Ciao a tutti.
Prima di decidere di scrivere qui, devo ammettere di essere stato molto titubante e incerto. L'incertezza della quale parlo è dovuta al fatto che credo che nessuno possa convincermi né tanto meno "aiutarmi" nei miei malesseri.
Attualmente ho trent'anni e da quando avevo quindici anni, penso che la soluzione ai miei malesseri interiori, possa solamente risolversi nell'estrema decisione di togliermi la vita.
In questo lasso di tempo, in questi quindici anni di depressione e di malessere esistenziale, ho vissuto di tutto e di più: ho vissuto come uno sbandato (ubriaco dalla mattina alla sera), ho passato periodi chiuso in camera, per mesi, allucinato dall'abuso di benzodiazepine e di tanti altri psicofarmaci; ho anche vissuto regolarmente (accettando le imposizioni della società); ho seguito le mie passioni ed i miei hobbies (che spaziano dall'informatica alla cucina, dalla psicologia alla botanica; da autodidatta mi sono sempre interessato, sia con teoria che con pratica, a tantissime cose); ho creato legami con tantissime persone a me amiche, ho espresso il mio amore per gli animali, per la musica, ho dato valore ai legami con le altre persone.
Ho vissuto totalmente, in tutto ciò che ho desiderato e in tutto ciò che mi ha trascinato.
Io ho un difetto terribile, e no: il mio difetto non è l'essere estremamente emotivo e sensibile: il mio difetto più grave è l'essere convinto del fatto che io possa risolvere i miei problemi da solo, non volendo credere nel fatto di poter essere aiutato né compreso.
Penso troppo, analizzo e spacco in due anche il capello, come si usa dire: mi consumo e mi logoro, mi tormento nei miei stessi pensieri. Io sono il mio male.
Se dico di non credere al fatto di essere aiutato, allora perché scrivo qui? Perché io mi reputo, ormai, un esempio negativo: un esempio da evitare. Come il titolo di questa mia discussione recita, io mi reputo "oltre il limite". Certo è che io mi stia sfogando ed aprendo, nell'accennare una parte di me stesso, ma non sto chiedendo nessun tipo d'aiuto né di comprensione. Non credo più in niente di positivo né di negativo.
Io sono sempre stato un anarchico assoluto: non ho frequentato gli studi scolastici perché ho voluto studiare da autodidatta, e seppur all'atto pratico io sia in grado di conoscere molte cose che per piacere personale ho voluto studiare ed approfondire, per la società nella quale viviamo, siccome non ho "attestati di carta" in mano, corrispondo a una nullità, ad un ignorante, ad una persona che non sa fare niente; non ho mai accettato il fatto che ci si deve attenere ad obblighi ed imposizioni, a schemi prestabiliti, alla routine di doversi svegliare la mattina per percorrere sempre i soliti percorsi e le solite abitudini; non ho mai dato valore al denaro; ho semmai sempre dato solo valore alle soddisfazioni emotive, all'amore ed ai sentimenti, allo stare unito alle persone, al piacere di fare le cose per il piacer di farle e mai perché "si deve farle". Io non accetto il fatto che ci si debba attenere a regole prestabilite e comunemente, passivamente accettate.
Io sono un esempio negativo perché il modo in cui ho vissuto, totalmente idealista ed anarchico, non porta da nessuna parte.
Essere idealisti senza accettare la realtà del mondo in cui viviamo - con i suoi dogmi, con le sue regole e i doveri che ne derivano - porta solamente a vivere come degli sbandati senza nessun futuro.
Io mi voglio suicidare perché in questi quindici anni di malessere non ho mai considerato il fatto che la vita nel mondo nel quale viviamo, è basata sugli schemi. Ed ormai è troppo tardi: io non mi voglio adattare. Non voglio entrare negli ingranaggi. Non voglio soddisfare le aspettative degli altri. Io, un futuro in questo mondo, non lo voglio avere. Perché sono sia troppo esigente che fuori dal concetto di "regola", in qualsiasi ambito. Ho sempre avuto una scala di valori e di priorità che totalmente esula e che si differenzia da quella che la società impone: non mi importa niente di arricchirmi materialmente, non mi importa di fare carriera, non mi importa di essere migliore degli altri.
Io, in questo mondo, non ci rappresento niente. I Gatti, che per natura sono indipendenti e anarchici, sono gli esseri viventi che amo più di tutti e che trovo a me assolutamente affini.
Sono coerente con quello che affermo, col mio non volere accettare le regole in generale, quindi non voglio permettermi di dare consigli a chi vuole porre termine alla propria vita, siccome ognuno ha il diritto di farlo, indipendentemente dalle proprie motivazioni.
Ma prima, almeno, provate a chiedere aiuto; sia che siate deboli che orgogliosi, provate a chiedere aiuto alle persone che vi stanno vicine. Provate a instradare positivamente il vostro orgoglio; pensate a quello che vi piacerebbe avere e fate tutto il possibile per ottenerlo: magari potreste arrivare a dirvi che la vita vale la pena di essere vissuta. Ascoltate gli altri; chi cerca di darvi consigli positivi lo può anche fare per il vostro bene.