FrankDrummer ha scritto:non voglio ricordare...mi basta sapere in che modo le esperienze ad essi collegate hanno influito sul "me" attuale
Frank,
la nostra mente è fatta in modo da tendere a ricordare meglio (o ad accollare un "peso" maggiore) i ricordi che ci hanno fatto soffrire, o i traumi, piuttosto che i ricordi felici.
Premesso questo, la cosa che li tiene in vita e soprattutto che li fa rivivere siamo noi. Già noi, che parlandone, descrivendoli, cercando di "capirli" li leghiamo al nostro presente con una catena vincolante al passato. Sono come una ferita non del tutto cicatrizzata: se noi la grattiamo, faremo uscire il sangue prima o poi, e così tutte le volte finché non lasceremo che guarisca da sola, col tempo.
Essere liberi dai vincoli del passato significa imparare letteralmente a dividere i trascorsi piacevoli da quelli negativi.
Se invece spostiamo l'attenzione su quanto un'esperienza, un insegnamento o un rimprovero ci abbiano condizionati oggi, la risposta più o meno sarà la stessa. Siamo noi a lasciare che ci condizionino.
Possiamo rifugiarci in noi stessi con la scusa che avere avuto <genitori cattivi, senza capacità di comprensione o di amare>, <una vita piena di tradimenti di amici alle spalle, abbandoni> crei un alibi per non cambiare stile di vita, quando invece queste scusanti contribuiscono soltanto a deviarci dal nostro centro.
Un trauma può cambiarci è vero, ma la forza sta nel riconoscere ed accettare che è stato così e che oggi noi non abbiamo più nulla a che fare con il nostro passato.
L'esperienza e la psicologia aiutano proprio a spostare lo sguardo sull'obiettività dell'occhio interiore, che rimane fisso in un tempo che non è più il nostro.
Concludo dicendo che tutto quello che ho scritto prende spunto da libri di psicologia e dagli insegnamenti di un percorso terapeutico personale.
