andata da parecchi dottori perché la mia ansia mi ha portato a somatizzare tutto. Ma a differenza di te, nessuno mi ha mai consigliato una terapia psichiatrica. Tutti mi hanno detto che dovevo calmarmi da sola. La facevano facile loro! Quindi tu sei stato fortunato.
Io ci avevo pensato da me, mi ero pure informata per andare da una brava psicologa consigliatami da un’amica. Ma poi l’idea di “perdere tempo” andando da un psicologa, tempo che avrei dovuto impiegare per mettermi in pari con gli esami, mi ha mandato ancora più in crisi. E quindi non ho più fatto nulla.
E così sono continuate le crisi, i pianti, le insonnie e i risvegli in piena notte (questi ultimi ancora di recente).
E quando stai così, anche se hai una famiglia vicino che ti dà forza, non senti nulla. L’unica cosa che vorresti sarebbe una magia che possa mettere a posto la tua vita, che facesse sparire per incanto tutto quello che si è incasinato e che ti ha portato nel caos più totale.
Vorresti vederti a posto, come quei vecchi amici di scuola che occupano tutti la loro posizione e ti chiedi “Ma che cacchio, io valevo di più, avevo voti più alti, andavo meglio a scuola.. e ora guardali.. stanno meglio di me, perché loro sono ormai realizzati, io no.” E ti vergogni anche. Tant’è che più puoi evitare rapporti sociali e più li eviti. Perché dentro senti il fallimento. E già ce l’hai a morte con te stesso, non potresti sopportare che anche gli altri ti vedano con gli stessi occhi pieni di compassione pietosa con cui ti vedi tu.
Io non ho mai pensato al suicidio, ma più volte ho pensato di vendere l’anima al diavolo, se esiste.. Che forse, più o meno è la stessa cosa, non lo so..
Comprendo quando dici che prima guardavi tutti dall’alto in basso e adesso senti di pagare il prezzo per quell’atteggiamento. Io non dico di essere stata così, ma avevo una stima piuttosto alta di me e sì, mi credevo meglio di chi mi circondava. Io non avevo mai avuto fallimenti. Non sopportavo di averne. E invece mi sono resa conto che la mia vita stessa lo era.
Ad ora ormai la mia ansia si è impadronita di ogni fibra del mio essere. Non ho più gli attacchi di panico, non ho più le crisi di nervi (anche se la mia vita ha preso un indirizzo che io non volevo e ormai non potrò più essere quello che realmente avrei voluto.. e ora mi chiedo se addirittura non sia meglio così.. boh..). Mi sento ancora un po’ persa perché non so ancora quale sia il mio posto nel mondo. Però penso di aver superato la parte peggiore. Anche se ormai l’ansia ce l’ho per qualsiasi cosa e somatizzo qualsiasi preoccupazione (e questo non so ancora come farmelo passare. La forza di un tempo non ce l’ho più.. intendo la forza contro di me, quella che ti fa dire “sta’ zitta e va’ avanti”).
Alla fine ho dovuto dire basta a quelle crisi. Ho preso la decisione di cambiare aria e andare in un’altra università (pensa, se fossi rientrata nei tempi del trasferimento mi sarei iscritta proprio a Verona!). E poi mi sono detta che ormai c’ero dentro e dovevo andare avanti. E adesso sono alla fine. Sono arrivata a pezzi, frustrata, provata, dilaniata, corrotta nell’animo.. ma ca**o, sono alla fine!! Credevo che non ci sarei mai riuscita. Ma non sopportavo di essere da meno. Io dovevo dimostrare a me stessa e agli altri che potevo farcela. E, Dio santo, è stato tremendo, pauroso. Combattere.. Sarebbe così facile lasciarsi andare.. sembra così semplice farsi cullare dal dolore, crogiolarsi in esso.. adagiarsi e convincersi di non farcela.. oh sì, è decisamente più facile.
Devi trovare i tuoi tempi. Non so dirti come. E devi cercare dentro di te, ma lo devi volere tu. Arrivi al limite e poi inizi a chiederti “Cosa voglio?”. Magari una risposta non te la sai ancora dare, e allora cerchi cos’hai in sospeso da mandare avanti. Ce la puoi fare? Te lo devi chiedere. Lo vuoi fare? Quanto lo vuoi? Ne vale la pena?
Io sono arrivata alla fine.. non so neppure io come e perché e ti confesso che di tutto il mio percorso mi vergogno tremendamente. Mi vergogno del dolore che ho provato, di quello che ho sofferto e della fatica che ho fatto per venirne fuori. Non è semplice. E’ come scalare l’Everest a mani nude sotto una tempesta di neve. Credo sia così, non ho mai provato a scalare l’Everest..
Semmai volessi parlare di come ti senti e cosa stai passando, io posso capirti e quindi se ti va possiamo confrontarci.
Ti abbraccio.
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Messaggioda Fallingdown87 » 29/10/2013, 20:13



Meiko, ho letto la tua risposta... molte delle cose che hai scritto e che non avevo menzionato nel mio messaggio, potrebbero benissimo essere uscite dalla mia bocca...
Sono felice che tu possa comprendermi, che tu sappia cosa voglia dire passare per un calvario del genere... Io credo che una delle peggiori malattie che possano capitare ad una persona sia questa.
Un tempo non credevo sinceramente esistessero questo genere di mali e, nel caso mi stessi sbagliando, almeno ero certo che sicuramente non sarebbero capitati a me. Come sarebbe potuto essere? Una persona così razionale, positiva... Il tempo invece ha fatto crescere dentro di me demoni che un giorno sarebbero venuti a bussare alla porta. Avevo un compagno di appartamento qualche tempo fa. Una persona egoista, approfittatrice, saccente, con una superbia degna di un sovrano assoluto. Guardacaso faceva il mio stesso percordo universitario. Un tempo eravamo amici, nel senso che uscivamo con la stessa compagnia, abbiamo fatto le superiori assieme... ma non si conosce veramente una persona fino a quando non ci si vive assieme. Col tempo, visti gli atteggiamenti di questo individuo che voglio definire "una delle peggiori persone che potreste incontrare nella vostra vita, umanamente parlando" i rapporti sono diventati via via sempre più freddi, formali. Per mesi la sera nel mio letto, pensavo e covavo questo odio. A primavera di quest'anno si è laureato. Esattamente un mese dopo io ho avuto il crollo. Anche questo ha contribuito pesantemente al mio dramma e ancora oggi, molto spesso quando ci penso, sento dentro di me come se vi fosse una donna isterica che chiusa in una camera imbottita, grida, piange, urla, scalcia, si dimena, si graffia il volto e si strappa i capelli. Credo che una parte di me sia fortemente femminile. Sia chiaro, non sto parlando di sessualità. Non sono un prode eroe, credevo di esserlo, sono un bambino che non ha ancora imparato dalla vita ad essere uomo. La cosa divertente è che l'unico amico che ho e a cui tengo veramente, mi vede ancora come un prode, sempre sulla breccia. Dio quanto è difficile portare sempre la maschera quando questa è sfasciata e cadendo a pezzi non sta più su. Quando scrivo queste cose sinceramente mi sento meglio. Quando mi commisero mi sento meglio... quando mi alzo e cerco di fare qualcosa di studio mi prende il panico, quando non faccio perchè decido di svagarmi niente mi sento una mxxxa.
So che questi problemi capitano a più di qualcuno. A dire il vero conosco altre storie di ragazzi sempre allo sfacio. Allora mi dico che il problema non è solo mio. Mal comune mezzo gaudio? Eppure non conforta... Mi sento deriso, alle mie spalle la gente ghigna. Due giorni fa ero da una zia alla quale tengo molto. Parlando e saltata fuori una battuta che mia cugina, un altra sua nipote, aveva fatto su di me. Era una cosa del tipo, "Faro in tempo prima io a laurearmi?". Ha appena iniziato l'università. Una laurea passatempo in una facoltà del c***o. Sono scoppiato a piangere. Mia zia è scoppiata a piangere pure lei, maledendosi per avermi riportato questo discorso, detto innocentemente e su mie ripetute insistenze. E' a conoscenza del mio momento di difficoltà e capisce profondamente di quali stati d'animo si parla, avendo camminato tempo fa lungo il sentiero della depressione. Ho pianto tutto il giorno domenica, e si che la giornata era cominciata nel migliore dei modi.
Vorrei sentirmi più forte per reagire ma ho sempre il fianco scoperto. Sono afflitto da una debolezza di spirito della qualche non voglio farmi carico ma che purtroppo con una gogna di disillusione mi ha reso schiavo del tempo che continua a passare.
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Messaggioda Meiko » 29/10/2013, 22:40



Fallingdown87 ha scritto:Un tempo non credevo sinceramente esistessero questo genere di mali e, nel caso mi stessi sbagliando, almeno ero certo che sicuramente non sarebbero capitati a me. Come sarebbe potuto essere? Una persona così razionale, positiva...

Esatto, ho pensato sempre le stesse cose pure io. Vedevo certe cose lontane da me, come se non avessero mai potuto toccarmi. Io mi credevo immune, pensavo che non sarei mai crollata proprio perché io ero razionale, positiva, solare. Prima sei convinto di essere in grado di fare quasi tutto, niente ti fa paura perché non sei mai caduto veramente giù. Poi qualcosa inizia a incrinarsi e non ti riconosci più. E ti fai quasi paura. Non so tu, ma per me è stato come essere un’altra persona, come se quella che stessi vivendo non fosse la mia vita, se quella che stava male non fossi io. Come se fossi fuori dal mio corpo. Perché non accetti di soffrire in quel modo, è arduo da buttar giù. Ancora adesso io non riesco ad accettarlo.. e son passati anni.
E' come se ti sentissi pugnalare nello stomaco. Ti senti squarciare dentro. Probabilmente sei tu stesso che ti fai del male. Il fatto è che il colpo di grazia che può darti la pace non arriva mai. No, ti lasci là a soffrire, ad agonizzare. Non puoi avere tregua, non puoi trovare la pace. Qualcuno si diverte a giocare con la tua anima, la lacera, la strappa, la appallottola, ci gioca.. ti tira fuori le viscere e poi le aggroviglia tutte insieme. E invocare pietà non serve a nulla. Sei un giocattolo nelle mani dell'uomo invisibile.

Comprendo il discorso sul tuo compagno approfittatore e su cosa hai provato verso di lui, soprattutto nel vedere che lui ha finito prima di te. Io l’ho provato verso chi ho visto sempre passarla liscia. Perché c’è chi nasce con la camicia (si dice così, vero?) e sembra che abbia la via spianata e che non debba mai fare i conti con le difficoltà, con le crisi.. c’è gente che sembra non andare mai in crisi e questo ti fa stare ancora peggio. E vai ancora più giù se sono esseri “immondi” che si comportano male e che sembra che non debbano mai pagare pegno per come si comportano.

Fallingdown87 ha scritto:ancora oggi, molto spesso quando ci penso, sento dentro di me come se vi fosse una donna isterica che chiusa in una camera imbottita, grida, piange, urla, scalcia, si dimena, si graffia il volto e si strappa i capelli.

Anch’io mi sono sentita così. Anzi, mi sono messa pure io a urlare, gridare, dimenarmi, rantolare in preda all’odio contro la vita, contro me stessa, contro tutti, contro il mondo. Provi odio, rabbia, frustrazione. Continui a chiederti “Perchè proprio io? Perché me lo merito? Cosa ho fatto di male” Ma non c’è risposta a tutto questo.

Fallingdown87 ha scritto:Quando mi commisero mi sento meglio... quando mi alzo e cerco di fare qualcosa di studio mi prende il panico, quando non faccio perchè decido di svagarmi niente mi sento una mxxxa.

Identica cosa! Non riesci a concentrarti perché odi quello che stai facendo, non sai neppure perché lo devi fare. Ti senti costretto, ti senti soffocare, opprimere. Ma se non lo fai ti senti in colpa e ti prende l’ansia ancora peggio.

Fallingdown87 ha scritto:So che questi problemi capitano a più di qualcuno. A dire il vero conosco altre storie di ragazzi sempre allo sfacio. Allora mi dico che il problema non è solo mio. Mal comune mezzo gaudio? Eppure non conforta...

No, non conforta, anzi! Non so tu, ma il fatto di sentirsi debole come altri a me dava sui nervi. Alla fine è come un circolo vizioso che non ha fine. Ogni cosa ne provoca un’altra che va ad aumentare la prima e così via.. e più ti immergi e peggio è.

Fallingdown87 ha scritto:Vorrei sentirmi più forte per reagire ma ho sempre il fianco scoperto. Sono afflitto da una debolezza di spirito della qualche non voglio farmi carico ma che purtroppo con una gogna di disillusione mi ha reso schiavo del tempo che continua a passare.

Capisco. Vorresti abbattere tutto questo schifo che senti, ma è quasi impossibile. Sei in balia degli altri e di te stesso. Ma sei tu, che se vuoi, puoi prendere il controllo. Ci vuole tanta forza. Prenditi tempo, ma non attendere troppo. Urla e scalcia, ne hai diritto. Grida e graffiati. Ma sappi che hai solo dimenticato dove sono i controlli. Li recupererai col tempo.
Sono felice che tua zia sia al tuo fianco. Parla con lei, confidati e fatti aiutare.
Non fare gli stessi errori che ho fatto io. Io sono andata avanti anni, avevo paura di ammettere davvero a me stessa e agli altri che qualcosa non andava. Avevo paura di ammettere il mio fallimento. Lo vivevo ma cercavo di negarlo e quindi di nasconderlo. Tu non farlo, rischi solo di trascinare la cosa ancora più a lungo. Aggrappati a qualcosa o a qualcuno. Cerca qualsiasi cosa possa sostenerti. Affidati a una persona cara, affidati alla musica. Cerca un appiglio. Non lasciarti andare giù, non lasciarti sprofondare ancora di più. Una volta che sei finito sotto infondo è come essere presi dentro un vortice. Più ti lasci andare e più sprofonderai.

PS: ti ho fatto richiesta di amicizia: la trovi in alto a sinistra in "Pagina attività" subito sotto il logo del forum.
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Messaggioda Royalsapphire » 29/10/2013, 23:15



Ciao Falling, benvenuto :welcome:
il tuo topic è scritto benissimo, sembra leggere quasi una pagina di un romanzo...

non avere più una bussola, un rotta, una direzione. Guardo le altre persona, i conoscenti, i pochi amici. Hanno tutti un ruolo. Io sono la tessera che è saltata fuori dal mosaico e non trova più il suo posto.


Ho fatto focus su alcune cose che hai scritto. Pare che i punti che ti stanno facendo ammalare siano:
1. che non ti senti utile a uno scopo
2. che non hai piu un punto di riferimento da seguire
3. che ti sei chiuso in solitudine

Ci sono diversi motivi per cui si possono perdere i propri punti di riferimento... Uno di questi è che impercettibilmente dentro di te cambiano ideali e/o bisogni. Credimi, cambiano senza che tu te ne accorga. Attraverso le esperienze ad esempio. Nel tuo caso, pensi ancora che la laurea che otterrai ti permetterà di fare il lavoro, o di diventare la persona, che vorresti?
Le reazioni esagerate che hai avuto (attacchi di rabbia, insonnia...), ti avranno di certo fatto desiderare la vicinanza di qualcuno, un abbraccio, delle parole di conforto... No? I tuoi genitori che ruolo hanno in questo? Oltre a loro ci sono altri familiari su cui puoi contare?
...Le urla contro il cuscino, mi fa pensare che tu possa avere dei sentimenti repressi che non riesci (o forse non vuoi) fare uscire.
Ti va di parlare di quali erano i tuoi sogni e le tue sicurezze? Perché che ci sia molto di cui parlare...
A che ci sei dimmi, com'è andata la nottata?

Quando ci si ritrova chiusi in un labirinto di specchi e si continua ad andare a sbattere, ci si sente morire poco a poco.

Lo specchio non è un muro! Al contrario di un muro, lo specchio si può frantumare con un pugno, sebbene correndo il rischio che la mano sanguini... Ma se non si corre rischio nella vita, non c'è vita.

Cmq, cerca di tranquillizzarti, ok?
E se nel frattempo vuoi un calmante puoi prendere un Rescue in farmacia o dei fiori di Bach, potresti provare una combinazione di: Aspen, Elm, Heather, Honeysuckle, Larch, Mustard, Walnut.

Buonanotte :hi:
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Messaggioda Fallingdown87 » 30/10/2013, 11:06



Grazie a tutte ragazze... cercherò di dare una risposta congiunta anche se sarà lunga e noiosa.

Mi è piaciuta la proposta della floriterapia... In effetti la settimana scorsa sono andato da un farmacista/erborista che si occupa propriodi questo tema. Da quanto mi hanno riferito è una specie di master nel campo, è stato professore universitario e da quanto mi è parso di capire è una specie di uomo dei miracoli. Non so se sia vero o se sia un vero venditore di fumo. Fatto sta che ormai è una settimana che mi sto facendo una cura con pozioni magiche e fiori di bach. La combinazione che mi ha preparato dopo il colloquio è stata di Agrimony, Larch, Rock Rose, Mimulis, Elm, Vervian.

Sinceramente non so come funzionino queste cose. Su internet ho letto di tutto, se funzionano, se non funzionano..., io vorrei evitare dal pronunciarmi. Spero solo che non funzionino mediante effetto placebo, perchè sono una persona profondamente scettica ma non voglio esprimere giudizi per evitare di distruggere la speranza. Il rescue me lo prendo quando mi sveglio alle 5 con una schifosissima sensazione di spavento. Ho altri intrugli regolarizzatori che mi limito a prendere quando mi hanno detto. Detta fuori dai denti, quando viene a mancare la speranza tutto può diventare un buon appiglio.

In merito alla mia notte, posso dire che è la parte peggiore delle 24 ore. Anche se durante il giorno posso sentirmi abbastanza in campana (come oggi, per dire) quando la sera vado a letto si aprono per me le porte dell'inferno. Compare uno stato di fastidiosa tensione a livello fisico, interiore. Per farvi capire è come se dentro di voi vi fosse qualcuno che con una forte stretta vi prendesse il cuore e ve lo trascinasse in basso. Riesco ad addormentarmi, il cadere nel sonno è come un liberarsi della propria dimensione fisica. E' come il gettarsi da una torre in fiamme. Ci si lancia e non si sente più il fuoco che brucia la pelle. Ma si cade, si cade, si sta bene nel vuoto. Alla fine si impatta. Alle 5 mi sveglio improvvisamente, con la paura, lo spavento. Immaginate di essere sopresi dal tuono di un fulmine che vi fa sobbalzare.

La cosa triste è che quella terribile sensazione che dovrebbe durare qualche secondo, dura delle mezzore. Angosciante. Mi riaddormento e con un sonno frammentato mi trascino fino alle 8, 8e30 quando mi alzo e fortunatamente sto meglio. Spesso faccio incubi, anche se magari non sono incubi lo stato d'animo che domina è quello dell'incubo. Vedo scene di vita che anche se non sono particolarmente drammatiche hanno un impatto devastante sui miei sentimenti. Scene del tipo, hanno rubato la macchina ai miei, devo andare ad un appuntamento e sono in ritardo, hanno il potere di annullarmi. La mia notte è un po quello che potete vedere nell spezzone di Fantasia, Night on Bold Mountain.
Prima di andare al lavoro mia mamma viene a salutarmi e a vedere come sto. Spesso le chiedo cose atroci, le chiedo se possa aiutarmi ad uscire da questo incubo, le propongo di aiutarmi, di uccidermi nel sonno. Credo che una madre non possa sentirsi chiedere di peggio. Con queste frasi la uccido poco per volta. Non fatevi ingannare, non sono una persona crudele. So l'effetto di quanto dico. So che potrei, dovrei tenermi questi discorsi per me. Al contrario dico quanto voglio bene ai miei, a mio fratello, a mio padre. Non so chi ringraziare per avere una famiglia così, che mi sta vicino. E questo
mi fa sentire in colpa, indegno del loro affetto. E allora mi dico, sono loro le cose importanti nella vita, non meritano il dolore che sto trasmettendo, mio malgrado. Non lo meritano loro, non lo merito io. Se fossi nato in un'altra famiglia non saprei davvero come sarei potuto sopravvivere tanto. Ma qui mi comprendono, mi sostengono. Il fatto di essere sostenuto però mi pesa peggio di una condanna. "Lei è troppo severo con se stesso" mi aveva detto lo psichiatra, "mica siamo fatti di zucchero, se arriva un temporale ci bagnamo un po', mica ci sciogliamo". Che belle parole, che vere! Eppure io mi sento sciogliere anche solo con l'umidità dell'aria.

I miei mali sono legato sicuramente ad una dimensione di narcisismo, credo che sia indubbio. La solitudine che provo è una cosa invece innata. A dirvi la verità se mi incontraste per strada mi vedreste come una persona normalissima, gioviale, cortese, socievole. Probabilemente un po' troppo gentile e politically correct. Non vedreste certo lo stereotipo dell'introverso, dell'asociale, dell'antisociale. Il timidone che sta nell'angolo guardando in basso senza parlare a nessuno, non sono io. riservato lo sono. Nonostante questo, ho sempre sentito una barriera che mi isolava dalle altre persone. Non ho più amici, non ne ho mai avuti a dire il vero. Ho avuto tantissimi conoscenti, e ne ho ancora. Sono andato a feste, uscivo la sera, avevo ciò che gli antropologi chiamerebbero "la compagnia". Vivevo questi "riti", però come un obbligo, un costrizione, anche se poi magari mi sentivo a mio agio nel momento, prima pregavo per non andare e poi ringraziavo per essere tornato a casa. Questa realtà non mi apparteneva. Io sono una cane sciolto. Un contemplativo. Non ho mai avuto una ragazza. Qualche simpatia si. Anche diverse ammiratrici ho incontrato. L'idealizzazione mi ha sempre portato alla rinuncia e al rifiuto dell'altro. Non faceva per me, mi dicevo. Troppo complicato, non sono il tipo giusto per lei, lei non va bene per me, non è adeguata, non è abbastanza. Ogni cosa a suo tempo, questa non è una priorità al momento, ci saranno altre occasioni in futuro. E così passa il tempo, e così a poco a poco muoiono le piante attorno a noi, lasciando spazio al deserto.

Ho sempre puntato sul futuro, sperato di raggiugnere uno status di persona "certificata" dalla laurea.
Ma cosa scegliere? Cosa fare? Quando ho scelto l'università l'ho fatto per esclusione. Per quali materie ero portato? Cosa mi piaceva? Nulla mi faceva impazzire, non ho mai avuto una passione definita per qualcosa, mai avuto un sogno. Allora sono capitato ad ingegneria civile, a 100km da casa, quindi si sta fuorisede. Un po' perchè ci andavano altri miei compagni di classe e volevo sentirmi spalleggiato da qualcuno, un po' perchè tutto sommato poteva piacermi ho deciso di andare. Gli anni sono passati, le cose andavano a gonfie vele, la cosa non mi dispiaceva e i voti testimoniavano che il meccanismo funzionava. Non sono mai stato uno sgobbone, che si ammazza di studio dalla mattina alla sera, sia chiaro.

Solo che dentro di me sentivo acceso il fuoco della curiosità che mi faceva saltellare di esame in esame. Non ero un cavallo drogato, accecato dalla passione ma le mie cose le facevo, ero sereno. Ora non più. Un po' per i motivi che vi ho gia detto, un po' perchè di lavoro non ce n'è, in particolare nel mio campo. Mio padre mi dice, devi imparare il tedesco, andrai a lavorare in Germania, il tuo posto non è qua con questi vecchi di m***a che ti tengono a lavorare a 200 euro al mese. Io non voglio andarmene. La cosa tragica è uno si è fatto letteralmente il c*lo per anni e anni per niente. In più in uni i professori ti trattano come una m***a e anche se ti piacerebbe quello che fai, senti che ormai non ti appartiene più. E allora non vedi più il perchè delle cose. Se non era la passione, cosa può sorreggerti ora? Il senso del dovere? E si tira il carro, da soli, a fatica, senza sapere dove andare, fino a quando stremati si muore.

In merito alle tranquillizzazioni, non faccio scenate da pazzi. Tutto quello che ho descritto prima è quello che provo sentro. Solo all'inizio di tutto mi sono lasciato andare a qualche scena da pazzi in solitudine, ora benchè cerchi di sfogare quello che sento e provo, con voi, con i miei, a parole e ragionamenti, spesso dentro di me sento che infuria l'uragano. Un'incantesimo nascosto dentro ad una brocca chiusa che non può essere visto dall'esterno.

Scusate se sono stato lungo ma qui alla fine ci sono tutti gli elementi del mio quadro...
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Messaggioda Meiko » 30/10/2013, 22:56



Anch’io, su consiglio di Royal, ho iniziato a prendere il Rescue (che dimentico sempre -_-), ma mi sembra sempre che non faccia effetto. Cmq credo che sia migliore prendere roba di fitoterapia piuttosto che farmaci. E ti auguro che facciano effetto gli intrugli che prendi e che non sia solo effetto placebo. Se vedi miglioramenti fammi sapere. Piacerebbe anche a me provare qualcosa, finora non mi sono mai aiutata, ma non volevo medicinali.
E’ vero quello che dici sulla notte. Quando vai a dormire ti rendi conto di quanto hai fatto o non hai fatto durante il giorno e di quello che dovrai fare il giorno dopo. E’ angosciante, ti sale l’ansia se ti accorgi che è stata una giornata vuota dal punto di vista del contenuto o di obiettivi che ti eri prefissato e non hai raggiunto. E quindi ti prende l’insonnia, sudi, panico, batticuore.. un incubo peggiore della giornata appena trascorsa. Poi crolli per la stanchezza, ma col pensiero che ti devi alzare e fare… e così ti svegli dopo 2 o 3 ore con gli occhi sbarrati. E riprendere sonno è un’altra impresa..
Non è un sonno riposante perché mentre dormi, esattamente come dici tu, fai incubi. A me succedeva di sognare anche cose attinenti all’università. Una volta ho fatto un sogno premonitore su un esame. E’ andato esattamente come avevo sognato. E questo rende le cose ancora più inquietanti.

Hai ragione, sei fortunato ad avere la tua famiglia alle spalle. E’ così anche per me. Non ho mai chiesto loro di uccidermi nel sonno, ma sono sicura di averli fatti soffrire a sufficienza con tutte le mie crisi, e loro hanno avuto un’incredibile pazienza. Non sentirti in colpa verso i tuoi. E’ chiaro che tu stia male e ti senta uno schifo per farli soffrire vedendoti ridotto così, ma è normale aggrapparsi alla propria famiglia nei momenti più bui, se è composta da persone su cui puoi contare davvero. Loro sono là apposta per darti un appiglio, per farti sentire che non sei solo. E’ il loro affetto che ti sostiene e fidati che rimarrai stupito di quanta forza riescono a tirare fuori per te. Tu sei parte di quella famiglia e non ti lasceranno abbandonato al tuo destino. Per loro l’importante è che tu senta di non essere solo e che se hai bisogno puoi fidarti di loro.
Fallingdown87 ha scritto:A dirvi la verità se mi incontraste per strada mi vedreste come una persona normalissima, gioviale, cortese, socievole. Probabilemente un po' troppo gentile e politically correct. Non vedreste certo lo stereotipo dell'introverso, dell'asociale, dell'antisociale.

E’ così infatti. Fuori dalle quattro mura di casa in cui puoi lasciarti andare, ti comporti come se non fosse mai successo nulla, come se quello che senti dentro sparisse nell’istante in cui metti piedi fuori dall’uscio di casa. Non sai perché accada, ma è così. Con gli altri sei la persona solare di sempre, quella che ride, scherza, fa battute.. Sei “normale”. Non sai neppure come ci riesci, ma ne rimani stupito. Fuori non hai nessuna crisi, nessun crollo. E nessuno si accorge che la luce negli occhi in realtà è spenta. O comunque smorzata. O perché lo sai nascondere bene o perché, la maggior parte delle volte, non sono in grado di arrivarci.
A meno che tu non abbia qualcuno, al di fuori della famiglia, di cui fidarti ciecamente e con cui parlare di quello che stai passando, ti tieni tutto dentro e ci resti pure male che nessuno si renda conto che qualcosa non va. Ma gli amici (e qui si aprirebbe un capitolo enorme) non sono poi così amici. Sono più che altro conoscenti, persone con cui esci per svagarti per cercare di fingere di passare qualche ora senza pensare ai tuoi guai. Le persone sono superficiali. Se ti vedono sorridere gli basta. Non vanno ad analizzare le sfumature della tua espressione. Non si pongono domande. Si fermano a quanto vedono e tanto gli basta.
Quindi comprendo anche il perchè del tuo non volere avere una ragazza. Cerchi qualcuno che possa andare oltre, che ti dia quel qualcosa in più che cerchi. Tieni presente poi che anche avere qualcuno al fianco non vuol dire renderlo partecipe dei tuoi mali. Puoi avere un partner e lasciarlo completamente ignaro di quanto ti accade. E se sei bravo ti assicuro che non si accorgerà di nulla, non farà domande sulla tua situazione. Solo che quando deciderai di dirglielo, dopo tanto tempo, ci rimarrà male che non gli hai chiesto aiuto, che non ti è stato al fianco per affrontare insieme i tuoi problemi. E’ bello questo. Ma dopo un po’ se ne dimenticherà… E a quel punto cosa fai? Gli devi ricordare ogni volta la tiritera che ti porti dietro e dentro da un pezzo? Anche no.. E’ deludente..
Quindi, non cercare l’ideale, a meno che questo non consista nel trovare qualcuno che sia capace di starti accanto e ti dimostri coi fatti il suo supporto. Le parole dopo un po’ stancano se rimangono vuote.
Anch’io ho in mente un’ideale, ma immagino non esista quello che voglio, e forse neppure un qualcosa che si avvicini. E’ frustrante farsi “l’amico immaginario” secondo i tuoi canoni e poi fare i conti con la cruda realtà.
Fallingdown87 ha scritto:Ho sempre puntato sul futuro, sperato di raggiugnere uno status di persona "certificata" dalla laurea.
Ma cosa scegliere? Cosa fare? Quando ho scelto l'università l'ho fatto per esclusione. Per quali materie ero portato? Cosa mi piaceva?

Identica cosa per me. Solo che io ho dovuto fare una scelta di comodo (comodo non per me) perché quello che avrei voluto studiare e per cui sentivo passione non potevo farlo, perché avrei dovuto trasferirmi fuori regione. E per altri casini che ho in casa (se ti leggi la mia storia vedi come sono presa.. fosse solo l’università..) non potevo farlo. Quindi poi ho dovuto andare pure io per esclusione.. esclusione delle cose che mi piacevano. Poi di quelle per cui non ero portata. E sono finita a fare giurisprudenza, di cui non me ne frega una mazza, non esiste materia più falsa. E per fare cosa poi? E’ più onesto fare la cameriera in un pub che fare l’avvocato e comunque le professioni non mi interessano e non credo di esserci portata. Cosa farò tra una settimana, quando sarà tutto finito (ancora non mi capacito)? Ho 2 alternative: o muoio per infarto per la felicità e mi scoppia il cuore per l’incredulità che finalmente è finito quello schifo, o guarisco da tutti i mali (cosa che ritengo impossibile, vista la profondità della mia ansia, ormai estesa a tutti i campi della mia vita).
Io sono una che è sempre stata da mattina a sera sui libri, ho una madre prof a casa, quindi senso di responsabilità per la scuola ai massimi livelli..estremi livelli. Sarà anche quello che mi ha portato alla crisi di nervi. Insomma, mi troverò di punto in bianco libera. Per fare cosa? Boh?! Non ho la più pallida idea di quello che voglio fare della mia vita, ma so cosa non voglio diventare e a chi non voglio assomigliare. Intanto è un inizio.. credo..
Ecco, a differenza di te io voglio andarmene. Oltre al fatto perchè qui non si trova lavoro, soprattutto perché voglio “scappare”, cambiare aria, andare lontano e ricominciare da zero. Anche da sola, non mi farebbe paura staccarmi da dove sono ora. Mi mancherebbe la mia famiglia e il mio cane. Stop. Non ho amici così affiatati che mi dispiace lasciare, anzi. Vorrei proprio fare nuove conoscenze, scoprire persone e posti nuovi, buttarmi in una vita diversa. E dimenticare tutto ciò che è stato. Cioè non dimenticare, ma lasciarmelo alle spalle.
Fallingdown87 ha scritto:In merito alle tranquillizzazioni, non faccio scenate da pazzi. Tutto quello che ho descritto prima è quello che provo sentro. Solo all'inizio di tutto mi sono lasciato andare a qualche scena da pazzi in solitudine

Io invece le ho fatte davanti ai miei…
Fallingdown87 ha scritto:benchè cerchi di sfogare quello che sento e provo, con voi, con i miei, a parole e ragionamenti, spesso dentro di me sento che infuria l'uragano

Lo so...
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Messaggioda Fallingdown87 » 31/10/2013, 14:53



Meiko, da quello che scrivi sembri la mia immagine riflessa allo specchio.
Le differenze ci sono, nessuna storia è uguale alle altre, ma sono tuttosommato sfumature.

A dire il vero, un po' per giustificarmi, cerco di esternalizzare il mio malessere... Sono arrivato a dire con qualche amico che, purtroppo, ho un disturbo di personalità. Come se potessi scaricare tutto su una malattia, un disagio, un malessere, della stessa fatalità di un'influenza. Un qualcosa che arriva, nasce, sboccia e fiorisce senza che tu possa fare molto. Preferisco passarmi per malato di mente, che per debole. In realtà so che questo "difetto" è profondamente compenetrato ad aspetti della mia persona, mi appartiene perchè un po' me lo sono voluto. Stiamo male perchè siamo noi che tendiamo a pensare in una certa maniera, in modo volontario, almeno inizialmente, ma poi, col passare del tempo, non siamo più in grado di dominare le nostre paure. I timori che avevamo coltivato in giardino, un po' per natura, un po' per gioco, sono cresciuti e le radici sono penetrare troppo in profondità. Allora ci accorgiamo un giorno che hanno sfondato la parete della cantina, la quale non siamo soliti visitare. La casa della nostra anima è danneggiata, la nostra mente è sotto assedio. Ci chiudiamo in parte di essa, ci barrichiamo nella parte razionale, cerchiamo l'ordine, cerchiamo con un colpo di stato dentro noi stessi di reprimere la sommossa con la violenza, con la forza, nel sangue. Violenza verso noi stessi. Cerchiamo di uccidere una parte di noi, soffocare ciò che si è infettato, sacrificare un pezzo un pezzo della nostra anima per poter andare avanti, andare avanti a sbagliare come abbiamo fatto fin'ora. Ma siamo deboli, ormai la misura è colma. Sull'altro lato del campo di battaglia sono schierate forze troppo vaste, eserciti troppo imponenti... e al loro fianco troviamo alleati di cui non ci ricordavamo più l'esistenza. Vecchi nemici, vecchi demoni svegliati dal torpore.
Purtroppo sono mali di cui siamo responsabili, seppur magari in buona fede, e che non rispondendo alle leggi della ragione, appaiono e scompaiono a loro piacimento.
Anche se uno si fa un'analisi di coscienza, riconosce dove ha sbagliato, le mancanze compiute verso se stessi e quindi, anche se sulla carta il problema dovrebbe essere risolto, continuano ad arrivare temporali. Magari meno forti di un tempo, più deboli, ma comunque logoranti.
La mattina mi sveglio e mi sembra di morire, poi appena mi alzo, seduto sul letto mi sento meglio. Mi alzo comincio la giornata cercando di rimboccarmi le maniche.
Ma l'impegno tante volte non basta, basta una piccola spinta per crollare perchè il nostro spirito si è indebolito. L'unica cosa è aspettare e sperare che il tempo guarisca le ferite, però ad ogni nuovo colpo pare di dover ricominciare da capo. Siamo su una sedia a dondolo, sempre in movimento ma non riusciamo a muoverci.

Scusatemi, sono pedante... continuo a martellare, ma scrivere è un po uno sfogo... i bracci di ferro con se stessi sono veramente impossibili da vincere. Io non voglio fare il patetico esistenzialista..., cerco solo di spiegare.
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Messaggioda Meiko » 01/11/2013, 22:10



Fallingdown87 ha scritto:Meiko, da quello che scrivi sembri la mia immagine riflessa allo specchio.

Quando ho letto il tuo primo post ho pensato la stessa identica cosa. Sai, in tutta onestà non pensavo che avrei mai trovato qualcuno che conosce lo stesso dolore che ho provato/provo io. Pensavo di essere irrimediabilmente corrotta nell'animo, che fossi diventata cretina tutto in una volta. Cioè, credevo che fosse una cosa solo mia. Quando ho letto di te qui, allo stesso tempo ho provato conforto e ho rivissuto tutto nelle tue parole. Mi è venuta una stretta nello stomaco e un groppo alla gola. Mi dispiace che ci sia qualcun altro che debba conoscere quel male. Non voglio che tu cada ancora più in basso. Per fortuna hai detto che hai smesso di somatizzare l'ansia, e questo ti garantisco che è un buon punto. Perchè stare male a ogni inezia che ti presenta la vita è pazzesco, non si vive più in pace.
Non cercare di giustificarti con gli altri, non hai l'obbligo di farlo. E per esperienza ti posso dire che chi ti vede da fuori non ha la benchè minima idea di quanto profonda sia quella ferita. Puoi anche dirgli dettaglio per dettaglio quello che vivi quotidianamente, giorno e notte. Lì per lì magari sembrerà comprendere, ma da lì a pochi istanti ti risponderà "Beh, l'ansia devi imparare a controllarla, la devi combattere".
Sai quante volte ho sentito quella frase? E' di una superficialità da fare impallidire. Non hanno idea di quello di cui stanno parlando. Non è semplice ansia, è un tarlo che si è insidiato dentro le tue viscere e gira liberamente nel tuo corpo dopo aver preso il controllo della tua mente, è come un cancro che ti logora dentro, ti consuma, ti mangia e ti sfinisce. Come fai a controllare una cosa del genere? E' molto più forte. Si è impossessato di ogni cosa che ti appartiene: corpo, mente, anima.. tutto te stesso. Anche il comportamento con l'esterno è diverso dal solito, benchè tu faccia di tutto per camuffarlo.
Non basta un impegno per riprendere il controllo. No. E' una lotta, ardua, strenua. E alla fine ne esci provato, deteriorato e cambiato. E fa un male che solo se ci stai dentro lo provi.
La chiamano ansia. Credono che sia quella "innocua", la versione semplice. Che odio che mi viene quando sento rispondermi certe cose. E' l'ansia versione decuplicata, non quella da semplice tensione per qualcosa che devi affrontare e passato il momento cupo se ne va. No, questa resta, inizia a prendere il controllo strisciando e piano piano si insinua in ogni fibra del tuo essere. Fino a portarti ad avere paura di te stesso.
Fallingdown87 ha scritto:L'unica cosa è aspettare e sperare che il tempo guarisca le ferite, però ad ogni nuovo colpo pare di dover ricominciare da capo.

No. Più aspetti e più sarà dura, perchè più passa il tempo e più lei diventa forte e tu t'indebolisci. Più aspetti più le dai tempo di farti fuori. Non restare inerme ad aspettare che ti logori di più. Decidi di cambiare qualcosa nella tua vita, di dare una svolta. Perchè quando ne avrai abbastanza e sarà passato troppo tempo sarai molto più stanco e sentirai un peso di gran lunga peggiore di quello che puoi provare ora dopo pochi mesi.
Anche se, devo ammettere, adesso sei nella fase più acuta. Mi pare di capire che anche con te è successa l'esplosione tutta in una volta, non è avanzata per fasi. Inizia nel modo peggiore e i primi tempi sono quelli più estremi. Poi inizia col tempo a stabilizzarsi, e quasi ci fai il callo, tanto che ti convinci che ormai la tua vita non può fare a meno di lei, diventa quasi un'abitudine.. una parte di te. Dopo anni a me risulta quasi impossibile immaginarmi una vita senza di lei e non ricordo più come stavo prima (abbiamo fatto 9 anni questo ottobre, io e lei..).
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